Nuova Repubblica - anno IV - n. 46 - 11 novembre 1956
(156) nuova repubblica (Vis. tli Dino IJv.~chi) e1 Se facciamo sciopero, vai a-I cinema o vieni con me a gettar sassi conlro la Camera del Lavoro? n Il L u e 1 o. E L L A R 1 B A L T A Il UNFAS(JI()DI NOVITA' I L BALLO DEI LADRI di Jcan Anouibl al teati-o ·dei Sa~iri_, . è uno ~pettacolo veram?nte ~l'ade:,ole. La regia d.1 Carlo d1 Stefano lo ha risolto rn clnave fan– tasiosa, con eleganza raffigurativa e spiritosa comiciU~. Forse av1·ebbe giovato una più attenta ricerca di stile e di ritmo. L'interpret.azione di Mario Siletti, _Robei-to Villa, Matio Bardella, Adriana Panella, Ginella Bertacchi, ha conferito ai personaggi una franca e amabile spigliatezza:; ~èolarmente gustosi gli atteggiamenti da farsa trad1- ziona.le rievocati con modi cordjalrnente parodistici da ..J\fal'io Siletti. Il lieve capriccjo di J·ean Anonihl stentava \m po' a ritrovarsi nel teatrino dei Satiri, sia perché ri– <chiede un ambiente che clìa rnaggioi-i possibilità sceno- 1ra6che, sia pe!'ché ci sono lontani d~versi suoi. rife_rimenti ~ra umo1·istici e nostalgici, probabilmente d,rntb verso 1una Jetteratura e un teatro di ordine popolar?, v~rso un plima, che conosciamo in maniera appross1mabva.. Il Oasqtte d'or di Becker, in qnesto senso ci sernbrava più }iuscito, più comprensibile nell'umanità. d.ei suo~ per~o– paggi. Jean Anouihl, c0roe del ~est~, sn _di un. pia~o in: /eriore, Roussin, nel fa.re la parodia d1 cei-t1 genen e d1 certi /cmi, appare meno 1 cohvincente dall'oggetto di essa. Il vcrn va.-udeville resta inimitabile. lt m,rl{JO della pioggia, di Riccardo Nash (al teatro fteile Arti), dipinge un ambiente e personaggi di gusto tipì– /arnente americano. Arnbiente western, caratte,·i alla Sa– ..i·oyan - tra il patetico e· l'umoristico - in una vicenda che procede in modo consueto, secondo i dettami della più tradi:zionale tecnica d1·ammatica. In quei mitici paesi del 1 went, di cui attraverso i film conosciamo ormai intima– mente la storia e j tipici protagonisti, imperversa Ja sic– c·it:ù. Importato probabilmente dall'Italia meridionale o dalla Spagna, vi ha fatto la sua compaJ·sa il « mago della pioggia», un ciarlatano che riesce ad ingannare i farmers, promettendo loro la salvezza di una pioggia dietro congrua ricompensa. Qui, oltre a questo singolare personaggio, abbiamo una zitella desiderosa che la luce dell'amore venga &- illuminare la sua ·vita, e uno sceriffo malinconicamente abbandonato dalla moglie. Ogni cosa si risolve nel migliore clei modi, lasciando contenti tutti. Sei storie da ridere, sono state presentate all'A1·lec– chir.o neUa brillantissima interpretazione di Bonucci, Te– deschi, Valori, Vitti. Sono scelte nel teatro francese di. questo secolo. Com– p·i-endono sei traguardi felici di tutta l'ampia produzione, sei picchi nella stia catena, i peZ:zi forti che fanno da esem– J)io illuminatore, e segnano l'andamento di una società e del suo modo di specchiarsi, d'irridersi piacevolmente. La defunta s-ignora mamma condensa ·1a visione che Feydeau coltiva della borghesia francese e della sua vita quotidiana, in un frenetico tourniq·uet, tempeste in un bicchier d·acqua, che ai colpi di scena alternano le biz– zarrie e le futilità dei caratteri, lasciando scoprire al fondo una desolante ai·idità, grnmita di piccoli risentil'nenti e di &raneli egoismi, di viltà e di rniserie. Come avviene soli– tamente, quanto maggiore è lo scatenamento comico, tanto più amare sono le constatazioni nascoste dell'autore, di cui ci si accoi·ge solo quand'è calato il sipario. Gli effetti di un lutto improvviso, e le reazioni dinanzi ad esso, in una coppia di piccolo-borghesi pa1·igini, mettono a nudo 1a vera natura e i meschini orizzonti tra cui si racchiude Ja loro esistenza. L'umorismo di Courteline, com'è noto, pre– ferisce invece il grottesco, e abbandona l'attento re8ljsmo di Feydeau, per una interpretazione della realtà tesa fino all'estremo limite delle sue immaginabili va1·iazioni. l">artendo da un dato di fatto reale - ne I Boulingrin la sitnazione imbarazzante dì chi fa da bersaglio a dlle coniugi. litigiosi-~ se ne .espongono ttltte le possibi.lì.con- seguenz~, che in un c1·escendo allarmante e sensaz.ionale, divengono apoCalittiche. li solo neo dì tutto lo spettacolo - che ,può dil'si d'eccez.ione nel miglior s~nso del termine - lo abbiamo visto nelle modifiche che si sono fatte su- bire al finale de I Boulingrin. Il malcapitato o"spite, coi11- volt9 nélla lite sempre più "furibonda della coppia presso cui sperava di trovare simpatica e coi-diale accoglienza, si pel'de nel b-uio, provocatQ in salotto dal marito nel ten– tare di sfuggire alla vendetta della moglie, che brnndisce minacciosamente un revolver. Parte-- un colpò, e l'ospito grida « Una palla nel culo!». A questa tragica esclama– zione è stato sostituito un ben più fiacco « Assassini! ». Dopo di che, in Courteline, assistiamo allo scoppio di un incendio, accof:ipagnato dall'urlo lugubre della sirena dei pompieJ"i. Mefltre qui,. torna la luce e vediamo l'ospite arrampicarsi sulle pareti in preda a follìa. E non abbiamo più quella traxglgente fine del mondo p,·eannunciata dal– l'incendio. Il gioco di Courtoline è più fine e più originale di quello di Feydeau; ffteno abile pe1·ò nel seguire la dovuta parabola e pl"Ogressione drammatica. Più elaborato nel linguaggio, diretto a nn gigantesco. « cocasse », piuttosto che a scoprii'e l'essenza dei suoi personaggi, oltre la folle logica degli avvenimenti ;iprodotti. Courteline nasce nel– l'ambito del naturalisrno (venne difat.tt" rappresentato so– prnttutto nel « Théàtre libre» di Antoine), mentre J'eydeau resta saldamente ancorato al mestiere teatrale del bou– levard. Cou:teline avverte l'esigenza di ricorrere a mezzi più decisivi che non quelli della fedele riprnduzione di ambienti e tipi, Feydeau si se1·ve invece del cQngegno tea– trnle per dal'e alla raffigurnzione del inondo borghese e pic– colo-borghese parigino, un sìgnifìcato di cui sembra egli stesso non saper roisurnre la portata, la profondità. A Courteline doveva succedere Jarry; e Jarry manca a qne– sta serata, è il necessario anello di congiunzione per col– legarsi a Tardieu e a Jonesco (delle cui €sperienze l'atto di Roussin - Lo straniero a teatro - si fa eco diretta, anche se abile; Roussin vive sempre di eleganti prestiti). Il grande Jany scopre per prirno come possa i-ivoluzionarsi un linguaggio pai·lato e come di questa rivoluzione si possa dare un « ll1onstrum » teatrale. Ribaltando le costanti della vita quotidiana, se ne scopre l'assurdo. Jal"l'y, nel suo Ubu roi fu coerente oltre ogn{ limite in questo processo, in modo da esporre Ja vergogna e l'abiezione ciel mondo moderno, come da ridicolo esso si faccia penoso, umiliante, fradicio di impotenza e di falsa ebbrezza. Jonesco e Tardieu addol– ci.i:;cono la Jez.ione, per poterla iscrivere fra le ineliminabili convenzioni del teafro. Costruiscono il vaudeville della nuova epoca. Tardieu nello sketch Pa1·ole in libertà usa i. vocaboli in senso completamente diverso da quello tradi– zionale; li rovescia, per così dire; ma in situazioni di estre– ma banalità, così che sia agevole attribuire ad ogni voca~ bolo il' nuovo sens~ conferitogli (per esempio, in questo primo dialogo, i personaggi dicono « congresso» invece di «permesso», « mantice» invece di « amante» e via di se– guito). In Lo sanno solo loro il gioco consiste .nella continua allusione a fatti che rimarranno permanentemente ines– pressi. Joncsco - ne La cantante calva - punta inVece sul– la situazione, adoperando il pili trito linguaggio quotidiano. ·La realtà viene espressa nel suo intimo attraverso l'esaspe– razione di un suo dato reale. Ad esempio entrano in scena due coniugi. Si sa quanta indifferenza spesso accumuli in seno ad una coppia, nonostante che le due esistenze risul– tino in apparenza completamente unite. Per esprimere 1o umorismo e quindi la verità di questo concetto, si fanno vedere i due coniugi talmente dimentichi l'uno dell'altro èhe solo a fatica e gradatamente riescono a riconoscersi. VITO PANDOLFI * BIBLIOTECA * LE MEMORIE DI TRUMAN S ONO passate non molte settimane da quando Hany Truman, che fu presidente degli Stati Uniti per ben otto anni durante un periodo particolm·mente difficik, si trovò isolato al congl'esso del pa1·tito di cui era stato H massimo dfrigente acclarnato ed amato allora dai più. Noc'1. rimase isolato perchè avesse ormai 73 anni e gli americani siano meno tene1·i degl-i europei verso gli uomini politici che hanno raggiunto la vecci1iaia: per Trnman c'erano gli anni, ma Ja rnente ed il cuore erano quelli di pl'ima, comG lo erano l'energia e la passione che lo animava. No, Truman si trovò isolato a causa di quello che aveva fatto, per quello che era stato. Imparando a conoscere l'uomo, si conosce l'Amei-ica di a.llora quando, di buona o di mala voglia (ina - sino al 1951 - piuttosto di buona vogliar, aveva dietro di sé la, rnaggioranz.a dei cittadini; per 1·iflesso si conosce, e si può valutare, l'America di oggi. Le Memorie di Truman, riguardano gH otto anni di presidenza. Dei due volumi, ne è uscito 1:1110 (Milano, Mon– dadoi-i, 1956) cl~e deScrive (oltre ad alcuni capitoli in cui l'Autore riassume gli episodi p!'incipali della vita che Jo condusse dal podere paterno - era CigllOdi agricoltori - alla Casa Bianca) gli avvenimenti dei primi diciotto mesi. Peccato che la traduz.ione, eccessivamente letterale e com– piuta da persona che ignora il significato preciso delle Parole e delle espressioni, sia pessima (da quando in qua si traduce culdre8s riel senso dì discorso davanti ad un'as– semblea, con'« ii1dirizzo »'?). Il libro, che nel suo genere semplice e dll'etto è forte, perde ncllii.. h:aduz.ione. Ma vale la pena di leggei-lo, cci-cando di rivivere quel periodo che dopo tanti cambiamenti e tatlte trasformazioni, ci sembra lontano e durante il quale nacque la situazione che oggi $~ ,l1atura, non saprei se atti-averso un proces:-;o di consol~da– mento o di disintegrn,o;ione. Nelle sne memorie, T1·uman si i-ivela persona profonda– mente onesta e sincera. ]?a-ivo cli dogmatismo e di fana– tismo, gual'dava ai fatti; giunto ad una conclusione, agiva di cons·eguenza senza badai-e agli urti che dava, alle botte che riceveva. Non vale la pena di fare il riassunto di quei 18 mesi. Ern ruorto nn gran Presidente; c'era poca, pochis– sima fidi1cia, in q11esto vice-presidente che poco si er& distinto al Congresso, del quale si sapeva che era·di umili origini, che 11on aveva fatto studi accademici, che avevi\ vegetato per decenni all'ombi-a .di un politicante coi-rotto, il Prendergast, capo di nna "macchina" (qualcosa trs. l'apparnto e la clientela) che solo l'intervento della polizia federale aveva potuto distrnggern. Eppure l'uomo mediocre fu un gran -IJre~idente. Chi ama la libertà sa che nessuno, fece per essa nel dopoguena quanto Trunrnn; chi la odifl, o non la comprende (la gran maggioranza del genere 111nano), a ragione odia 'l'rumaR e non lo comprende. Mo– derò il New Deal e lo consolidò; combatté il p1·ivilegio, consciv com'era del fatto che la libertà si 1·afforza espan– dendola, che la soluzione dei problemi che sorgono in una libera società è nella direzione di una semp1·e maggiore uguaglianza; durante qnegli otto anni finirono i lincia.ggi nel Sud, venne prnmosso il l_ento ~ difficile assorbimento dei negri e di altre rnino1·anze di colore {portoricani, .mes– sicani) nella nazione americana, si ridussero le distan;,,e tra i gruppi economici. In lui riviveva, con maggiore intensità forse che in Roosevelt, l'animo di Jefferson e di Jackson. i'ra quello che in Europa venebbe detto un }jberale di sinistrn, un radicale, incapace di dissociare i concetti ge– melli, anche .-se a volte appa1·entemente contradditori, di libertà. e di uguaglianza. In molte cose dovette irnpar3l"e. Fjrmò senz.a leggedo, affidandosi al resoconto orale che gliene dava il relatore, un decreto, e si accorse di aver posto fine all'improvviso alla legge Affitti-Prestiti che era stata una dell~ trov~te p!l~ geniali di Roosevelt e che aveva. permesso agh Stati Umt1 di finanziare per oltre ti-enta miliardi di dollari lo sforzo bellico della Gran Bretagna e per oltre dieci miliardi quello dcill'Unione· Sovietica. Non voleva eliminare il controllo sui prezzi, ma il Congr~sso glielo impose. Compres~ qual~ disastro fosse il disarmo praticamente totale degh Stati Uniti nel 1946 ma l'opinione pubblica glielo impose. Accor– tosi che volevano fare ognuno la propria politica, impe– dendo così al governo di funzionare come dov._ '8-, cioè come un tutto unico, fece ·dare 1e d~1nissioni a e •Jibri gr?ssi del tipo di Ickes, del filo-comunista Wallace e dell'mgenuo Byrnes, ora governatore della C3rolina del Sud, che si faceva raggirare da Molotov. In quei diciotto mesi Truman prese due massime deci– sioni. Gli avevano detto che lo sbarco in Giappone e 1a conquista dell'arcipelago avrebbe costato la vita ad un milione di americani. Sappiamo oggi che non sarebbe stato così, che il governo giapponese aveva già _deciso .la resa (affidandosi per disgrazia di tutti alle autontà sovie– tiche per comunicare la cosa à.gli Alleati). Truman diede l'ordine di lanciare la prima atoi'nica .... L'ambiente ufficia1_e. di \Vashington in quella lontana estate _del 1945 era an_b– inglese e filo-sovietico. Venne Harriman, allora ambascia– tore a Mosca, a dirgl,i che l'interpretazione che Stati~ dava agli accordi .... di Yalta no.n era quella che <lavane gh ame– ricani che i russi intendevano stabilire il loro controllo su quant~ più territorio potevano occupare. Po-i ci ~u Potsdam e l'incontro con Stalin. Truman rientrò a \Vaslungton con– vinto che non era possibile trattare con il governo sovietico. Alla politica filo-sovietica seguita fino dal 1934, successe la politica di resistenza., che chia.mia:n'o gu~rr~ f;ed?~ ... Ebbe ragione Truman? ebbe torto? qualunque sia l~ grnd~z-10~ una cosa è certa: se T1·uman avesse demso altrimenti, ci troveremmo in un mondo ben diverso, peggiore, a mio parere~ di quello attua.le. MASSIMO SALVADORI
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