Nuova Repubblica - anno IV - n. 46 - 11 novembre 1956

(156) nuova repubblica LE'l''l'ERA DA PARIGI UN VENT() DI F()ljljl1\ di GIUSEPPE ANDRlCH L E COSE straordinarie - miser-abilmente st.raordi– narie - a cui assistiamo in questi giorni provano che l'umanità è ancora - o lo resterà sempre? - a uno stadio di mentalità infantile. Che Guy Mollet non fosse un Jaurès, e neppure un Blum, lo sapevamo tutti; ma chi avrebbe potuto concepire un anno fa, durante ]a campagna elettorale che gli diede una ·apparenza di vittoria, che un '?nno più tardi questo stesso uomo e i suoi compagni di partito, in Proporzioni larghissime·, ci avrebberc, condotto sulle soglie della terza guerra mon– diale? E di loro deliberata iniziativa, dopo r.verne pre; parato con minuzia i particolari e i presupposti, dopo aver insistite, con frenesia per raggiungere il loro scopo. Lq. scusa o il pretesto che alcuni vedono all'azione del governo Mollet, che ha trovato dei _compagni di follia nel governo inglese - il quale, almeno, è conservatore e reaziona11io - è che-esso vi sia stato indotto dalla tra– gica insolubilità del problema algerino: insolubilità dal punto di vista del nazionalismo francese, a cui la vec– chiaia non offre neppure le giustificazioni del nazionali– pmo arabo allo stato « quarantottesco ». Ma che la « ri– ):,ellione » algerina fosse l'opera di Nasser e dell'Egitto, che la volontà di riscossa e d'indipendenza dell'Africa ,araba dipendesse solo dai «mestatori» del-Cairo, è pos– t3ibile che uomini di una certa esperienza politica, an– che se d1 limitato ingegno, lo potessero credere? ( La decisione anglo-francese di portar sul serio la guerra in Egitto contro la volontà, dell'ONU era talmente rinconcepibile, che· nessuno l'aveva ritenuta possibile: :il che spiega la sorpresa di tutti, compresa la diplomazia americana, sebbene, a. ·guardar oggi con la sapienza del (poi, i preParativi "franco-britanriici dell'affare fossero così palesi, che solo l'inverosimiglianza del loro scopo li aveva· datti passare corne privi di importanza .. L'arresto dei cin– ique dirigenti algerini, che fu l'ultimo di una serie di 1episodi che cominciarono con l'invio di truppe a Cipro, -<era stata considerata una «canagliata» fine a se stessa, .non già il preambolo di una « canagliata » che può essere la terza guerra mondiale La reazione dell'opinione pubblica francese è stata \tenta; la maggior parte di essa non ha ancora compreso bene. Relativamente pochi avvertono i tremendi perico_li della situaz10ne. E chi non resterebbe perplesso ,vedendo ·questi uomini, che aveva:n sempre sulle labbra l'ONU e <i diritti delle genti, beffeggiare oggi questa ste$Sa ONU i 1 che li condanna all'unanimità, rompendo perfino la soli– darietà di razza in seno al Commonwealth britannico, in cui il 'Canada si stacca dalla vecchia patria? Ma· la opposizione parlamentare francese non è uscita, in aula, dalla sua forse inguaribile apati3. I ·comunisti si sono sforzati di dare drammaticità al dibattito, malgrado le comi,licità terribili e le sventure che sono precipitate sul loro dorso; la loro opposizione è stata al di sotto di quella dei laburisti ai "Comuni. Quella specie di fatali– smo che prende molta gente quando la « patria è im– pegnata » aveva colpito un poco tutti, compresi i pouja– disti; finché un telegramma del loro capo, Pierre Poujade in persona, li avvertì che non dovevano piegarsi rieanche questa volta davanti- al governo. Un certo buon senso t>opolare aveva ispirato il demagogo. Ma la compagine (poujadista ne fu rotta: solo 28 deputà.ti sui 44 superstiti :Bei diversi annullamenti hanno ubbidito, la maggior parte 1a malincuore. J\ • Nei c01\ridoi di Palazzo Borbone, e anche !n quelli più severi del Lussemburgo senatoriale, le preoccupazioni brano generali. Qualcuno non nascondeva l'indignazione. :lVIa nell,'aula ci fu un voto di fiducia maSsiccio. La « pa– .!tria », voi mi capite, era impegnata. Sol◊ l'astensione di .Mendès-France fece sensazione; e molti guardano a lui. s Adesso l'opinione pubblica viene sviata con bollet– :tini di vittoria. Israele vince su tutta la linea, la tena– ;glia· franco-britannica tiene nella sua stretta l'Egitto. (floi c'è l'Ungheria, che serve a tenere oécupato molto spazic sui g10rnali, tanto che non si sente neppure il bi– \ogno di ricorrere alle elezioni americane. L'America, si ~a. non conta più niente, come l'ONU, come tutti gli or– <ganismi internazionali.. Ci par di sentire Mussolini 'quando prometteva l'impero alle camicie nere. fy1olta gente dice: tutto finirà bené. Stati Uniti e Russìa obbligheranno a smettere il iioco pericoloso. Lo 1 antisemiqsmo ·segna un punto a suo vantaggio parlando ,di un complotto d'Israele con i suoi corr~ligionari. di ·occidente. Israele ha molte attenuanti, per non dire ra– gioni. Ma perché non sorreggerlo a tempo? Perché sca– gliargli invece contro fino a ieri i r·eucci schiavisti del Medio Oriente? Domenica scorsa ci sono state delle elezi.oni loc,.-ili in alcuni punti della Francia. L'Ungheria. era già in ri– volta e l'arresto dei capi algerini già avvenuto. Ebbene, i comunisti hanno registrato un aumento del 10 per cento dei loro voti. I socialisti hanno perduto altret– tanto e più. Una-·certa ansia si propaga. Dove andiamo? 5 <1 l\fa questi arabi hanno perduto la testa!)), ( IJis. di /)/110 /)uschi) SETTE GIORNI NEL MONDO ] LA VI1,TORIA DIEISENHO I A _VITTOR~A ai Eisenhower nelle elezioni. presiden-. _j z1ali americane era un fatto scontato da parecchi giorni; ma quello che non era ~contate era un tale tnndsU.de,,·\!na vittoria così schiacciante contro Ste– venson e Kefauver, che non potrà non -essere interpre– tata dai vincitori come una volontà del popolo ameri– cano di accentuare ~a politica dell'amministrazione uscen– te in tutti i campi, ma soprattutto nel campo interna– zionale, che ha contribuito a dare questo carattere alla vittoria repubblicana. Fino a metà della campagna elettorale, nonostante la coppia democratica fosse partita nettamente svantag– giata, essa era riuscita, sia pure cohtro un avversario così popola!·e come Eisenhower, a rip~ndere una bt.Ìona parte del terreno perduto. Avevano contribuito a mi– gliorare la sua posizione: l'ardore polemico col quale Stevenson aveva attaccato il Presidente « a mezzoser– vizio»; la popolarità di Kefauver; l'impopolarità di Nixon. Ma avevano contribuito soprattutto a rimettere in sesto i democratici i temi di politica interna ameri– cani, soprattutto sul piano economico e sociale, che i democratici avevano agitato con successo contro « il governo del grande capitalismo ». Poi, Stevenson, senza ascoltare i suoi consiglieri, ha giuocato la carta più pericolosa, che era l'unica, però, suscettibile di assicurare il suo successo, come, con pro– spettive ben più demagogiche, aveva assicurato lo schiacciante successo di Eisenhower, nel 1952, la Carta della pace. Quest'ultimo aveva allora imPressionato gli americani promettendo di recarsi in Core"a per ristabi– lire la pace e accusando i democratici' della responsabi.:. lità di tutte le guerre in cui era stata coinvolta rultima generazione americana. Stevenson ha giuocato .la sua carta battendoSi per iÌ disarmo atomico e ottenendo i consensi di buona parte del mondo della scienza alla sua tesi che la semplice continuazione delle esplosioni nucleari avrebbe com– promesso l'avvenire dell'umanità. Questa carta, a metà campagna, ha sconvolto l'opinione americana. Comin– ciarono a cambiare parere anche i critici di Stevenson, davanti all'imbarazzo del Presidente, il quale dovette tornare _sulle sue precedenti dichiarazioni, che ·non si sa- · rebbe più occupato d~lla questione, per confutare le ar– gomentazioni del suo avversario e 0 degli scienziati che le avevano avaUate. Poi,. questa carta è esplos?, in mano a Stevenson. Ma chi l'ha fatta esplodere non è già l'ingegno <lei repubbli– cani, ma sopra"ttutto lo sviluppo della sitùazione inter– nazionale. Quando l'elettore medio americano si è ac– corto che vi era pericolo di .gµerra imminente, che era di nuovo in giuocq l'avvenire della democrazia nel n:wn- do, che sole una posizione avveduta del governo ame.– ric,ano aveva forse impedito che la situazione diventassei. drammatica nel Medio Orient~, esso ha deciso defìniti– Vamente di non carribiare cavalli in mezzo al guado. Stevenson è apparso l'uomo che forse avrebbe sa}:.. vato Ia pace a lunga scadenza; ma che intanto era inca-• pace di fare· la guerra contro· un'eventuale aggressione o provocazione sovie,tica;. e che comunque non dava ga– ranzie di salvaguardarla, come, sia pure non per merito loro, erano riusciti a fare i governanti repubblicani J:Je- gli ultimi quattro anni. • Nonostante i vantaggi conquistati all'inizio della cam– pagna, però, Stevenson avrebbe difficilmente potuto Vin– cere. Ma una vittoria di misura di Eisenhower avrebbe certamente indotto il Presidente repubblicano a libe– ralizzare- la sua politica interna e internazionale, -anche· per far fronte a un congresso democratico forte della perdita di prestigio e di voti della copji!ia vincente a causa dell'impopolarità del delfino e dei -collaboratori del Presidente uscente. Così, invece, l'America ha reagito all'estensione al campo internazionale dei metodi staliniani da parte del– la Russia (e al _non meno pericoloso velleitarismo aggres•• sivo anglo-francese) con un irrigidimento delle sue posi-' zioni interne. Eisenhower ha ora la scelta fra .un pro– gressivo ritorno all'isolazionismo e una politica dura contro il comunismo e il blocco sovietico. Quanto sia dura è difficile prevedere, perchè dipende anche da quello che farà l' Unione Sovietica. Ma se non sarà la gu~rra fredda, ci sono le condizioni ~e:r 9-ualcos~ ·di assai simile, I fatti d'Ungheria hanno dunque prodotto negli Stati Uniti una brusca frenata di fronte a quel moto di avvia– mento dei paesi occidentali verso posizioni di sinistra democratica, moto che sembrava ormai irrefrenabile. Con un comunismo che sembrava pronto alla pacifica coesist;nza, 11 mondo occidentale stava favorendo il ri– torno al potere dei gruppi favorevoli alla distensione. Con un .comunismo che fa di nuovo la faccia feroce e ricorre alla sp.ietata brutalità dimostrata in Ungheria, vince. negli Stati Uniti, non- solo la politica' conservatrice moderata di Eisenhower, ma anche quella oltranzistn. di Nixon. La duplice involuzione che si sta verificando neì mon– do sovietico e in quello americano deve suonare come un campanello d'allarme per tutti i democratici e i socialisti d'Europa, i qµali possono ancora salvaguardare le con– quiste della Resistenza su una forte posizione unitaria, che in Italia s\ richiama all'unità socialista. PAOLO VITTORELLI

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