Nuova Repubblica - anno IV - n. 46 - 11 novembre 1956

(136) nuova repubblica LA RAGIONE DELL' IllIPERIALISMO IL TERRORE IN P RMANENZA di LEO C ON L'IGNOBILE e raccapricciante massacro del po– polo ungher~se, colpe~ole solta~t? di amare l'indi~ pendenza piu della vita, la pohhca estera russa e tornata ad essere quella déllo zarismo, contro cui il comu– nista Carlo Marx non soltanto esaltò nel 1849 l'eroica lotta dei patrioti magiari, ma non si stancò di invocare, negli anni- e decenni successivi, la resistenza dell'Europa dotata di istituzioni Jiberali. Il fatto che la rivoluzione russa, vittoriosa nel 1917 grazie al principio leninista del diritto all'autodecisione totale di tutte le nazioni e nazionalità, che scardinò quel– l'impero zarista, che Lenin stesso chiamava prigione dei popoli, abbia potuto essere soppiantata dall'interno ?a quanto l'altro giorno, a proposito delle cose d'Unghena, lo stesso partito comunista cinese ha criticato come « sciovinismo da grande potenza», è non meno triste e luttuoso del proditorio assassinio dell'Ungheria tornata a libertà per pochi giorni. E' vero che la radice dell'attuale tragedia risiede nei delitti di Stalin, denunciati appena otto mesi fa da Krusciov, nello sterminio di coloro che erano rimasti fedeli allo spirito di Lenin, nel culto del capo, mutuato da Hitler, nella deportazione delle minori nazionalità dell'Unione sovietica, riluttanti alla russifi– cazione, nel fatale distacco dalle esigenze di vita civile di tutto il popolo sovietico. Ma Stalin almeno.aveva l'at– tenuante del lungo, terribile duello con Hitler, clJe rite– neva di non poter affrontare· con metodi meno duri e spietati di quelli nazisti. Raggiunta la vittoria, già vec– chio, isolato nel Cremlino dal mondo esterno, che non aveva mai conosciuto davvero, credette follemente, ma sin.ceramente di avere nell'America di ·Truman un ne– mico non m~no élggressivo della Germania di Hitler e agì di conseguenza con quella mania di Persecuzione che il ·suo successore ci ha descritto. Krusciov, BuJganin, Mikoyan Suslov Molotov Zhukov, 'hanno sconfessato, a parole, i 1 crimini e le pa~zie di Stalin, che minacciava la loro stessa vita, hanno riabilitato le vittime e gli av– versari del dittatore totalitario defunto, sono _stati al– l'estero; in Occidente, hanno avuto agio di constatare, dal colpo di Nasser sul Canale fino e incluso alla condanna all'ONU dell'aggressione anglerfrancese contro l'Egitto, che l'America è tutto fuor che guerrafondaia, hanno ac– cettato, se non imposto, essi stessi la défen~strazione di Ràkosi in Ungheria, e alla fine anche quella di GerO. La mortale pugnalata alle spalle che hanno inferto al popolo magiaro - col cui governo democratico, presieduto dal comunista Nagy che aveva, sventuratamente per lui, creduto all'onestà della destalinizzazione, non solo in po– litica interna, ma anche nel campo dei rapporti fra la Russia e i suoi satelliti, stavano negoziando il ritiro delle ]oro truppe, che a termini dei Trattato di Pace avrebbero dovuto essere ritirate già da molto tempo, al più tardi dopo il Trattato con l'Austria - non ha scusanti, né at– tenuanti. La stessa dichiarazione fatta dal governo fantoccio co– stituito, sotto l'imperio dei generali russi, da un piccolo gruppetto di funzionari comunisti ungheresi che a suo tempo avevano dovuto sconfessare, contro coscienza e con– vinzione, Rajk come spia, agente dell'assassino e fascista Tito, complice dell'imperialismo, che erano stati, alcuni di essi, ciò nonostante perseguitati dagli staliniani come ex-amici di Rajk, che avevano beneficiato della sua ria– bilitazione e che Nagy aveva avuto il torto di accettare come suoi compagni, suona involontaria, implicita, ·ma non per questo meno efficace condanna dell'aggressione russa. Essa afferma che Kàdàr non vuole restaurare la politica, che definisce ·criminale, della cricca Ràkosi-GerO e promette democrazia e indipendenza al paese. In realtà, l'esercito russo ha bombardato Budapest e ha invaso il paese precisamente per schiacciarne la volontà di demer crazia e di indipendenza e non ·potrà governarlo altro che con una politica ancora molto più terroristica di quella di Ràkosi e di GerO. Kàdàr, cui la rivoluzione studentesca e operaia ha consentito di ascendere alla segreteria del partito comunista, riconosce ancora, •nel mentre invoca l'aiuto russo, che gli insorti del 23 ottobre avevano fini elevati di rinnovamento e che dietro ad essi si è sollevato tutto il popolo, che gli errori di Ràkosi e di GerO avevano precipitato nella miseria. Riconoscimento inevitabile, da parte di chi è sul posto, dal momento che lo sciopero generale ·rivoluzionario dei ferrovieri, degli operai, dei contadini, ha costretto i russi, rimasti privi di benzina e di rifornimenti, a ritirarsi alla fine di ottobre da Budapest e dagli altri centri della rivolta. Ma quegli insorti, studenti, intellettuali, lavoratori, soldati e uffi– ciali, sono stati decimati ora col ferro e col fuoco e. i sopravvissuti verranno gettati in uno stato di schiavitù peggiore di ogni precedente, se non deportati in campi analoghi a quelli siberiani. Controrivoluzionario - dopo aver militato per qua– rant'anni nel movimento operaio - Imre Nagy? Lo ac– cusano di esser taJe, i despoti russi che l'hanno arre– stato, così come ieri accusavano gli attuali riabilitati po– stumi Gamarnik e Antonov Ovseenko, collaboratori in– timi di 'Pukacevski e di Trotski, di complicità con Hitler, Béla Kun di tradimento, Rajk, Kostov e Tito di fascismo. Rajk avendo f:Onfessat<_>,su\ modello di R~kovski e di VALIANI Bukharin, delitti che, ora si è riconosciuto, non aveva commesso, anche Imre Nagy potrebbe fare simili con– fessioni. Ma il corrispondente dell'Avanti! a Budapest ha fatto ir. tempo a documentare giorno per 1 giorno il ca– rattere proletario del movimento di cui Nagy era l'espres– sione, la buona fede di costui, la preoccupazione degli stessi socialdemocratici, da poco usciti dalle prigioni, di salvaguardare non solo la riforma agraria, attuata da Nagy nel 1945 (e messa in pericolo, come.ha dichiarato lo stesso governo Kàdàr, se mai dalle collettivizzazioni for– zate volute da Ràkosi), sibbene pure la nazionalizzazione della gl'ande industria. Quanto all'industria artigiana e al cc-1:.1mercio al minuto, cui Nagy voleva sì, purtroppo invano, ridare libertà durante il suo effimero esperi– mento di governo nel 1953-54, è ancora Kàdàr che le promette vita libera, che naturalmente non potrà più avere, per la distruzione di tutte le risorse rappresentata dall'odierna occupazione militare russa. Gli uomini della rnsisteuza a llorthy e a Hàkosi Del governo che Imre Nagy aveva formato l'altro giorno con il programma di libere elezioni, libertà di stampa, sindacale, di coscienza, che era poi quanto la grande marxista e comunista Rosa Luxembourg chie– deva, nel 1918, alla rivoluzione russa di instaurare, fa– cevanp parte tre comunisti, tre socialisti democratici (tra cui Anna Kéthly, la vecchia militante del movimento operaio, che tanto si prodigò, sotto il r_egime di Horthy, di salvare Ràkosi dal capestro), tre esponenti del partito dei piccoli proprietari, che aveva riportato il 57 % dei voti nelle elezioni. del novembrè 1945, svoltesi già sotto controllo sovietico, con i comunisti nel governo di Li– berazione, due del partito di PetOfi, formato dai migliori scrittori magiari, Illyès, Veres, Kodolànyi, Németh, Szabò, Tamàsi, che fra le due guerre mondiali avevano. stu– diato, nei villaggi, le sofferenze e la fame. di terra dei braccianti nell'Ungheria dei magnati, e che ancora nella clandestinità avevano collaborato con il partito comu– nista ricostituito da Rajk, così come il poeta Petofi aveva combattuto c~n tanti altri giovani letterati di talento, non solo p r-::l'indipendenza nazionale, ma anche per la repubblica sociale nel 1848-49 e i grandi poeti e scrittori Ady, Babics, Mòricz, Kassàk (quest'ultimo, socialdemo– cratico in politica, uscito da poco dalle carceri di Ràkosi, dopo aver sofferto queJle di Horthy), si erano pronun– ciati per la rivoluzione proletaria del 1918-19. Terribile il destino del comunismo ungherese, l'unico ·in Europa, con quello jugoslavo, che sia mai giunto al potere, ma 25 anni prima di Tito, senza l'aiuto della per tenza militare russa. La dittatura del proletaria'to, in Ungheria, nel 1919, era ancor più democratica di quella inizialmente in atto nell'Unione so0etica. I socialdemo– cratici ungheresi facevano parte del goVerno dei Com– missari del popolo, allo stesso titolo dei comunisti,gµidati da Béla Kun, un giornalista socialista che Lenin aveva scelto come amico e fiduciario nel 1918. In piena guerra contro l'invasione ceca e romena, al Congresso dei Con– sigli operai ungheresi, tutte le tendenze -poterono espri– mersi liberamente e la stampa poteva riferirne con sin– cerità. La democrazia operaia permise di trasformare in battaglioni rossi le maestranze delle fabbriche, che respin– sero la prima offensiva ceca. I socialdemocratici ebbero certamente delle debolezze, e l'errore della fusione affret– tata dei due partiti fu dovuta allora a loro, che si senti– vano '"assai più numerosi dei comunisti. Ma i comunisti commisero errori non meno gravi, collettivizzando le grandi proprietà, anziché spartirle, e nazionalizzando, con un decreto del vice-commissario al commercio, il gio– vane Ràkosi, i negozi e le· imprese artigiane. La sconfitta venne però dallo strapotere militare dell'Intesa franco– ceco-romena Lenin ne .tenne 11 dovuto conto, e pur cri– ticando Béla Kun, ne fece uno dei principali dii;igenti della Terza Internazionale. I compagni di Kun rimasti in Ungheria furono torturati da Horthy. Béla Kun me– desimo,~ e molti di coloro che con lui si erano potut,i rifugiare nell'URSS, furono fatti morire da Stalin nel 1937 o negli anni seguenti. Uno solo basti menzionare tra di loro, il dotto autore della erudita minuziosa Cronaca della vita di Carlo Marx, E. Czòbel. In Ungheria stessa, al comunista clandestino Jòzsef Attila, autore di stu– pende poesie; fu notificata l'espulsione dal partito per « trotskismo ». Michele Kàrol:Yi, presidente della Repubblica popolare ungherese del 1918-19 e ambasciatore a Parigi della se– conda Repubblica, dal 1946 al 1949, quando si dimise perchè Ràkosi e GerO non gli consentivano di testimo– niare a favore di Rajk, della cui innocenza aveva le prove, dice nelle sue Memorie che mentre Béla Kun, che aveva partecipato con Lenin alla guerra civile in Russia, era rimasto, con tutto il suo internazionalismo, un ardente pa– triota magiaro (così come erano rimasti ardenti patrioti tedeschi i fondatori del marxismo internazionale), e lo stesso valeva per Rajk, combattente della guerra antifa– scista di Spagna, e fondatore, con i socialdemocratici e 3 la sinistra del partito contadino, della Resistenza unghe– rese che riusci a portare, nel 1944, al momento della occupazione nazista, molti ufficiali e soldati magiari dalla parte dell'esercito sovietico, Ràkosi e GerO erano invece diventati. nell'Unione sovietica, di c!ui si consideravano ed erano cittadini, dei nazionalisti russi animati dall'eccesso di zelo dei neofiti. GerO, per giunta, si era trovato ad ~s.Sere delegato di Stalin a Barcellona, durante il sangui– noso conflitto con gli anarchici, nel maggio del 1937. In– sieme a Ràkosi, egli importò in Ungheria i metodi di re– pressione staliniani e, peggio, l'insensato feroce sfrutta– mento delle ricchezze minerarie (petrolio, uranio) e agri– cole del paese, dapprima a solo vantaggio dei russi, poi semplicemente sull'altare della creazione di una grande industria siderurgica, di cui l'economia nazionale, resa autarchica, dotata di pessimo carbone e di ben poveri giacimenti di ferro, non aveva la possibilità e non sentiva il bisogno. La ribellione degli operai, dei contadini, dei soldati, è scaturita spontaneamente, ·non appena. ha potuto, da questo stato di cose. Le atrocità della polizia speciale creata dai segugi ungheresi di Beria e la rovina dell'eco– nomia popolare_, con disastrose conseguenze sul tenor di vita dei lavoratori, avevano sepolto il socialismo. Le pa– role infocate de11a lotta rivoluzionaria per la libertà, la eguaglianza, la giustizia sociale, continuavano però a par– lare agli studenti, agli ufficiali del nuovo esercito popolare, selezionati gli uni e gli altri con criteri di preferenza per coloro che proveniva,no da ceti proletari, dagli scritti giovanili di Marx, Engels e Lenin, che il regime stesso li induceva a studiare, accanto ai testi obbligatori .di Stalin, capaci di esasperare invece gli animi per la loro insopportabile noiosità, pedanteria e falsità. Non per nulla la scintilla della nuova rivoluzione scoppiò nel ciicolo PetOfi, formato dagli intellettuali marxisti dissenzienti dallo stalinismo e si trasformò in incendio, quando l'ab– bracciarono, durante la protesta popolare del 23 otter bre, sulla quale GerO fece selvaggiamente sparare, degli ufficiali educati dal comunismo, come il giovane colon– nello Maleter. E' vero, purtroppo, che non appena l'insurrezione ebbe liberato Budapest e altre città, i superstiti fascisti rial– zàrono la testa. Il brutale, sanguinoso intervento delle truppe sovietiche in difesa del regime di GerO, diede le ali, una volta ritiratisi i russi dalJa capitale, alla non meno feroce volontà di rivincita di alcune centinaia di fascisti, i più fra i quali avranno avuto .in tasca la tes– sera del partito dominante, fino al giorno prima. Anche a Roma l'intervento sovietico, e la servile posizione as– sunta sin dal primo giorno dall'organo del partito comu– nista nostrano, per il soffocamento nel sangue, a qual– siasi costo, di quella rivoluzione del 23 ottobre, che Kàdàr giustifica persino oggi, come un genuino moto di popolo, hanno dato al banditismo neofascista l'occasione– di manifestarsi con i manganelli. Il linciaggio dei membri della polizia. politica speciale, era certo una vergogna, un'ignominia, che neppure gli efferati delitti commessi da quella polizia, i cui componenti avrebbero inveCt? dovuto esserè tradotti davanti ad una magistratura indipendente, con tutte le possibilità della difesa, poteva in alcun modo giustificare. Ma i russi che - ritirandosi da Budapest - non pensarono di portare con sé, e salvare, gli appar– tenenti alla polizia speciale ungherese che li aveva ser– viti per un decennio, e che anzi in varie località assistet– tero impassibili all'ignobile caccia all'uomo che ai suo~ membri veniva data da parte di fascisti o di folle ub– briache di vendetta, non hanno aggredito di nuovo. la Ungheria per vendicare quella che .... era stata una crea– zione magiara di Beria, analoga alla NKVD dell'URSS i cui responsabili furono non meno decisamente epurati e liquidati da coloro che a Mosca rovesciarono Beria. Aufonomla dai blocchi militari Se mai ne avevano bisogno, l'incentivo a schiacciare brutalmente l'Ungheria, è venuta ai dirigenti e ai gene– rali russi da tutt'altra parte, ~al Medio-Oriente. Se gli anglo-francesi possono aggredire impunemente l'Egitto, loro satellite nel passato, perché non potrebbero stritolare i russi un loro satellite odierno? Che Nasser sia un dit- . tatore fascist;i, e Imre Nagy un comunista democratico, poco importa ai marescialli e ai cultori della politica di potenza. Del resto, anche ai conservatori inglesi e, fatto ancor più vergognoso, agli stessi ministri socialisti fran– cesi poco importa il fascismo di Nasser. Non hanno mai agito contro di lui, con i mezzi di pressione pacifici di cui pure disponevano, quando egli incarcerava i demo– cratici i socialisti i comunisti egiziani e minacciava di stermi~io gli isra~liani. Anche dopo la nazionali~zazione del Canale, cercarono di trattare con Nasser, senza chie– dere alcuna garanzia per Israéle, minacciata dalla forma– zione del comando militare unico egiziano-giordanersi– riano, ed esclusa da otto anni dall'uso del Canale. L'aper– tura di un periodo di paralisi della politica americana, con le elezioni presidenziali, indusse i governi di Londra e di Parigi ad attaccare l'Egitto. Senza di ciò, l'attacco israeliano sarebbe stato forse contenuto nei limiti che tutti gli sc:ontri di frontiera hanno avuto in quella zona, . da sette ani1i a questa parte. Si è visto che i russi avevano soffiato nel fuoco, fornendo centinaia di aerei militari a Nasser, che pensava di servirsene assalendo un giorn~ Israele, la cui democrazia sociale progredita era per lui una spina nel fianco. Ma proprio per questo gli anglo– francesi avrebbero avuto il dover-e morale di desistere dalJ'aggressione, al più tardi quando la ribellione della· Ungheria ebbe rivelato loro che la Russia era impegnata in Europa centrale e non poteva dunque minacciare il Medio-Oriente. Ne hanno tratto invece, sciaguratamente, la conclusione opposta .. Così, mentre è franato nell'occasione il campo del neu- (segue a pag. 4, 1.a col.).

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