Nuova Repubblica - anno IV - n. 44 - 28 ottobre 1956

(154) nuova repubbÙca LUCI DELLA RIBALTA DUE FIL~1 AMERICANI P ~R TONO, ispin1zione e contenuto Prùna linea e Picnic stanno agi.i antipodi. Eppure sono entrambi così egwtlmente rivelatmi del gusto an1~ricano -eh~ non c'è alcuna diffiçoltù. a metterli insieme. Anzi p,.fow linea (Attack) dj Robort Aldrich sta sulla strada d.i recente aJ>erta (meglio, l'iaperta, perchè la strada è vec– chia) eia film come L'o:n-unutinanienlo del Caine e Da qMi all'eternità: la strada della rivolta contro i caporaJj, in'– tendendo per caporali non l'esercito o la mentalità mi– litaristica ma la degenerazio11e in fom1e mediocri e ca– nagliesche del principio di autorità che giustifica la di– s~iplina militare. I militar-i, dinanzi a film cli questo tipo, possono anche al'l'abbiarsi; ma se si arrabbiano sba– glia1~0 grosso, perchè nulla di pili benefico si potrebbe jm– magina 1·0, por la disciplina, che una battaglia contrn i caporali 1 cioò contro chi non sa assnrnersi le propl·ie rcsponsabiliti~. Aldrich ba un modo di esprimersi violento, fel'oce e sf?1~~ato. Manipola i_ personaggi come se Cossero pedine d1 un romanzo poliziesco a sfondo patolog.ico, non ri– fuggendo dai classici espedienti delle torture fisiche e del 9rnnd guignol. E' chiaro che gli dà un terribile fastidio il confom1ismo sociale e che odia l'ipocrisia (questo è uno <lei segni tipici per riconoscere l'intellet.tuale americano) ma. per condannat'li adotta forme così crudeli di terra~ rismo psicologico che finisce poi per conformarsi a certi 11rofondi e negativi istinti dell'uomo :11edio americano. In Prima linea, il. c~pitano Cooney - un ~ncapace, e rac– comandato> e v1ghacco - getta allo sbaraglio i suoi sottoi~sti o .n?n muove un dito per tirarli fuori dai guai. E gl_1 uom1111 della cornpagnia uepano nei modi più atroci, finchò nno di questi - il tenente Costa - si 1·i– bclla e giura vendctta 1 cercando disperatarnente di 1•arr– giungere il capitano e di accopparlo. :S'infuriato tenenÌe tante ne fa e ne subisce per raggiungere lo scopo (tra. l'altro, h~ un braccio stritolato sotto i cingoli di un J>anzer: siamo sul fronte francese, durante l'offensiva di von Runds~ed nelPinv~rno '44-'45) che crepa lui, prima, e deve lasc1arn -ad altri il compito di regolare i conti con Jo spregevole Cooney. Dicia1no subito che Aldrich ottiene talvolta effetti di n?te~ofe potenza, dimostrando non solo coraggio e spre– sn1d1catezza, ma. anche un dolente e appassionato senso di umanità. Al tempo stes.so, però, trascinato da un im~ peto di cieca. ?sas~eraziohe, non controlla più il pro– blema, e prec1p1ta m una specie di frenesia sadica dav– vero imprevedibile, e incredibile (in ciò favorito dalla col!aborazione di due attol'i adattissimi Jack Palanca e Eddio Albert). Un fatto non dissimil; è accaduto nd Arthur Millc1·, per Il crogiolo e Ja coinciden'za - una, del resto, fra le molte che si potrebbero sottolineare - ci sembra piuttosto significativa. Si d.i1·ebbe cho anche ]a cultura a~e~·icana. ser~a e responsabile non possa fare a. meno degh mgredtenh cari ad un Mikey Spillane. Picnic cli Joshua Logan (commediografo di buona le– vatura che ha da poco affrontato la regìa cinematografi– ca) _adotta. tutt'un altro registro, indulge alle banalità senbmon!a/1 cle~la let~er~tura «rosa>, descrive un paci– fico ambiente di provmcta e non ha alcuna velleità anti– conlorm~~tica. Senonchè, la piccola storia della ragazza bella (h1m :rovak) che rifiuta il matrimonio d'interesse e tonta l'avventura con il <ribelle> scapestrato (\Vmiam Hol~c~L per ~eguire le ragioni del cuore, è pur sempre , la tipica storia ?el~'insoddisfazione dell'americano, pre– muto ?a. convenz1om e strutture sociali che limitano Ja espansione della sua personalità.. E questo in fondo è l'~spetto nor~ na.le, psicologicamente sano, dell'insoddi~fa– ~10ne.. Ma Picmc va oltre e prende di petto anche J'esa– spcrazwne cui può condurre lo stato di irrequietezza sen– t11nontale dell'uomo medio. Ecco perciò nel film ]a storia J>arallela (e indubbiamente più efficace della s'toria cen- 1,rale) cl~e ha come prota.gonista la zitella inacidita e sgo– menta, mtorpretata assai bene da Rosalind Russell. . Into_rn~ a tali cas~ umani il regista disegna un pre– ciso an1biente e ne rivela tutto il significato nella bella R~quenza cl~l < pic_nic> al quale gli abitanti della citta– d~na_ partecipano m massa, festosamente. Nel corso del ptemc avvengono, com'è logico in una storia narrata con elegante maestria, i fatti centrali dell'azione: nasce l'amo– re della. ragaz~a e del e ribelle 11, esplode la furia jsterica della __z1_tel~a msoddis_[atta. Basta questo per mostrarci come P1cnic, al pmi del diversissimo Prim.a linea subi– sca la contemporanea azione di due correnti p~rallele d?ll~ cul~ura americana: l'insofferenza per un complesso d, s1~uaz10n~. tn?rali e sociali che mettono in crisi la psi– ~o!ogia, cl~ll md1vid~o, e, _dall'altra parte, il bisogno di s~ 1 ~go10 s~no _alla d1speraz10ne e quasi all'assurdo il moto eh rnconscia rivolta che si determina nell'animo di ognuno. Tutto. ciò è indice anche di vitalità. Non discutiamo adesso dt q~1ale tipo sia, tale vitalità, e non cerchiamo ~eDn~eno. eh a_na~1zzare le sue componenti 1 razionali e Jr_raz1onali. Artisticamento, Prima linea è piuttosto me– dioci:e, e Picnic è appena mediocre. Nel primo noteremo la si~ 1 go!are bravura della tecnica nanativa (con buoni ~~~t~ 1 • dt ~uspe~se) i nel secondo, una apprezzabile sen– s~bihtu. ps 1colog1ca, un uso appropriato del colore e del cmernascope, una corretta struttura drammatica. FERNALDO DI GIAMMATTEO (,41 congresso democri!l.1ia110, l'on. :t"ndreotli, m i11i.ttro delle /l11a11::e, ha crilìcotu l'ctrli°'-ilo 17 .t11lle bor.te) 7 FILl\l GIALLO A TRENTO - u O la borsa o la vit.a n VENEZIA 1956 I PADIGl,IONI STRANIE II A l")RIAMO dunque .1~ ~·assegna dello p~~~enze. più o meno · memorab1h rn questa XXVIII Biennale veneziana, e rimandiamo ancora il discorso sugli italiani. Prevale l 1astrnltismo pul'o, o il cosidetto < astrat– to-concreto>, o .il realistno figuralivo, o infine ancora l'accademia naturalistica! Non è facile dirlo i forse il più ricorrente è un miscuglio di forme post-cubiste e astratte, ed . insieme anche espressioniste: ma tutto ciò conta poco, e, non è che una nuova accademia. Importa piuttosto recuperare alcune personalità, chiarire qualche equi,·oco, concedere a volte \ma più larga fiducia. Una certa curiosità. esercitava il padiglione dell'URSS assente a Venezia da ventidue nnni. In realtà, malgrado il «disgelo» in atto (ma le urti figurative sono Jà, come nei relativi circoli italiani, tuttora «gelatissime~), nulla si è potuto notare di diverso da quanto si sapeva tra– mite le pubblicazioni uf6ciali. Non soltanto hanno dun– que deluso testualmente le opere degli artisti sovietici: ha deluso soprattutto il loro immutato atteggiamento, che è della più squallida e sprovvistà. accademia natu– rnlisti"a o se si vuole realistiet~ ottocentesca. Pare quasi, il padiglione sovietico, una retrospettiva del clima di gusto imperante nelle primissime Biennali (la prima è del 1895), ignoranti della più valida arte europea ed in– tente im·ece a valorizzare nomi che ora suonerebbero a vuoto 1 tante se ne è dileguato il ricordo. Non differiscono da quello sovietico il padiglione ru– meno o quello cecoslovacco (che presenta solo illustra– zioni per 1ibri): identica accademia naturalistica. Viceversa, proprio pel'chè deroga coraggiosamente (e questo ci la sperare alquanto anche per l'URSS) da que– sta esibizione programmatica, molto interessante l'isulta il padiglione polacco, certo, a conti fatti, uno dei migliori di questa esposizione veneziana. Non v'è dubbio che la personalità dell'anziano pittore Zbigniew Pronasko (1895) sia rilevante e cospicHe siano molte qualitativamente delle sue tele per la vigile ed intelligente attenzione alJa maggiore pittura figurativa europea (a Matisse soprat– tutto, ma anche all'espressionismo tedesco). La rivela– zione è però Marek ,1/lodarski (1903) che da una gar– bata riduzione del figurativo a profili di zone cromatiche, è giunto nelle opere più recenti a soluzioni personalis– sime, distinte da accordi di colore di grande firrezza e da un senso spiccato di favola (e favolosi sono anche i finissimi arab.eschi dei monotipi a colori di Adam Marc– zynsky) condotta a rammentare episodi contemporanei. Se si è affidata la. prima citazione agli episodi del cosiddetto realismo socialista dei paesi dell'Europa. Orientale è stato per dissipare un equivoco, per conclu– dere subito un discorso circoscritto e limitato, che pure occorreva fare, e che tuttavia d'altra parte riporta - ed · è questo l'unico elemento positivo - alla considerazione di quell'istanza, espressa in soluzioni del tutto contra– dittorie, ma certo fondamentale alla ricerca. degli artisti d'oggi, della presenza e partecipazione attiva sgli eventi del nostro ternpo. A questa necessità di presenza, hanno creduto di poter rispondere oltreché i < realisti ~ sovietici, i cosid– detti e neoralisti > nostr~ni, come i loro colleghi francesi e per altra via i realù,-ti statunitensi, come alcuni giovani pittori inglesi; tutti credendo di poter risolvere il pro– blema col riportare l'arte figurati\·a ad un compito rap– presentativo in senso più o meno mimetico. E' stata q\iindi assai opportuna la presentazione a Venezia nel padiglione britannico, accanto allo scultore Lynn Chadwick (1914) ed al pittore Ivon Hitchens ()893). già noti; di quattro giovani cli questa tendenza: John Bratby, Edward Micldleditch, J"ack Smith e Der– l'ick Greave~, anche se le loro opere non interessano certo più che per l'attestazione di questa ricerca, di– stinta dal comune tentativo di giungere alla più acuta evidenza dell'immagine, con uno scrupolo infine pit1 di espressività cbe di verificabile realismo. Che negli USA sussista e prosperi largamente una cor– rente di realismo mimetico attestano ancora una volta nell'att.uale padiglione a tema unico (la città) Edward Hopper, Reginald ?.farsch, Jack Le,·ine, Artlrnr Osver, ,Valter Murch, Ceorge rrooker, Charles Sheeler (come d'altra parte Xavier Gonzales, Jacob Lawrence, Ivan Al– bright, Charles Osca1· e Mark Tobey mostrano la prnfe~ renza per una commistione fra realismo e surreolismo: il cosiddetto surrealismo figurativo). Tuttavia insupe– ratà. nella sua condizione ·dì aderenza ad una proble– matica morale di stretta attualità nei modi del racconto flgurati,·o, ed insieme con una dignità di presentazione che la eleva certo fra le più alte espressioni contcmpo– ranee1 resta piuttosto )'opera di Ben Shan (di traccia a. fedeli ripetitori, come Bernard Pelin, o di sp.unto a mo– menti di serena e felJce espressione del giovane Herbert Kalzman), genuina interprete di alcune premesse figu– rative sia del grande John Marin che di Lionel Feininger. Degli altri padiglioni stranieri i migliori sono quelli di Belgio, Francia, Germania, Spagna e Svizzera. L'imporhnza del padiglione belga risiede nella pre– sentazione di alcuni notevolissimi pittori astratti del1a « f;enerazione di mezzo>, ·Gaston Bertrand, Mare Men– del son, e soprattutto di Anne Bonnet e del migliore <li loro Louis Van Lint, fra i maggiori astratti~ti europei, più ancora che nella. esauriente rassegna dell'attività <li Rik Wouters (1882-1916), come pittore un po' l'antolo– gia di alcuni dei testi < figurativi> pili accreditati del nostro secolo (Bonnard e Matisse nel 'J2-'13, quindi Cé– zanne nel '14-'15 sopra~tutto), ed invece solid.issir110 in alcune sculture, ove se si vuole trovare un riscontro mo– tivato 9ccorre citare, mi sembra, le prove plastiche di Degas, e forse di Matisse. La Francia ci ha offerto una. bella ed esauriente pre– sentazione dell'opera di Jacques Villon (J8i5), al quale è andato, per verdetto della. giuria internazionale, il pre– mio della presidenza del consiglio per la pittura. Villon, già sufficientemente noto in Italia attraverso gli Incontri torinesi Francia-Italia ed una personale nella Biennale del '50, è stato ormai da tempo allineato fra i maggiori pittori contemporanei, riconoscendosi anche la sua jm– portanza per la « generazione di mer.zo > francese. Il problema di Villon fu di recuperare le possibilità espres– ::i;ive del figurativo da una. condizione di puro astratti~ smo, alla quale era pervenuto dall'esperienza cubista. Malgrado le frequenti incertezze, determinl'lte daU'irre~ soluzione a liberarsi interamente dell'immagine naturale, anzichè a sezionarla minuziosamente, tentando di rag– giungere una orditura. architettonica autonoma, Vi11on, straordinariamente dotato come colorista, raggiunge fre– quentemente risultati di altissima qualità, distinti da una ,·ena. intensa. di lirico ma vigile abbandono. La Germania 11a. allestito una retrospettiua di Emil Nolde (1867-1956)_ che In uno. dei più valir1i espressio-

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