Nuova Repubblica - anno IV - n. 44 - 28 ottobre 1956

6, UNITA' POPOLARE E UNIFICAZIONE SOCIALISTA RICERCA DIUNA POLITICA La ricerr:a di ~na alternativa socialista che presuppone di risolvere i problemi dell'unità sindaca'e e del rapporto coi comunisti è la· r:cerca di una politica e di un programma. In questa funzione, l'opera di UP può riuscire determinante Caro Codignofo., ricordiamo la nostra impressione di fronte all'incontro di Pralognan e ai prin1i sviluppi della politica di unifica– zione socialista: fu di negativa perplessità. Pareva si eri.-\ trasse nell'ambito della politica «grossa»: « di masse.» solo per eufemisroo, in realtit dei pateracchi e dei tra– sformismi. Avevamo noi di UP, prima delle elezioni am– ministrative, tematizzato 1a ripl'esa socialista nei ·termini pili «laici-» a noi cari del Fronte repubblicano, come for– mula della nuova sinistra che ormai veniva pi·endendo corpo e accettava dell'impostazione nenniana il fondà– mentale motivo della unità della classe operaia come base di una autentica politica di rinnovamento democratico. Le elezioni, caratterizzate da un significativo sposta– mento verso il centro-sinistra, hanno in realtà posto in crisi questa politica o, per lo meno, le hanno imposto d.i allargarsi pericolosamente per imrnettere e farne parte– cipe quella socialdemocrazia che l'elettorato ci ha regalato ancor pili forte: rischiando così di compromettere il suo carattere di modernità, il più fermo respiro domocrntico e lo stesso lavOt"o del PSI sull 'alta.re del clientelismo e del piatto tr-asform.isrno governativo. Qhe tuttavia. l'unica politica da fare sia quella del– l'unificazione è fuor di dubbio: i tempi « pre-regime » come l'àttuale non sono tempi eroici e certamente, adesso, sarebbe ancor più pericoloso deludere l'aspettativa che si è suscitata nel paese. Chiarire la genesi di una tale politica è comunque essen•;-,iale ai. fini di determinare la fisionomia e di va– gliarne le condizioni più serie. Essa ci pare possa ricon– dursi a tre motivi: 1) l'ormai scontata crisi del centrismo, cui ha cor- 1·isposto la politica nenniana dell'apertura a sinistra; {rinnegando perciò i }lrecedenti alla Paolo Rossi). senza tuttavia intaccare le attuali strutture e quindi « entro certi precisi limiti». Nè tale partecipazione govet~nativa potrebbe esser presentata come preparazione all'altema– .tiva socialista, chè il tatticismo in questo caso si trasfor– merebbe nel più piatto trasformismo (e Je premesse non mancano). In altre parole il rapporto alternativa sociali- 8la-apertiwa a sini8tra si pone come un radicale aut-aut: né il partito unificato potrebbe ambiguamente accettare ins.ieme le due prospettive senza l'ischiare l'immobilismo e la sterilità politica, o, a più o meno breve scadenza, una nuova scissione. D'altra parte' l'alternativa socialista è il problema di una nuova politica di « tutta » la sinistra e, come s'è detto, coinvolge il problema dei rapporti fra so– cail.isti e comunisti. E' di fondamentale importanza, in una simile prospettiva, che tutto il mondo comunista sia oggi in movimento: un fe1·mento che lascia scorgere, nonostante le resistenze delle vecchie· class'i dirigenti e di certe burocrazie (o apparati) anrnrnffite, ll volto di un internazionalismo più ad.eguato ai tempi, emancipato dal condizionamento politico dello Stato-guida, deciso a pone concretamente {e non demagogicamente) il proble– ma della via nazionale del socialismo e a trarne le oppai-– tune conseguenze. Il mondo comunista non è l'altro mon– do: tutto ciò che vi avviene non può lasciarci indifferenti; i socialisti devono essere attivamente presenti nel ripensa– mento della politica e dell'ideologia comunista. Ma dal– l'incontro di Pralognan in poi si è diffusa in campo socia– lista la parola· d'ordine di « ignorarn » i comunisti, per non compromettere la riacql1istata autonomia, senza con– siderare però che l'unica v'era autonomia è la capacità d'in– cidere positivamente nella. vita del comunismo italiano 0:,4) nuova repubblica spingendolo ad una effettiva liberalizzazione della sua ,,,politica .. Ancora una .volt~ insomma, al tatticismo della rhmificazione si va sacrificando l'occasione storica di una 1·ipresa socialista nella leadership della sinistra .italiana.: prova ne sia l'infelice patto di consultazione, difeso nei giorn~ pari e svuotato di significato (ma quale?) nei giorni dispari. · Quali che siano gli errori compiuti dal PSI, gli si deve riconoscere comunque una volontà di « fare politica» che è assai meno evidente nei socialdemocratici: le tre « con– dizioni>> poste da Saragat, hanno infatti un mero signifi– cato retrospettivo. Il ridurte a «principi» testimonia pale– semente l'intenzione di avvalorarle come la giustificazione dell'azione trascorsa della socialdemocrazia italiana. Se tutto ciò è « umano » conviene anche dire che, fuo1·i della volonti~ di tenere aperto il dialogo e maga1·i anche di concludere l'operazione, la politica. dei socialdemocratici si esaurisce lì. Conoscendo le molte compromissioni del PSDI, il suo clientelismo, l'obiettiva cointeressenza di molti suoi diri– genti naZionali e periferici al mantenimento delle attuali condizioni di privilegio, ciò non può stupire; e qui sta anzi la ragione di precarietà dell'opei-azione, il suo affi– darsi alla buona volontà o, se si vuole, all'ambizione di fare la politica dei dirigenti dèi due partiti sotto la spinta del geJ"\erale malcontento del paese: col rischio di pate– racchi periferici, do\re riesce sempre più difficile trovare chi vuol fare pol.it.ica. Se tutte le perplessità sull't opera– zione» insomma sono ampiamente giustificate, non ci paro se ne possa prescindere, darne per scontata la destina– zione trasformistica: e ]avorare per una prospetti va più ricca e autentica.mente di sinistra - che conip1·enda cioè «tutta» la sinistra - svolgendo una funzione di « pre– partito.» che ha l'impolitica prospettiva di eternizzarsi. Occorre tener pl'esente che l'unificazione socialista è semplicemente l'episodio di una politica, necessariamente cost.1·etta ad accettarla, ma insieme impegnata a supe– rarne le attuali ambiguità in una semp1·e pilt ampia carat– terizza;-,ione di una reale alternativa al governo democ1·i– stiano e al centl'ismo. L'impegno a determinare qu.esta nuova ·_piattaforma politica dovrebbe essere proprio di UP: determinare la base programmatica e ideologica dell'in., contro fra i due partiti, l'unico modo per evadere fin d'ora i depto!'evoli tatticismi di chi vuole assommare le prospet• tive e tenersi pronto, sul modello fanfaniano, a « qual– siasi _» politica. Cari saluti, CLAUDIO COSTANTINI - EDOARDO GRENDI 2) lo sviluppo del governo democristiano in regime sott.o 1a guida di Fanfani, con la prnspettiva c)el -« mono-· colore», donde nasce per i socialdemocratici l'urgente alte'rnativa:" o continuare a frui,·e dei privilegi di governo e sottogoverno fino alla naturale estin~ione {non essen– dovi posto per loro - isolati - all'opposizione) o met– tersi a fare politica, cioè a cercare soluzioni veramente democratiche e classiste; LAFEDE DIBUONAI 3) la svolta del XX Congresso del PCUS che ha J.nesso vieppiù in movimento la sinistra sviluppando l'.ini– ziativa del PSI e in prospettiva - cioè in fase di « ripen– samento» - anche quella dei comnnisti e delle socialdemo– crazie europee nel senso di una « più possibile;$ convergenza. Dei due partiti socialisti italiani quello che finora si è mosso .di più è il PSI, della cui politica il nucleo più serio vn rilevato nei due temi dcll'~1.lternativa socialista. al!a DC e dell'unificazione sindacale. Non può tuttavia non preoccupare il modo ambiguo con il quale tali diret– tive si sono presentate: J) per quanto riguarda il problema sindacale si deve osservare preliminarmente che l'idea del « sinda– cato nuovo» non fa direttamente l'Ìscontro a quella del « partito nuovo» (né PSI, né PSDI), ma nasce da una J)l'OSpettiva autonoma da quella dell'unificazione sociali– sta, determinata dalla generale crisi del sindacato, cui rispondono ancora imprecli:;ate aspirazioni unitarie, dalla massiccia offensiva della Confintesa, dal contraccolpo de– gli avvenimenti dell'Est (dove si è imposto il tema di una funzione originale ed autonoma del sindacato rispetto ai partiti), e infine dalla sensibiliU democratica di certi dirigenti sindacali. Ma, riconosciuta l'autonomia del ·piano sindacale dal piano politico, rifiutata una volta per sem– pre l'idea di un siodacRto socialista, spettava ai socialisti del PSI pone come condizione il'l'inunciabile dell'unifica– zione socialista, la presenza di tutti i socialisti in un unico sindacato di carattere unitario, senza porre preclusioni nei confronti dei sindacati cattolici, ma anche senza farli ar– bitri dell'unificazione sindacale. I.'a\·er esteso la prospet– tiva cli un'organica unità sindacale ai cattolici ha ne! fatti respinto all'infinito la possibilità dell'uni[icazione, of– frendo un comodo al.ibi a tutti i nemicj di essa. 2) E' fuori discus:3Ìone che non ha. senso parlare di una alternativa socialista che non conternpli l'appoggio e la pa1·t1;icipazione diretta o indirntta di «tutta» la sini– stra: porre la prospettiva di 1rna alternativa socialista si– gnifica. porre il problema dei rapporti del nuovo partito • unificato con i comunisti. La chiarezza a questo riguardo, per quanto ci venga sconsigliata da più parti, è indisp6n– sabile. ·Ed è pl'Oprio su questo punto che il PSI ha com– messo gli Prrori più gravi, dal nuovo « patto di consulta– zione» col PCI, che tu hai giustamente qualificato come una ingenuità politica della. s.inistm (o del sinistrismo) del rsr. all'insistenza (ta.ttica sì, ma fino a che punto?) sul motivo dell'apertura a sinistra (con gli epis0cli pagati a caro prezzo delle Giunte di Milano e di Vene~ia). E' necessario sottolineare ancora una volta il carattere anti– tetico, nei confronti di una pol.itica di alternativa socia– fo.:ta, dell'operazione di apertura a sinistra con il relativo confenirnento del clericalismo, rna col sostànziale mante– nimento dello statu Q'UO (la « fase neo-giolittiana » come dice Morganti). Un partito socialista unificato al governo 1.con la DC subirebbe iq definitiva sempre il condiziona– mento della destl·a economica, con l'unica. possibilità di. sviluppare una più sana politica economica e scolastica ~TON. E' CERTO in uno scritto bl'0ve e sommario che si 11 può da1·e un'idea esauriente di una personalità tanto multiforme e çornplessa; tuttavia qualche cosa si PAA-... dire che forse indurrà qualcuno a ripensare la figura di È'riiè.sto Buonaiuti a, dieci anni .dalla sua scomparsa. Una forte fede religiosa, cui aderiva con tutta l'anima; amore del prossimo; amore per la Chiesa considerata come corpo mistico del-Cristo (e non come bnrocrazia e gera.r– ch.ia) ; attaccamento alla sua. diletta chiesa cattolica e al propi·io sacerdo:,,,io; passione proselitistica; disiuteresse ma– teriale; eloquenza trascinatrice; interesse per qualunque problema di cultura e di vita che entrasse nella sua orbita: ecco alcuni dei tratti più 'Caratteristici ~:lellasua personalità. La sua ca·sa era sempre ape1ta a chiunque, noto o ignoto, e la sua accoglienza aveva q~à.lcosa di non solamente cor– diale, n-ia anche amorevole. La sna piena ed abbandonata fiducia nell'a~uto del Padre .si manifestava specialmente nelle ore difficili. Mai su una decisione di lui, proveniente da famiglia povera e per lunghi anni unico appoggio della vecchia madre, influirqno in alcun modo considerazioni economiche. Quando nel 1931 il regime fascista impose ai professori universitari il noto giuramento, il Buonaiuti fu fra i pochissimi che lo rifiuta.r0no; e perdette così non solo la cattedra, ma qual11nque emolumento, perché non aveva raggiunto ancora il diritto alla pensione. Piuttosto che giu– l'ill'e contro le proprie convinzioni, arrivò al punto di ven– dern nna parte della propria biblioteca per poter vivere. Appa1tenne alla esigua. schiera di quei modernisti che i'n Italia si occuparono di rinnovare gli studi cli storia del Cristianesimo su basi scientifiche. Non mancò tuttavia di interessarsi anche di un altro argomento, di tutt'altra na– tura, che in quel medesimo tempo (cioè al principio del no– stro secolo) era di particolare attualità: e cioè del problema sociale. Su ques-to punto il suo parere { v. in particolare le l~ettere di mi prete rnodern.il :lta, che uscirono anonime nel 1!)08) el'a il seguente: bisognava immettere nel socialismo (che era il partito estremista di allora) un potente. soffio di fraternità cristiana. Le Lettere {da lui più tai·di definite « peccatum iuventut.is meae ») rapp1·esentano un moq1ento passeggern della sua evolu1.ione, e non hanno pe1· questa l'importanza che è stata loro alhibnita. Il periodo j:,iù bello della storia, anche da questo lato, fu per lui il medio evo, quando i monaci, fra l'altro, dissodavano terre incolte, e provvedevano a tanti bisogni dei miseri in ispirito di ca1·itù cristiana. I r·isultati dei suoi studi non rimanevano per lui pure acqu:isizioili scientifiche, ma entravano a far patte della sua fede vissuta. Ciò vale soprattutto per la circostanza (ap– pre$a dalle opere del Loisy, rna rimed.itata e ristudiata per conto proprio) che il contenuto essenziale dell'aTrnuncio evangelico è quello escatologico: cioè l'annuncio del Regno di Dio. , li Boonaiuti, il quale possedeva notevoli .qualità di gior– nalista, esercitò una vasta attività in qnesto campo: sia con a1'ticoli d'indole culturale opptire religios.a, sia d'i,nàole poli..: ticà.. Fra questi ultimi ricorderemo gli scritti con i qualì, nel Resto del ·Ca·rljno e nel '1'eni1)0,, accompagnò gli eventi del primo dopoguerra; nonché la ripresa degli articoli po– litici dopo la fine della seconda guerra mondiaJe. Non fu mai iscritto, per quanto sappia, ad alcun partito politico; ma ebbe un atteggiamento politico. Fu cioè favorevole al liberalismo prefascista; contrario sempre alla democrazia crist.iana (sia a quella di Romolo Muni, che a quella sorta dopo la seconda guerra mond.iale), al fascismo e al nazismo; amico {ciò anche per motivi religiosi) della separazione fra Chiesa e Stato, e qnindi contrario per principio a tutti i concordati fra i medesimi, e specialmente a quello fra lo Stato italiano e la .Chiesa cattolica; e dopo la guerra favo– revole alla politica di Roosevelt, del quale lo colpì la pro. clamazione delle quattro libertà. Sentì pure simpatie per il comunismo; in particolare per quello degli inizi. Nel 1945 pensò di fondare egli stesso un movimento politico-cuJtu– rale, denominato « Alleanza democratica per il risorgimento italiano», nel quale sai-ebbero potuti entrare uomini di qualsiasi ·partito. Ma la cosa non ebbe seguito. J L BUON AIUTI, in quello che fu il pmblema fondamen- . tale della sua vita, cioè nei suoi rapporti con la clllesa cattolica, volle l'impossibile; cioè appartenerle e nello stes– so tempo riformarla. Ad un certo punto avrnbbe pur do– vuto compl'Cndel'e l'impossibilità di riformarn dal di dentro una chiesa che crede di non avere 8.lcun bisogno di riforma. Questo atteggiamento del Buona.iuti lo condusse, nel lungo e doloroso conflitto, a cootinue tergiversazioni, nelle quali forse non poté essere sempre in completa buona fede. Nel 1916 (a.ncora appal'teneva in pieno alla chiesa cattolica) fu sospeso a divinis insieme ad alcuni altri sacerdoti. Per la loro .reintegrazione venne chiesto che prestassero il giu– ramento antimodernista; e lo feçern dopo che il cardinale ·Pietro Gasparr.i ne ebbe data loro nn'intel'pretazione cho al Buona.iuti sembrò accettabile: tuttavia, come racconta egli stesso, la sua coscienza non fu del tutto tranquilla. Però noh va dimenticato che quando un regime totalitario impone un giuramento con la forza (non importa se mate– l'iale o morale), è 1·esponsabile della eventuale violazioric. Si possono muovere al Buonaiuti anche altri appunti: si può dire che egli spese troppo del suo tempo e delle sue forze in polemiche; e che parlò e scrisse troppo, e .quindi non sempre coll quella medita.tezza che almeno la parola scritta dovrebbe poSsedere. A molti suoi amici d.ispiilcquo che dopo il 1931 (cioè dopo il libro su Gioacchino da Fiore) egli abbando'nasse la ricerca scientifica; e sicuramente la Storia del Cristiane.simo ne risentì danno, Ma certo egli è fra colmo (e avrebbe voluto che il Vaticano gli applicass0 questo detto evangelico) ài quali molto sarà perdonato per– ché molto hanno amato. Egli ha amato, e non ha odiato. Un qualcosa di graz.ia e di fogeuuità infantile lo ha accom– pagnato anche nell'età matura. Gli piaceva.no m.olto (e li metteva in atto) il monito di Francesco d'Assisi ai compa– gni perché fossero sempre ilari e convenientemente ag• graziati; e un detto e:-,,.-tracanonico di Gesù che traduce\.•a come segue: « Hai visto tuo fratello? Hai visto il tuo Dio. ProStati e adora». l\lARCELLA -RAVA'

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