Nuova Repubblica - anno IV - n. 44 - 28 ottobre 1956
(154) ·nuova repubblica URSS: II u menu>> del giorno /Di."I. ili Di,w Boschi) SETTE GIORNI NEL MONDO ] LAVIA DELL'INDIPENDENZA T RE MESI fa, su questo stesso giornale, avevamo c_ontestato la tesi del CC del partito operaio pola_cco e del CC del PCUS, ripresa dalla stampa comumsta' italiana, che la tragedia di Po~naa fosse imputabile al– l'opera di « provocatori ». Quello era un comodo modo tipicamente staliniano di eludere l'esame in profondità delle cause della crisi rivelata a Poznan, la quale inve– stiva iQ pieno il sist~ma. E il tentativq di evitare la cri– tica o l'autocritica del sistema è quanto preoccupa di più i comunisti ancora inficiati di stalinismo. Lo si vede purtroppo anche nei testi che il CC del PCI ha deciso di sottoporre all'approvazione dell'VIU Congresso Nazio– nale di quel partito. Perciò, il primo attacco sovietico contro ciò che an~ dava maturando in questi giorni in Polonia, dopo la riabilitazione di Gomulka, ha assunto la forma di una critica asprissima della Pravda contro la stampa polacca e in p'articolare contro gli scrittori polacchi Florciak e · Putramont, i quali si erano permessi d,i prendere in esame i .vizi del sistema e di ·pqrre come pregiudiziale, per una seria riforma delle istituzioni, il ritorno della Polonia a un'effettiva indipendenza dall'URSS. Doveva essere un monito, un po' come la condanna di Fabrizio Onofri in Italia da parte di Togliatti. M-a i co– munisti polacchi non hanno seguito il monito, mentre nel PCI non c'è nessun Gomulka. Nonostante l'ingerenza sovietica, il comunismo po– lacco ha dunque saputo passare oltre le pressioni esterne, eleggendo alla carica di pi·imo segretario del partito il 4< deviazionista nazionalista» Gomulka ed estromettendo dal Politburo gli esponenti più legati all'URSS, come il maresciallo sovietico Rokossovsky,• diventato cittadino polacco nel 1949, dopo l'epurazione di Gomulka, per assumere la carica di ministro della difesa. ... Nel suo discorso di rentrée al Comitato Centrale, G<r– mulka ha tenuto anzitutto a esprimere un giudizio netto sui fatti di Poznan, che contrasta con i precedenti giu– dizi ufficiali polacchi e sovietici: « Una grande ingenuità politica - ha detto - sarebbe il tentativo di presentare la tragedia di Poznan come opera di agenti imperialisti e di provocatori». Questa premessa gli ha permesso di dire, a proposito dello stalinismo: « Abbiamo finito con quel sistema o stiamo per finirla una volta per sempre ». I rapporti cqn il comunismo sovietico dovranno basarsi in avvenire sulla « solidarietà internazionale o.Peraia », sulla e< reciproca fiducia», sulla cc parità di diritti», sul· la « reciproca ed amichevole critica», ma soprattutto sulla « piena indipendenza ed autonomia di ciascun po– polo», che dovrà essere << reciprocamente rispettato». A modo suo, dopo la Jugoslavia, anche la Polonia s'inserisce così nel grande movimento di questo dopo– guerra dei popoli che lottano per la riconquista della loro indipendenza nazionale. L'imperialismo dal quale si deve emancipare non è, in tal caso, quello delle po– tenze << colonialiste », ma quello del1o « stato-guida» s<r– vietico. Giova ricordare, a questo proposito, che un viaggio altrettanto drammatico e improvviso quanto quello di Krusciov e dei suoi compagni a Varsavia fu compiuto il 3 marzo 1945 dal vice commissario agli esteri sovietico Viscinsky a Bucarest per imporre a re Michele di R<r– mania il primo governo democratico popolare, presieduto da Peter Groza. Il colpo di stato di Praga del 20-25 feb– braio 1948 fu preceduto anch'esso, il 19, da un viaggio repentino a Praga del vice-commissario agJ.i esteri so– vietico Zorin. Per la Polonia, nel 1945, non ci fu bisogno di un viaggio simile, anche se l'ingerenza -sovietica si mani– festò in forme diverse: il governo polacco filosovietico di Lublino era stato insediato a Varsavia, occupata dal– l'Armata Rossa, il 18 gennaio 1945; ma il 27-28 marzo dello stesso anno, quando sedici capi della Resistenza polacca si recarono a Mosca per la fusione dei governi di Lublino e di Londra, essi furono arrestati come spie. Questi precedenti vengono immediatamente alla mente quando si osservano le circostanze del viaggio di Kru– sciov e compagni a Varsavia il 19 ottobre scorso. Nes– suno li avev~_nvitati. Il loro viaggio non fu comunicato ufficialmente JìlVIosca se non al momento del loro ritorno. Ma nel moz:nento in cui i capi sovietici giunsero a Var– savia era in corso l'VIII Plenum del Comitato centrale· del partito operaio unificato polacco, che stava per pren– dere d·ecisioni di somma gravità, come quelle sopr9-indi– cate, le quali erano state già approvate dall'Ufficio poli– ~ico del partito. L'aperta ingerenza sovietica ha quindi mirato - fi– nora, a quanto sembra, senza sµccesso - a impedire il pacifico e democratico svolgimento dell'opera di destali– nizzazione e di democratizzazione invocata da Gomulka, la q·uale ha per premessa indispensàbile, come risulta anche dalle ormai numerosissime manifestazioni di massa, la piena ed effettiva indipendenza della Polonia d~ll'URSS. IL VIAGGIO di Krusciov e compagni a Varsavia dimo- stra dunque, che, per l'URSS, il principio di non inge– renza vale solo a senso unico, quando si riferisce agli altri. Niente ingerenza inglese O francese a Suez, dicono i sovietici, ma quando si tratta di paesi ai quali sono interessati, non badano più a forme. Benché l'ingerenza staliniana in Jugoslavia, nel 1948, sia stata condannata come eresia dal Congresso del PCUS, questo prece– dente sembra non sia v_also nulla quando si è trattato di ripeterlo tale e quale in Polonia, con la circostanza aggravante, che non c'è nemineno più la disciplina del Cominform che giustiflChi formalmente !'-ingerenza del PCUS negli affari interni del partito operaio polacco. I socialisti polacchi si trovano ora nella difficile situa– zione di dovere democratizzare il proprio regime interno sotto la pressione imperialista dell'Unione Soviet-ica. E assieme devono far fronte alla dura· situazione econ<r– mica interna derivante dall'avere s~guito in maniera eccessivamente ortodossa i consigli nol1 disinteressati ri– cevuti in questi anni dallo «Stato-guida». Essi si sono assunti un compÙo gigantesco, estromet– tendo dal loro Ufficio politico gli agenti sovietici e chia– mando a dirigere il partito un uomo noto per la sua indi– pendenza, .fin dall'epOéa della Resistenza polacca, della quale, sotto l'occupazione tedesca, fu uno dei più eroici animatori, mentre Bierut e gli altri amici pola'cchi di Stalin se ne stavano· comodamente a Mosca, dove qualche anno prima avevano fatto processare e giustiziare tutta la precedente direzione del partito comunista polacco; e dovi-anno in pari tempo resistere alle sollecitazioni inte– ressate delle grandi potenze occidentali. In quest'opera pericolosa e difficile di ritorno alla democrazia e all'indipendenza dagli « Stati-guida», i lavoratori polacchi e le ]oro organizzaz-ioni meritano la simpatia e l'attiva solidarietà di tutti i socialisti e di tutti i democratici. PAOLO VITTORELLI 5 LETTEHA DA BONN SVOJ/I1A A DESrrR A DENAUER ha finalmente operato il rimpasto de: governo chiesto insistentemente da una frazione dell'unione democratico-cristiana, quella bavarese, sin dalla rottura della coalizione di Bonn, allorchè i quattro ministri liberali dimessisi dal loro pa_rtito e postisi a capo della secessione contro Dehler rimasero nel gabinetto a rappresentare se st~ssi, senza il sostegno di un partito dietro le spalle. La democrazia-cristiana bavarese, che conserva il nome autonomo di Unione cristiano-sociale e che costituisce il più forte gruppo or– ganizzato in seno alla CDU, una specie ·di partito nel partito, chiese allora un ridimensionamento del_ govern~ protestando che dopo l'uscita dal ministero dei seguaq di Dehler il gruppo dei liberali dissidenti al Bundestag composto di 16 deputati si trovasse ad essere rappre– sentato nel ·governé da ben quattro ministri, mentre i democristiani bavaresi con una cinquantina di deputati potevano contare su tre ministri soltanto: Strauss, tito– lare del dicastero per l'energia atomica, Schi:i.ffer delle finanze e Balke delle poste. Adenauer ha ri nviato pe r sei mesi ogni rimpasto, fin quando è stato costretto a pren– dere una decisione dagli stessi ministri liberali, che ai primi di ottobre si dimettevano. . . In realtà il rimpasto ha riserbato una sorpresa PJU grossa del previsto, ossia l'allontanamento del ministro della difesa Blank, spostando il signi~cato dell'opera– zione dal piano delfo snellimento tecnico e del ripro– porzionamento delle forze partecipanti alla comp~gine ministeriale a quello più propriamente politico. Vediamo anzitutto quali mutamenti sono avvenuti: Blank lascia il ministero della difesa, che passa a Strauss, già tito– lare dell'energia atomica; escono· dal governo due dei quattro rap presentanti liberali, Neumayer, ministro della giustizia, e Schi:i.ffer , ministro senza portafogli al pari dell'ex-espon ente dei rifugiati Kraft, .anch'egli allonta– nato dal governo. 11 dicastero della giustizia passa a von Merkatz, del partito tedesco, che conserva anche l'incarico di curare i rapporti con il Bundesrat, e infine il ministro delle poste Balke assume l'interim dell'ener– gia atomica. A rimpasto avvenuto il secondo governo Adenauer risulta composto quindi, compreso il cancel– liere, da 12 ministri della CDU, due del_partito tedesco e due liberali dissidenti. Ma non meno significativa degli spostamenti avvenuti è la mancata nomina a vìce-cancelliere di von Brentano, data sino all'ultimo come sicura e poi alla fine rien– trata. Van Brentano avrebbe dovuto sostituire il liberale Blilcher, ma non si sa bene per quale motivo all'ultimo momento Adenauer si sia intlotto a soprassedere a que– sta promozione, .che avrebbe avuto tutti i crismi di una designazione del ministro degli esteri alla successione del cancelliere. Forse facendo diffondere la voce di que– sta nomina, senza tuttavia effettuarla, egli ha voluto sondare gli umori del suo partito, ossia designare il successore indirettamente. Ma la· sorpresa più sensazionale è stata indubbia– mente l'estromissione di Blank, che in pratica è diven– tato i.! capro espiatorio della situazione. Beninteso, Blank, uomo in definitiva di levatura modesta, ha la sua parte d1 responsabilità nelle vicende del riarmo te– desco, ma in un paese come la Germania, egli, no– nostante tutto, era fondamentalmente un civile, cosa che non si può dire con la stessa sicurezza del suo suc– cessore. Ciò non toglie che il nome di Blank sia stretta– mente legato agli ultimi insuccessi e infortuni - dalla dibattuta questione della coscrizione obbligatoria alla inopinata fissazione, sotto la pressione popolare, della ferma a 12 mesi, all'accoglimento delle SS nelle nuove forze armate - della politica riarmistica di Bonn. La scomparsa di Blank, oltre a significare ammissione del fal– limento dei piani per l'allestimento delle forze armate nel corso del 1956, prelude probabilmente a qualcosa di assai più grosso, ossia a una revisione di tutti i piani strategici di Bonn, che approfitterebbe del rallentamento del ritmo del riarmo imposto dallo scarso entusiasmo che i tede– schi stanno finalmente manifestando nei conf-ronti della carriera militare, per allinearsi alle più recenti conce– zioni della guerra atomica. Ultimo fattore interessante legato a.Ila scomparsa di Blank, a meno che non si provveda in un secondo tempo alla sostituzione di Balke alle poste, è la riduzione in ~eno al governo della rappresenza dei sindacalisti della CDU, al cui gruppo appartenevano oltre a Blank i mi– nistri degli affari pantedeschi Kaiseir e del lavoro Storch, e il contemporaneo rafforzamento del gruppo ba– varese-, notoriamen te uno dei più reazionari, che con Strauss, Schi:i.ffer e Balke, che detiene due portafogli, controlla adesso q uattro ministeri. Considerando questi spostamenti alle ali della CDU si può concludere che dal rimpasto -il secondo ministero Adenauer è uscito orien– tato ancora più a destra di prima. Non è escluso che alle prossime elezioni la Repubblica di Bonn, con quel che bolle nel calderone tra le inizia– tive pantedesche di Dehler e la generale •indifferenza, se non proprio ostilità, per il riarmo, possa riservare delle grosse sorprese. JIIARTIN FISCHER
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