Nuova Repubblica - anno IV - n. 44 - 28 ottobre 1956
4 I LAVORO E SINDACATI I L'ACCORDO ELL'ENl In seguito ali' accordo stipulato fra le aziende' del gruppo ENJ e le tre or– ganizzazioni sindacali, i dipendenti guadagneranno lo stesso salario lavorandò 2.704.000 ore in meno. Ma conta ancora di più il fatto che questo accordo· è manifestazione di una politica· sindacale ispirata e attuat:1 democraticamente J N POCHE righe di quinta pag~n_a la. st.ampa d'infor– mazione ba relegato la notizia d1 non trascura– bile iroport~.nza, del recentissimo accordo per la richrnione dell'orario di lavoro a parità di salario interve– nuto fra le aziende del grnppo ENI, rappresentate dal– l'on. Mattei, e le tre organizzazioni sindacali. I giornali economici, poi, di un avvenimento economicamente così importante - non foss'a1tro perché riguarda un complesso industriale di ben 13.000 dipendenti - non hanno fatto la benché rÒinima menzione; menti:è, di un consimile ac– cordo alla PIAT, stipulato una settimana prima delle ultime elezioni arnmini$trative, le ripercussioni giornali– stiche furono di non lieve momento. L'accordo della l?IAT fu - e non lo nascondemmo a suo tempo - un fatto sin– dacale importante, se pur criticabile per le forme ed i modi mediante i quali era stato reso possibile; ma l'ac– cordo dell'ENI non è meno importante; al contrario, lo è assai di più per la reale portata delle realizzazioni operaie e per le premesse. che ne informano il contenuto. Perché dunque tanto ostinato silenzio proprio da parte di quella sta,npa che non tralascia occasione per dichiararsi dispo– sta ad accettare il progresso sociale quando questo av– venga nel 'Cosiddetto .«ordine» e senza turbare l'economia produttiva? EvidentelTlente, si è voluto sminuire il fatto che un'azie_nda pubblica abbia potllto concordare con i s.indapati, a favore dei propri dipendenti, la maggiore 1·iduzione "d'orario JavoratiVo sino ad ora realizzata nelle industrie italiane. Né si può sostenere ---:. come si sarebbe R ITORNA jn questi giorni d'attualità, . sollecitata dalle vicende attinenti all'aumento dei prezzi e • . dai problemi de11a nost1·a economia in relazione al piano Vanoni, la discussione sulla scala mobile, sullo strumentp cioè utilizzato p;.r evitare che una ascesa del costo della vita incida sui salari reali dei lavoratori. Come si ricorderà, il ruolo della contingenza nella po– litica salariale del dopoguerra fu di primaria importanza. L'operaio metalmeccanico ~pecializzato di Milano, a1l'ini– zio del 1946, aveva Una indennità giornaliera di contin– genza di L. 114 e un minimo di paga di L. 168; alla fine del 1953, alla vigilia dell'accordo che doveva unificare queSte due voci della ret1;ibuzione, per lo stesso operaio la contingenza era arrivata oltre le L. 800 giornaliere e il minimo di paga a· poco più di _400, pur essendosi verifi– cato nel· 1947 un parziale trasferimento della contingenza nel1a paga base, nella misura di L. 104 giorn·a,liere. II ro– vesciamento del rapporto tra questi dµe elementi della retribuzione è la dimostrazione più chiara che, l'elemen~o della contingenza è stato determinante nell'assicu~are ~i lavoratori ]a possibilità' di fronteggiare il maggior costo della vita. Alla vigilia delle elezioni amministrative, la Confìn– dustria ha chiesto il riesame delle norme Che regolano il funzionamento del sistema della scala mobile prendendo spunto dall'articolo 6 dell'accordo del 19_51. Tale articolo afferma che è in facoltà di ciascuna delle parti chiedere un riesame delle normè quando l'indice abbia segnato una– variazione superiore al 25% rispetto alla media del bime– stre novembre-dicembre 1950 che, diminuita del 2%, ftl presa come base per i calcoli successivi. La contingenza, in base all'accordo del 1951, si dif– ferenzia in corrispqndenza delle qualifiche e, mentre viene immediatamente maggiorata in caso d-i aumento dell'in– dice del costo della vita, in caso di discesa dello stesso rjmane inalterata finchè la discesa si mantiene entro una fascià convenzionale del 4%. Quando l'indice, continuando a decrescere supera questa ·fascia, allora anche la con– tingenza comincia a decrescer~ comportandosi però come se la riduzione dell'indice iniziasse soltanto allora: in tal modo - affermano gli industriali - il 4% di mancata discesa diventa un acquisto di salario reale per i lavo– ratori. La Confindustria sostiene inoltre che la· registrazione degli scatti è troppo sollecila e che i lavoratori finiscono per Iar diventa.re reali gli aumenti nominali, che sono la conseguenza dell'aumento dei prodotti stagionali. La Con– findustria vorrebbe allargare il periodo di scadenza dei· calcoli, in modo da conteggiare gli aumenti dell'indice su un numero maggiore di mesi. I sindacati ritengono al contrario che gli scatti avven– gono con troppo ritardo (di 2 o 3 mesi) determinando così una perdita che non si può recuperare. In effetti, ne– gli ultimi anni, il rapporto tra retribuzioni e costo della desiderato di poter fare negli ambienti confindustriali che, trattandosi di un'azienda pubblica, l'onere che essa dovrà sopportare, in conseguenza dell'accordo, viene a ricadere sui cittadini. E', infatti, ben noto che l'ENI (ente per il quale, in sede politica, sarebbe da porre piuttosto il problema di un maggior controllo democratico della gestione) è un fiorente e prospero complesso industriale in continua esnansione che, appunto per questo, ha potuto accogliere, con larghezza di vedute, le -richieste dei lavo– ratori. Questo accordo è importante, anzitutto perchè nella sua premessa si afferma « l'Apportunità di adottare ef– ficaci misure per evitare le ripercussioni nel campo del– l'occupazione derivanti dall'introduzione di avanzati pro– cessi tecnologici di automazione e di organizZazione, in maniera che il progresso tecnico si traduca in un vantag– gio per le aziende e per i lavoratori ». Si tratta, come ognun vede, di un criterio produttivistico, assai diffuso nel mondo dei sindacati americani, ma che, in Italia, viene inserito per la prima volta in un accordo sindacale: e ciò (ancorché codesto criterio non vada scambiato per una enunciazione socialista) è di per sé assai importante. In secondo luogo, va sottolineata la circostanza della p·ar– tecipazione della CGIL, su piano di parità rispetto alle organizzazioni dei lavoratori, al1e tl·attati:ve e allà firma dell'accordo. Evidentemente, l'ENI non si muove sul ter– reno disc1·iJTiinatorio, ma ha instaurato una politica sin– dacale che tien conto della rappresentanza unita.ria dei PROBLEl\11DI POLITICAECONO!UICA MOBILE di ENZO BARTOCCI vita, non ce1·to favorevole ai "J-avorato1,i, non può diJ'si mi– gliorato. Vi è poi la questione del valore del «punto», che· nel 1951 corrispondeva all'incirca all'un per cento della re– tribuzione. Oggi rappresenta invece dal 0,50 al 0,75% (a ~econda delle categorie) in quanto il costo della vita, che • nel 1950 era 48,49 volte quello del 1938, nell'aprile scorso ha toccato quota 62,92, ed in maggio 63,25. Non potendo il sistema del «punto» fissato in lire conservare alla retri– buzione il potere di acquisto iniziale ma risolvendosi, con l'aumentare degli scatti, in una lenta e progressiva per~ dita di valore nelie retribuzioni dei lavoratol'i, ne deriva la necessità di fissare il « punto» in forma Percentuale del salario complessivo. I sindacati hanno anche sottolineato che l'attuale ac– cordo - che prevede due categorie di province con diffe– rente trattamento - determina una discriminazione as– sm,:la1 se si pensa che parecchie città come Perugia, Reg– gio e Palermo, inserite· nel gru_ppo «B »; hanno spese ge– nerali superio1·i ad altre città inserite nella categoria su– periore. Si aggiunga infìne il mancato aggiornamento della quota esente dall'imposta di Ricchezza Mobile fissata in L. ·20.000 nel 1947, quando le retribuzioni erano molto· più basse, che ha portato un ulteriore a"sgravio ai lavora'tori, i quali Bi sono trovati a dover pagare un'imposta sulle somme percepite non per aumenti di salario ma sempli– cemente per « adeguamento» degli stessi al mutato costo della vita .. Nel dibattito sulla scala mobile si sono inseri~i gli eco– nomisti preoccupati dall'automaticità degli scatti del con~ gegno, che temono possa rappresentare un moltiplicatore· nel processo inflazionistico. In concreto gli economisti af– fermano che ogniqualvolta si producono (per cause sta– gionali o per cause speculative) aumenti di prezzi nei ge– neri a largo consumo le paghe degli operai si adeguano con due mesi di 1·itardo, cioè proprio quando l'aumento• dei prezzi starebbe per essere superato e riassorbito. L'au– mento delle paghe impedirebbe cioè il ritorno alla norma- (154) ,nuova repubblica Javoratori e che persegue finalità economico-sociali e non rappresaglie di classe. (Si rico.i•derà che ·analogo accordo fu concluso dalia FIAT' ·con Ja sola CISL e con la sola UIL, e dalla Olivetti con i suoi stessi sindacati aziendali di Comunità di fabbrièa). Infine, l'accordo dell'ENI ci sembra particolarmente irnportante perché ha sancito la 1·iduzione d'Ol'ario più favorevole che sia mai stata stabi– lita. in Italia. Per gli intermedi e gli operai è previsto un orario settimanale di 44 ore, e cli 42 ore per gli impiegati ed i tu misti di tutte le categorie. Inoltre, << i predetti nuovi orari di lavoro - dice il contratto - saranno di– stribuiti in cinque giornate lavorative, per tutto o parte d~l personale,' nelle sedi di lavoro presso le quali le esi– genze tecnico-produttive lo consentano». La qual cosa sìgnifìca che la maggioranza dei clipendenti potrà godere de_l sabato completamente libero. Se si confrontano i vantaggi ottenuti dai lavoratori dell'ENI con quelii dei loro com~agni della FIAT, delJa Olivetti e della Shell (le sole aziende presso le quali è in vigore l'orario di lavoro ridotto), se ne ricaverà. un raffronto che è decisa– mente favorevole ai primi. La FIAT, infatti, ha dim.inuito l'orario del tumo normale di lavoro da 48 ore a 46; la' Olivetti da 49 ore e 30 minuti a 47 ol'e e 13 minuti; la Shell da 48 ore a 45. E' vero che il grande monopolio torinese ha concesso una settimana di ferie in più, ma è · anche vero che tale concessione è stata purarnente for- · m3ile, dovehdo l'operaio accantonarsi il maggior periodo. feriale, «capitalizzando», durante l'anno, le ore tli lavoro cortispondenti allo stesso periodo straordinario di ferie. · L'accordo stipulato dall'ENI è quincli veramente in– novatore e come tale assume un suo significato partico– lai·e nel mondo del lavoro del nostro paese. I « dati s'tati– stici » relativi ai vantaggi dei dipendentj, che si· possono complessivamente dedurr~ da esso, sono assai eloquenti: i lavoratori guadagneranno lo stesso salario degli anni , precedenti lavorando all'i~circa 2.704.000 ore di meno. Ma conta ancora di .più -il fatto che questo accordo è manifestazione di una politica sindacale democratica– mente ispirata e democra.ticamente attuata, nella visione generale dei problemi vastissimi alla cui soluzione biso– gna, ormai, incoi-njnciare a pensare con coraggio d'ini– ziative. FRANCO VERRA, Jità, e consolid01·ebbe il costo della vita su di un livello più elevato. Tale sisterna, a.fferrnano gli studiosi, non giova né ai lavoratori disoccupati (che vedrebbero rincal'ati i capitoli di spesa), né ai contadini (per i quali il ·congegno della scala mobile non gioca), né al ceto medio proletarizzato, ai pensionati, ai percettori 'di redditi fissi, ai piccoli ri– sparmia.tori. Ne risultano inoltre decurtati i profitti dei piccoli imprenditori, mentre i grandi ~amplessi industriali 1·iversano, come sempre hanno fatto, i nnovi oneri sala– riali sui consumatori. C'è qui da notare, come ha affermato giustamente Parri, che finché le preoccupazioni del costo della vita non diventeranno oggetto primario dell'attività del governo, sinchè manca una coerente ed organica politica degli ap– provvigionamenti na_zionali ed urbani, delle derrate ali– mentari e dei consumi di massa, fino a che non si attu·erà una politica economica che scoraggi alla radice le spinte, infla.zionistiche e ne contrasti. efficacemente le cause, non si può chiedere ai lavora.tori di rinunciare ad una difesa sia pure grezza e non scevra di ripercussioni pericolose. Pericolose sopratutto perchè se non si 1·iuscirà a. dare sta– bilità ai prezzi non si potrà accrescere la nostra capacità di competizione sui mercati internazionali ancor oggi• troppo modesta e ,.condizione essenziale per la l'ealizza– zione del piano Vanoni. Infatti, secondo noi, non si può parlare di realizzazione con.creta del piano Vanoni senz8. presupporre da parte del governo la volontà di dare una direzione precisa alla nostra vita economica.. Non è dunque vero che l'esistenza. e l'automaticità della scala mobile ritardi - insieme ad altri fattori - l'attuazione del piano, 1Yla è vero il contrario, che la man– cata attuazione del piano in tutte Je sue parti rende ne– cessaria Ja scala mo~ile. Il problema non è dunq.Qe un problema tecnico, ma un problema di fondo, di politica economica. E' questo il motivo. dominante al quale si doVranno ispirare i sinda– cati nei prossimi anni e che potrà divenire la piattaforma di quell'unità sindacale che sola potrà dare alla lotta dei lavoratori una prospettiva concreta. L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele Milano, Via G. Compagnoni 28 Corrisp, Casella Postale 3549 TeJegr. Ecostampa
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