Nuova Repubblica - anno IV - n. 43 - 21 ottobre 1956

6 FUNZIONI E PROSPETTIVE DI UP '' . . . QUEL ·QUALCHE COSA" di FRANCO MORONI I L NUOVO « patto di unitiL:di azione» tra soci!l.listi e comunisti è· .:stato presentato da parte socialclemocra– ticn come nn grave· ostacolo al progredirf\ del processo di unifìcnZione: addirittura « un sasso nell'ingranaggio della macchina unificatrice». ha detto Sa.ragat. Effettivamente lii cosa si presta ad essere iJresentata come una djsgraz-ia nella: famiglia socialista, sempreché non si ricordi quali erano i legami con i quali, per mezzo del vecchio patto di unità, i socialisti erano tenuti stretti ai compagni comunisti. Lo stato di sudditanza del PSI rispetto al PCI è stato, lìilo ad un certo momento (1053), sostanziale, e si è successivaillente svuotato attraverso un lento quanto positivo processo èli prese di posizioni politi– che semprn pù'1 autonome. Questa evoluzione non aveva però port-nto ad una revisfone dei patti trà socialisti e co– munisti (a1·gomento sul qua1e c'era chi cl~iedeva ~dCÌirit– tura la 1·ottu1·a clamorosa) ed -era ine.vitabile che ciò avve– nisse prima o dopo: la logica ha i suoi dii-itti. Nel cr-iticare l'accordo ora stipulato sarà dunque 1;a– gionevole giudicarlo alla luce di quanto è accaduto negJi ultimi dieci anni negli ambienti politici della sinistra ita– liana, ed allora esso potrà finire per essere non un sasso ma una goccia di buon Jubrifìcante negli ingranaggi del– l'ttnificazione. Considerando che fare dell'anticomunismo ad oltranza. nel nostro paese è quanto mai pericoloso - e ciò non ba bisogno cli dimostrazioni dopo gli scivolamenti su posi– zioni equi,·oche subiti da tutti gli organismi politici· d.i sinistra anticomunisti - ne consegue che i comunisti· o si prendono o non si. prendono politicamente in cons.iclel'a,.. zi,one. Evidentemente un partito con· sei milioni di vol,i non si può dimenticare sia per i pregi sia (a maggior ra– gione) per i difetti, ed allora può essere cosa avveduta.. re– golare i rapporti reciprOci attraverso gli accordi che, a se– conda del momento politico, saranno ritenuti più adatti. Ma il PSI deve ora porsi il problema dell'altro :versante, che nel momento atttrnle interessa molto di più: il pro– blema dei rapporti col PSDI. Agli abboccamenti provocati daf senatore Con1min della SFIO, ed ai comunicati delle direzioni dei due partiti so– cialisti che seguirono e che furono anche incoraggianli, sa– rebbe bene seguisse un colloquio sincero in cui si stab.ilis– sero rapidarnente le forme di lavoro in comune al centro e alla pel'iferiA.: in alhe parole un patto di unità d'azione nnche tra J')S[ e PSDI con un primo obbiettivo inteso a mettel'.e a punto l'azione ,Politica del PSDJ, che se da un lato ha dimostrato di int.er· essai·si al richiamo di P;alognan, non ha fotto nulla per impedire che i propii. rap1?resen– tanti noi consigli comunali si alleassero con la DC e con altri pe1· far naufragare, come è naugrafata, la politica cli apertura a sinistra . Ma evidentemente obbiet.tivo principale dovi·ebbo es– sere quello di studiare i vari problemi dell'unilìcazioL1e, in vista degli scopi cui il pa,tito socialista nnifìoalo dovrebbe tende1·e. A questo punto è chiai-o che essendo tutti d'ac– cordo sul (aJJjme.nto dell'apertw·a a sinistra, non rirnane che porre il problema della alternativa socialista: problema cl.i 1·a.ppo1·tidi forza. Per ottenere tale forza (voti) il sena– tore Comrnin~ disse che l'unificazione deve; essel'e l')SI più l')SDI pit'i qualche cosa; e questo perché, come giustamente ha detto I\ Vittorelli nel suo recente a1ticolo « Un partito nuovo», si 1·encle neccssa1·io sopl'avanzare notevolmente le misure elettomli del PCI per portal'si il più vicino possi– bile a quelle della DC, onde avere la possibiliti\ di fa4·e 11na politica operaia. p1·o_pl'ia e di im.porla i:iia a destra ci-;'"a":~iniStra. Tutto questo va bene, ma per raggiungere così ambi– zioso tragnRtdo, quanto tempo occoneril? Per fare una, si– mile pl'evisione· è necessario stabilire la linea d'a7.-ione da seguire per·ché quel « qualche cosa», che dovrà aggiun– gersi al PSI e al PSDJ, si decida a dare il suo appoggio. E dovendo essc1·e un «: qualche cosa, intelligente (in quanto deve capi1·e di poter finalmente far pa1·te della !orrnazione politica consona ai propri desideri) sarà molto chfficilo spostado dalle combinazioni e correnti politiche in cui. at– tuahnent.P ~i frovm Q UES'l'A o~era di co.nvinc~1ent~ co~p-ol·~a ne~e8saria– mente da parte dei movimenti socialisti tuttt un ac– curato lavo,·o per determinare cos'è ciò che ha tenuto finora lontano dalle maggiori formazioni socialiste gli apparte– nenti al «: qualche· cosa~- Qui è necessario chiedersi fino a che pun~o questo lavoro di critica, che dovrebbe rinnovare il socialismo italiano ampliandone i confini, debba essere fatto perché gli inevitabili deflussi, conseguenti ad una operazione cl.el genere, siano mantenuti in limiti assolu– tamente mmimi. In altre pa.i.-ole, occorrerebbe tenere ben presente fin.o a- che pnnto la cri.tica dei comunh;ti, cli fronte ad un fatto così inipoL·tante d-i revisione, potrebbe far presa. sulla classe più propriamente operaia. organizzata dal PSI. Pertanto, se la pro'ssima consultazione elettorille dovesse avvenire nel prossimo anno, sa1·ebbe materialmente inipos– sib.ile formare un partito unific.ato capace cli preparare un così vasto corpo elettorale che, come si è detto, si trova oggi distribuito in vari e 1)iù o meno distinti 01·ganismi né si può gh-are l'ostacolo sostenendo che· un buon programma, capace di intereS6are la 1haggioranza degli italiani, è suf– ficiente a rendere positiva l'operazione « socialismo unifi– cato», in quanto questo deve chiaramente definì re i fini ultimi da raggiungere, oltre alle cose che sono da-« fare subito». Ai partiU, ai ri1ovirnenti politici interessati a1 vroblema della unificazione, se non. vogliono una soluzjone che sia un affrettato calderone di tipo radicale che dopo poco tempo si vuoterebbe per il troppo ribolJil'C, occorre calma e- sere– nitlt che permettano loro un proficuo lavoro basato, una buona volta, snlla sincerità delle intenzioni senza alcuna pressante scadenza da rispettare; se le elezioni verranno prima che questo processo sia c~mpiuto, si potrà fare, per una volta e come soluzione di emergenza, una federazione del socialismo italiano che, senza presidenze, permetta un primo collauçlo della serietà degli intenti con cui avranno lavorato i socialisti del nostro paese. * BIBLIOTECA * MEMORIE DlPLOMATICHE P ER I TIPI di Mondadori sono recentemente apparsi due vol~1mi di ri_cordi. di diploma.ti~i it~liani: F~1?-o, di Massimo Mag1strat1, t r atta de L Italia a Bellmo (1931-1939), mentre l'altro, di Alberto Tarchian\ si riferi– sce all'opera svolta dal medesimo quale ambascrntore ne– gli Stati Uniti dal 1944 al 1!)54 (e si _intitola .Dieci anni tra Rom,a e 1Vashington). Nonostante 11 loro diverso tono ed arO'oroento essi meritano di essere recensiti congiun- ~ tamenÌe, perchè purtroppo testimonian~ di una cri~i, d~ll_a diplo~zia (e della politica este1·a italiana) che s1 e 1m– ziata-: 'còl fascismo e che è ben lungi dall'essere superata. I ricordi del Magistrati erano gjà in parte noti per gli .articoli pubblicati, fra il 1948 e il '52, sull~ R-ivista di Studi Politici Internazionali; d'altra parte, 11 quadro generale· dei rappo1-ti italo-tedeschi negli anni precedenti alla seconda gnerra, mondiale è già considerato in nume– rose e documentùte trattftzioni, fra le quali spicca quella del Toscano su Le origini divlomatiche de.l vatto d:ffcciaio; cjò' ci esonera dal considerare particolarnggiatamente i ri– cordi in questione. Ci limiteremo a dire che essi recano ùn ben valido contributo alla storiografia diplomatica del periodo che cop1·ono, per ~ molti ben scelti dettagli e per le varie notazioni acute che contengono (non si può non · rilevare, però, il mancato esame dell'atteggiamento sovie– tico al tempo di Monaco). Aggiungeremo che confermano che fu la guerra spagnola a sancirn l'inizio della suddi– tanza~ di Mtlssolini verso 11.itler, il quale si sentì libero da allora. di sviluppare il prop1·io programma espansionistico senza neppur curarsi di informare delle propl'ie mosse il collega dittatore; questi, a sua volta - e il suo ministro degli ested - non seppero reagii-e se non contrapponendo, pel' dispetto, alle iniziative tedesche, altre iniziative (come l'occupazione dell'Albania) le q,nali produssero una de~ fì~itiva rottura con le potenze occidentali e balcaniche e così ancor più legaroflo il carro italiano a. quello te.desco (per suo conto, la nostra ambasciata a. Berlino non sem– pte dimostl'Ò di essel'e vigile osservatrice degli avveni– menti, ed in occasione ad esempio delle trattative ge.r~ mano-sovietiche fu ben sopravanzata da quella d1 Mosca). Particol'armente interessante, il volume del Ma– gi::-traii, è poi per alcune questioni specifiche che con– sidera (come l'annoso prnblema dell'Alto Adige). e per i' ritratti dei principali attori di quei drammatici anni. Ciò premesso, dobbiamo dire che il grosso difetto del– l'opera del Magistrati sta nella, sua impostazione. A questo proposito occorre l'ico1·clHre una lettera, « assolutamente segreta e persona!~», che l'A. non cita, nel suo volume, e che pure indirizzò a Ciano il. 28 agosto 1939: in essa si diceva: « Mai nessuna guerra sarh stata sostanzialmente pili inutile. Sono quindi del perrsiel'o che essa non sari\ iunga, p0rchè, dopo le prime battute, tutti si convince– ranno che il ginoco nOn vale la candela. Nessuno è pra– ticamente in condizione ·cli vjncerc. Il solo paese in con– dizioni di pe1·dere è la Polonia. Cli altri si troveranno tutti, ad tLJl certo momento, immobilizzati ... Nè la Ger– mania può sperare di colpire a morte Francia' ed Inghil– terra ... nè queste possono veramente illudersi di piegare definitivamente la Oe ..mania, paese fortissimo di 85 mi– lioni di abitanti, oggi co4 le spalle libere.,. Io mi auguro veramente, quindi, che ad un ce1·to momento, nella de– pressione inevitab.ile dei due campi 1 Yenga fuori l' iniz.ia– tiva- della tregua, iniziativn che non potri~ non essere prerogativa del Duce e dell'Italia, unico paese che; nella:. integrità, delle sue forze, sarà 1·imasto in concli'ltione di. (155) nuova'repubblica poter manovrare in guisa tale da. "imporre" 1a paco all'Europa> (si veda I docwmenti diplomat'ici ita.lùmi, Vlll serie, voi. XIII, Roma 1953, doc. 389, pag. 241 ss.). Orbene, lo spirito che traspare dal volume in esame ò pur ... sempre quello del citato documento, riassumibile nella credenza che la diplomazia sia una scienza autonoma ed indipendente, che al servizio di qualunque governo· ed in qualsiasi circostanza ha il compito di difendere gli inte– ressi del paese. ln J'ealtà, essa è condrzionata completa– mente, nella sua opera, dal tipo di regime che governa il paese e dal tipo cli politica che viene perseguita. In un regime dittatoriale anche la diplomazia è complice, vo– Jontal'ia o non, dell,'icleologia irrazionale che è a fonda– mento di quel regime: i" suggerimenti che essa può for– nire sono ascoltati fintanto che corrispondono agli inten– dimenti dei governanti, e questi stessi ricordi ne sono una. dimostrazione: basti pensare che confermano che il pro" getto per ufla formale alleanza italo-germanica tornò di attualità - e venne realizzato - a seguito di. una im– provvisa e personale decisione di Mussolini. Crede del resto veramente, il Magistrati, che le cose sarebbero an– date diversamente se il docurqento che sancì questa al– leanza fosse stato meglio redatto? E crede veramente, per quel che concerne la Germania, che la \iVilhelmstrasse abbia adempiuto ad un'utile funzione preoccupandosi di minimizzare le prnvocatorie iniziative naziste? Sarebbe piuttosto interessante vedere quanto i d.iplomatici tede– schi abbiano contribuito, coscienti o. non, a ritardare la. prepa/razione militare delle potenze occidentali, illudf)n– dole sulla loro pos~ibilìtà di frenare Hitler (lo stesso Ma– gist1·ati parla, a proposito della Spagna, di « doppio giuoco » e « scambio delle parti» fra Cancelleria e Mi– nistero degli Estei-i, ma non ne trae le conseguenze). Del resto, al momento decisivo fu il «duro:» Ribbentrop che ebbe H sopràvvento, mentre il pacifìst~ Von Neurath fu inviato a «proteggere» i disgraziati cechi. F IGURA di tutfl\lfro genere è quella, di Albct1:o Tar– ohiani: questi non è un diplomatico di ~arriera, ed è invece un antifascista di sempre; non ha peh s~lla penn~, e non risparmia aspre critiche ai ministi·i in ~?rica. I suol ricordi sono di notevole interesse, pe.r varu retroscena.– della politica estera italiana che delineano e per alcune importanti indicazioni che ci forniscono rela~iv~men~e ad atteggiamenti e posizioni che furono prol:'r1_, 1~ diverse circostanze,· dei nostri ambasciatori e _mm1str1. In?ltrei sono coraggiosi, perchè rivendicano totalmente ali_Au– tore la responsabilità di avei' premuto su Be Casper1 af: finché estl'omettesse i comunisti dal governo e affinche· aderisse, senza condlzioniJ al patto atlantico. Però fanno. Cadere le braccia! Infatti confermano l'as~oluta mancan,-;a\ nei governanti italiani, di qualsiasi orientame1~to. aut~– nomo ed ol'iginale in politica es~e-ra. Durant~ d1e.e1 ann:, si può dil'e che I~ nostra. am!Jasciata a ,vashm~on tratto a fondo due s~e questioni: quel_la delle colome e q~1ella di Trieste. Per le prime, Tarchiani giustamente nleva l'assurdità della pretesa italiana di rivendicarne, in qual– che modo, il possesso; per Trieste fa notare che quanto fu ottenuto nel 1954 - e qualcosa di pili - si sarebbe potuto ottenere varii anni prima ~e De Ca.speri_ avesse meglio avvertito gli sviluppi fatah della s1tuazwne: ~ questo riguardo occorre però anche osservare che non tut~l i torti aveva De G speri a sperare, una volta accettato 11 consiO'lio di Tarchiani di compiacere sèmpre gli americani, che ;ue::;ti alla. fine ricompensassero me~lio l'Itali~ per I~ sua condiscendenza.. Circa il patto atlantico non vi fn ma1 alcuna discussio1ie cli fondo fra l'ambasciatore ed il go– verno: il primo ne sostenne la nostra adesione perchò· gradita agli Stati Uniti; il secondo espresse alctrne per– plessità pe1· timore di dispiacere all'Inghilterra e di pro– vocare forti reazioni nell'opinione pubblica. Nel complesso il volume ci mostra un De Oasperi asso– lutamente privo di fantasia, di t:oraggio e di iniziativa, ed' un governo ed una diplomazia che scambiarono la soli. darietù occidentale, intesa come adesione ai principi della• democrazia parlamentare, con l'accettazione pura e sem~ plice della politica americana. Nell'errato presupp~sto ~he· tale accettazione fosse indispensabile per essere a1utnt1 e· cliEesi dagli Stati Uniti, si giunse a suggerire a,I_govern? di limitare al minimo ogni rapporto con la. Russia pel'Cho « o·gni nostro atto, anche di cortesia o di puro interesso pratico, verso Mosca, che non' fosse dosato con cura, eccite– rebbe sospetto se non vera e propr·ia irritazione » (pagina, 134); ci si dichiarò contrari alla costituzione dello Stato– Libero di Triest~, in pratica per non obbligare 1c· forzo amel'icané a ritirarsi da quella base, mentre sarebbe stato· l'nniCo valido tentativo per cercar di sottrarre a 'l1ito i paesi della Zona B e prepararne il ritorno all'Italia.; ci. si battè per una stretta alleanza militare con gli Stati Uniti per ottenere in cambio che cosa: la dichiaraz.ione tripartita del 20 marzo 1948 ! In realtà gli Stati Uniti erano per proprio conto politicamente inte1·essati a soste– nere ogni paese non appartenente al blocco sovietico; quanto all'aspetto militare della questione, esso dipende dalla scClta cli una strategia atomica a breye o largo raggio da parte dello stato maggiore americano, e su que– sta scelta meglio può influire chi non si dimostri disposto· a priori ad eccessive concessioni alla« voce dell'America», ed anche a questo proposito Tito insegna molte cose come questi stessi ricordi dimostrnno. In ogni modo, con la nostra politica abbiamo rinunciato a qualsiasi te~tativo di .iniziativa et11·07,ea diretta veramente a cercar di sbloccare la situazione interna,-,ionale genernle, trasferendola da un clima di gnel'l'a fredda ad uno di distensione, e pertanto ancora oggi continuiamo ad essere st1ccubi di a,,,.venimenti che ci colgono impl'Cparati. Da queste pagine un solo di– plomatico si salv.a, M'anliò Brosio, che talora avanzò proposte coraggiose, purtroppo non appreZ""L:ate. Al termine della lettura di questi due volumi vien fatto di pensare che non è senza significato che Massimo Magistrati sia attualmente direttore generale degli affari politici. al ministero deg:li esteri. FRANCO RA VA'

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