Nuova Repubblica - anno IV - n. 43 - 21 ottobre 1956

{153) nuova repub&liea 3 I FEUDATARI DELLO ZUCCHERO QUINDICI LIRE DI MENO La Jjeve riduzione det prezzo delll:l zucchero stabilita dal CIP dopo che gli industriali l'avevano già decisa, non è suffi– ciente ad immettere nel mercato nuove masse di consumatori, e si risolve in un soprapi·ofitto dcli' industria dolciaria , di PIERO· BARUCCI F INALMENTE, .nella sua, r:iunione dell'8 settembre sco:rso, il. CIP ha deciso- la, riduzione del prezzo ► dello zucchero al c0nsumo di 15 lire al chilogram- 1 mo. Come si sa 1 il CIP ha il compito, di fissare· il livello dei prezzi di certi beni di consumo (metano, zucchero, canapa, riso, cemento, ecc.) e le tariffe di certi servizi pubblJci (g_as-, acqua, telefoni, radioaudizioni, ecc.) per impedire che~ qµeste industrie, controllate per lo più da gruppi ristretti di << magnati », r:iescano a configurarsi come industrie monopolistiche. E' tuttavia curioso no– tare, che la decisione del C~ è venuta, a diversi giorni di distanza dalla d:ecisione di alcuni industriali che, per smaltire al pjù presto le loro scorte sempre più impo– nenti, avevano ridotto per proprio nonto il prezzo dello zuçchero. Il fatto è piuttosto significativo! un comitato, nato col preciso scopo di limitare e magari estinguere· i sOpraprofitti di monopolio, riesce· soltanto a conferire crisma di ufficialità ad una situazione che il gioco della domanda e dell'offerta aveva già per conto suo deter– minata. Vien voglia di chiedersi: ma allora il CIP che ci sta a fare·? C:i Vfone in mente quel che disse-- qualche anno fa l'on. _Tremelloni, che esisteva una « per così dire ... correitià » fr.a il CIP e~ gli industriali saccariferi; ci pare cli.e quella affermazione sfa tuttora valida. Non v'è dubbio che- fa decisione dell'8 sett'embre è comunque di notevole rilievo, in special modo per le classi meno abbienti. Assistiamo in Italia: ad un feno– meno- che, se non fosse tragico, non esiteremmo a defi– nire grottesco. I depositi degli zuccheriffci sono pieni zeppi da tempo di rimanenze invendute (le scorte am– montano a 4.500.000 quintali, il che' equivale a più della metà del nostro consumo a_nnuo); il consumo pro– capite italiano è di contro uno dei più bassi che si possa registrare in paesi ad un certo grado di civiltà. ~er alcune popolazioni del Mezzogiorno infatti, lo zucchero è. P,raticamente un tiene semisconosciuto; coloro che af– fer~ano essere il clima italian◊ troP,po caldo per un fÒrte consumo di questo bene non tengono evidente– mente presente che esistono paesi a climà ben più ·tor– rido di quello della nostra, Sicilia, a consumi altissimi. Le ragioni dello scarso uso dello zucchero in certe parti d'Italia sono ben altre; anzi è una sòla,- "anche se di capitale importanza: il prezzo dello zucchero è alto, troppo alto, cosicèhè per certe popolazioni a bassissimo reddito qt1esto bene diviene un bene voluttuario. Di fronte ad una situazione del genere, una dimi– nuzione di 15' lire ne1 prezzo può ritenersi sufficiente a promuovere· una correlativa- espansione del consumo? Molti sostengono che lo zucchero è un bene a domanda scarsainente elastica, perchè larghi strati della popola– zione sono soliti non adoprare lo zucchero per una ra– gione di natura psicologica. I contadini in genere, di– cono costoro, sono assai più disposti a nutrirsi dei pTosperosi frutti che la terra direttamente offre loro, che ad imparare a zuccherare abbondantemente il caffè od il latte. Questa sottile interpretazione· di un fatto eco– nomico (per la cronaca, è del ministro dèlle finanze on. And'reo.tti, che si ·sa bene di. quali panni vesta) ha il non lievè difetto di fare ai cozzi con la realtà. Non ci interessa. affatto sapere in questo momento in quale ceto sociale la domanda. dellò zucchero è più elastica, · ci interessa invece constatare che in Italia, dal 1951 al '55, il consuma medio di zucchero per abHante .è au– mentato da 12 a 17 kg. (con un incremento quindi di circa il 40.%): q6"°esto aumento è avvenuto a prezzi in– vàriati, in funzione unicamente dell'aumento del red– dito medio, Ora, se all'incremento del reddito medio si fosse ac.compag_nata una progressiva diminuzione del prezzo dello zucchero, la domanda si sarebbe ovvia– mente espanta assai di più, e non ci troveremmo a que– sto punto- con i mag•azzini degli industriali pieni fino all'inverosimile e con certi celi popolar:i che. dello zuc– chero conoscono il sapore soltanto per sentito dire! La orooosta delle ore;11niz1,nzìonj si'nrl11eali':60 lirn di meno Tuttavia, non: si può affermare con certezza che una esigua riduzione; quale quella apportata dal CIP al prezzo. dello zucchero, possa veramente dar luogo ad un proporzionale incremento della domanda. Che di qui ai breve tempo la. domanda complessiva di questo bene subisca u:o.'espansione· è cosa certa. Quel che non è dato sapere è la misura dell'espansione. L'aumento sarà de– terminato da un duplice ordine di ragioni: 1) perché gli abituali consumatori saranno, stimolati a consumare· dI pili (o, per lo m·eno; a noA consumare• di meno); 2) perché esiste in Italia una là.rga quantità di consu– matori allo· st,ato• potenziale- ehe aspetta una riduzione del prezzo del bene pet· entrarè nel· mercato. E• evi– dente che una certa parte d-i questi consumatori potèn- ziali (anche se non tutta) entr~rà sul mercato, dando luogo ad un immediato. aumento della domanda. L'ela– sticità della domanda dovrebbe dunque essere maggiore dell'unità; ad una diminuzione. del prezzo, dovrebbe cioé corrispondere un aumento più che proporzionale del consumo. Ma c'è da tener. presente un fatto assai impor– tante. Lo zucchero non viene soltanto consumato come prodotto finito, ma una larga parte di esso entra come fattore produttivo. (e così come elemento di costo) nel– l'industria dolciaria. Una diminuzione di questo ele– mento di costo può essere capace di incidere sul prezzo del prodotto finito, all'unica condizione che tale elemento rappresenti una i;iesante percentuale nel costo comples– sivo. In caso contrario (e ,questo è il caso dell'industria dolciai:ia onerata da molti altri fattori di costo, non ultimo quello rilevànHssimo della pubblicità) la dimi– nuzione del costo di un fattore vieÌle ad assumere così scarsa importanza, che il consumatore non viene a ri– sentirne nessun beneficio: In pura astrazione -teorica, è indubbio che una seppur li~ve diminuzì.one del prezzo dello zuachero--dovrebl)e dar. luogo ad una corrispettiva· diminµzione del prezzo dei prodotti dolcia•ri. Se dunque il br.acdante meridionale non pr.enderà l'abitudine di inzuccherarsi il caffè al mattino, imparerà ad assapo– rare le caramelle al pomeriggio, ma ·purtroppo nem– meno questo è .vero, soprattutto perché il regime di" mercato in cui operano le imprese produttrici di prodotti dolciari è ben lontano dall'esserE in concorrenza per– fetta, ma vicino piuttosto alla forma dell'oligopolio. Ora, chi può éredere che Motta od Alemagna, per citare i due mostri più grossi, rivedano i prezzi dei loro prodotti? La diminuzione del pr.ezzo dello zucchero è stata così lieve, che queste industrie monopolistiche nemmeno si prenderanno la brida d~ rivedere il loro calcolo econo– mico e di rideterminare il lor9 punto di equilibriq. La domanda è sempre la stessa, l'offerta anche, i prodotti li ottengono a costi diminuiti, che cosa c'è di meglio s~ non sfruttare adeguatamente la congiuntura favorevole? · Ben altro sarebbe stato il ragionamento se il prezzo dello zucche~....,___fossediminuito (come avevano proposto le tre organizZàzioni sindacali) di 60 lire al .chilo (20 a carico degli industriali, 20 dei bieticoltori, 20 del1'era– rio). In questo caso, anche l'industria monopolistica può avere interesse a rivedere il proprio Calcolo economico, ripromettendosi di saturare una domanda potenziale at– traverso uri alimento dell'offerta accompagnala da una diminuzione dei p·rezzi. Resia a vedere se esistesse obiettivamente I.i possi– bilità di giungere ad una diminuzione del prezzo dello zucchero così massiccia, senza correre il rischio di cadere in difetto di offerta. A parte .-i"l fatto che se im– portassimo Jo, zucchero (ad esem.Pio quello cubano) verremmo a risparmiare 60. lire al kg., alcune consi– derazioni assai semplici possono confermarci che una diminuzione ben superiore alle 15 lire proposte dal CIP era. possibile. Gli elementi che fqrmano il prezzo dello zucchero in Italia sono: rassa di fabbricazione, IGE, etc. Bieticultori Industriali' Cassa Conguaglio Trasporti 103,90 44,55 % 73,71 31,44% 56,29' 24,0! % 2,50 236,40· non ha ancora fatto. sapere nulla. E nessuno sa -se essa ancora- esista oppure no! Ciò che si sa invece è che i conti in tasca agJi industriali se non li ha: fatti questa commissione costituita con tanto di Decreto Presiden– ziale, difficilmente potrà farli chiunque altro. Tuttavia, alcuni anni or sono, uno studioso della se.rietà e comPe– tenza dell'on, Tremelloni dimostrò che il prezzo del1o zucchero era superiore di 14-15 lire ad un « prezzo che . si potrebbe ben~volmente considerare equo ».·Da allora, a dir la verità, le cose sono cambiate, ed una parte del compenso che spettava agli industriali è passata pro.--..... ,, gressivamente. nelle tasche dei bieticultori, ma c'è d·a tener presente che i costi fissi dell'industr,ia saccarifel·a sono andati via ripartendosi 'su una quantità sempre maggiore di bietole lavorate. Come si vede, la. diminu– zione di 20 lire a carico degli industriali, richiesta, dai sindacati non era poi campata proprio per aria,! Ha vinto l'on. Bouomi Passiamo ai bieticultori. L'alto prezzo che il' CH?• fissa annualffiente per il raccolto delle barbabietolè· ·ha scatenato la più furibonda corsa alla coltivaziorte, di questo prodotto così ben rimunerato. Neg~i ultimi tre· anni la superficie coltivata a bietole ha subìto in Italia un inàemento di oltre - il 20%. Nonostante questo,. al CIP non è nemmeno vénuto il dubbio che il prezzo delle. barbabietole da zucchero fosse alto, tantoché nella riu– nione del 10 marzo 1956 il prezzo è stato anche· per quest.'anno confermato. E' da notare che quella riunione era presieduta dall'on. Colombo, ministro' dell'agr~col!. tura, notoriamente uomo di sinistra DC. Suggeriscono– i maligni però, che in Italia, di fronte al. fuggev:ole ·comparire e scomparire dei vari ministri dell'agricol– tLira, un uomo se ne resta fermo ed imi;:,ertenito. al suo posto da dove gli riesce facile controllare e dominare il tutto: il « superministro » (come qualcuno lo ha chia– mato) on. Paolo Bonomi, che tutti conosciamo. Sembra che anche stavolta la tesi Bonomi sia prevalsa. Il che in fondò non sarebbe gran male se per l'appunto essa non coincidesse con quella: che disperatamente sostene– vano i proprietari terrieri. << E' çla illusi - dicevano costoro - cercare di aumentare il consumo dello zuc– chero attraverso una riduziorie del prezzo. Intanto la domanda è anelastica! E' assai meglio invece (per loro .. naturalmentel) tro.vare un accordo tra tutti noi p·er ri- . durre proporzionalmente l'ettarat9 coltivato a bietolè e riprodurre così l'equilibrio fra domanda ed offerta ». In parole povere il concetto era questo: è assai bene c}:le gli., italiani non si ammalino di diabete, ed è· cosa assai, migliore trovare un accordo in famiglia per mantenere· costante il prezzo dello z~cchero. Sembra che gli .inte– ressati si siano accordati (dice un proverbio che i cani mordaci non si mordono tra loro!); certo è, comunque, che il governo non ha avuto 1 assicurazioni sufficienti eh~ al prossimo anno sarà ridotta l'eccedente produzione> d-i. barbabietole da zucchero. E' Ovvio che i bieticultori si sono affaccendati., ad aumentare la superficie coltiv.ata· ·a. bietole, non per diP.orto, ma per l'intuibilissima ragione che qu"ella coltura era più redditizia di ogni altra. E vediamo, per concludere, la questione dell'lm·posta di fabbricazione, che il ministro delle finarize ha accon– sentito a ridurre di 5 lire al chilo, Potrebbe essere questo un fatto· veramente significativo, in quanto .Potr.ebbe Lasciamo da. parte la questione della Cassa Congua- voler dire che, anche_ i~ Italia si vuol .finalmente· farla glio Trasporti Zucchero, non perchè sia di per se stessa finita col taglieggiare il consumatore in un modo·. ogpri- non importante, ma per l'unica ragione che ·meriterebbe mente sui beni di più stretto ed indispensal::iile consumo, un discorso speciale richiedendo,·- f.ra l;altro, uno sguardo per adoprarsi a perfeziona:re il nostro sistema di imposte a-ila saggia politica economica del passato r·egime che dire.tte mir_ando così a spostare la p1:essione tì,scale· dai volle imp.iantare zuccherifici in regioni della bassa Italia poveri diavoli ai grossi « panzoni >> dell'industria· e- del- dove le barbabiètole non nascevano nemmeno a por- l'agricoltura italiana. E' assai· probabile che in nessun tarcele g.ià mature. Vediamo invece su chi inc\dono le paese civile al mondo, beni di così necessario consumo. 15 lire detratte· sull'attuale prezzo dello zucchero. I due come· lo zucchero ed il sale ·subiscano un carico fiscale terzi ·oo- lire cioé) sÒno ~ndati a e.ari.Co degli industriali. così notevole che, nel caso dello zucchero, raggiunge· il A dir la verità non è che gli intei:essati abbiano ben ; 40% abbondante del costo di vendita. digerjto il provvedimento, ma- insomma, bene o male, Abbiamo l'impressione però, che questo non rimanga dopo aver mi_nacciato serrate ed altre co.sette· del genere, che un fatto sQoradico e temiamo anzi che possa proa- l'hanno accettato. Non ci importa sapere se la, loro è durre sfavorevoli ripercussioni. Si è- acconsentito infatti stata una mossa puramente diplomatica ripromettendosi a. diminuire di 5 lire l'imposta di fabbricazione alla con– di ritornare alla carica fra breve, chiedendo la costitll- dizione che l'aumento del consumo, correlativo alla, di- zione di un « Fondo di · Conguaglio Interessi Passivi» minuzione del prezzo, lasci invariato il gettito totale che li compensi degli onerL procurati loro dalle enormi dell'-imposta. giacenze di zucchero invendute; quel che ci importa è Ed in caso contrario, in caso cioé che l'elasticità della rilevare che queste brave persone da parecchi anni (è domanda sia minore dell'unità, come si intenderà fal" dal '49 che il prezzo dello zucchero rimane inalterato) fronte alla diminuzione del gettito totale? Il nostro, bi- lucravano qualCosa· come 10 lire al chilo che, moltipli- lancio non è tale da permettere distrazioni... di sorta o ge-- cate· per il conq_umo annuo itahàno che è di 8 milioni niali esperimenti ed in qualche modo si può essere ce:r:ti di. quintali, danno un certo utile di 8 miliardi. Il che che il governo vorrebbe tappare il buco. Come? Se· lo, si non è poco. A·l riguardo, fu costituita fin dal 1948' una dovesse tappare aumentando un'altra imposta di fabbri– commissione che ,« avrebbe· dovuto -indagare sul pro- cazioile su un bene di primo consumo come potrebbe· es-,, b1ema saccarifero», non esclusi i relativi costi di pro- sere il sale, ebbene diciamolo sinceramerite, sarebbe- stato. duzìone. Ad otto. anni di distanza, questa commissione meglio,che il prezzo dello-zucchero fosse rimasto,in.variato-1

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