Nuova Repubblica - anno IV - n. 38 - 16 settembre 1956
(128) nuoJTa repubblica UINEMA A VENEZIA LEONE ,IN GABBIA .di CLAUDIO ZANCHI P RIMA che sui film in concol'so, l'attenzione di quanti hanno partecipato a.ll' edizione 1!)5G della Mostra In– . ternazionale del Cinema cli Venezia el'a forse con– centi·ata sulle trasfor,nazioni strntturali che la nuova di– re:t.ione ..del Festival aveva portato al regolamento, nel tenfativo di_ porre fine al progressivo decadere de~ motivi ctdturali della manifestazione a beneficio di quelli mon– dani e commerciali o addirittura bassamente pubblicitari. Alcuni verdetti particolarmente il'l'itanti e çlettati da evi– denti ragioni di equilibrio avevano d'altra parte contri– huito a diminuire ancor più il prestigio e l'importanza della Mostra, già minati dalla continua fioritura di ma– ni(e~ta1,ioni del genere da Cannes a Berlino. E' noto in che cosa' siano consistite queste innova– zioni: innanzitutto nel dimez~are il numero dei film in concorso (e ovviamente un certo nurnero di nazioni cine– matograficamente importanti come Inghilterra e Svezia sono risultate assenti) affidandone la scelta non più alle singole nazioni pl'oduttr-ici, ma ad un'apposita commis– sione nominata dalla stessa direzione della Mostra. Nello stesso· te.mpo venivano lasciati a disposizione della giuria (quest'anno non solo interna;r,ionale, ma veramente « rap~ presentativa :i, e per tendenze culturali e pei- la persona– lità stessa dei singoli membri) tre soli premi: « Il leone d'oro :i, per il miglior film e le due Coppe Volpi per la migliore intet·preta:zione. Il nuovo sistema. di selezione veniva infatti a darn di per se stcSso un notevole titolo di me1·ito ai film p1·escelti. L'opposizione dèlle gl'osse case di pl'Oduzione occiden– fali non tardò a.· manifestarsi e raggiunse punte acutis– sime: per un cel'to periodo pai-ve anche che il Festival non avrebbe potuto effettuarsi. I trusts cinematografici avve1·tivano infatti chiaramente che in una manifesta– zione cultul'ale le loro possibi[ìtà. sarebbero state pres– soché nulle e non erano affatto disposti a rinunciare al– renorrne e gratuita massa di pubblicità che la presenza e la premiazione a Venezia comport::1110. Interventi e pres– sioni riuscirono a salvare in extrei11is la :Mostra anche se la maggior pal'te dei produttori amei·icani si rifintò di far "visionare,, i propri film dalla commissione selezio– natrice. I malumori e le diffidenze erano comunque tut– t'altro che sopiti e il Festival si .apriva con la grossa jpoteca posta da un notevole numero di persone pi-onte a servil'Si di ogni min.ima lacun_a per rimettere in discus– sione e sotto aècusa (come si è poi puntualmente verifi– cato) la nuova formula. Evidente dunque come il più notevole intei·esse della i\fostrn fosse rnppresentato dalla possibilità dì verificare. :-dia prova dei fatti la bontà. di questa formula così du– .ramente attaccata. I)mtroppo la situazione generale della Produzione cine– matografica non è tale da favorirn in pieno esperimenti di questo genere, nel senso che per permettere ad al– cuoi paesi in piena « crisi cinematogrn6ca » (Come l'Italia e per altri versi la Russia) o in posizione assenteista (come la m3ggior parte dei produttori USA} di essere prnsenti si è dovuto scendere a divc1·si compromessi con i 1·igorosi p1'opositi iniziali; Da questo stato di cose - e forse anche dalla composizione stessa della commissione' di selezione privata di quella «rappresentatività» che abbiamo detto esser~ stata caratteristica della giui-ia, proprio n1entl'e essa con Ja nota impostazione di partenza veniva ad assumere una fnrn~ione estrnmamente delicata ed importante e tale, :in un certo senso, da svalutare quella della giuria - è derivata la presen;,;a di alcuni film completamente inutili. Certo anche la decisione della giuria, a nostro giudizio es.atta e giustificabile, di non attribuire il massimo pre– mio, non è «politicamente» opportuna. per una direzione cpsì bisognosa di un grosso successo di prestigio. Il ver– detto e ancor più la. sua stessa formulazione (questa vera– mente criticabile) possono infatti fal' credere che il li– vello delle opere presentate & Venezia sia stato assai sca– dente malgradp la selezione operata e quindi favorire i « liberalizzatori » del Festival. In realtà, pur mancando il capolavoro che facesse senza discussioni spicco sugli altri, c·erano invece almeno quattro film (i due giapponesi, Culle m,ayor e Gervaise) che avrebbero potuto essere pre– miati senza suscitare scandalo e certo tutti superiori ad opere (.Manon, Gi,uslizia è fatta, Giulietta e B.omeo) che !lVevano in passato guadagnato il Leon d'oro. A nostro giudizio quindi, ed è una constatazione abbastanza con– i;;olante, ci si è trovati in presenza cl.i opere di valore notevole, ma, quasi uguale·, il che non ha permesso il formarsi di una rnaggiornnza intorno ad un solo film. La situazione è tutt'altl'o che nuova in mani[estazioni del genere e viene risolta all'interno della giuria in base a· compromessi mediante i quali alcuni giudici si assogget– tano ad esempio a cambiare il proprio voto- sull'attribu– zione del gran premio in cambio di particolari conces– $ioni per i propri favoriti circa i premi minori. Solo che questa volta l'onestà critica dei membd della giuria vene– _zia:pa non. ha 'permesso una simile soluzione. Sarebbe stato bene· però che. il comunicato finale avesse franca– mente ammesso che i giudici non si erano trovati d'ac– cordo, il che non ci sembra un disonore. · Ma.l_g/àdo ·queste lacune la sostanziale validità della (Dìs. di Dino Boschi) -rLa contessa Bellentani, recentemente di- messa dal carcere, avrebbe intenzione di scrivere un romanzo sulle sue vicende) u Pcrchè non prof}oniamo un premio letterario Porto Longone ? » nuova formula veneziana. non risulta jntocca·ta: la via. irnboccatà è senz'altrn qnella esatta. Quali considenizioni generali si possono invece trane dai film presentali, te– nendo presente che una mostra rappresenta (o dovi-ebbe rnppresentarn) un panornma abbastan,,_a completo della migliore e pili i-ecente proclmr.ione dei val'i paesi? La prima, e la più ovvia, è che le grnsse cii1emato. grafie europee e amel'icane (con la. sola eccezione della Francia a cu.i una lunga trn.di, ;ione cli intel!igen;r,~i e di buon gusto permette di figurnre sernpi·e almeno con no– tevole ·dignità) escono con le osSa rntte da quesù compe– t,i,;ione, rnent;·e Cl'eSCe eno1·rtl0mente il pJestigio cli alcune piccole nazioni e si consolida definitivamente quello dei paesi asiatici. Sj pensi per esempio alla Spagna la cui presenza nei festival garantiva, sino a poco tempo fa, due. 01·e di ~~!!:~ noi_a .e che qu0st'f~nno· .è fll'l'ivata a un soffio dall'flggHra1cars1 1l grnn p1·emi-o; s1 tenga presente che i due film migliori Visti .a Veneziri sono stati Pather panchali (Il raccorito della sfr.ada) dell'indiano Roy. e Una vita in gioco del cecoslovacco \1/eiss, entrambi fuori concorso, il pl'imo per essere stato già pi·csentato a Can– nes (e rimane veramente inspiegabile come gli sia stata prefel'ita una. pellicola sottoma1·ina) e il secondo perché giunto « fuori ternpo massimo» alla cçmmissione sele– zionatrice. L A CINEMATOGRr\FJA apparsa più.---incri:-,;i è stata pm·• troppo prop1·io quella italiana (H'Vì'cl1e· se alcuni aedi, auspice l'on. Brnsasca, vanno elevando peana a Gi~erra e 1mce) che si presentava con U·i·m,J)e1·0 del Sole di Cra– veri e, Gras (spernndo di ripetere lo stuperacente e ingiu• stificato ,successo che Magia verde e Conti.nente perduto, ·realizzati pressappoco dalla stessa équipe, avevano incon– trato a Cannes) e Suor Letizia cli Camerini, evidente ten– tativo di assicurnrsi, grazie ad Anna Magnani, almeno il premio per la migliol'e interpl'etazione femminile: la po– polare «Nannarella », malgrado tutti i suoi sforzi, ter– minava invece buona ter~a a rispettabile distanza e in un «campo» che non offriva molte partenti (circa la metà. dei film erano assolutà.mente privi di interpreti femminili). Suor Letizia pa1-tiva jn realtà da un'idea notevoln1ente originale (nata, sembra, dal fervido ingegno di Zavattini) e capace cli dare all'opera una vera sostanza dr~mmatica: il nascere in una suora di un inompente istinto del.la ma– ternità, inteso nel più completo senso della parola. Un tema, come si vede, particolannente scottante, e che avrebbe richiesto ben alti-a tempra cli. quella del j\lecchio Camerini. Il film corre quindi su due binari: quello, di gran lunga preponderante, di una « Onorevole Angelina» in tonaca che rimette in piedi un convento in precarie condizioni economiche e sul punto di essern abbandonato, con il convenzionale coro delle monache e il posticcio in– serime~to di una banale storia c1\1ppendice, e quello del– l'intenso drnmma cli una donna cui l'abito non è riuscito a mortificare internmente la µrepotente femminilità. In questa seconda parte la Magnani 1·iesce a raggiunge1·e momenti di eccezionale capacità espressiva, come nella scena in cui la protagonista. si abbandona per la prima volta a questo nuovo e jnconfessato sentimento che la a.gita abbraccjanclo disperatamente il bambino e libera inavvertitamente dalla cuffia i lunghi capelli neri: il volto della ]\'Iagnani 1·iesce a dare in pochi momenti tutto il senso di una vita fallita seguendo una vocazione sba~ ·gliata e il desiderio non solo di un figlio, ma anche di tutto quello che esso comporta. Un frammento di fortis– sima intensità. che sembra piovuto non si sa da dove in questo film per il resto tanto scialbo e manierato. Corre voce che questo brano sarà tagliato nella versione che sarà proiettata in pubblfoo .. 7 * lllBLIO'l'lrnA * STORIA DEL CLNAI S UPERATA la fase, irnmediab-111w-nte rmccessiva a.Ha. hberazione, della cronaca e dr-lla rnemorialistie;a, ca– ratterizzata da una produzione tanto copiosa quanto disorganica, la letteratura della Resistenza- si va djfleren. ziando e itpprofondendo in due pi·incipali filoni: quello in– ventivo e creativo, ove la fonb-1sia interviene risoluta– mente su nuclei di realtà storica al pmo scopo di rievo– care e ricostituire il colore, l'atmosfera, l'umanità dei giòrni della lotta antifascista e della. liberazione, con d– sultati t~lora assai convincenti e non soltanto sul piano esclusivamente letterario e poetico; e quello scientifièo, in cni è lo studioso, 1rn1gari con nlle ·"Pl'llle esperienze dirette della lotta. cli liberazione, che procede l'llla metodica raccolta. e 1)ubblicazione cl.i documenti e comincia a. sottoporli a Ya– glio critico, a operare rinlerpi·etazione cli momenti, com– ponenti, forze direttive di ·q11el pi:'riodo storico, da coor– dinare successivamente, giovando.-.;i dei paralleli contri– buti di altri stndio~i, in· disegni di sernpl'e più largo respiro. In quest'ultimo setto1·e è venuta a occupa1·e un posto preminente la. Storia d.el CLNA! cli Fl'Bnco Catalano (Bari, Laterza, 195G), pubblicata sotto gli auspici dell'Isti• tuto Nazionalp pel' la Stol'ia dPl Movimento di Libe– razione e prnannunciata da alcuni saggi su singoli aspetti e momenti di vita del CLNJ\l c-he avevano visto la luce nella benemerita rivi~ta biniAstt-ale dello stesso istituto. Qualche ci·itica a questa così vasta e impegnativa opera, al suo primo apparire, in vel'ità non è mancata. Si è accennato a squilibri cli ordi11e ~trutturale, a parti so– vrabbondanti che contrastano con lacune: critiche queste sempre assai facili a forniular·si, che però diventano più' serie, o nello stesso tempo pii:1 cli,-cutibili, se si allargano ad avvertire una generale inco1npiutezza dell'opern, sia perchè essa si presenterf'bbe nncor·a in condizioni grezze, consegnenza di un metodo di l'Ìc<>1·ca e cli trattazione ec– cessivamente tecnicist.ico, sia perché in essa risulterebbero respinti ai margini quando non addirittura esclusi aspetti centrali ·della, Hesi.-:.tf'n,;a, POme l'organiz.zazione ,e la tecni• ca dell'a,,ione militan':I e· .la par-tecip8z.Ìone popolare alla l9tta. Quanto a quesl\i!tìrna. obiezione, sarà utile anzitutto richiamarsi a! soggelto dell'opera quale è espresso dai Suo titolo; e si sar·ebbe se m;.ii tf'ntati, alla luce della"' letturn del libro, cli propone un titolo appe!,a più breve ma di più esteso signifirato, e cioè Storia. del CLN, che potrebbe essere adottato in s0guito l'!.: pochi e rapidi rÌ• tocchi e integl'azioni. (-Juanto al riri1provero di tecnicismo e di at·iditA (che in par-te si collega con l'altra obiezione, nel senso cli ima preslmta ridu,,ione della storia presa in esame alla cronaca dei rappoi-i"i e contrnsti politici e degli aspetti diplomatici, legislatiYi e amministrativi, e quindi di una presunta a~:-1e11za da t"SSa cli quel nerbo e di quella linfa vitale p1·ocu1·atale dall'azione spontanea clPlla collettività), noi pl'cl'niarno p1'1rlare di sobrietà espo– siti,·a e di probità scientifica,- non avendo riscontrato nel •libro del Catalano che diligenza c oculatezza nella scelta ciel materiale, asciuttezza e luciditii di stile, equilibrio di giudizio. _Perché questo, fl nostro avvi~o, è jl maggior merito dell'opera del CAh-tlano: quellR. ~ua pacatezza di esposi– zione, quella sua acc11ratezu1. di ~c·elta e composizione di fonti, hanno in realtà una lol'O interna e ·profonda ani– mazione, sono sostenute chi un Je~pirn morale che non è clifricile cogliel'e.; qw~lla int0lail'lt11rn cli notizie. e docu– menti sull'attività politica, diplomatica, amministrativa del CLN lascia in realtà srilare al suo intemo o nel sno sfondo (ed è questa la 1·ipi-ova della validità del metodo seguito dal Catalano) Ja vicenda appassionata e dolente cli tutto un popolo. nel pili v~1sto quadro della tragedia mondiale. Esemplari le pagin~ ,;ulle difficoltà e le deJu.– sioni della missione del ULNA.[ al Sud, o sulle insidie tese e le reazioni provocate nelle ma:-ise·operaie del Nord dalla politica «sociale» ciel governo di Salò. Il sentimento, la J)assio11e politica, che.subjto dopo la liberazione avevano dettato al Longo lo stile enfatico ed esclamativo, la parola vigorosa e colorita di Un popolo allei macchia, facendo .1·ientrai-e l'aulo1·e nel clima della lotta, mantenendogli, come ha o:-:servl'lto giustamente il Battaglia, la veste del comandante (e ciò neJ.la piena consapevolezza dell'autore ~tt~s,;o, che ci ha dato un'opera positiva e pregevole in quanto "ac\a, appunto giudicata. entro una determinata prnspettiYa), nel Catalano son·o disciplinati dalla ragione e dalla coscienza dello storico, ma (e non può essere altrimenti) circolano da una pa– gina all'altra e partecipano alla costrnzione dell'opera. E' ov,,,io ritenere che i·n :-:ucce~::;i,·e edizioni il Cata– lano potrà sanare sp1·oporzioni e, difetti materiali, cor-– reggere inevitabili sviste ed 0no1·i tipogrnfici (l'attentato di via Rasella avvenne i! 23 n11-1.t·,;o 1044, non il 13), ampliare l'indice dei nomi e n1agat·i la già. ricca biblio– grnfìa; come è superfluo a,'vPrti1·0 che non "\,a1Tanno ulte~ riori interventi a rendei-e r-ompiuta e definitiva questa opera, che rirna1-rà punto di r.:arl"enza o di t1:ansito per una schiera di altri studiosi. Qut~l che più importa, è avere in essa una buona prova che si sono maturate le condizioni per. çomincia1·e a. far storia ·della Resistenz~: senza che peraltro ciò signirichi sancirn la fìne della Res1...– stenza, ]a sua collocazione frfl gli ogge~~i polverosi dei musei. Tutt'al contrario, è lecito ::;perai·e che la crescente maturità cli questa letteni.turn e stor.iografia consolidi .e allarghi il patrimonio civile e monde creato dalla l;tes1- stenza nella vitfl. italiana. cJ"ogni giorno: tra l'altro, ne stimo.li l'immissione (come eia tnnpo ci si augura e qual– che recente indizio ci promette) nelle aule della scuola. MARIO. SACCENTI
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