Nuova Repubblica - anno IV - n. 38 - 16 settembre 1956

6, FUNZIONI E PROSPET'flYE DI UP UN PUNTO FERMO L ' INTERVENTO di Saragat nelle discussioni per la unificazione soCialista rende possibile una opera– zione che ma\ si sarebbe potuto portare a terrnine contro colui ai meriti e demeriti del quale è dovuta la esi– st~nza 8el corpo elettorale socialdemocratico. E' difficile prevedere se il processo in atto si concluderà; ed è ancor più djffìcilc sapere se si concluderà su 4'.li un p1·ogramma di opposizione, cioè di alternativa alla DC, o se il futuro eventuale· partito unifìcato tenterà subito di ottenere dalla DC una par-te òel potere. Una terza politica, quella. della opposizione in parla-· mento e della spartizione con la DC delle altre fonti del potere, non appa1·e possibile essendo esse in solide mani estranee. A differenza. di quanto avviene in America, dove, essendo presidente Eisenhower, il Congrnsso è in maggio– ranza democratico, il mondo sindacale è democratico, una stessa parte del mondo degli imprenditori finanzia Steven– son e la. molteplicità delle religioni ne riduce l'influenza po– ]jtica, in Italia l'opposizione non ha altro jn mano che l'arma psicologica: o tu governo fai le cose per bene, o io avrò più voti di te e ti Tovescerò in parli'l.mento, conqui– standomi poi, con opportune leggi, le altre fonti del potere. Il futnro ed evenhrnle pal'tito unitario si troverà quindi 'dl fronte al dilemma: oppos.izione totale anche se non per– manente, o collabornzione pai-lamentare e governativa con la DQ. Naturaln1enle occor-re distinguere tra opposizione permanente, cioè opposiz.ione che tale rimane fino al com– pleto rovescia1i1ento dei rnpporti di fo1·za, e opposizione totale sì ma pronta alla spattizione del potere parlamen– ta.re quando i rappoi·ti cli· ro1·za tendano all'equilibrio. . L'immediata co!!abo1·a;,;i0ne con la DC pare presenti pe– ricoli gravi, per le segnenti ragioni: I) Il Vaticano e la Confintesa hanno concluso rina alleanza indissolubile che pone in eccezionali condizioni di forza il campo avverso: e ciò nonostante tutte le precau– zioni delle sinistre di non Fal'e del vieto anticlericalismo per non buttare l'uno nelle bl't.::ccia de'll'altro. E mentre finora si è tentato .di colpire clitettarnente la de.:.;tra economica, .dal clie consegujrebbe pure nna riduzione del clericali:•nno, può essere che gli sèarsi Stl<'cessi otte~nti inducano domani a mutar tattica, a lotta1·e cioè direttamente contro il cleri– calismo onde ridurre la destrn economica. Le d11e forze hanno associato i loro destini: la sinisfra ne prenda atto. Ma allora conviene al p2..rtito socialista unitario cli cer– care. la collaborazione con la DC in questi anni in cni la sua debolez,,:;a non gli conRente di ottenere quelle leve del comando atte a. colpil'e il clericalismo? Ci si rende conto che la DC non cecle.. ;1, mai nulla in questo campo· se non costretta dal corpo elettornle? E' oppol'tuno rinuncial'e aprioristicamente alln fiicn:tà cli scegliere il punto piÌI de– bole dello sr·hieramento avverso? 2) Gli attuali rapprnti cli forza consentil'ebbero alla DC di ricattare continuanwnte i socialisti con la minaccia di una maggioranza di df'strn: fìnché la DC e i fascisti hanno la rnaggiornnza, j socialisti dovrebbero accontentarsi di qnalche briciola del potNe soltanto. 3) Il m.ovimentn socialista ha il sacrosanto bisogno cli saldarsi alla cultur1-1, al giomalismo, alle Competenze tecniche del laicismo. Pare che i socialisti non ne siano ancor troppo convinti: può essere che !,.esercizio comune cli una opposizione ben fatta possa far matnrare una effettiva convergenza tra sociali.:.;ti e laici, mentre un affrettato in; .gz·esso al governo dei socialisti con conseguente accantona• mento dei problemi che più stanno a cuore ai laici, indnr– rebbe questi ultimi a rinchiudersi ancor più in se stessi. 4) L'abilità della dcsha nel co1Tompere gli avversal'i è eccezionale: la prospettiva di dover stare per un buon periodo all'opposizione può fungere, come nna cartina di tornasole, da rivelatrice delle buone intenzioni o meno di tanti attuali socialdemocrntici che ricoprono cariche retri• buite nel governo, nel sottogoverno e nella UIL. Per qneste e per altl'e considerazioni ancora pare op– }lortuno che la eventuale unificazione debba avvenire snl tenen~r della opposizione (cioè della alternativa socialista e de~nocrati_c~, e non della Rpertnra a sinistra o del dialogo con 1. cattobc1), Se così avvenà, è evidente che Unità popolare, o meglio gli uomini di Unità popolarf', non potranno non far parte integrante di questa opposi,:ione costituzionale. 1\-Ia allo stato attuale della situa:1,iune, quando non è ancora possi– bile sapere se l'unificazione si farà né tantomeno su quali basi si farà, Unità popoliue deve per intanto affrontare il problema della sua esistenza. · Certamente un piccolo movimento politico ·pnò avere la sua ragione d'essere, rna a condizione cli non essere così picc~lo da: venir. ~solato dal co1·po elettorale, dalla stampa, dagh altn part1t1. O, estl'ema ipotesi, pur essendo igno- 1·ato, un movimento politico deve quanto meno aver la capacità cli raccogliel'e nuove giovani leve. Unità popolare non ha cercato - secondo me - a suo tempo, con la necessaJ'ia buona volontà, la,saldatura con i liberali di sinistra, e d'altronde la presnnzione dei neo-~·adicali .e ?li entusiasmi frettolosi degli a111ici Pic– cardi e Valiam ~vrebbern reso egualmente difficile tale saldatura. Il fallimento delle liste elettorali di « Rinno– vamento Democratico» dice chiaramente che la fusione tra U1; e radicali .avl'ebbc avuto sì il vantaggio di ri– du~~e il numero d01 p~ll'titi esistenti in Italia, ma. non di aprire delle prospettive 11uove. Ol'a i radicali possono anche trastullarsi neJl'oUirnistico convincimento che i voti raccolti da RD siano qunsi tntti di loro pertinenza e che. se ?opo qnattro mesi di vita hanno preso a Roma 14.000 :VotJJ nel 1958, dopo due anni e mezzo, ne dovranno prendere .... Poco male: anche per loro, al massimo dopo le prossime elezioni, si ponà il problenia della pro– pria esistenza. Ynlti~ popolare non ha nessuna ragione per trastul– Jars1: essa deve rendersi ben conto· che la giusta poli– tica di alleanza col PSI che sta perseguèndo si risolve in p1·atica in una azione a vantaggio esclusivo del PSI. E' dunque una posizione per sua natura transitoria. .Cli uomini di UP non hanno~d'altronde alcuna ragione per· lamentarsi di questo stato di cose: per Jorn il pa– triottismo di partito è sempre stato secondado, una parte di un più grande ideale. Giustizia e .Libertà po– nev~ sopra ogni altra cosa Ja solidarietà antifascista; il partito cl'A7iione la causa unitaria della Resistenza. Da anni e anni qne,sti uomini hanno domandato alla classe lavorati-ice di accettare il metodo democratico ne!Ja lotta politica. Quanto una rilevante parte di essa final– mente si muove, gli uomini di UP non possono non le– gare a questa parte le p,:oprie fortune. • , In questi giorni in cui regna in tutto lo schieramento di sinistra la massima confusione (si pensi non soltanto· all'unificazione, ma anche alle interne beghe comuniste, e ali.a polemica sUI Mondo, tra Piccardi e Valiani da un lato e Rossi d~ill'altro), l'alleanza PSI-UP è un punto fel'mo. I)uò essere che tale alleanza abbia bisogno, per acqui– stare maggior significato e per diventare più efficiente, di trasforn-iarsi in qualcosa di più: e ciò potrà dimostrarsi tanto più 11tile quanto meglio UP sap.rà. rendersi iclea·le jnterphte cl\ istanze ed aspirazioni pienamente valide ma estr.anee al movimento ·socialista tradizionale . . . . ETTORE SISTO "RIFORME OREGilVIE GMo Godignola, è ancora piuttosto difficile dare un giudizio su quell.Q che si potrebbe definire il « colpo cli mano di Pra– Jogn·~~·):, pei·chè ancora tl'Oppi punti rimangono da chia– rirn e stabilirn. · Comunque permetti,ni cli mettere a fuoco alcuni aspetti che, a mio parere, dovrebbero inquadrare l'« incontro ha PSI e PSDI ». I.a prima domanda che ~,iene alle labbra è: era ne– cess81'io? Mi pare che si possa rispondere cli sì. La vita pnlitica italitrna sta attraversa11do w1 periodo di crisi che. potr0hbe sfoci.are in una svolta decisiva per un lungo penodo di anni. Il parallelo stabi·lito da Nenni tra que– sta situazione e quella .ciel 1922 (parallelo che, tra l'altro, irlumina il punto cli rista del segretarlO sociali– sta), mi pare possa reggere, anche se molti termini sono n:111tati. Fatti come quelli verificatisi prima e dopo le elez1?ni a":ministrati\·e (costituzione della Triplice, in– staurazione su:;ternatica di commissari prefettizi e accordi non meno· sistematici con l'estrema destra) non possono più venire inquadrati nella routine ·politica, ma costi– tuiscono la fase cli passaggio da una politica del sopruso corne mez;1,1wcio ad una p,olilica cli prelucli0 al regime. Poté parere, dopo il 7 giugno, che la tendenza al re– gime fosse stata. capovolta; in realtà gli sviluppi politici vel'ificatist dopo la caduta del governo Scelba hanno rotto l'equilibl'io statico della. vita politica, hanno sfon– dato il mito quad1·ipartito-uguale~clemocra,,:;ia e spostato l'opinione pub~lica verso una 5;inistra generica, ponendo così le premesse indispensabili per un movimento rifm·- 111fltore. Ma con ciò stesso. hanno posto in termini crudi• ed ~wgenti il problema italiano: riforme o regime. .Le recenti elezioni, d'altra parte, hanno fornito indi– cazioni .e situazioni qualitativamente diverse da quelle attese. La formula ,« apertura a sinistra» non ha tanto sollevato un responso favorevole al PSI quanto pro– cl?tto un'opinione favorevole ad tm soclaJismo vago e chflìcl~nte cli cunnessioni con i comunisti. Lo schieramento di. ~orze non include, come c:i si attendeva, solidi gruppi la1c1, sulla formula di « Rinnovamento Democratico». Si sono così spostati i termini di un incontro tra socialisti• e democl'atici; il centro è stato paralizzRto, ma non di– sgrngato; il PSDI è stato rnffo1·zato. Data questa sit~1a;1,ione, sarebbe pel'icoloso pretendere che l'operazione socialista ini,,:;iata sin dal 1953 si debba • ritenere conclusa e attende1·e che altri sviluppi si abbiano solo alle prossime elezioni politiche senza. ulteriori passi in avanti. Siamo ad un punto, infatti, in coi la stasi significherebbe regresso; il mancato spostamento d·i nuove fo1:ze a favore. di una lotta. 1·~foi;~natrice immediata, si– gnificherebbe isolamento soc~alista e sbandamento defi– nitivo a destra. S1:1rebbe però anche pericoloso pretendPre che il dialogo con i cattojjci si possa intavolare snlla test~ del PSDI (e il I'SDI deve ammettere clie non può .c~nt111uare a pretende1·e di sostituire il ~PSI in qu<:'~1o drnlogo, senza rotolare dietl'o a-i suoi fieri antesi(Ynani delPalleanza con il MSI). 0 Alla situazione nazionale si agg:iunge poi la situazione (128)· nuova re.1mbblica internazionale - e .non per niente, _si.muovono i partiti socialisti inglese e francese. Era previsione facile che la distensione avrebbe messo in crisi i comunisti e imposto ai socialisti di muoversi; ma el'a anche chiaro che quest-o movimento non pu~ effettualsi che al liv~llo della...,inter– nazionale· social-de.mocratiçà :· il ~X C9:.1!.,~{esso deliipcus Jo ha ammesso chiaramente, ancHe se hop. < splicitàmente. La novità sta nella possibilità 1 di incontro con i paesi dell'.11st e di un allentamento dei legami atlantici. L'alternativa - anche qna - è costituita dalla pos– sibilità di regi\ni reazionari in Fran.cia, Italia e· Ger– mania. In Prancia:~sotto Ja p~ressione del colonialismo; in Germania, sotto la pressione di un militarismo e di un revanscismo; in Italia, per quella di un baronalismo messo con le spalle al muro. Solo un'intesa europea dei partiti socialisti - collegati, tranlite Tito, ai paesj euro• orientali - può impedire che la crisi si risolva con la caduta di una cappa di piombo. L'incontro di Pralognan lu dtÌnque molte giustifica– zioni realistiche obiettive. Ma ciò non basta a renderlo funzionale. Bisogna che esso risponda ad alcune condi– zioni indispensabili, senza le quali esso si ridurrebbe ad una manovra oppo!'tunistica e infelice. La prima condizione è che esso non si svolg~ in fun– zione anti-comunista. J. rnpporti tra PSI e PCI possono divenire più elastici (e non si tratta di cavillare sulle fu– ture pa,·te:cipazioni governative o sul pa'_to d'unità d'azio– ne); l'unità operaia non è condizionata· a legami rigidi. :Ma è anche chiaro che nna frattura tii i due pa.... rtiti (frattura funzionale, non fo1·male) significherebbe svuo– tamento del PSI e suo condizionamento alla SFIO. I rapporti tra partiti di s:nisti·a debbono perciò evol– vere Vel'SO la formazione di un « blocco storico», nell'am– bito del quale i l'apporti saranno critici e dialettici, ma senza fratture. I risultati teo.l'ici del XX Congl'esso <lel PCUS hanno eliminato ]e maggiori contraclizioni tra par– titi social-democi·atici e partiti comunisti e hanno con ciò posto le condizioni obiettive cli uno sviluppo in questo senso. Una séconda condizione, che si 1·iallaccia strettamente alla pt·ima, è l'atteggiamento dei due partiti socialisti nei conrronti della CGIL. Se è difficile prevedere una frat– tura con il PCI, è anche più clifF.cile pensare ad uno sv.notamento della CCIL - con il cli·enaggio dei sociali– sti -, od ·anche soltanto ad tina formula equivoca per la quale i socia)isti del PSI i:ossano militare incliffe1·enle– mente nella CGIL - misura che avrebbe oltre tutto il merito della logicità -, o la UIL effettui ,;n netto avvi~ Cinamento alla. CGJL, con una lotta comune contro le discriminazioni sindacnli. Se infatti l'incontro tra i due partiti deve intendersi come lotta comune contro ogni tentativo cli instaurazione di 1·egime e per uno sviluppo riformatore, non si può dimenticare che quel tentati,·o trova la sna base nella discriminazione sindacai~ e rhe quelle riforme sono possibili solo con la unità sindacale. Date queste due condi,,:;ioni, non è possibile tacere le perplessità che solleva tutto· qnesto parlare di ritmi– fìcazione subito. Anzitutto, perchè 1·iunfficazionef Do• v.r~bbe apparil'e chiaro che Ja dialettica tra i due par– titi (che rappresentano due momenti validi del socia– lismo) può svolgersi fecondamente solo nell'attuale au– tO'nomia org~nizzativa - ciò che r.::n esclnde una coope– ra;1,ione stabile e garantita. Una fusione frettolosa por– terebbe invece, quasi ce1-tamen'-e, ad un immobilismo del nuovo partito, ossessionato dall'ombra di Palazzo Bar– bèrini. Poi mi pare abbflstanza evidente che porre il problema politico in tennini di pl'onta 1·iunificazione si– g~ifica. solo deformarlo e co1Tne il pericolo che, se riu– nifìcazrnne non si potrà avere, tutto il valore dell'opera– zione venga sminuito e nnalcuno ne esc:i. con le ossa rotte. Mi ~ono anche chiesto che parte può avere Unità po– p_olare m questo processo. Non mi pare che il pl'oblema s1 possa impostare in ter·mini di confluenza (almeno a breve scadenza). Benchè un eventuale partito unificato (o un binomio PSI-PSDI) abbia in gran parte risolto il P:roblema dell'appoggi~ elettorale della piccQla ·bor– ghes13: demo.cr ~ti?a (con il pe;·icolo, però, cli un qua– lunquismo cli sinistra), non si può con ciò ritenere esau– rita la funzione dei gruppi' laici, ai quali non ern affi– dato solo un compito. elettorale, ma anche una funzione che chiamerei tecnica. L'incontro soc:ialisti-demncratici mnt3: perciò di impostazione, ma rimane augurabile; a cond1z1one che si,...smetta. di giocare ai futuri pa1titi cli governo e si smettano le diffidenze per la sinistra. ~'è di più. Solo'cla una posizione che non voglia im– mediatamente preludere ad nna confluenza organizzativa., U~:, può contribuire positivamente al processo in atto. E mi pare che ci si debba impegnare a sostenere le condi– zioni di uno sviluppo positi,;o secondo la linea della unità d'azione dei socialisti precisata all'ultima riunione del Comitato Centrale. In questa linea rientra sia rav. vertimento contro riunificazioni frettolose alla colla di pesce, sia il chiaro avvertimento a non operare in fun– zione anti-comunista (anche larvata) e pe1·èiò a sta– bilire solide basi di a,,:;ione sindacale; sia l'indicazione netta ~e!, un avvicinamento, in sede internazionale, ai paesi del- 1E1u·opa Ol'ientale. · Che se poi queste prospettive - pe1· uno sviluppo imprevedibile degli avvertimenti - dovesscl'o manife– starsi inesistenti, ti confes~o, caro Codigno!a, che ancora non credetei alla nccessiU1 di un'entrata nel PSI o in una specie di PSlUl:,. La battaglia che si sta combattfnclo r-i– mane ancora. in lim,iti tattici - è ancora una battaglia di logol'amento delle forze avversa1'ie e di conquista di po– sizioni minirne. Bisogna che si formino i gruppi polil·i– carnente e ideologicamente preperati alla ripresa - 6 non è cnmpito di un p;u-1ito. E uu contl'ibuto sostanziale a questa preptna;1,ione, in terminj di battaglia ideologica. e cli ct·itica politica a lunga scadenza, mi pare molto .pili valido storicamente che non un annegamento nel ma.re magnum della socialdemocrazia italiana. Cordiali saluti dal tuo Pino T(igUazuccÌi-i

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