Nuova Repubblica - anno IV - n. 38 - 16 settembre 1956
(128) nuol/a repubblica I SET'l'E GIOUNI NEL MONDO LE-TRATTATIV·E ' -· -DEL CAIRO L A ROTTURA delle trattative fra la Commissione dei Cinque o il governo_ egiziano coStituisce ce1-to· un fatto di estl'erna grnvità, corno ha dichiarato il primo mi– nistrn australiano Menzies, quando ha dovuto rilevare la inutilità cli pros~gufre gli sforzi per giungere a un accordo. Ma è fo1·se meno grave di quanto non appaia, a meno che ge::.ti impmdcnt.i -da una delle due parti o da pa1·te di chi aizza l'E,iitto a rnantene1·e posizioni rigide non contribui– scano ad.Rggnl.Val'e a1tifìcialmente la situa11ione. L'insuccesso delle trnttatìve del Cairo deriva - come si è t1etto e 1·ipetuto - dagli erroi·i d'impostazione della cnnfe1·e11za di J,o~ldra, clie ha finito per approvaL'e a mag– gioranza il piAno Du!les, cui si è contrapposto fino all'ul– ti1110 11n piano indiano. JAt sostan:,:;a del contrasto fra la posizion_e Dulles e la pnsi:-:;ione indiana stava nel fatto che gli americani, anche per placnre i timori• anglo-francesi, proponevano di garan– tire i ter:,:;i mediante il contrnllo internazionale del Canale cli Suez, ment1·e gl'indiani escludevano il controllo vero e prop1·io per proporre cli r·iohiedere alPEgitto più generiche gar·anzie sulla libertà di navigazione e salvagua,·dare così la piena sovranitit egiidana. li piano Dulles è stato pl'esentato d!'li «Cinque> agli Pgii-.iani come un piano moderato, come una semplice base di di.-scu~sione. Ma questa mode.razione era inficiata in par– tenza dal fatto che cinque potenze lo avevano respinto, per appl'Ovare il piano indiano, il quale, essendo più favornvole all'Egitto, conforiva automnticamente al· piano Dulles un e1u-attere rigido che forse non aveva e gli toglieva invece in pa denza quel con8enso unanime indispensabile per farne una base moclerab1. cli discussione. ]I colonnello Nnsser, la cui ~ducazione militare e di– plomatica si è fatta alla scuola. degli ufficiali nazisti rifu– giatisi in Egitto dopo la sconfitta di Hitler, aveva. dunque buon giuoco nel respingere quello dei due piani della Con– fercn:-:;a di Londra eh~, a dispetto del suo contenuto, a,·eva in p.-wtenza la qualifica 9bbiettiva di piano più rigido cli quello incliiino. Gli occid<mtali si sono co1;,ìimpelagati in una s.ituazione che sal'ebbe stata senza dubbio migliore se si fos;-;f'r•osfoi-zati, a Loncl,·a, di convincere gl'incliani a dare alle gal'anzie J)l'eviste dal loro piano il_ carattere di uno st.1tuto internazionale del Canale, garantito dall'ONU, sotto gestione esclusivamente egiziana. Lo ste.';so Nasse1·, clurfl.nte i lavori della Confe1·enza di Londr-a, si ent niostrnto di.-,posto ad accettare una simile gnran:1,ia internAzionnle dell"ONU alla libertà di passaggio atti-aver·so ii Canale ed era p1·onto a far qualificare antorna– ticamente qualunq11e violazione egiziana dei diritti interna– zionalmente garantiti come un Atto di aggressione contro le N:w.ioni Unite. Ma ciò Avt·ebbe subito aperto il problema dell'interna– zionalizzazione degli altt·i canali marittimi, come quello di l.1anamB, ·p1·oblema che era già stato sollevato dalla Repub– blica. di Panama, non invitata a Lond,·a, sebbene sotto la sua bandie1·a - sia pure fitti:-:;il\.- avvenga una gran parte del trnffico Httraver·so il Canale di Suez. E perciò è intervenuta s11bilo a. Lonclrn razione moderatrice di Dulles, il quale ha :wviato verso un vicolo cieco, come già si p1·evedeva. in que,sto ster:sso g~iomale, qualunque trattativa pa.cifica, per evihu-e che venisse posto in di8cussione questo prnblerua. Vi è ora una co.rm che gli occidentali debbono mettersi chian.1rnente in te~ta, quale che sia la legittimità delle loro pl"Oleste contro i gesti a1·bitrari di Nasser e della loro dif– fidenza verso il dittntore egiziano: che il tentativo, anche per il motivo pili legittimo. di questo mondo, di mandare nuovamente truppe straniNe sul tenitorio egiziano o di esercitare su una parte di es.so un controllo straniero - ché, per gli egiziani e per i popoli che si Sono liberati in questo dopoguerl'a dai vinC'oli coloniali, <internazionale:, vuole anzitutto dire < sfraniero:, - sarà s~mpre, a ragione o a tol'to, conside1·ato dagli egi:1.iani stessi, nonché dai paesi gi:'L coloniali, come un tentativo di ristabilil"e un'influenza i111pe.-ialistica. Per-ciò il piano indiano era miglior·e di quello anhwicano, pPrciò il· piano Dulles er·ri.votato in partenza all'ins11ccesso, JJNCiù occo1-r-eva e occorre cli nu~vo torna·re a una formula. cli tipo indiano. Si può e si deve richiedere all'Egitto, cioè, di dare il mas.--imo di garanzie e di Accettare il massimo di avalli internazionafi alla libel'tà di navigazione, escludendo però qualunque intederem:~. materiale diretta da qualsiasi poteni-.a straniern nella gestione del Canale. Il controllo - che deve essere massimo - deve essere esterno, affinché la sov.-anitit egizjana si sentn rigorosamente tutelata, ma af– finché pure i diritti degli utenti del Canale siano garantiti conti-o eventuali viola:,;ioni egiziane da una reazione auto– matica a catena nei riguardi dei responsabili di queste vio– laz.ioni, PAOLO VITTORELLI 5 - .L'autunno del presidente (Dis. di Dino Boschi) LETTERA DA PARIGI BUONSENSO E JfANICOMI N E8:,UNO in FranciR, ti-a la ma.~sa. del popolo, pe1~sa che la Francia farà la guena per la Compagnia del Canale di. Suez. Ma il govel'llo parla e fa dei gesti - non cliriarno· agisce, che sa11ebbe verbo troppo solenne - come f.:e dovesse proprio entral'e in guerra - in Egitto, e poi chi:.,sà dove - domani, anzi stasera. Navi che vogano in tutte le d~?.ioni nel l\·leclitf'rraneo, paracadutisti che scendono, per~~j-':.:~rnomento solo dalle navi, a Cipro e al– trove, convogli che si ca1·icano a Ma1·siglia.e a Tolone di uomini e di mate1·iali. • . Le vacanze sono finite, e n<'ssuno s'ern sognato di rinuncia1·vi per amor di patr·i-a o pe1· timore della guena. Adesso tutti sono tornati al lavoro, e dicono: ma che gue1·1·a? L'AtnericA non la vuole! I francesi ammettono c~sì In lorn dipendenza, per non dire suddit~rnza, dall' Arnel'ica, e pei- 11na volta tanto tutti ne sono contenti. G11y M ollet e Robe1·t Lacost-e si s.ono t·i– trovali ad Algeri per discutere; dicono~ un « ni~vo sta– tuto» per l'Algei-ia. JI marr-sciallo Jni.n ha. tenuto una conferenza a Vichy, giorni or sono, che un anno o due fa sarebbe stata piena di bnon senso. Peccato che siano in ritardo tutt.i e tre. E non mancano gli est.-emisti che si scandaliz, rn.no: ma come, anche Juin ,·inuneerebbe dun– que alla Francia imperiale? Es~i aRpottano che De Canile torni da Tahiti, per sentire che cosa ne diCe. lnsomma. ci sono sintomi di buon senso perfino nel maresciallo Juin, da un·a parte, e atmosfera da manicomio dall'altra. Ma è ·poi proprio vero che Mollet, Eden, Nasser, Menzie.i::, scherzino? E sono poi consapevoli, in ogni caso, dove questo scherzo può porta1·e? C'è chi pensa sul serio alla terza gue1Ta mondiale. Certuni dicono, con idiota rnssegnazione: non c'è due ~enza ti-e; avremo la terza guerra. Ragionamento, se si può dire ragionamento, simile a quello che, prima delle altre due, sosteneva.che poiché ci sono sempre state guerre, ce ne saranno sempre anche in avvenire. Ma allol'8 non ci si rendeva conto di che cosa sai·ebbe stata 111H\ guerra mondiale; non se ne sapeva niente... prima del 'J 4, non abbastanza prima del '40. Ades.-;o si sa. E non è bmto la bomba famosa, che for!'=e non vel'l·ebbe neppure adope– rata, quello che fa pensare. E' la sorte di noi poveri euro– pei, che dal 1914 in poi ahbiamo ratto il pos:,;ibile, ~ca~– nancloci, peL· diventare, da padroni che eravamo, la feccia del mondo. Per for-tuna l'Jnd·ia è stata liberata da CRndlii, l'uomo della non resistenza, della non violenza. La pf"nserll sem– p1·e come Gandhi l'India? L'Islam, n<-'1' suo conto. sembra avere un'alt1:a mentnlità. fin da orn. F'ò-1·seanche !a Cina ne lia un'altra. E allora fra quanto ten.1po sa1·emò, noi euro- • pei, colonia islamica o cinese, f.:e le nostre eolonie cli ieri si mettono ad applicare i nostt-i vecchi principi e si deci– dono a « civilizza,·ci »? L'episodio di Suez forse sta per avviarsi alla conclu- 1--ione.Può darsi che, come tanti altl'i, finisca affogato tra gli incal'tament.i dell'ONU. Ma l'allarme permane, e serio. Serio non tnnto in sé, quanto pe1·ché ha dimostn1to f'he certe mentalità persi– stono negli uomini politici che ci guidano. Intanto la guerra, quella piccola, quella che non si chiama gue.-ra, continua in Algeria. I giornali mancano di carta; quest'inve1·no avremo carestia di carbone; i pre:,,zi salgono con l'elicottero. Risalgono anche i ùolci rico1·di del 1!H0 e dl."ll'occupazione nazista! E q110:sta volta, pèr di piì1, i superstiti di Vichy e del maresciallo (l'altrn) potrnnno dn1· la colpa di tutto ai socialisti. E' ve1·0 che i comuni:-;ti, pur protestando, cont·inuano a farlo e.on molta educai-.ione. A minacciar la guerra civile re:-;tano solo J>oujacle e gli a,·anzi !";uddetti di Vichy: l"esf't'– cito è tutto i11 Algeria, i gendanni lo sono per doe te1·zi, la polizia è buona solo a di1·igcre la circolazione dei veicoli: che cosa aspettiamo? Pel' for·tuna USA e "URSS vigilano perché non le fac– ci~uno lt-oppo grosse. E un giorno forse si mette1·anno d'accor·do come spartirci .. GIUSEPPE ANDRICH (continuaz. d(t p(ig. 4) i 20-25 che si ritiene il numero che non dovl'ebbe in ogni caso essere superAto. Cli A:-;;-(i~tenti,dato il lt-attamento economico e le _p1·ospettive di caniei-a, praticamente non e.-;istono. La le,zione acca'.demica, anche nelle facoltà tecni• che e scientifiche, continua. ad essere alia base dell'in"'e– gnainenlo laddove è tutta l'organizzazion~ dello ~tudio e della rice1·ca che dovrebbe veni1·e in pL·imo piano; - istituti industriali, scuole medie e superiori m~n– eano di labo1·ato1·i e di atti-ezzature adeguate i lo slndio continua ad e:-;sere mnemonico e lib1·esco laddove occor– rnrebbe una semplifica:1,ione di programmi integrata da un contatto diretto con la vita e l'esperienza di lahora.- · torio. E seminai-i, discussioni, esercitazioni. Lo stesso :-;i. sterna degli esami e delle pr-omoi-.ioni andrebbe rived11to i per gli speciali:,:;zoti e i tecnici non tanto si tratta ~li sta– bilire quel che il candidato sa q11il.nto quello che sa fate; - ogni anno, in tutte le l'itbl, istituti e scuoi(' di istruzione media e supe1·iore rimandano centinaia cli Al- 1.ievi che si pi·esentano all'isc,·i,done per manc.:1.nza di a,ile; nelle sole scuole elementari, rispetto al fabbisogno, man– cano o·0.000 aule. Il problema, così posto, è gigantesco; più che di 11na rifo.-ma si tratta cli una vera e propria rivoluzione e, anche . volendolo, non ci si pnò illud<;re di varal'la nel gil'O ùi qualche -anho. Una societii che non dispone di una scuola adeguata, come indirizzo e come dinw,nsioni, alla civiltà e<l alle stmtture economiche cui il reRto del mondo si va orien– tando sotto la spinta del progresso tecnico, è condannata a cader bf"n presto noi no,·e1·0 delle aree sottosvilupp11t~. « Tecniche nuovf', nnovi i111pianti, prndigiosi rmicclu– nari finiranno col venire in1portat.i anche nel nostro p1ws1~, ma pl'Ogcttati, co.-;tn1iti e contl'ollati da tecnici stl'anit1ri ». 8i -pofrebbe pr·ospottarn, per concluclel'e con le parole ch·l– l'ing. 1\-lar-tinoli, « una nuova forma di "colonialil-(mO" die incombe su di noi pN cui non soldflti shanieri calpr-ste– ranno il nostro suolo ma un esercito di tecnici e d'ing::i– gneri filtrati tranquillamente, sotto forn:ia di _a~sis~enza tecnica ai.traverso le retoriche difese d1 eserc1t1 d1Ycn– tati va'ni. Allora veramente il nostro paese si troverà ri– dotto, sia pure con tutte le pai-venze di una libertù for– nrnle ad uno stato nuovo di servaggio, dominato e suc– cube' cii quelle macchine il cui controllo e governo è sfug– gito dalle inani dei suoi figli>. NINO ISAIA
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