Nuova Repubblica - IV - n. 33-36 - 2 settembre 1956
6 (125-126) nu11va repubblica designazione di Stevenson e Kefauver era tLI,.tt'altro che ce.rta e. che la. piattaforma stessa era. opera dell'apparato del partito. UGI E UN l VERSITA' )_)iù delle piattafo_rme, negli Stati Uniti, alle elezioni presidenziali, valgono i nomi ~ei candidati: e questi sono eloquenti. Per i repubblicani, Eisenhower, che serve da copertura al grande partito conservatore americano e al sno goYerno di businessnien, dove i maggiori trdst- capi– talistici sono direttamente 'rappresentati; e, accanto a lui, Nix:on, l'uon10 che volevn l'intervento militare arnet·icano in Indocina, che a,iallò, nella campagna per le elezioni congressuali del 1954, le peggiori calunnie di MacCarthy, che non nega di essere legalo a filo doppio ài grandi in– teressi ·monopolistici e ché appare così il candidato della e8trema des.tra del ,partit9. Nelle condizioni d_i salute. di Eisenhower, - l'ottin1ismo delle dichiarazioni mediche e delle note di agenzia sulla sua vitalità sportiva non per– suade eccessivamente, gli americani sanno che un voto per rna.ndare « Ike » alla presidenza è con molta probabi– lità un voto per fargli SllCceclere NixOn in caso cli di- '– sgi·azia. RAPPORTO ORGANI Per i democratici, i candidati. della nuova generazione, che intende rompere col cliJna sempre pil1 malsano creato da vent'anni di amministruzione dèmocratica: ossia Adlai Stevenson, a cui nessuno contesta· la capacità d'i lanciare una politica intelligente del tipo di quella di Roosevelt nel 1032; e Estes I<efRuvcr, noto per la sua spietata kitta conti-o il gangslei-isrno e per le sue tendenze sociali {l}deconomiche avanzate. In partenza, il nome di lke sen-ibra dare' la vitto1·ia quasi certa a.i repubblicani. Ma la convenzione democra• iica ha già fatto pareccl1io, con la designazione dei due uomini migliori del pal'tito e con la vivacith dei snoi dibattiti, per l'isalire la china ingiustamente sfavorevole. La campagna elettorl'lle' potr~bbe forse .fare il resto, te• nendo anche conto della fol'le passività che i repubblicani si sono accollati col nome di Nixon. PAOLO VI'l'TORELLI E , .SEMl!RE esi~\ito un rapporto orffanico .t~a· l·a si• tuaz10ne pohhca del paese e la v1ia pohtica .delle organizzazioni univel'sitarie: questo è avvenuto so~· pràttutto per l'UGI (Unione Goliardica ItaJiana), non per un le~ame diretto di dipendenza con la situazione esterna, ma p~r una ovvia partecipazione al clima politico gene• rale del paese. Vediamo di definire meglio questo rap• porto. A Milano, nel 1V53, il, Congresso d_ell'U(?I propone al paese un'organizzazione studentesca. giunta al massimo della sua espansione, al centro dell'attenzione della stampa italiana. I.a posizione è suffragata - dai 'lotevoli _successi elettorali ottenuti in quasi tutte le sedi. universitarie (a parità. di suffragi, circa il 40%, con l'Intesa. cattolica). Nel paese invece la situa;-;ione è meno rosea. per i 'partiti laici del centro denwc:ratico: non sono ancora scornparsi gli effetti della legge maggioritmia, che contribuì non .poco alla loro çlecirnazione; i socialcomunisti sono fermi su rigide posizioni di :intrnnsigf"nza, mentre imperversa la guerra fredda. Vi fu chi· allora volle cercal'e, partendo da un'analisi comparati va. delle due situazioni, nn punto d'incontro: si vide nell'UOI nna forza nuova, capace di far parte di uno schieramento democratico di sinistra che fosse in grado di opporre alla democrazia cri$tiana quella concreta alte1·– nativa politica, che le forze divise dei partiti minori non riuscivano più ad espl'irne1·e. Si vide nell'UGI una desti– ·nazione politica: essa venne violentemente proiettata in un ambiente che non ern il .suo proprio. La commissione lau– reati che doveva gartrntfre questo passaggio si dimostrò inconsistente: sorsern Je· prime polemiche, il distacco delle basi si acnl nella ricei·ca di n~ impegno -pìù vasto FUNZIONI E PROSPETTIVE DI UP UNA TONACA D'IPOCRISIA Q UESTO solito modo che abbiamo di pone la grande questione dell'autonomia, delle « funzioni e pro– spettive di UP», all'indomani di ogni nosho con– vegno più O meno a carattere nazionale,· mi pare che rischi di creare una pel'icolosa confusione fra etichetta e autonomia, facendo s[uggire alla nost1·a analisi il fine ul– timo che ci proponiamo, i compiti nuovi che di volta in volta si pongono a Unità Popolare. E son d'accordo con Beniamino· FjnocChiarn, e anch'io mi rifiuto cli Cl'edere, con lui, che da qualche parte del nostro settore ci si po$sa attribuil'e la prntesa di una posi– zione a'utonoma « esterna al movimento soci_alista nel suo complesso, come sto1·i'camente si è manifestato in Italif1 »; pur dovendosi riconoscere che talvolta la politica dei _par– .titi tradizionali del socialismo italiano può non essere « politica social.ista », o meglio che essi non facciano quella politica cl.i cui l'Italia ha bisogno e che le classi lavò.l'a• trici si aspettano. Debbo ancora ringraziate Beniarnino Finocchiaro per il quadro che ha dipinto dell'Italia « da Roma in giù»; vorrei provarmi a· completare questo suo quadro con la visione dell'Italia da Roma in su: anche qni - non son fatti di altra pasta i p1·èfetti, i federali DC, i prati; rna in pi_ù abbiamo la 1iJAT, la Montecatini, la Pi1'01Ji, il « togn-i– smo »: onnipresenti! La « tolleranza ctistiana » delle sinistre qi.1i esce dai confii1i amministrativi e si estende ai monopoli menhe i prefetti chinano la schiena ai deputati, ai minishi, ai ve– .scovi che prendono ordini dai monopoli; le sinishe restano irretite dai Valletta, dai l">irelli, e simili. I segtetari delle Camere del lflvoro, gli esponenti locali dei pai-titi cli sini– stra si mostrano impre1)arati ai g1·andi. problemi posti dall'automazione, alzano bandiera bianca davanti alle tesi patemalistiche {solo nel 1055 quasi tremila attivisti sin– daca.li della CCIL sono stati licenziati, e oggi nelle fab~ "Uriche bisogna andme con Ja lanterna di Diogene per trova:re un lavoratore «volenteroso» attivista sindàcale della CGIL). E' vero che questo quadro possiamo incorniciarlo con· le « relazioni un.1ane » e la produttività, e il governo e la Confintesa. no&. perdono occasione per ricordare che sono aume'ntati il reddito e la prqduzione; ma la produttività indt,striale è aumeritata solo. nei grossi monopoli mentre sono in crisi le industrie tessili, dell'abbigliament~, ali– mentari e altre, e il :reddito è aumentato in misura del– l'au;nentata. disoccupazione! I monopoli hanno quasi sem– pre concentrato i loro investimenti nelle fabbriche già esi• stenti, senza costrnirne di nuove; con le discriminazioni, volevano ottenere una classe lavoratrice adattabile a un maggior sfruttamento, che non frapponesse ostacoli alla politica del massimo p1·ofitto, rinunciataria della propria. li– bertà 'e dignità. E l'opposizione è caduta nel gioco. Non a. taso ,P,onornvole Pasto1•e, segretario nazionale della CISL, si lagna perché si sente plagiato da quelli della CGu_;. Dunque dai lRvoratori ·delle zolfatare ai bracciantj del ·sud; dai lavoratori delle aziende IRI ai minatori di Ri– boll~ ..clalle moncliniso ai« p1·ivj\egiati » della FIAT; dal– le ;ì1~1ini~trnzi~ni conotte senza opposiziòne del sud flJle· · amministrazioni del centrn-nord dove J'opposiz-ione di sini– stra aspira a non essei-e più tale, l'Italia è sempre quella: par di vivere in un eterno ago~to dove, nella migliore delle ipotesi, per non scotta1·si è .• meglio· anda·r~ in f~rie e rimandarn a dopo .. Sono anch_1to a rileggere l'arbcolo di Codignola, «_Ita– lia J 95G »; gli articoli di qa1amandrei (1:icordate: 4:: Non bisogna dire a»?), e tanti altri dei « nostri 1,.: siamo tutti convinti che questo è il paese-.in cui viviamo, fra le picci– nerie antidemocratiche dei prnti, le per.iodiche sparatol'ie derla polizia, le discriminazioni nelle fabbl'iche, nelle scuole, negli nffici; il « veto» cattolico alle libertà « lai• che»: una tonaca intessuta di ipocrisia e corrnzion..,, che tutto sovrasta - Cl"edo che questo aspetto della vita ita• li-ana sia igno,·ato soltanto, volutamente· o no, dall'alto clero e dai nobilJ romani, capocottari, cocainomani o no, che dimostrano la loro pietosa insufficenza politica e mo– rale. - Dunque: già sappiamo che cosa vogliamo com• battern, che cosa vogli~1mo costruire; e non contà l'eti• chetla applicata allo strumento che abbiamo per menar ·colpi o mettere pietra su pietrn. Abbiamo già dato dimostrazione· di una n<?stra coe• ronza politica. Abbiamo stilato programmi, e attivamente partecipato alle lotte politiche; siamo nel sindacato, e la. nostra visione dei problemi sindacali ci fa cattivare la simpatia di molti operai; ma difettiamo ancora dì fermezza, organiz:--.azione, tenacia. Dobbiamo dimostrare di non essere soltanto un movimento di gente sdegnata· per gli errori dell'attuale clas~e dir·igenle; di ribelli allà burocràzia, al conformisnfo, agli atteggiamenti duceschi dei ti,rannel'li che imperversano con la loro ignoranza nei partiti da cui s.iamo usciti; dobbiamo dirnostrnre di ·essere il movimento de.Ila « nuov&, sinistra» che vuol cÒmbattere anche il go• verno Segni, questo gòverno che si mostra ·incapace di l'ompere i leg·ami di soggezione alla Confintesa, di rinun– ciare alla aggressione poliziesca, di modificare il sistema fiscale· vigente. Un rischio coniamo, quello di ricadere in sterile discus– sione, se n.en facciamo di UP uno strumento effice~te per trasfonnt,t:'tl il risultato della discussione in aiione coordi– nata. A lungo andare la stanchezza di .que~ta situazione «transitoria» può _trasfoi·marsi in apatia, fantasticheria., iudulgenz8- all'ana1·chismo, fìna.nco sottomissione. Abbiamo copioso materiale per tina nostra azione, e non Vi può essere autonomia di UP senza una nostra azione.' Queslo è l'importante; il resto non conta. PIETRO BIANCONI che forse solo il ver·tice 1·iusciva ad intuire, le associazioni smarrirono la via del lavoro. I risultati furono negativi, anche perché l'UCI - non a.vendo ancora risolti i propri problemi universitari - non era in grado di affrontare un compito così "."asto. Rimase lo « stato d'animo »: e fu il suc'cesso dell'UGI in quel pe- 1·iodo, perché esso era legato ad un'esigenza che in quel momento si sentiva nel paese. Intanto però la vita politica italiana si evolveva sia nell'ambito dei partiti minori con la crisi del partito libe– rale, sia nel campo giovanilè con lo scioglimento c)el GODI. Grandi avvenimenti di carattere i... ternaz.ionale e movimenti· politici interni svincolavano sempre più la si– tuazione dalla chiusura del 7 giugno: arriviamo così alle recenti elezioni ammini::itrative, che offrono al paese ulla possibilità di concreta ·alternativa democratica di sinistra nel generale spostamento a sinistra dell'elettorato italiano, che sembra.va irrealizzabile ancora nel 1953. L'UGI invece restava ferma: i primi segni della deca– denza della vecchia formula si sono visti :1ella qllestione 'del CUDI, nell'incapacità di affrontare il problema e di discuterlo a fondo tra le Associazioni, nell'ingerenza arbitral"ia della GLI. Il Congl'esso di Modena,. deludente sotto molti aspetti, faceva propria delle due tesi in contrapposizione, quella attendista di Festi Alla posizione dinamica del '53 succe– de~,a cosl .uno sconcel'tante irnmòbilism0, che rischia oggi di rendere l'UGI avulsa dalla nuova situazione in rnatura– zjone nel paese. I successi di Unità popolare, partito socialista italiano, repubblicani, socialdemocratici, cui hanno contribuito le nuove leve di elettori, possono darn lnogo a speranze di rin– novamento politico: ed è in ·questa direzione che secondo me anche l'UCI può ritrovare una propria validità. ESsa. può recare il contributo della sua preparazione pe.r af• frontare quel grosso problema .che è la. riforma della scuola, la cui soluzione .è continuament~ differita - mentre ci si ahba.ndona a disorganici e isolati provvedimenti, Ma, riproponendoci come impegno del :wstro lavoro la riforma della scuo,la, occorre che ci poniamo anche il problema non di una elaborazione accademica ma di una soluzione -che tengci conto delle forze eh~ ci vossono vennettere di attunrla, cioè di una riforroa che si inserisca in un .piLL generale rinnovamento delle strutture della società italiana che· evidentemente_ solo detei·rrr.inati raggruppamenti poli– tici hanno interesse a realizzare al più· presto. Qpesto piano di lavoro per la ripresa dell'UGI deve realizzarsi in un inserimento delle associazioni r.ella via del rinnovnmento democratico del paese (sulla strada di un ampio fronte repubblicano che riproponga i termini di polemica con le altl'e forze un.iversitarie); nell'abbandono di ogni forma di immobilismo centfista con una riprnsa di iniziativa. politica da pal'te delle associa;-;ioni, soprattutto sul_ piano culturale, nella. conquista degli organismi rap– presentativi su una rinnovata polemica it;1torno alla rifol'ma. della scuola ·e alla loro stessa funzione; . nella disten– sione di ogni centralismo burocratico deÌl'UNURI e nel– l'incremento all'organizzazione regionale; nel maggi.ore im– pegno di tutti gli iscritti come unica possibilità di difesa effettiva delle associazioni da conquiste di comodo; in una larga campagna di proselitismo, proponendo alla massa in termini concreti e politici i problemi più urgenti; in una _ rivalutazione d_eì finora troppo trascurat'i circoli perife– rici, che potrebbero diveniJ'e centri culturali e di forma– zione, luoghi d'incontro di tutti gl'intellettnali demo– cratici. Qtiesta, secondo rne, la via ,::he potrà ridare pre• stigio e significato all'UGI ;. voler difendere ad ogni costo un'unità laica che oggi non esiSte più nei vecchi tei·mini non è possibile. Solo se l'UGI riuscirà ad inter– pretare questo nuovo stato d'animo •che si va diffondendo nel paes;e; potrà aspira re ad avere ancòra un. ruolo nella" vita politica, unive~-sitaria e nazionale. ' MICHELE .CIMINO san STAMPERIA ARTISTICA N ZIONAL edizt.'on1: scientifiche e letterarie lingue estere calatoghi TORINO .. Via Carlo .IÙberlo 28
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