Nuova Repubblica - IV - n. 33-36 - 2 settembre 1956
4• IL IH-tAMMA DELL'EMIGRAZIONE NEL ·BELGIO PARTIRE ' MORIRE La con1111issjone i1alia11a a suo ten1po istituita affern1ò che la "regola111entazione in materia· di sicurezza cli lavoro nelle miniere cai·bonifere · assicu,:ava prote– zione efficace dei lavoratori,,. èi si muoverà adesso concretaménte, e non solo. attraverso le catene della fraternità? Prima dei 159 di Marcinelle, 250 italiani sono rimasti vittime del lavoro infernale; e altri continuano a morire in questi giorni M AR.CL~ ELLE UJ5G: un atto cli quel dram1ì1a degli. italiani in Belgio ·che, iniziatosi 11011946 con l'ar– rivo del primo convog;lio e.li nìinatori, non_ accenna a rinire. La stampa d'info1·mazione italiana non ha potuto ta– cere e, finalmente, si è ·mossa unendo:-:ì alle frequenti de– m111ce della stampa sindacale. E\ constatazione amara. dover rilevare che soltanto ·139 vittime in una sola volta hanno fl-pinto questi organi di infurmazione a denunciare una situazione criminale che continua da un decennio. Qualcuno ha azzardato l'intenogativo: di chi la colpa? ]~d è incominciato il ballottaggio delle responsabilità. E' spentbile che ti-a. tanto desiderio di verità qua.lche c%a ·debba risultare. Di buon auspicio pare il fatto che J1essu11a notizia è stata diffusa relativamente alla pro– mo:.::iOne di quei due clil~Uanti italiani che, con un par– Jarncntare (a· quando i nomi?), pa1·teciparono ai lavoi-i della cominissione a suo tempo istituita per conoscere le 1·et11 i condizioni cli pericolof:lità delle ·miniere del Belgio in cui prestavano la loro opera i nostri connazionali. Non si sa mai: dopo certi fatti avvenuti in Italia, · q1u-1lche pron1ozione pOtl'ebbe scappai·e. Ricordo di un par– )111ncntare - accademico del CAI - al quale l'attuale vicepi-ef.:idente del Consiglio chiese: a quando la prossima sc1-1l1-1ta? Bisogna anelar.e piano - rispose l'interpellato - pfl1•r.!1é'11 una scalata se sbagli e mf',tti un piede in fallo cucii e ti i-ompi l'osso ciel collo. Non è come in po-litica - continuò - ove colui che sbaglia ottiene una i:>rornozione e un posto lautamente retribuito. L'on. Vigorelli, al suo 1·ientl'O dal Belgio, ha dichiar·ato: « Vogliamo che J"incliiesta sulla tragedia di l\Iarcinelle vndfl fino in fondo, S('ll'.Ml riguai·di · per nessuno. E spe- 1·iamo che non sa1•eff10 rnessi in condizione di dover pen– s111·1) al riti1·0 di tutti i lavoratori itali1rni dal Belgio>. Una minaccia alla, q11ale nessuno ha c1·ecluto percbé tutti 81111110, -in Belgio, clic in .Itali~\ ci sono due milioni cli tli.-;occupati e ncSsuna pi-ospettiva di occupazione per il futuro. ' degli accorai - i-elativi 'all'émigfazione in Belgio,. la dele.' gflz.ione italiana fu invitata, non s.i sa -bene da chi, a fir– fnare perché in Italia «i-disoccupati aument-ano ».· Affer– mazione, questa, ,.e;·ificatasi in piena i-iunione della com– missione, ·p1:esente, quindi, anche la controp8rte. Per andare ·fino in fondo, senza riguardi· per nessuno, ci vuole una sola cosa della. quale, purtroppo, non sòno capaci coloro che si interessano alle sorti della nostra erni– g1·azione: credere ai lavoratori. Perché se qualcuno avesse creduto anChe soltanto in parte a quanto essi giorn'al- 1nente denunciavano, al disastro di Marcinelle non sa- 1·ernmo anivati. Colorn che credevano ai lavoratori sono stati allontanati dal Belgio peJ'ché davano fastidio. In Belgio i lavoratori italiani hanno avuto interpreti preoccupati soltanto cli fare i fatti loro, ca.ntiJJieri italiani di far quattrini, sindacalisti" di. far proseliti, organizza. zioni cle1·icali di far la carità, autorità consolari e diploma– tiche disposte più che alla reale difesa degli int:e1·essi dei minatori al mantenirnento delle buone r-elazioni 'diplo- 11rntiche. Jn Belgio si l'innin\ in sessione strn.ordin1:Hia il parlamen-· to; in Italia avr·emo qualche interrogazione e !a catena della fraternità. Tl'Oppo poco per dare al padronato belga la di– mostrazione che non siamo soltanto capaci di minacciare di « prendel'e in esame la possibilità di l'itira1·e tutti i la– vor-atori italiani dal Belgio~. ma che siamo disposti an– che a passare ·ai fatti. Iniziative· a questo scopo una sol– tanto: l'it-ivito cl.e 1t Povolo Rlle ar,iende di assumel'e mi. natoi-i cbe desiderano J·irnpat1·iare. i\fog\io sarebbe stato però un· invito al partito del quale questo giomale è por– tavoce ufficiale per qualche cosa di più sel'io e concreto. Dalla CGll, è ,·enuto invece l'invito che la questione sia passata all'ONU. Cel'to bisogna muoversi. Non ci siamo ac• corti che dopo M1Hcinelle altri italiani Sono 1110.rti? E che p1·ima di questi 130, uno alla volta, ben 250 itali1rni sono i-i. inasti vittime di quel':ltO lavoro infei-nale? Qualche cosa dovranno pur dil'e anche lo organizza. zioni sindac"ali dei lavoratori. Non è sufficiente l'invio cli Nel 1!)48, nel COJ'-':iO di una 1·iu11ione per la revisione u110_ ~ii:1 rappl'Csent-anti sul luogo dl'llla sciagura e quAl- . N ON I>OCHL sanrnno i moti,·i di frizione sindacale _a~la 1·lp1·esa autunnale: la q11cstione d('i fe1-rovie1·i nmane tuttora allo stato delle buone intenzioni, i postelegl'afonici scttlpitano, i pr-ez;r,i salgono senz1-1 che il gm·e1·no sappia po1·vi un freno, limitandosi esso a gene– J"iche quanto inutili enunciazioni liberiste, la minaccia d('I blocco dei salari, come rimedio all'aumento dCi p1·e;,,,zi, va prendendo consistenza. 1\fo su tutti questi pro• blemi - taluni dei quali sono or-mai tradiziOnali della 11.1st1·avita sindacale - avt·emo modo di tomare, q1iando si S;ti-anno meglio delineati, nelle prossime settimane. Orn. ci preme pa1·lar-e della revisione di indi1·izzi che è in· atto nella CC.IL e che, evidentemente, non poti-ii non a\"ci-e trna grnnde irnr:ioi'lanza politica pel' il sindacalismo iL-1.liano. La CClL tende ad inse1·irsi nella realtà delle isl1·ultui-e indust1·iali mode me del mondo capitalistico. Que– i:.to è un dato di fatto che va tenuto nella debita corn~i– den1zione per gli sviluppi delle lotte dei lavoi-atoi·i. f'iò appa1·e 01·mai co1ne nn dato di fatto acquisito. La posizi-011e assolutame11te negativa della COnfederazfone dt·I lavoro nei confrOnti della .pl'Oduttività con le conse– ;:;uenze e con le complicazioni che essa comporta, h;i Sll– bito una. lenta evoluzione verso un atteggiamento di ac– CPttaziono e1·itica (la critica si rifei-isce al sistema eC0- 11omico sociale in cui la produttività si attua) delle tecni– che pi-oduttivistiche. E a ciò ha contribuito un dibattito protrnttosi pe!' alcune settimane nelle colonne de\l'Un-ilà. La, lotta che, proprio all'inizio dell'autunno dello scorso anno, venne int1·apr-esa dalla Confederazione Clel lavOro pc1· la. salvaguardia del cottimo e contro il « taglio dei tempi~, in taluni complessi in a~anzata fase dì trasfor– nrnzione tecnologica, è stat/'.-l di recente· c1·iticata ·dagli -or– gani confederali ed alla FIO:àI. Lo stesso. 011. Novella che fu l'animatore di quella va– st;:i agitazione, poco dopo il suo insediamento, assieme ull'on. Poa, alla segr·etcr·ia della fedei·azione metallurgici, ha di recente proclamato che il cottimo, come istittito f.:a– làriale, « è in Cl"ÙJi >, che « gli elementi costitutivi del sa– lal'io sono cambiati >. La logica conclusione cli una siffatta affermazione è stata quella di una. condauna della lotta. contro il taglio dei tempi. Non avevamo tralasciato di rnvvisa!'e nelle vecchie posizioni della CGJ:L una politica sindacale inadeguata nlle esigenze che le nnove tecniche della organizzazione della p1·oduzione venivano ponendo, pur avvertendo che, I LA VOHO E 8lN DACA'l'I I Ij LIVELLf) AZIEND~4 IjE di FRANCO VERRA in 1111Yecchio sistema economico produttivo, si mantiene costante l'elemento fondamentale sul quale esso si basa: lo sfruttamento. E ci era pai·so evidente che un nuoVo in– dii·izzo sindacale dovesse contrapporsi all'industriale di tipo moderno sen;,;a pel'Ò pi·esQindere appunto dalla lotta che quel tradizionale elemento cornpoi·ta. Ora, sotto que– sto aspetto, la battaglia del « taglio dei tempi > ha avuto un significato, per buoi)a parte positivo, e non è stata rultima ragione che ha spinto il prof. Valletta a conce– de1·e, nel maggio scorso, agli operai della FIAT la set– timana. lavorativa con orario ridotto. Alla rivendico.zionE" che veniva allora posta perché non fossero decurtati i tempi del cottimo avrebbe dovut.:O esse1;e aggiunta una richiesta diversn, sì che il progresso tecnico non s1 l'i– solvesse in esclusivo vantaggio dell'imprenditore, gincché er·a evidente che il complesso torinese, con il taglio dei tempi, intendeva ampljare i propri profitti mediante un maggiore sfruttamento. Se è contrario al buon senso sin– dacale che la classe lavoratt·ice compia una lotta ii:ade– guata alla situazione nella quale deve operare quotidia– namente, è altresì privo di qualsiasi seria ragione ch4r. il sindàcato conti-ibuisca a dotel'minare una "fredda cosciE>nza tecnologica e «aziendalistica» nella classe lavoratrice, così come vonebbero gli industriali e in specie quelli italiani. La CCIL offre nel suo insieme sufficienti garanzie per– ché questo non avvenga, ma articolandosi fatalmente il sindacato in un maggior numero di organizzazioni capil– la1·i di fabbrica, il pericolo che· l'operaio sia portato a considerarsi pili elemento dell'azienda che della classe. permane. ' ]~ sui modi" cli evibue tale pericolo prop1·io :li una (.125-126) nuova repubblica .che 1·ela1.ione o·intenog.-n.ione al d~ntt-o in Italia. E', quello <l81 Belgio, un drn111ma, éorne dicevE).mo, che dura da. ben dieci anni. l lavoratori italiani in Belgio non hanno mai Cl'eduto neì siridacati. Troppi sindacalisti,· troppi parlamentai·i, troppi giornalisti sono passati per le loro baracche, banno ascoltato le loro lamentele ma la si– tuzione è semP1·e rinrnsta la stessa. Non dobbiamo dimenticnre 'che l'on. Sabatini - sin. chtcalista della ClSL - era membro cli quella commis• sio11c che concluse le sue fatiche affei·rnando che << non si poss0no fare a:ppi-ezzfl1nenti severi per il modo in cui l'in– dustria delle miniere è sfruttata, sOJ"vegliata, contl'ollatn », che « la situazione cltilla sicurezza nelle rninie1·e del -Belgio Hon solleva nel suo stato attuale un allanne particolai·e », che « la l'OgQl:m1èntazio11e in mate1·ia di sicnrezza di lavoro nelle· minie1·e cai-bonifel'e assicu,·a p1·otezi·one effica..ce dei lavoratori». $e le 01·ganizzm~io11i sindacali non provvederan1'10 a i-endere-di pubblico cloniinio quanto hanno fatto, quanto hanho ottenuto, qui:into non hanno ottenuto, e perébé non lo hanno ottenuto, in una parola « rendere conto del ·1oro operato », come potranno chiedere la fiducia, dei lavoratori? Una discriminazione pro « Char·bonnages » c1énuilcia l'Avanti! segnalando il mancato invito· alla C.OIL J:>f'r Fincont:ro delle Ol'ganizzazioni sindacali che avv~·1·à -jl 2!) agosto a B,ruxelles. Che una riunione alla quale ·p~_1·te-· cipino la U.ll. , e la CJ:SL possa rappresentAr ·o -del l'accade• 1Tlia può da1·si; che la pa,1·teci}Jazione della. CG.IL tjia: !~1~g– giol'e, ga1· aiw.ia cli concreti r-isultati è fuori discus~ione pel'ché l'uuità dei lavoratori è pt·emessa indispènSàbile per qualsiasi a,r,ione sindacale. ,. ,. · ·· ' Ncl}'attività delle organizzazioni sindacali it8Iic:ne in Belgio molte lacune, ad esse imputabili, possono ess~re adeguatame11te docume11tAte. Nella citata de11uncia <len'Avanl-i! si legge: « Questa deci$a, se ·pur tai-diva pr~sa di posizione di quei sind,1cati può stimolar·e gli charbonnages all'iiHroduzione di quei si– stemi cli sicur-ezza, Ilei loro poz:.::i, che hanno finora 1·ifiu– b1to, sopl'attutto pel'ché non vi erano coshelli da una. ·de- cisa az.ione sindacale>.. · Una decisa azione sindacale impone q1iule presupposto l'unità della categoi-ia: rna com'è possibile se ben 50.000 lavoi-atori non rredono ai sind.acati, pel·ché fin dal loro arrivo in Belgio ha11no assisti.to soltanto alla richiesta di iscr-izioni, di cont1·ibuti, alla diffam<'tzione trii le diverse '--orga– niz;,;azioni, alla disci·irnina:.::ione tra ie diverse correnti po- litiche ··che i sindicilt..i rappresentano? · · Questa è la vei·it,à che la CGIL non p"uò ignorare per– ché, se non andiamo el'l'atì, qualche sno rappresentante è sh1to espulso pel' aver denunciato un simile stato dì· co~e ~cl 1-1bbandonato a se ster..so dal suo sindacato che non tolle– rnva la critica e l'autoci-itica, così come i padroni non toll('.rnvano critiche al loro ope1·ato. TI pl'ciblema dei minatori italiani in Belgio è una cosa s01·ia. Ben pochi sono colol'o che possono scagliare la prirna pietra. AURO-LENCI line~1 politica sindacale 1n sé giusta, la Confederazione del bworn non ci hn offerto ancora motivi cli setia valuta– zione. Di Vittoi·io ha 1·ipi-eso uno slogan dei sindace.listi a111e1·icani della CJO per definire il capovolgimento cÌelle p0$i;i;ioni della CGIL: « Tradurre il progresso tecnico in prog1·esso sociale»: slogan che oltréoceano J1a avuto molta fortuna e sulla cui validità non si può non convenire. C'è solo da fare un'osservazione e la facciamo più pér sollevarn un pl'oblema che ci se'l:nbra serio che non per avanzare un atteggiamento critico. E' il sindacato, in Ita– lia, in gi-ado così come lo è nella situazione ameril'Rna di trndurJ·e il prng1·ess~ tecnico in progresso sociale? O piuttosto un simile assunto, oVe debba avere Uil si– gnificato reale, n_on potrebbe meglio trovare soluzioue in sede politica? Il nuovo orientamento della confederazione è aP-coi-a in fase di elaborazione e peI"tanto non lo si può vaJuta1·e compiutamente. Ad esso stanno contribuendo in modo notevole i socialisti che, dopo quando è avvenuto in Rus– sia, hanno_ assunto posizioni autonomistiche nel sindacato, con una «svolta> che, a noi che l'abbiamo sempre auspi– cata, pare quasi eccessiva. Certo è·che la CGIL non dovrà lascia1·si lusingare dai successi ottenuti dalla CJSL per perconere con alcuni anni di ritardo la stesSa via di questa, via sostirnzialmente ina– deguata alla. sitwrnione italiana, genei·ica «scopiazzatura» di metodi e di ci-itel"i validi in paesi diversi dal nostro. L'on. li'oa, in un suo recente articolo su Rassegna Sin– ~acale, ha posto in evidenza per es. le difficoltà che il « nuovo corso> compoi-ta a proposito del salario collf'gato al rendimento finale dell'impresa. Ciò signÙica, nel sistema economico nel quale viviamo_, « subordinare il salario alle determinazioni del padrotie od alle fluttuazioni della. con– giuntura economica». E' evidei1te che se l'operaio accetta di essere partecipo del progl'esso tecnico e metodologico della produzione, 0011 tntt~ gli aspetti negativi e positivi che esso comporta, deve essei-e garantito di fronte ad un possibile maggiore sfrut– tamento, mediante una sua dil-etta compartecipazi1n~ al controllo dell'impresa. E sino a quando n.on avrà ottenuto questo, non pob·à rinunciare a contrattare in sede sinda– cale e non in sede aziendale tutti i nuovi elementi mohili del salario (cottimi collettivi, premi di produzione, cli prn– duttivitù, ecc.), nonché i ritmi e le pause di luvo1 1 0.
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