Nuova Repubblica - anno IV - n. 30 - 22 luglio 1956
6 FUNZIONI E PROSPETTIVE DI UP RICREARE L'OPPOSIZIONE In questa lettera aperta, Beniamino Finocchiaro esprime il significato organico · dell'autonomia. di UP rispetto al PSI, denuncia gli equivoci che possono na– ~condersi sotto l'apertura a sinistra, e disegna un quadro sincero del confor– mismo e ·della corruzione in cui rischia cli degenerare l'intero Mezzogiorno di BENIAMINO Caro Codignola, discutiamo, dunque, di due questioni che, in questi ultimi mesi, hanno trovato una parte di noi pugliesi in condizione ripetuta di perplessità nei confronti della mag– gioranza del Movimento. Intendo: o) sigrlificato e limiti dell'autonomia di UP; b) rapporti della sinistra democratica con i cat– tolici. Primo punto: autonomia. lo mi rifiuto di credere che da qualche parte del no– stro settore ci si possa atlri_buire la pretesa di una posi– zione autonoma « esterna al movimento socialista nel suo cOmplesso, come storicamente· si è manifestato e si pone in Italia». ' Molto più sem~icemente noi ci preoccuperemmo di conservare, ancora per un certo tempo, una posizion'e auto• noma di UJ?, esterna al PSI. Il che, mi pare, sia un punto fermo nelle intenzioni generali del Movimento, non solo nelle nostre particola t'i. Anche noi abbiamo segqito, e seguiamo, con estremo interesse le vicende interne del PSI ed 'i suoi atteggia• menti esterni; accettiamo molte del le sue impostazioni di politica internazionale; condividiamo molti dei giudizi espressi dagli uomini più responsabili di esso su figme e cose del noSt~o paese. Pure non riusciamo a liberarci .di due convincimenti: · ch,e· la crisi del PSI è ancor oggi una crisi rnoi1ca; che la condizione italiana - psicologica ed eletto. rale - non consente. recuperi ed allargamenti della sini• stra su un piano esclusivamente socialista. Ne consegue per noi che la rinunzia all'autonomia, non solo organizZ(ttiva, ma . anèhe d·i o'Mentamento e di iniziativa, sarebbe un errore di valutazione e di fatto, sul ~uale sarebbe difficile, se non impossibile tornare. Il, PSI, in dieci anni di esperienze democratiche, ha Compiuto una serie di spropositi grossolani, ha mancato molti obiettivi elementari di lotta politica, ha abusato di luoghi comuni accettabili sul piano della propaganda ma privi di senso comune sul pian.è dell'azione, si è autocon• dannato ad interi periodi di ir_npotenza sindacale accet– tando l'operaismo di comodo dei conmnisti. Tutto questo si spoglia di significato, naturalmente, nel momento in cui esso prende a partecipare con tanto evidente coraggio al dibattito _aperto dal XX Congresso del PCUS e inizia ad individuare le proprie esperienze negative. Ma due aspetti di quelle esperienze conservano intera la loro lo- 0gica nel momento in cui il PSI chiL1Clela fase '48·'56 e ne apre una nuova.: la scarsa qualificazione poliUca della· base, per anni limitata nella libertà interna di critica e di orientamento; la burocratizzazione soffocante dell'apparato, che impedisce ai vertici e alla perifel'ia la disponibilitl~ ed il ricambio dei quadri. Legato a questi due dati, il ritardo con cui perven• ~ono agli organi periferici, nei quali si articola il PSI, certe istanze di rinnovamento democratico, già aperta• inente accettate da Nenni e da una parte degli--organi cen• trali del Partito. Al ritardo c'è da aggiungere l'equivoco significato che le basi e la burocrazia del Partito a volte attribuiscono alle jstanze stesse. A BARI l'alleanza PSI-UP fu resa impossibile non già da contrasti di natura formale o da difetto di intesa nei rispettivi organi locali. Essa non si realizzò perchè la Direzione provinciale del PSI respinse con otto voti contrari e due favorevoli la proposta di. includere nel contrassegno del PSI la dicitura Unità Popolare. Sem. brava ai locali dirigenti che la inclusione stessa avrebbe rappresentato nei confronti dell'elettorato una diminuzio• ne di autonomia, che in definitiva era l'autonomia conqui• stata dal PSI, dopo il XX Congresso del PCUS. A costoro sfuggiva del tutto la necessità cli ima nuova impostazione politica. . In_ compenso ci erano offerti posti certi nel Consiglio Comupale e in quello provinciale. Una grossolana inter– pretazione tattica di un atteggiamento che meritava una .consideraziorie esclusivamente politica. Lo Stesso rifiuto con analoghe riserve fu opposto a compagni cli altre zone. Noi respingemmo un accomo• damento che altri accettarono. Ma il rifiuto un po' do• :vunque fu sostanziato dalla persuasione che se i nostri :«_nomi». avevano un buon corso -elettoràle, la proposta .di nuovi legami e di nuove prospettive politiche interes– sava meno. Un fenomeno di immaturità politica evidenziatosi in modo ancora più convincente ·nella fase delle apertur~ post-elettorali. I gmppi consiliari socialisti· - e par.lo del Sud, cioè di fatti che si toccano e si discutono con le mani e di persona - sembrano ammattiti. Tutto si è ridotto ad una gara indecorosa con le destre a· chi imbuca nelle. urne,. per prime ed in maggior numero, voti favo-– revoh a grnnte democristiane. E vedi i socialisti votare d'acc"ordo col PCI e in disaccordo con esso, parallela. mente ai gruppi cli destra o in rottura con essi, per com• FINOCCHI ARO binazioni centriste o pet giunte minoritarie democristiane. La DC si accontenta di sconfessare e di -espellere gli amministrntori che àccettano di comporre giunte, previi accordi con le sinistre. Anche se il rapporto· cli rappre• sentanza nelle giunte è di otto a uno. Ora sai tu indicarmi un numero dell'Avanti! o del. l'Unità o di Critica Soc-iale o di Nuov<L Repubblica o di quotidiano indipendente o di Riso1·gimento Socialista o• di rivista cattolica, conformista o dissidente, o di rivista liberale o repubblicana o socialdemocratica, che abbiano 1·iportato il testo di un accordo amministrativo fra il. PSI e le giunte minoritarie democristiane o quadripartitiche, insediate.si coi voti della sinistra! · Io ho la casa invasa di ritagli e di carta ormai ·buona pet· i pescivendoli. Ma non m'è riuscito di tro.vare notizia alcuna del genere. Per cl~i ha votato la sinistra? Quale apertura si ·è realizzata nelle nostr·e regioni? Confusione e disorienta• mento sono in ogni episodio il consuntivo. E ti par pro• .prio il caso che in questo nostro paese di tattici, di fnrbi e di ladl·i, ci si metta anche noi a·tener bo1·done? Mi 1endo conto che le situazioni politiche di rottura e di ript·esa non possono es~;"ereesènti da difficoltà e da intemperanze. Il fondo del problema è avviare un certo tipo di politica nuova, non già di puntualizz~re il di– sorientamento che J)ella fase iniziale si determilla. E con– cordo. Ma è ovvio che, sino a quando i margini di dissenso sulle prospettive e sui metodi di lavoro comune non siano stati totalmente eliminati, ci si rifiuti . da parte nosti·a di perdere o di vincolare in qualsiasi modo la nostra auto– nomia. Ti dirò con franchezza che pl'eferirei cessare di mi– litare in _un movimento politico, piuttosto e.be ripetere l'esperienza di corrente organizzata in un partito. Devo io rammentarti quanto disgusto, quanto sterile affaticarsi, quale innaturale situazione di tolleranza ci co– starono esperienze del genere nel passato? Ripeterle, no. In un partito dobbiamo esigere Ja libertà di critica, non possiamo tornare a riorganiz.IBrci in opposizione permanente al pa.~ stesso. E PARLIAMO delle minoranze Jaiche e democratiche del p'aese, di Comunità, dei radicali, dei repubblicani. Ti pare che essi rappresentino energie intellettuali e settori di opini'one non meritevoli del nostro interesse? Che una si• nistra che voglia realmente coprire; in partenza., un set– tore più largo di opinione _nel paeSe, non abbia ad assor• bire sul piano della sua azione anche queste forze? Io non lo credo. Queste forze hanno testimon.iato in questi. ultimi anni un.i vitalità ed una vivacità di iniziativa, che sarebbe im• provvido non v.alorizzare ed utÌlizzare. Io direi che nel loro settore -· che è poi a~che il nostro - si sono meglio intese e si sono postulate con maggior~ concretezza alcnne questioni di fondo, che non si potranno evitare in un pro• cesso di rinnovamento del paese. E c'è un luogo comune, di larga gircolazione in que- • sto momento post•_elettora.le, che avremmo interesse a dis– sipare. Che queste forze non sappiano farsi ascoltare, La riprova ce l'avrebbe data l'esperienza elettorale del 27 maggio. Io· non direi. Che questa esperienza ·sia stata da loro vissuta in modo co'nfuso e caotico - e la colpa è anche nostra - io convengo. Ma dove ]a loro presenza aveva un significato si sono registrate delle affermazioni. Comunità nel Canavese e a MEttera, l'USI a Trieste, i radicali a Roma e ad Avellino, UP a Bisceglie e a ~fi. randola. Noi stessi, se fossimo convinti della nostra im• potenza cOme gruppo autonomo, non avremmo fondamen• to per partecipare con presunzione di contributo positivo al riuovo corso della polìtica socialista nel Paese. Io mi disint~resserei di queste forze, che con noi hanno coperto e coprono ( con modestia di organizzazione e di8continuità di iniziativa, d'a_qcordo) il sèttore d'opi-– nione che va dal PSI ai democrjstiani, solo ove esse ne• ghino o si contrappongano alle posizioni dell'attuale sini• stra, come si è enucleata in un primo momento (PSI-– UP.USI). Ma se fosse possibile articolarle in questa sini– stra, pur conservando loro i caratteri di distinzione che le .differenziano sul _piano ideologico dai socialistiJ pro– cureremmo vantaggio alle nostre prospettive e, soprat– tutto, alle esigenze del paese. A noi preme che esse accettino un programma socia– lista, non una etichetta di natura ideologica .. nuova repubblica ABBONAMENTI : Annuo ••• L. Semestrale Trimestrale " " 1500 800 450 (120) nuova repubblica In questa possibiliUt di ai-ticolazione, la nostra auto• nomia ha un ruolo ess·enziale. Se ginngessimo alla irn-ifì. cazione socialista - che in verità mi pare si sia fer• mata allo. stadio infonne della propaganda elettorale - quelle forze noi\ avrebbero più interesse ad associarsi alla nostra azione; non si partecipa ad• un diafogo, in cui una delle due parti ha la possibilità di rompere senza cOntropartita. Se la sit.uazione permane discorsi\"<\ e mobile - e solo noi la potremmo garantire tale - ogni decisione sarebbe la risultante delle intel1zioni e della capacità comuni. Diversamente la parte pili debole non avrebbe altro ufficio che qnello di farsi rirnorchial'e, anche nei casi di dissenso. Niente, quindi, fede1'azione o cai-tello delle forze de– mocratiche di sinistra. Ma una sinistra articolata su un fronte ampio che vada dal PSI al PRI, cori forze autonome; il I)SI necessariamente in qnestÒ schiera men• to avrebbe un suo ruolo preminente. D'alfrù canto solo un fronte del genere, raffol'zato, può con nessun rischio di equivoci e di soggezione, discutere l'apppggio clei co– munisti, senza la cui opernsa presenza non può esset·ci, oggi in Italia, principio di rinnovamento democratico. Ma il PSI deve, in questo schieramento, o condi. zionarsi in una prospettiva politica costruttiva o rom• per~ t~rnando ai fronti popolari. Niente comunque equ1voc1. Quanto al dialogo coi cattolici· - intendendo J'espr·es• sione come qualificazione di un atteggiamento politico e non giii di una certa professione di fede - io sarei meno ottimista. Ti dirò che questo dialogo - che poi divcn• ne in sede elettorale l'armatura della poco chiara « 1:1per• tura» socialista - mi rendeva Perplesso nella fase preelettorale, mi rese stupi.to durante 1a campagna elet• tarale (io ricordo ancora con delusione un discorso ba– rese di Nonni Sull'argomen_tp), ha preso a spaventar·mi in· questa conri1sione post-elettorale. Tre anni or sono, quando Compagna dopo le am– ministrative parziali nel Mezzogiorno fece esplodere in Italia e all'estero - favorendo involontariamente nel loro gioco le destre e il centro democristiano - la psicosi del « successo comunista~, io sc1·issi su Nuova Repubblica che l'unica prospettiva di rafforzamento nel Mezzogiorno era quella democristiana, che si sarebbe av• vantaggiata della' decomposizione delle destre. Il che si è verificato puntualmente. Non c'era merito nella previ– ::;ione; solo l'osservazione accnrata delle condizioni di sfacelo civile, economico, amministrativo, in cui la. DC andava riducendo Je nostre regioni. J O SA~?'. ~n i~ul~. M~ non c'è tesi che mi convinca della poss1b1hta di d1ssoc1are la DC dalle posizioni della destra italiana. Oggi non esiste più in Italia uno schie• ramento democristiano ed una destra, ina un fronte cat– tolico che va dalla triplice ai democristiani. I monar• chici ed i missini, con le loro incongruenze, le loro in– temperanze nostalgiche e nazionalistiche, il loro infan. tilismo ideologico sono una ben debole. ala di questo schieramento. La sinistra democristiana - o meglio i nuclei che in essa ·si pongono in posizione di anticonformismo po• Etico e di rinnovamento sociale - ha un peso irrile• vante· nel partito. La lettura delle loro rivìste offre utili spunti sul credito che questi nuclei reputano di avere nel loro partHo. Li attende la rivolta o il conformismo. Purtroppo molte volte la prima finisce col l'ivelare insufficienza di convinzioni, come sta. accadendo nel caso dell'on. MeJloni. Ma la speranza di una crisi democristiana sul crinale dell'alternativa destra o sini. stra mi pare non abbia agganci nella situazione rea.le interna di quel Partito. Confido d'altra parte che non si voglia accreditare la speranza che, operando· in un certo modo ·negli orga• nismi amministrativi, si provochi una certa rottura po• litic3: nei vertici. Dalle giunte al gove.rno. Se non fos– se-ro sufficienti « i fatti l> post-elettorali, si potrebbe ri• correre all'osservazione diretta della vita amministrativa del paese, così come si è cronicizzata, almeno da Roma in giù. · E' proprio n;cessario ripetersi le cose che· sappiamo o dovremmo sapere? Io non so che succeda da Roma in su. l\1a da Roma in giù lo stadio :in cui si infogna con maggiore ampiezza la vita pubblica è quello amminlStrativo. Non in uno, in due, in dieci comuni. Ma in centinaia e cen– tinala di villaggi, di paesi, di città. I bilanci sono •offese al buonsenso, alla rettitudine 1 al vi vere civile. Le deli• berazioni delle giunte e dei consigli nascondono sper• peri, appropriazioni, favoritismi, abusi criminali. Le GPA approvano o bocciano sotto· pressione, senza com• petenza, con umiliante generosità. I prefetti hanno J'esch1• sivo ufficio di chinare le schiene dinanzi ai deputati, ai vescovi, ai par:i;-oci, ai ministri e, con deferenza. parti– colare, dinanzi ai segretari di federazioni democristiane. E gli amministra.tori di questi nostri -paesi corrompono, umiliano, assoggettano, abusano. Ed i corro_tti sono d'e• sernpio ai non corrotti, i protetti invogliano .a farsi pro• teggere, i beneficiari della disgregazione pubblica si gua– dagnano l'immunità, ascoltando due messe al giorno. Fra qualche tempo li si vedrà farsi battezzare più volte all'anno. Io non creo con 1.a fantasia un mondo di « sl)ettri »• L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto FrugiueJe Milano, Via G. Compagnoni 28 Corrisp, Casella PÒstale 3549 Te!egr. Ecostampa.
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