Nuova Repubblica - anno IV - n. 30 - 22 luglio 1956

(120) nuova repubblica 3 UELAZIONEAL PRllllO CONVEG1\0 DEGLI STUDENTISICILIANI LASCUOLA DELLE lIEZZE IIANICH \ In Sicilia, la scuola lascia perdere la maggior parte del'e migliori energie popolari; e si va trasformando i,i uno strumento destinato a sistemare in una pigra burocrazia le nuove leve de.Ile tradizionali dàssi dirigeJ1ti di GIACINTO' MILITELLO A CONCLUSIONE di un recente Convegno sui pro– bl_emi della 8ct10la 1 un autorevole rappresentante della cultura italiana dolorosamente notava come il pi1\ grave aspetto della nostra società sia Ja discrimina– zione in atto nel corso cli tutta la nostra storia, a danno di intel'i strati della nosti-a popolazione privati non sol– tanto della possibilità cli consegu.ire nn'edncazione supe– riore, ma anche di quella di ottenere un'istruzione ele– mentare. Il detto che la. civi!t.\ occidentale si fonda sopra il J"Ìconoscimento della dignità del!~ persona umana, egli affermava, suona risibile perché ogni giorno, in ogni parte del nostro paese, viene tolta ad innumerevoli nostri ra– gazzi ht possibilità di S,;'ìlnppare norn:i.p.lmente la loro personalità e continua ad aver luogo, a danno di tutti, un eno1·me spreco di energie umane. (1) Come risulterà dai l'isultati della presente indagine, una delle manifestazioni più imponenti di Hn dramma che evade dai limiti ristretti di un semplice settore della vita nazionale è il fenomeno dell'evasione e del!'« elimina– zione» dagÙ studi çli una note\·ol issi ma percentuale di giovani. Limitando la nostra ricerca alla Sicilia, e considerando per le scuole elementari il fe!1omeno degli inadempienti all'obbligo scolastico, notiamo percentuali assai rilevanti. Nel 1952~53, su 49G.13G obbligati, risultano inadempienti 59.082 còn una percentuale dell'U,91. Fortunatamente la percentuale scende negli anni successivi all'll,77 e all_'S,91 per l'anno '54-55. Le pe.rcentuali più forti si sono regi– stea.te ad Agrigento (20,55, percentuale rimasta quasi .sta– zionaria negli alhi anni), a Caltanissetta (16,97 poi / aumentata al 17,42 e diminuita. al 13,57 nel '54-55), ed a Trapani (dove la pel'centuale· del 16,34% si è mante– nuta quasi stazionaria). Percentuali basse. hanno costan– temente, negli ultimi ~nni, mantenuto Messina .(2,60; 3,79; 2,60) e :Palermo (sempre sul 5%). Se al fenomeno degli inadempienti si unisce,· per le scuole elementari, quello dei ripetenti (circa 74.000 su. 452.416 iscritti nell'anno '54-55) e quello degli eliminati, il problema assume un'imponemm assai grave. Basti dire, - ad es., che dei 151.153 iscritti pQr l'anno scol. '47-48 alla prima classe delle scuole elem. sici,liane, solo 54.920 alunni sono arrivati a completare gli studi elementari in regola con gli anni. Se poi accanto al problema quantitativo della popola– zione studentesca elementare si considera il problema· delle aule scolastiche ( in Italia mancano 63.848 aule pari al 40,6% del fabbisogno totale e le 93.367 aule esistenti sono insoddisfacenti perché di esse 27.000 adattate da · locali di caserme e conventi e GG.000 costruite da novanta anni; in Sicilia, secondo un calcolo compiuto dall'Ufficio statistica dell'Assessorato reg.ionale P.I., mancano 4.719 aule); quello dell'assistenza; la inidonea preparazione della classe magistrale e la sua improporzionalità rispetto alla popola,,,ione studentesca: il problema delle scuole elementari da solo rivela \e angustie e la crisi in cui tntta l'istruzione pubblica si dibatte in Italia. Passando. àlla Scuola Medi&, basterà notare che in Si– cilia ]a popolazione giovanile dai 10 ai 14 anni è di 343.315 giovani, obbligati secondo l'art. 34 della Costitµ– zione alla frequenza scolastica; di questi solo 65.296 nel– l'anno '51-52 hanno frequentato 'la Scuola Media sici– liana. Gli inadempienti sono cosi' 278.019 cioè ben 1'80,9%. Sommando gli inadempienti della Scuola Media a quelli della scuola eJementare, pili di 300.000 giovan'i in Sicilia., ne1l'anno scolastico '51-52, sono sfuggiti all'ob– bH_go della frequenza. Il fenofneno della decrescenza della popolazione scola– stica in Sicilia continua man m,ano che si va salendo negli ordini superiori dell'istruzione. Dei 24.477 iscritti nel– l'anno scolastico '49-50 11lptimo anno della Scuola Media completano il corso regolare degli studi 20.039 e sono promossi, al compimento degli studi inferiori, anno '51-52, 15.346. Di questi solo 10.499 si iscrivono al primo anno delle scuole medie superiori. In queste ultime il rapporto tra popolazione giovanile e la popolazione scolastica è il seguente: su 327 .300 gio– vani dai 14 ai 18 anni solo 40.Gl 7 sono i freq\.1entanti ;(percentuale del 12,5), nell'anno scolastico '51-52. Nello stesso anno dalle scuole medie superiori sono licenziati .7.016 alunni e di qu~sti 4.628 si iscrivono al primo anno .degli studi universitari. Gli studenti iscritti nell'Università siciliana, nell'anno ·accademico '51-52 (anno che, come si sarà notato, abbia– mo assunto a base della nostra indagine perché per– mette il rapporto coi risultati del censimento del '51) sono 19.965. Riferendosi alla popolazione giovanile dai 18 ai 22 anni, calcolata sulla .base dei risultati dell'ultirno censimento a 400.900 giovani, la percentuale degli iscritti .è del: 4,5%, uguale alla media nazionale. Analizzando la provenienza dai vari istituti medi supe– riori dei 7.016 licenziati, risulta che 3.405 hanno conse– guito la maturità classica e scientifica, cioè il titolo di studio in atto più immediatamente qualificato per l'ac– cesso all'Università; 2.517 hanno conseguito l'abilitazione magistrale; 9-45 appena l'abilitazione tecnica dei varj tipi. Poiché elci licenziati dagli Istituti ma.gislrall e dagli Isti– tuti tecnici solo una pe-;:centuale modesta continna· gli studi accademici, accedendo alle poche· facoltà nnit·ersi– tarie cui il titolo conseguito consente l'isCrizione, è soprat– tutto dai -licei classici e _sc-ientifici che proviene ogni anno la massa degli jscritti al primo corso degli studi uni\(er– sitari; sempre ril'erendoci all'anno preso in esame, S\ può concludere che dei 3.405 licenziati da detti istituti quasi tutti si· sono iscritti all'Università. Ciò de1·iva oltre che dalla naturale destinazione degli studi liceali, concepiti e strutturati non come fìni a se stessi ma come istituti pl'eparatori agli studi universitari, dall'assenza di qualunque ·qualificazione professionale de– gli studenti maturi rispetto a quelli provenienti dai tecnici e dai magistrati. 1::iercui l'impossibilità cli inseril'si in un'at– tività pratica e ·pl'Ofessionale {a prescindere dalle car– riere burocratiche -ctli il compimento clegl.i studi m_edi superiori pnò da1'e accesso) spinge quasi. tutti questi stu– denti a cercare nelle facoltà universitarie la conclusione necessaria del proprio corso di studi, ai fini più di una qualjficazione professionale del lol'O titolo di studio e di un c~nseguente sfruttamento di esso nella vita pratica, che d1 autentici interessi culturali e scientifici. Si aggiunn-a che i Jicenziati dai lic.ei classici e scientifici in grande prevalenza appartengono a famiglie che possono arrivare ad affrontare il corso degli studi universitari. Inratti, fraendo i dati dagli Atti della Commissione Nazionale d'i~chiesta per la -Riforma della. Scuola, in Italia alla con-· qmsta della laurea si avviano con preferenza i figli dei libe1·i professionisti e degli insegnanti (81 % ), con'1e pure i giovani sorretti da una condizione economica elevata: i figli di benestanti (69,8 % ) , quelli di prnprietari e di im– pren~itori _di a~4)ende _industriali, ag1·icole, commerciali (G0,0%). SCelgono invece gli Istituti tecnici i figliuoli di operai e salar-iatj (72%)i di impiegati pr-jvati (56,5%), di arti– giani e piccoli negozianti. DA QUESTA composizione sociale delle basi universitarie deriva an~e. la scelta delle facoltà e la sovrapopolazione studentesca in quelle facoltà particolari, quali la Ginri– sprndenza, che, tenendo conto delle condizioni economico– sociali della nostra Regione, offrorni ai giovani -il miraggio cli caniere funzionariali, nelle quali si assorbe la più alta pe.rcentnale di laureati dalle noStre Università. In Sicilia, infatti, le facoltà più frequentate sono in ordine. la Glurisprudenza (CT: 27,3; ME: 14.,9; PA: 28,G 1 per l'anno accademico '5 l-52: la percentuale palermitata è altissima; a Milano, per l'anòo '51-52, su 15.775 iscritti risultano della Facoltà di. Giurisprudenza solo 1.814, a I)alel'mo su 7-.454 iscritti risultano jrr legge 2.467; la Facoltà di Lettere (9,7; 14,8; 16,0; per CT, ME e PA); quella di Medicina (9,7; 15,8; 10,9) e quella di Economia e Commercio (9,1; 12,8; 10,5). Tranne una lieve diminu~ zione per la Facoltà di Medicina, si può dire che la gra– duatoria dell'affollamento per facoltà si è mantenuta co– stante, nella nostra regione, sin dalle prime ori_gini delle Università siciliane. Gli studi universitari sono dunque ormai .qnasi esclu– sivamente concepiti come il mezzo necessario per risolvere angosciosi e pressanti problemi di natura pratica e sociale (anche se spesso si dovrà constatare l'inutilità e l'ineffi– cienza della laurea che non offre, deludendo antiche ed a lungo ,ragheggiate speranze, quella «sistemazione» che sembra l'unica iorma di risGatto da certe .condizioni di assillante bisogno e di mortificante mediocrità soGiale), mentre va facendosi sempre meno frequente il caso di coloro che gli studi universitari considerano come mezzo di elevazione culturale e di speciali,,,zazione scientifica. Il fenomeno della laurea fìne all'impiego è diffuso a tal punto da rivelare la tragedia e la profonda crisi di una classè giovanile sfiduciata in se stessa e ìn ciò che la circonda, spaventata di imporsi l'abitudine alla ricorca e all'indagine scientifica, perché vede in ciò una perfoolosa dist.razine della sistemazione immediata. (2) Tutto si ,~de ormai in flinzìone_ di una « sistema– zione»: lo studio, ]'amicizia, il battesimo, la crestma, e financo a volte lo stesso matrimonio. E da ciò la pletora dell.e raccomandazioni, la corruzione di tutto l'ambiente universitario e purtroppb anche della stessa moralità del giova.ne, che si abitua a concepire la corruzione come l'aspetto più proprio della società in cui vive e la specu– lazfone come l'arma più efficace per inserirsi in essa. Nella nostra Regione e. in genere nel Mezzogiorno, è assoh1ta la prevalenza· di studenti appartenenti alla media ed alta borghesia che tendono ad un corso di studi cli carattere umanistico, mentre assenti o disertate sono le scuole di preparazione tecnica e di seria ed effettiva qua– lificazione professionale, perché esse non corrispondono immediatamente · alle condizioni economico-sociali della nostra regione nella quale, insufficiente ancora una strut– tura industriale rispondente agli effettivi bisogni della attualo società, unico spazio per le [orze cli lavoro è il piccolo artigianato arretrato nei suoi metodi e nelle sue strutture e nèlla tecnica produttivistica; il bracciantato nelle sue varie e tutte dolorose ·e mortificanti manifesta• zioni, e lo sterminato e gramo esercito di infimi burocrati, e di agenti di polizia. In Sici]ja tra i disoccupati ben 90,4%, come si può rilevarn dagli Atti della Commissione parlamentare d'in– chiesta sulla disoccupazione, risultano con nessuna istru– zione o con istruzione elementare, menti-e soltanto il 2,3% hanno frequentato una Scuola media; nell'inte1:a na;;-;ione, invece, la percentuale della prima classe. scende all'85,4% e quella della seconda si eleva al 9,3%; e nel iSTUppo di regioni più progredite la prima percentuale si abb~ssa al 79,l % e la seconda raggiunge il 14,5%. Le pernentuali degli inoccupati che hanno conseguito nell'isola un titolo di studio di scuola media superiore o una laurea universitar·ia salgono nell'isola a'l 22,9 e, rispet– tivamente, al 7,3; mentre in Italia le percentuali corri– spondenti l'Ìsultano 15,l e 3,7 e nel gruppo di. regioni più sviluppate. scendono a 12,0 e 2,G. Ne segue che il rapporto percentuale dei disoccupati laureati in Sicilia ri. spetto all'intera nazione raggiungé il valore di 11,11 e l'analogo rapporto fra gli inoccupati laureati si eleva al 14,57. E' chiaro che il processo di jncln~trializzazione del– J'iso!a auspicato da tutte le parti e di cui oggi si avve,·– tono i primi importanti segni, potrà contt·ibuire a deter– minare una diversa configurazione dell'ordinamento sco– lastico de11a nostra regione assicurando, attraverso scuole opportunamente attrezzate, quella preparazione tecnica delle nuove generazioni che potranno trovare così una larga possibilità d'impiego al di fuori delle tradizionali attività; ma è pu,·e chiaro che la scuola non .PUÒ limitarsi ad essere conseguenza ·e 1·iflesso della evoluzione delle strutture economico-sociali, ma dev'essere presupposto ed anticipazione di questo progresso, lievito animatore di quei fermenti di rinnovamento politico ·ed umano in cui matura la essenza cli una civiltà. Orbene, oggi, la scuola sembra aver l'inunciato a questa sua altissima funzione. · Ancorata a vecchi e sorpassati metodi didattici; antiquata nelle sue stn1ttnre; inaçleguata, in tutti gli strumenti di attività culturale e scientifica, alle esigenze di Llna cultura che rapirla mente si rinnova; aduggiata da una 1·atio stu– diormn che riptocluce con lievi varianti lo spirito delle vecchie scuole. formalistiche e gesL1itiche di secoli orsono, essa ha pei·duto semp1·e più il suo addentellato con la · realtà e con i suoi impegni ed i suoi problemi, ed è diven– tata spesso insensibile all'esigenza di quelle masse che vo– gliono trovare in essa lo strumento per un loro inseri– mento sempre più imp~gnato nella società di cui fanno .parte. Basta nota1·e come _in Sicilia su una ·popolazione gio– vanile (dai 1( ai 18 anni) di 327.300, solo 104 sono i giovani che nell'anno scolastico '.51-52 hanno conseguito la abilitazione ag1:aria (cito questo indirizzo di studi perché eSso nella nostra regione dovrebbe più immediata.– mente espl'imere le caratteristiche e le esigenze di un am– biente nel quale le attività agricole hanno un posto tanto rilevante) e che, sempre nello stesso anno, si sono laureati jn agra1·ia 33 studenti su una popolazione giovanile dai 18 a'i 22 anni, di 400.!J00 unità: La realtà dolorosa dell'attuale condizione degli studi un.iversi~8:ri è che dagli atenei non esce oggi una nuova classe d1r1gente con matura coscienza politica e chiara con– sape'volezza dei propri doveri professionali, con pt·epara– zione adeguata ad affrontarli nella loro interezza e com– plessità, ma una. massa di anonimi « dottori > che molte volte si ch.iudono .in uno sterile orgoglio di «casta», di– staccandosi dal moi:ido della società che li circonda e vivendo ai margini di essa, incapaci di comprendeme le istanze e di accoglierne i fermenti e le esigenze di rinno~ va mento. pERCHE' si possa ottenere una svolta effetti\·a, la polilica scolastica del nostro paese dovrebbe rivolgersi a questi fondamentali obbiettivi: 1) Rendere veramente operante l'obbligo, sancito dal– l'art. 34 dell'à. Costituzione, della istru..-.ion~ primaria e post-elementare sino al 14° anno di età, rirnucivendo tutte quelle cause di ordine essenzialmente economico che de– t9.rminano l'evasione dei fanciulli dalla scuola, e già Ìn partenza escludono da una legittima selezione di capacità intellettuale e culturale tanti elementi su cui grava più tiranna ed iniqua la selez.ione ope;·ata daJla. legge del censo e del privilegio sociale. 2) Da-re all'istruzione secondaria, dopo i tre anni della scu0la media inferiore (e non differenziata secondo criteri classisti come è di fatto nel nostro ordinamento scolastico attuale), una più ad~gtlat_a strutturazione nella quale· si tenga conto della realtà e delle esigenze della vita moderna, ridime.nsionando le scuole umanistiche re– stituite alle naturali funzioni di scuole preparatorie alle professioni liberali. E dare il più ampio sviluppo possibile alle scuole dell'ordine tecnico che, con"'.enientemente at– trezzate snl piano della preparazione tecnico-professionale (segue a pag. 4, 2.a col.)

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