Nuova Repubblica - anno IV - n. 20 - 13 maggio 1956

8 \ \ SETTE GIOHNINEL l\l0NDO I TRE<<SAGGI» E LA ·sAGGEZZA I L COl\f'uNICATO finale sui lavori della riunione dei ·ministri degli esteri della NATO, tenuta in questi gio1·ni a I,arigi è, come spesso accade, frutto di un compromesso, ma di uno di quei compromessi che fanno scarso posto, alle tesi nuove e che finiscono in pratica pér lasciare le cose quasi come sta.va110 in partenza. Che cosa si discuteva a Parigi? La svolta sovietica. l\ifa non solo la svolta del congresso del PCUS, bensì anche i nuovi orientamenti della diplomazia sovietica nel campo degli aiuti ai paesi poco sviluppati, buona parte dei quali, in Asia e in Africa, si orie1~ta o si è- già orienta.fa verso una politica neutralistica di tipo indiano. I due problemi fondamentali che si ponevano alle po– tem~e atlantiche erano· dunque i seguenti: quale atteg– giamento assumere verso l'URSS dopo la recente svolta della sua politica interna e internazionale? quale atteg– giamento itssumere verso le pot~nze neutrali! Sul pri,no problema vi sono stati, a ()_uanto riferisce la stampa ufficiosa, i «pessimisti» e gli «ottimisti», ossi~ coloro che ritengono che non sia cambiato nulla n~H'URSS e,, che perciò convenga continuare ad andare avanti come prima, e colo1·0 che invece ritengono che sia cambiato qualcosa e che convenga fare quale:osa di nuovo per im1)egnare più concretamente il dialogo fra mondo orientale e inondo occidentale. ~Su questo primo pl'Oblerna fondamentale non ci r.i– sù.ll.a che i nOstri rapf)resentanti abbiano assunto un at– teggiarnentq originale, sebbene anche il segretario di Stato americano, Johrì: Foster Dulles, abbia ammesso che nel– l'URSS- succ.eàe ·qualcosa di nuovo e che• convie;-.e prQ– _.pOr'si· ;Fléi 'pross'imi di(:'lci anni .uria pÒliti?a che consenta la libè}al-izzàZione ,.})rogressiva della politica sovietica. Ma, nel complesso, la maggioranza delle delegazioni si è piì:L ·.preocc·upata di tenere compatta \ln"alleanza che scric– ·chiola, in una situar.i·o)"le assai diversa da quella per la ·quale fo prevista la sua conclusione, che dì sfruttare gli ··e.lementi nuovi cli questa situazione, per supera1·e" la con- ti-apposizione dei due blocchi di potenze. l'l'Oprio per ·questtt ragione, Je proposte italiane sql (Dis. di Dino Boschi) Dal milione all'ago ' rafforzamento dei vincoli politici ed economici della NATO non s'inquadrnno ,~ella tendenza· diste1lsiva, c,he si afferma 'sempre più largamente fra le potenze atlantiche, anche se non si può dire che la danneggino. In questa situazione, si trattava infatti soprattutto di stabilire rapporti eco– nomici non solo a.I l'interno della NA'fQ ·dove il raffor– zamento del coordinamento economico è una questione puramente amrninistrativa, ma soprnttutto all'esterno, fra LA TENSIONE N~jL !!EDIO OIUEN'l'E ·11, FA'Ì'TO che là Rùssia., s[.-u\tando rivali_tà locali, fosse riuscita a metter piede nel Medio Oriente, zona i·iservata alle grandi potenze occidentali, provocò, in un primo tempo, ·viva sorpresa. Quando gli Stati Arabi, poi, riforniti di armi, si strinsero p.iù minacciosamente contro Israele, il pericolo di una guerra in quel tenitorio fece prendere in considerazione 1 agli Stati Uniti ed alla Grnn B1·etagna, 1a possibilità di una intesa con la Russia, jn seno al Consiglio di Sicul'ezza dell'ONU, per risolvere il non facile problema .. Il primo passo fu compiuto con r jnvio del segl'etario gen~rale dell'ONU nel Medio Oriente. Quali sono gli interessi cont:rastariti che devono essere conciliati? L'Egitto con i snoi. 23 milioni- di abitanti, nel suo sforzo di assumere il ruolo di nazione-guida per gli arabi, sempre divisi da rivalità, malgrado l'esistenza di una Lega Araba che dovrebbe appianarle, trova nella campagna anti-israeliana un elemento di unificazione tra gli arabi ed un elemento di prestigio, in quanto aspira a cancell~re l'onta della sconfitta militare subita da parte di Israele nel 1948-49. Come potremmo assicurare gli -altri ara– bi - sembrano domandarsi i governanti militari egiziani - che proteggeremo i loro .interessi, se non siamo capaci di vincere uno staterello come Israele, che prnprio a noi ha inflitto una sconfitta? Ma il motivo di .fondo della campagna contro Israele, sia in Egitto, sia negli altri sta.ti retti da ditta.ture militari ·o da governi feudali, risiede nel diversivo che essa rappresenta per allontanare nel tempo le istanze e le necessità sociali delle popolazioni amministrate, ora in condizioni di estrema miseria. In Giordania poi, il 50 % circa della popolazione ed un'alta percentuale della classe dirigente sono arabi pa– lestinesi. Il loro desiderio di incorporare Israele preme non poco sul governo e sul re: D'altro lato l'odio contro gli ebrei è stato tanto sfruttato come « leit motif » dai governi dei paesi arabi, che essi sono vfrtualmente pri– gionieri della loro politica e nessuno di loro può permet– tersi di ~are qualche singola concessione ad Israele per non sembrare pro-israeliano. Neanche l'Iraq sfugge a questo, appunto perché, aderendo al patto di Bagdad, che gli altri stati arabi avversano, non può tagliare con essi tutti i suoi vincoli né lasciare i1 campo libero al– l'Egitto. In· sostanza la Lega Araba non è riuscita, fino ad oggi, nè a coordinare un'unica politica internazionale né a studiarn e svjluppare---piani economici-sociali, né a smussare la rivalità Egiti'o-Iraq: in una sola cosa è concorde, nell'odio contro Israele. Perciò Israele non è ma.i stato dagli arabi riconosciuto come stato sovrano ed essi hanno sempre rifiutato di sedersi intorno ad un tavolo per discutere la soluzione dei vari aspetti del problema e, parimenti, hanno respinto le proposte israe– liane di conciliazione. Viceversa hanno tenuto (e sono ormai 8 anni) presso i confini d'Israele numerosi campi di profughi, riffotandosi di risolvere il problema di questo mezzo milione di persone senza speranza e senza lavoro. Esse potrebbero essere state ormai assorbite nella va– stissima area degli stati arabi ove si trovano appena 35 milioni di abitanti. Si è preferito fanatizzare i profughi contro Israele e nei loro campi sono reclutati i « com– mandos » e le « pattuglie suicide» che operano in terri– torio israeliano. Gli stati arabi, inoltre, mantengono un blocco economico contro gli ebrei, e l'Egitto chiude il canale di Snez a tutte le merci e ai piroscafi diretti a porti israeliani. Sono state avanzate da Israele proposte concrete per allontanare la minacela dai suoi confini e per. risolvere il problema? Israele ha offerto di accogliere e sisteni.are 100 mila profughi, di pagare in lire sterline le terre di tutti gli altri, di concedere alla Giordania speciali condi– zioni nel porto di Haifa, di _giul1gere a rettifiche territo– riali. Tali proposte sono state respinte senza essere state esaminate. In questi anni di' conflitti e di guerriglia, quale è st~to l'atteggiamento delle grandi potenze? La Gran Bretagna, tradizionalmente forte nel Medio Oriente ove ha ancora grandi interessi economici e poli– tici, ha cercato di non alienarsi gli arabi. Così la parte araba della Palestina che, secondo la decisione dell' As– semblea Generale dell'ONU, doveva costituire uno stato a sé è diventata parte integrante della Giordania senza che alcuna protesta si levasse da parte di qualcuno, e gli accordi anglo-egiziani per l'evacuazione di Suez e per la indipendenza del Sudan sono stati condotti senza preoc– cuparsi non solo di stabilire prima la pace nella zona, ma almeno di assicurare il rispetto del.le leggi interna– zionali per la libertà di navigazione nel Canale a. tutti· i piroscafi, israeliani compresi. La Gran Bretagna non ha utilizzato la sua influenza nei confronti 'dei governi (110) nnova repubblica il blocco a~~~t"\ico e quello so.v_ietico. Non si può dire pertanto~ che· l'esame dei problemi eco– nomici interni. della NA1.'0 Cos~i~~~9~ un serio progresso sulla via· d~lla pace per il semplice fatto che questa volta non ~j:;- è parlato solo di colla.bo razione militare: alla prioriti\.{qella collaborazione militare a.ll 'interno di çiascuno- dei !=iue blocchi occorre infatti sostituire, a ta.l& scoPo, in entrar,;·bi i campi, nna priorità dei problemi re– latiVi alla collaborazione pacifica, economica e politica, fra questi due s"te~si blocchi. Il secondo problema fondamentale esaminato in questa sessione dei ]a'vori della NATO contemplava ptecisamente questa collaborazione in uno dei settori pili delicati dove rischia di trasferirsi, sia pure in termini di competizione pacifica, la guerra fredda:: jl_ s.ettoi;e -degli aiuti alle.· ù;fri~ depr~sse. Il 111inis_trodekfi. esteri socialista fra_naese, Chr~s– tia.n Pineau, si è fatto Portavoce della tendenza più, avan– zata in questo ,campo, suggerendo di rispondere alla. po.~ litica di aiuti iniziata dai sovietici in Asia nou e-on una corsa sfrenata dei due blocchi pei' corrompere.. con :gli aiuti economici le nazioni neutrali, ma con 1111 coordi:. namento degli aiuti nel qnadro dell'ONU, dove Sta.ti Uniti e Unione Sovietica possan0 non piì:1 competere ma colla~ borare, al fine di trovare un terreno civile d'incontro che ponga fine alla guerra f1:edda. .. Questo progetto,. che non sembra ave1·e provocato reà– zioni in seno alla delegazione italiana, ha suscitato una immed.iata risposta negativa del presidente Eisenhow~r, il quale ha dichiarato, in. una conferenza f.tampa, di es– sere sempre favoreVò'le ad una politica di aiuti bilater~li è non collettivi, silurando così in partenza il proget..to franèese, che rappresenta tuttavia la propost~ più seria e più intelligente di tutta. la confer~nza d~ _Parigi. . : Che cosa debbono dunque esammare 1 tre « saggi >, fra i quali vi è il nostro rninistro 1 degli esteri? Una poli- . tica di apertura verso l'Oriente? No, perchè i pareri sono discordi su questo 'punto, dato che vi sono ancora « pes– simisti» e «ottimisti» sulle sue prospettive. Una poli– tica d'apertura verso le nazioni neutrali? Neppure, per– ché gli Stat.i Uniti preferiscqno trattare direttam~n~e coi~ loro ·senza controlli o Coordinamenti dell'ONU. Ad essi · rimane dunque da ésaminare solo qualche npovo gene~ rico progetto di collahorazione economica. europea, eh~, come ha osservat.o ben-e il ministro olande:;;e Beyen, è già assolti ·ottimalriei1t6 dall'OECE. La fnoral0 degl'inco11tr_i pa:rigini è st~.ta forse t:i_:a.ttada Pineau, il quale, ... ricord3.,ndo il ~elebre afori~ma. « chi non è con noi' è contro di nOi », che sembra essere caldeggiato oggi dai « pessimisti » atlantici, ha proposto çli sostituirgli quest'altro:" « Chi non è contro di noi è con noi». I tre «saggi» dovrebbero forse iSp•i:rarsene, prima dell'autunno, per seguire veramente la via della. saggezza. P. V; del la Giordania e dell'Iraq per ottenere la pace, ma ha continnato a pagare ed armare la Legione Araba gior– dana anche dopo la destituzione di Glub Pascià, ha in– viato al'mi all'Egitto, ha creato il patto di Bagdad igno– rando i veri problemi di fondo della zona, ed armando l'Iraq che ha già preso posizione contro Israele. Il ri– sultato di tutto ciò è che gli stati arabi sono anti– britanniqi, sia perché essi non sentono un pericolo nella Russia, sia perché sentono il patto di Bagdad come ele– mento di divisione e come un tentativo da parte di chi se ne andò dalla porta di voler ritornare dalla finestra. La tensione arabo-israeìiana, che minaccia un radicale mutamento d'equilibrio del Medio Oriente, non giova quindi all'Inghilterra la. quale si mostra ora interessata alla soluzione del problema, che essa vuol affrontare in– sieme agli Stati Uniti, dopo l'errore del patto di Bagdad. Gli Stati Uniti, a loro volta, hanno interessi economici nei paesi arabi e sono guidati dal desiderio di essere in buoni rapporti d'amicizia con· popoli stanziati ai confini del blocco orientale; d'altro canto la pubblica opinione e motivi di politica interna li spingono a considerare favo– revolmente la posizione .di Israele, anche perchè 5 mi– lioni di ebrei cittadini americani hanno un valore non trascùrabile nelle elezioni che si svolgeranno proprio in quest'anno. Nel tentativo di conciliare le simpatie di am– bedue le parti gli Stati Uniti hanno pensato di risolvere per primi gli aspetti meno inquietanti del problema, nella. convinzione di giungere col tempo ad una conciliazione definitiva, n;ia dopo l'intervento russo nel Medio Oriente e l'inaspi·irsi della situazione, non potendo ancora assu– mere una posizione chiara, hanno invocato l'interv-ento dell'ONU. La Francia, infine, t.iene la sua politica filo-israeliarÌa come una carta da giocare con gli arabi, pronta a cam– biarla se muterà l'atteggiamento di questi per ia. qnestiòne d'Algeria. Non pensiamo che i dirigenti del çremlino possano vedere con compiacimento le monarchie fe~1dali e le dit– tature milita1·i che reggono oggi gli stati arabi e neppure che essi siano animati da ostilità verso 'Israele, quando la Russia fu tra le prime nazioni a riconoscere l'indipen– denza dello stato israeliano. Può essere piuttosto oggetto di meraviglia che l'intervento sovietico nel Medio Oriente sia av-vennto soltanto ora 1 perc.hè già· da molto tempo' le_ frontiere russe in quella. zona non erano garantite da nes– suna. fascia avanzata di stati simpatizzanti. La prontezza dimostrata dall'Unione Sovietica nel favorire la ricerca di una Soluzione Soddisfacente per ambedtU/ le parti in contrasto rientra- nel clima della nuova Politica disten– siva, e poiché 1uti~' le grandi potenze ·sono più o meno direttamente int~réSSate al Medio Oriente,- è da augu– rarsi che in quella zona possa eSsere esperimentato con successo il nnovo cgrso politico mondiale e si trovi un punto d'incontro ed una premessa per una pacifica con– vivenza tra i popoli. HULDA llRA\VER LlllERANOME

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