Nuova Repubblica - anno IV - n. 17 - 22 aprile 1956

(107) nuova repubblica SE'l''J'EGIOHNINEL !UONHO DIPLOMAZIA INRITARDO E , STATO detto, a pl'Oposito di un certo stato 1nag– gio1•f", il quale faceva la gue1·ra con i metodi della gucrrn. precedente, che era se,npre in ritardo di una guena. Si poli-ebbe dire, a proposito della nostra di– plomazia, 'che è in rita,·do, se non di una gnerra, per lo ,:neno ·c1i i.ma fase o· di un periodo della storia diplornatica l~t>gli ultimi anni. I1 discorso proriuncie.to dal nostro ministro degli este,·i, on. Gaetano Martino, al Senato, pel' illustrare il bilancio del 'SU'odicastero, ·attesta infatti' chiaramente che il capo della nostra diplomazia, anche se dimostra di non ignorare che i rappol'ti fra gli alleati occidentali hanno oggi ten– den~n. 11 passarn dal piano militare a quello economico– socia.1-e, indica chinramente che la nostra politica estera rimane tuttavia legata ai vecchi schemi militariijtj degli anni .Più <Jifficili della .suerra fredda. La politica estera, italiana, alla pari di quella di qual– che stato balcanico e di qualche shto arabo o sud-ameri– cano,' èOntinua infatti a ricalcare pedissequamente le orme di quella di aie.une cor1·enti oltranziste nord - americane, ignonrndo completamente lo sfor-/4o di emancipazione che vanno compiendo le maggiori nazioni occidentali. Che bisogno aveva infatti il nostro ministro degli este– ri di riaffe1·mare 1 per tema che si dubitasse della sua fe– deltà, che e non siamo disposti a sottovalutare l'aspetto militare dell'alleanza atlantica>! Perché, in polemica im– JJlidta con Guy Mol\et e Christian Pineau ed anche con sir Anthony Eden, ha sostenuto che « chi pretende da noi la decisione di isolare il problema del disarmo in Europa, pretende che noi aderiamo tacitamente e preventivamente. alla divisione definitiva della Germania»? E perché moi sarebbe così? Il conte Sforia almeno, anche quando faceva una poli– tica este1·a sulla quale noi stessi esprimevamo nun1e1·ose 1·iserve, la faceva bene, da professionista; da qualche anno invece si ha l'impressione che la politica estera dei nostri ministri degli esteri sia non solo sbagliata, ma anche fatta male. Sforza, per esempio,· quando l'alleanza di Bl'llxelles si trasfo1·mò in qualcosa di pili largo, che doveva diventare il Patto Atlantico, convinto che qne11a fosse la strada mi• gliore per rarn rientrare l'Italia nel consesso delle nazioni libere, riuscì a inserirci in quella politica. Quello ru a. no~ stro giudizio uno dei più gravi errori della politica estera italiana., mR almeno fu commesso bene. Oggi, invece, che in seno all·e nazioni atlantiche si vanno profilando profondA conenti di rinno·vamento aventi una sempl'e maggiore consistenza, con:enti che il n'uovo govemo francese ha saputo esprimere con la massima chiarezza, noi non solo non ,·i11Sciamo a porci su questo stesso piano di rinnovamento, nonostante .gli sforzi del capo dello Stato per prnsentare all'e·stero il riti-atto di un'Italia che non sia l'Italia forcaiola ancora· presente al ricordo degli uo– mini di-Stato che hanno lottato contro il fascismo, ma ci mettiamo a.ddirittura a polemizzare contro di loro, a di– fendere il valore militare dell'alleanza atlantica che nessu– no ci chiede di difendere, a criticare il carattere isolato del piano francese per il riarmo, a fare, insomma, da inutili idioti. Dopo qualche parentP.si isolata di maggiore intelligenza politica, temperata d'alh·onde da errori tecnici e da ten– tennamenti, la nostra politica estera ricade così· nel più pia.t,to conformismo, non tiene minimamente conto delle prospettive aperte dalla svolta comunista sovietica, non solo sul piano della politica generale del mondo orientale, ma anche su qua.Ila dei paesi comunisti - primo fra i quali vi è la. Cina comunista --. non si rende conto che le componenti del precedente equilib1·io delle forze sono mu– tate, che l'energia con la quale l'URSS difendeva fino a 1·ecentemente alcune tesi di politica estera potrebbe essere dedicata ad altri fini e che queste stesse tesi, dopo la svol– ta, potrebbero anche essere completamente abbandonate. Menti-e, cioé, si vedono francesi e inglesi ed anche ame• :ricani reagire con intelligenza, o per lo meno, per quello che riguarda questi ultimi, con senso di responsabilità, alla svoHa sovietica, il nostro ministro degli esteri, anziché ispira-re un nuOYO indi.-izzo all'opinione, segue la falsariga dei commentatori più ~eltnri della stampa conservatrice e < fascisti;1,zante. j N.el momento in cui Bulganin e Kruscev stanno per esaminare a Londra. il problema « isolato'> del disarmo con 'i ministri inglesi, nel momento in cui il pa1·tito socialista. fi-ance_se, i cui upmini sono alla direzione del governo in li'rnncia e a"lla dil"ezione della commissione per il disam10 all'ONU, sta per inviar-e una delega:,~ione di dieci parla• mentari nell'Unione Sovietica, noi ci culliamo nella p1·0- paganda e polemiz;ziAmo contrn chi cerca cli indivicluore e indicot·e le vie del disinmo e della pace. Spe1·iamo, dopo e~se1·0stati in rita1·do di una g11erra, che i gencn.\li della 11ostrn.diplornaz;il'I non ci facciano ancora una volta pel'– dere i bcnolìci della pace. (A Torino _sono stati arrestati numerosi giovani del MSI, In possesso d1 esplosivi desthiatt alle sedi dei partiti dì sinistra) Il passo aell'oca. LETTEUA DA NEW YOUK LA P A Ul{A DE I BI A N· C IfI di MASSIMO I A DECISIONE presa tempo fa dalla Corte Su– .J prema ne1 confronti delle Scuoio pubbliche, e del.: l'uguale diritto di bianchi e negri di frequentarle, non ern cettamente sembrata un gran che a noi euro– pei. Ma per milioni di americani, per la qunsi totalità dei t1·~nta milioni di bianchi che vivono nei 17 Stati del cosiddetto Smith, quella, decisione ha rapp1·esentato una rivoluzione, la fine di un nncien n!9-iine caro olla maggio– ranza della popolazione dei 17 Stati, la. trnsformazione della società in cui erano nati e cresciuti. Al principio i bianchi del Sud rirnase-ro stordili; poi è cominciata, p1·ima lenta. poi sempre più rapida, la teazione, sì eia giun– gere alla tensiot1e oggi prevalente nella vasta z;ona che va da Richmond nella Virginia a Jacksonville nella Florida, da Charleston nella Carolina del Sud a Dallas nel Texas. ,villiam Faulkner, · il più meridionale dei meridionalisti nmericani, e con lui centinaia di scrittori, giornalisti, commentatoti, hanno parlato di nna situazione da guerra civile. La guerra civile non ci sa1·ìt. e fra una genernzione quello che è il tarlo peggiore della nazione americana sarà scomparsçi: ma nel frattempo ci saranno anni duri sia per i negri che per i bianchi, ci saranno episodi tragici. Non è facile comprende,•e e spiegare il fenomeno raz– ziale americano. Per chi sente antipatia per gli Stati Uniti, razzismo significa fascismo; per chi non condivide tale antipatia e vede nella nazione americana, malgrado mille el'l'Ori e mille macchie, un alt1·0 nobile tentativo di organizza1·e la vita umana nell'ambito di istituzioni di libertà, il razzismo è un elemento secondario della sce– na americana. Gli uni e gli altri hanno to1-to: il 1·azz.ismo americano (che non esiste solo nel Sud rna ha pro,·ocato fenomeni di violenza anche al Nord, per esempio a Chi– cago ed a Detr-oit) non è fa.c::cismo; ma il raz;,,ismo esiste, turba la pace di larghi settori della nazione, tormenta milioni di americani, impedisce agli Stati Uniti di eser– citare l'influenza morale che renderebbe meno nsp1·a per gli slranieri la superio,·ìtit economica e militnre del paese nei confronti delle altre potenze. I figli devono espiare i delitti dei genitori - scJ"iYevano una volt.a autoti eu– ropei. Non sappiamo se quello che oggi avviene negli Stuti Unili siu dovuto ad una giustizia che trascende le intenzioni umane; sappiamo però che l'attuale situazione è il 1·is11ltalo del delitto compiuto dai binnchi durante tte se<'oli e mezzo cli tratta clPgli schiavi. La tratta non c·è pili; la. schiHvitù è scompai-sn, ma i frutti sono ancora lì. SALVADOR/ 5 1 bi A 11',~poca del pl'irno censimento i negl"i costitniv11no un C(}quinto della popolazione americana,. oggi sono mf'nO di un decimo: ma. un decimo cli Hi5 milioni co,.;.tituiscc :rn– cora una mHss11 i11lpone11te; nPI Hud costituiscono 1·ou1- plessivarnente quasi un quarto della popola:r,ione. J:>ochi si preoccupavano dello. schiaYiti'1 nell'epoca lonbma. in cui Jefferson scriveva la dichiataz;ione cl'inclipenclemrn, Ha.· milton e ifadison facevano la campagna per la cqstitu– '.i\ione del J788: snlvo pochissimi, i bianchi ernno allora d'accorcio 11el ritenere che i negri non erano ,·eratnl'nte esseri umani, ma qualrhe cosa. di mezzo tra ruorno e la scimrni1;1, che e;;,c;ienrno dotati solo di debole ragione e di poca volonti1. :Ma nel clima di liberti1 portato dalla ,·itto ..ia dei ti belli del 1 iiG, l'idea si feee aYanli e si diffnse che i negi-i sono umani quanto i bitrnohi; gli ~an;ericani Yenflrn-· ,·ano la scienza, lo spirito scientifico ed il metodo scien– tifìco: la scienza afferma\'a che bianchi e negri, a parte alcune c:ualteristiche supea-fir·iali, ~ono uguali. Un.idea si Yeniva formulando e dalridea nasceYa un problenrn. J"ef– fer·son, il grande campione delruguaglianz;a di tutti nel– rambito di un 1·e,gime di libedì1, po~sede,·a degli schiavi: quando Jeffer~on morì, nel J 82G, e.-a già. irnpos.sibile af– fermarsi suo seg,rnce e a,·ere schia,·i. Ci vollero quaranta. anni pe1·uhè si ilffennasse l'idea che i negri non sono meno \imani dei bianchi. Ci vollero alt1·i q11arant'anni di ogi– tazione - inclusa una g11ena ci,·ile che fu la guer.-a r>il1 sanguinosa èombxltubt tr-a il J814 e il 1!)14.- pN 1.u·ri• vare all'nbolizione della schi~1,·ill1. Molti morirono du– rante la guena civile senza sape1·e pet·chè morivano; mol– ti morir·ono pe.-chè venisse mnntenuta l'Unione; ma quello che di-ede al No1·cl la capacitù di combattere e la volontù. di vincere fu la convinz;ione che molti ave,·ano che il negro dovesse essere libero non meno del bianco. T..i· bero divenne, uguale no. E1·ano pasRati pochi anni dolla sconfìttn, che giù. i bianchi del Sud si rio1·ganiz;zanrno, riprendevano in mano il controllo degli Stati che a,·evano costituito la Confederazione. Durante il terzo di secolo che seguì il 1805 Yenne escogitata una nuova formula, in apparenz;a compatibile con la Costituz;ione: la. segt<"g<l– zione, che avl'ebbe don1to con.c::istel"e di due elementi, separn'l.ione ed ug_unglianut. Ci fn la separazione - nello s<'uole, nelle cliie.,;·c, negl'impif'glii, nei pubblici trn~por-ti. 1\'(a non ci fu l'ugllaglianz;a. Per quosi sessant'anni, fino al 1 fl:34, il Sud ci-eclette di a,·01· tr-ovato il suo equilibrio: la violenz;a. diminuì il Ku Klux ]\.1~111 scompa1·ve, i linciaggi, da q11M>i un centinaio, ai ptimi del secolo, si ridussero a non più di imo o due per anno (l'ultimo ha avuto luogo nel l.!)51). Intai1to la situazione dei negri si trasformaYa: in un·economia libern o 1•f':laliva111entelibera non era pos– sibile impedire ai 11egri, che c.01npinrno lo sforzo nPCC:3SU·

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