Nuova Repubblica - anno IV - n. 17 - 22 aprile 1956
4 E SINDACA'fl CONTRATTI OBBLIGATO RI Nessuno può mettei,e in• dubbio l'esigenza che i contratti cli lavoro trovino inteo-rale applicazione. Ma si conseguirà questo scopo con una legge? Ne dub~iamo. Essa verrà ad aggiungersi alle molte già esistenti senia modi– lìca,·c nulla, per quanto è legittimo prevede1·e,. della situazione attuale di FRANCO VERRA I N PROVINCIA di Cosenza, le donne addette alla rac– colta. clelie cast1lgne,_ nello' scorso autunno, sono state pÒgate J.50 lire al giorno; in alcune zone della Lu– ca11i~1, i brnccianti, nei mesi: di maggior disoccupazione, ve~gono compensati del ·10!'0 lavoro con una zuppa a mezzogiorno; in Sicilia, r{élla stagione mort~, le paghe giomaliern tlegli agricoli nÙn superano le 300 lire. Po– tremmo continual'e a cital"e casi del ·genere, molto diffusi nel Meridione, ove i salari contrattu.almente stabiliti dalle organi½zazioni sindacali non vengon~ rispettati né nel set.tore dell'industi'ia, né in quello dell'agricoltura. Nelle campagne, il renomeno assume aspetti di particolare gra• viti\., ma sussiste - ed in larga misura - anche nelle fabbriche. Basti pensare che gli industdali, dei molini e dei pastifici nel Sud (sono fra i datori di lavoro che pagano meglio) si sono staccati dalla loro federazione di categoria per non avere l'obbligo di applicare il con· tnt.lto na~.ionti.1~di lavoro. Ma anche nel centro e nel nord d'Italia, le cose non :vanno poi troppo bene: ni~nte da dire per le grandi e medie aziende e per gli agricoltori emiliani e lombardi. Si vada però a veder come stanno le cose, in temn di ossel'vanza contrattuale, nelle cam• pogne della pl'Ovincia di Vic~nza, ..o in vaste zone del pado• vano o del veronese; e si · vada a vedere con quale erite1·io retribuiscono gli operai le .piccole imprese o, pùggio ~ncorn, le botteghe artigiane. E' noto che i dipen• ùenli dei garages - t!)nto:-'per fare. un esempio - (sono miglioia solo a Roma) 1'!8'evon~ un salario val'iabile tra le 15 e le 20'.000 lire 1 al_ 11!ese: poi, s'arra,ngiano Con .le,. lHance. NON V'E' DUBBIO che nn'fnchiesta sull'osservanza dei contrHtt.i di lavoro <la1'8bJ:?e dei risultati estremamente interessanti. Semp,·eché però potesse compie1·si'. Cosa non facife ! Gli stessi lavoratori per tema. di perdere il magro po~to copl'irebbero con la lorò omertà le malefatte del pa– dl'One. PurtropÌJO, non sono soltanto i contratti di lavoro a non essere rispettati: anche lè leggi sociali contl'o gli infortuni, le malattie, la disoccupa:done, l'appl'endistato sono tenute in poco conto, così come, nel !Iezzogiomo, non ha effe.tti-..o valore la legge sul collocamento della mano d'opera. Eppu~·e, in tutti q11e.':iti casi si tratta di leggi molto precise, sulle qu~li dovl'ebbe vigilare l'Ispettorato cÌeJ lav~ro. Va. anche detto che la nostra legislazione sociale, in -relazione ~ quelli che dovrebbero essel'e i suoi fini, è abbastanza progredita: forse, è troppo complessa e non sempre chiat'a nèlle enu.nè.iazioni, ,ma il gnaio maggiore è - non si i·~~isterà. ma( abbastanza su questo pu11to che non vien fatta· rispettare. Chi ne viola le norme, lo può f,,a.i'~ senza alculn tjmore. ' . I~ questo stato di cose, siamo piuttosto scettici sui ·ri:nilta1:i· che potrà' <;lare la legge sulla obbligatorietà dei cont;·atti di lavoro che, fra breve, il parlamento sarà chiamato a discutere nella sua ultima edizione del pro• getto Vigorelli. Nessuno può mettere in dubbio l'esigenza che i contratti di lavoro trovino integrale applicazione. Ma si conseguirà questo scopo con una legge! Lo dubi– tiamo! Essa verrà ad aggiungersi alle molte già esis.tenti senza modificare nulla, per quanto è legittimo preve~ dere; della realtà attuale. Alla pessimistica considerazione siamo indotti dall'espel'Ìenza di ciò che avviene nel campo · previdenziale, assistenziale e del collocamento, ov~ le norme imperative non mancano di ce,·to. Basterebbe riu• sci re a. fat (unzionai•o, la «valvola» del collocamento per sottrane, nel sud, il mercato della mano d'opera alle Outtuazioni della• domanda e dell'of(erta. D'altra parte, una legge non è operante se non nell'ambito di ~na situazione econorniea e sociale della quale sia la ragionata conseguenza. Né la legge può mutare, in senSo favore– vole alla s~1a applicabilità, la economia di vaste regioni. Questo discorso va ratto in modo particolare per il Mez. zogiorno, nelle cui-province l'inosservanza dei contratti è effetto· . non causa di mali endemici e secolari che tro• vano- la loro sintesi nella depressione produttiva e nella mancanza di un armonico progresso tecnico. Ma. tant'f, In Italia, no~ infrequentemente, si· scambia l'effétto per la causa e viceversa. Ed i primi a dar la sen• sazione di superficialità di analisi e di inadegnatezza in questa scottante materia sono i sindacati operai che, da gran tempo, chiedono la. legge sull'obbligatorietà I'~ (107) nuova repubblica·. dei cont1·atti di la,·oro 1·icono1:>cendoimplicitarnentP, con CJUesto, cli non avere la forza otg1rnizzativa pir farli ri– spettare. Si è sempre padato,. da.Ila Liberazione in poi, cli legge pPr l'efficacia «- el'ga ornnes » dei conti-atti cli l~vor?: se ne è parlato, in generale, con poca chi1u•eiza, t~ntò'; Ghe , ognuno la vol'l'ebbe a modo suo. J. vari r:pinE~ti,i'dèl lavoro che ~i sono ~ucceçluti da set.te anni a $1Uesta p~1'te n1_m hanno potuto fa1·e a. rneno dal cimentarsi hell'ardno e conti-addittoi-io compito di elahorare, sullo scottante arg0· mento, un prçiprio p1·9getto legislativo. Anzi, all'epo9a del n1inistt'O lHa1·aw,n e ··poi, almeno per ..:,10 certo pP-riodo, 1:on ltubinacci, si ptnlava di· leg~e sindacale: fra·. le fante cose avrebbe dovuto contenere lè n'orme snl'l'obbli– gHto1·ietit dei conti-atti di la,·01·0. Si 1·ipiegò poi - .Yiste · lt~ difficottà che uno simile legge comportava - sul pro• getto relativo alla sola JJAt·te contrattuale: una specie di legge stralcio sindaca.le . E, di progetto in progetto (lt;tti. deholi dal lato costituzionale e tutti contorti e. confusi), si è giunti. all'attuale che va sotto il nome dell'on. Vigo– relli; p1·ogetto che ha il pregio di non essere peggiore 'di quelli che, in ordine di tempo, lo ,hanno precedut-o. An– ch'esso tiene in poco conto il chiaro articolo 39 della Costi– tuzione che p1·escl'ive che un contrijtto pel' ess,re valido debba esse1·e stato stipulato da Sindacati che, somm1tt.i insieme, rappresentino I~ maggio,·A.nza assoluta dell8 cate• go1·ia inte1·essata. s E JL PRINCTPIO non lascia dubbi di inteqll'eta• zione, esso - ne convenian10 - nella situazione sin– d11cale italiana· è difficilissimo da tradurre in pratif:a. Ed è propl'io questo il puntò per il quale ogni progetto ha dovuto ripiega,·e s11 espedienti elusivi della norma costi– tu'liionale. 'L'on. Vigo1·elli aggira la difficoltà.• chiamando in causa il Consiglio superiore dell'econo,mia e del lavoro: l'o1·gano consultivo che ancora non funziona e elle, qua~do funziònerà, viv1·1i- I~ gl'ama vita delle co"ntraddizioni sulle qualj è sorto. Infatti, < il riconoscin-.ento della. rappresen– tatività dei sindacati, ai fini dell'efficacia· del contratto collettivo, spetta al Consiglio superiore dell'economia e del lavoro, su richiesta di almeno uno dei sindacati stipu~ · lanti >. Che cosa- c'entri codesto Consigli◊, che in· teoria potrebbe riconoscere ai fini menzionati• anche un siinda– cato upe1-tamente padronat~, non si capisce. Si trntta, è' chiarn, di 11n esl)ediel1te, ma di nn espediente incostitU– zi.onRle. Ne del'iva che il Consiglio superiore dell'econo– mia e del l1:1voro,dove i rappresentanti dei lavoratori sono in minoranza, verrebbe àd intede1·ire in un'attività asso– lutamente libern. e in un campo di grande delicatezza. con fnnzjoni di supervisore o di giudice dell'operato dei sindacati .. Non snrebhe forse rneglio, per c,m~eguire l'ossen·anza dPi conti-atti sindacali, promuovere una massiccia a'liiOne di risanamento ·econOmieo delle 7.,one dep1·esse e allevis1'e i disagi nei quali versano le piccole e medie iniziative· imprPnditoriali? Ce1·to che sarebbe meglio! Ma siArno sem– pre lì. Per far qu~sto, ci vogliono serie rifonne e bisogna colpi,.e - e colpil'e sodo - ì monopoli che soffocano la vita del paese. E allora? Allora è meglio una legge -' un'alfra fra le tante - che non sal'i~ mai applic8ta. Non disturba ness~mo l (co11tinua2. da pag. 3) giu1)le tra i due l'aggruppamenti politici, sul piano na– zion~de con la e: Dichial'azione politica del PSI e di UP> e sul piano locale <',on la presente comunicazione ~tampa. I.L RIT()RNOALL'AZIENDA Tali intese, pur tenendo conto delle distinte esige,nze e della diversa natura dei due raggruppamenti, che non hanno né possono avere identib\ di vedute su tutti i pro– blemi politici, si sono fondate sulla convinzione comune che il quadripartito è una formula definitivamente supe• rata, dopo le elezioni del 7 giugno 1953, nelle quali il PSI e U.P hanno combattuto insieme la legge maggioritaria, e che soltant.o dalla convergenza. delle forze popolA1·i del PSI e delle forze socialiste e democratiche che militano non soltan~o in UP ma delle quali UP è significativi\ espresr:;ione, possa nascere un nuovo equilibrio politico in Italiu. Questo equilibl'io, che non potrà non allarga1·si anche alle forze democra'tiche cattoliche, ha la sun pre• messa in nna decisa volontà Comune del PSI e di UP di attuai·e gli ideali di rmnovamento e di progresso della Re• sistenza, sanciti da Ila. Costituzione, nella fedeltà dichiarata è garantita al p1·incipio del rispetto della legalità-- demo– ,.oratica, cioè della volontà popolare espressa con lo stnmiento del voto. Per Ol'a il PSI e UP considerano le presenti elezioni com1mali come una grande occasione per fare salire dal basso verso l'alto 1 dai comuni, conquistati o difesi tlagli uo1nini che tali convinzioni o premesse condividono, verso i rappresentanti della nazione in parlamento e verso i partiti che ancora. si attardano su posizioni di centro, un chiaro invito a più vaste aperture politiche, perché è inutile vaglwggiare riforme economiche e sociali e insieme 1·ip11diare la solidarietà di coloro che soli hanno interesse alla loro realizza:;;ione. L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele L A QUESTlONE del cosiddetto e: ritorno all'azienda> pone al sindacalismo odiemo alcuni ptoblemi di fondo che forse non. è male ricordare. Sappiamo che il predominio - contro cui oggi molto si parla, a proposito e non a proposito - del partito sul sindacato risale storicamente a un certo modo di organizzazione del movimento operaio, ed in pa r·ticolare, costit11isce una con– seguenza dell'impostazione gramsciana basata sulle cel– lule di fabb,·ica, cioè sul rl.\dicamento, dentro l'azienda, dell'azione organizzata dei lavoratori. Questo « azienda• lismo » del movimento ope1·aio ha. permesso la burocra– tii,zazione del rapr>orto partito-sindacato, giacché la voce viva delle questioni sindacali agitate al livello aziendale si trasferiva &!l'interno del partito solo in modo mediato e attraverso i funzionari di collegamento fra le cellule di fabbrica e le altre cellule. Parn potersi concludere che proprio un'impostazione aziendalìstica (sia pul'e in fun– zione di schemi leninisti) ha. permesso a un certo mo– me~to la relativa sepai-azione del sind~cato dal partito e l'azione estrinseca del partito sul sindacato. In realtà, quando oggi si dice che il sind1:1calir:;ta·deve lasciare la sezione di partito e tornare in ofricina, si dice cosa impropria e a doppio taglio, JI problema in– fatti non è quello di che cosa. deve fare il sindacalista, ma è quello di che cosa deve fa1·e il movimento operaio. lrnpostare il discorso su quello che deve essere il sin– dacalismo presci~dendo dalla realti\ storica dell'intel'O movimento operaio organi''lizato in partiti è evidentemente impossibile. 01·a, noi vediamo che il movimento operaio, per ragioni su cui qui non ci fenniamo, è giunto non solo a stabili,·e il predominio della politica generale ope• raia suJl'azione -sindacale (nel che non c'ò nnlla di meno che positivo) ma ha irnpovf'rito i canali di alimentazione della sua impostazione politica generale, attraverso una ~epal'ai,ione di tipo aziendalistico delle cellule di fabbrica. dalle altre cellule. Se, a un certo momento, ha potuto pre– valere nell'azione sindacale della CGIL, il buroc1·atismo, ciò è dovuto non al fatto che « il sindacalista è andato nella sezione di partito.>, n1a al fatto che ci è andato troppo poco, e ci è andato da solo, senza portarci vera– mente la sua. base operaia. In altri termini il burocra– tismo è la conseguenza di un aziendalismo sindacale, ben lungi dnll'esseme necessitriamente un'antitesi. Pertanto un'azione veramente liberatrice e progressiva in campo sindacale deve· oggi tendere non tanto a « inve– stigal'e i fatti> delle singole Aziende qtrnnto a curare la possibilitA che ql:1este il1.yestigazioni nutrano effettiva– mente il dibattito politico, e l'elabon1.zione delle linee politiche di azione del movimento operaio non av,·enga indipendentemente da esse. Giacché, e questo ci pare il succo di un 'impostazione moderna del problema, la « 1·ivo– lnzione proletaria> non av,:ertà attraverso la sernpJice forza d·urto delle cellule operaie (come poteva ritenere Gl'amsci nel mo,nento più duro del\'jncipiente offensin, fascista.) ma soltanto attrave1·$0 un'o1·ganizzazion~ solidale e sufficientemente articolata di tutti i ceti non privile– giati del pttese. Mirare alla costituzione della possibiliU1. di una politica cli tal gene1·e significo, prima di tutto, PSRrni– nare a fondo cosa sig'nificano certe esortazioni A'l,iendflli• stichc odierne ed ncf•etta!'le soltanto in qu8.nto ·esse po,;h1- lano che le fo1·ze operaie di base J"itrovi110 11u'incidenz~1 nell'elaborazione della lorn politica al di fuori, del mono. polio esclu~ivo di ce,-ti modelli organizzativi lenini~ti. Menti-e deve esst:>1·eben netto il rifiuto di fare dull'trniPn– dalisrno un pl'ete.-;to per sciogliPre i legami Ol'gnnici flt,lle forze pl'Ogl'essive del paese. LUDOVICO ACTIS PERI/SETTI
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