Nuova Repubblica - anno IV - n. 11 - 11 marzo 1956

(101) rmova repubblica I • BIBl,101'ECA L',lJV A PUTTANELLA F ORSE libri come questo (Rocco Scotellaro, L'uva puttanella, B_ari, Laterza, 1955) non si possono re– censire -sotto la suggestione della lettura irnmediata. Occorre. lentamente digeril'li. Non si riesce a fissare una in1pl'essione, e tanto meno una valutazione, mentre urgono dal dì dentro i 'più dispa'rnti motivi culturali e umani. Per chi, come me, cono~<,ce il Mezzogiorno d'Italia e taluni suoi probleii1i prima per esperienza di vita che per vocazione .di intellettuale, il fern1ento che agita in questi anni le classi contadine del sud acquista un significato storico rilevante. D'altra parte, quanto pili si viene completando il qua– dro degli scritti di Rocco Scotellaro, tanto più Ja figura del giovane poeta. lucano tende a identificarsi con quella del suo mondo, dei suoi sentimenti. Certo, non tutti i torti si possono dAre ai critici formalisti che rilevano nei libri di Scotella1·0 la persistenza di un manieris1no decadente c;unuf-fato da elementarità. Si sente talora una meditata esperienza dello stile del Verga o un'eco di certa prosa al• ]usiva del maestro, Carlo Levi. Ci sono sfumatme ed espres• sioni che lasciano perplessi. Si avverte un certo compiaci• mento, un p.iacere di ascoltarsi, un misto di popolare che pretende al letterario e di letteratura che si ripiega verso Ja primitività. Ma questo problema cli validità stilistica e poetica dell'opera passa, a JY1ioavviso, in seconda linea pel'ché l'interesse del lettore non si rivolge al tono lfrico della pagina, ma al rnondo poetico, un-1ano e sociale in essa evocato. . . L'uva pullanella è costituita dalla parte più piccola e meno succosa del grappolo: o che, più avaro, il sole. n'on le abbia dato modo di maturare, o che nelle eme dell'ag1·i– coltore, abbia p1·evalso l'ambizione di fare più belli gli acini giù, belli, ani,iché di portare a no1·male sviluppo quelli pii:1 grncili e inceJ"ti. l\'Ia quando è l'ol'a della vendemmia anche l'uva puttanella si trnsfornrn_ i1'l vino e forse il suo aspro qorregge l'annacquato splendore dei chicchi di pili luminosa prestanza. In questa immagine è la chiave del titolo e della posizione rne1·idiona.listica di Scotéllaro. L'uva puttanella è la socictiJ contadina elci :Mezz.ogior• JlO che è Italia come la società industriale, borghese e ope~ raia del no1·d, è attaccata allo stesso grappold e si l'isolve nello stesso vino. Non ha avuto però, a tutt'oggi, il 1·espiro e la matui·ità civile dell'altra e solo ora aspira ad avere·, vuole avere, si muove per a.,v:ere una sua voce, una sua umanità, una sua autonomia politica. · Il libro è costituito da frammenti, da quadr·ctti <li 11,na evidenza e cli una fo1·za singol.-ni. f'agine e D.Oteapparnnte• me1ite occasionali: in realtà dialogo continuo elci sindaco con i suoi amrninistrati, dell'intellettuale con i problemi della tena, del giovane con le proprie illusioni, dell'uomo con le prop1·ie esperienze. Dopo i primi due lih1i (Contadini del Sud ed E' fatto gio1'no) era ancorn lecito il sospetto che la vena poetica di ScoteHaro fosse limitata ad un vagheggiamento della gin• stizia. primitiva e alla pietà pe,· una miseria senza fine. Di tale sospetto si foee portav,)ce, iù modo incisivo, Carlo Sa• linari subito dopo l'assegnazione ,del premio Via1·eggio 1054 (vedi Contemporaneo I, 22). 1/uva puttanella, soprattutto nelle pagine del carcere, cancella tale sospetto. Direi che l'inchiesta (i cinque ri~ ti-atti di Contadini del Sud) sollecitava il giudizio morale mentre invece questo libro sollecita un giudizio politico. Giappone, il detenuto indomabile delle carceri cli Po– tenza, è ancora un 1·ibelle del vecchio stampo, è. l'anarchico che oppone la legge della solidarietà camonistica alla legge elci potenti. Ma il comunista Purchia è altro uorno. ·E l'e– sempio trascina altri, crea un fronte di resistenza tra i de~ bolì, oppone al· 1·ibellismo individuale una via diversa e una <;:livel'sasperan:ta. L'organizzazione, il partito. Il movimento contadino si intravede nei discorsi degli arrestati: qual. cosa di nuovo matura, perché il pane e la te1'1'a vanno nu• trendo speranze operose e con le speranze, la forza della giustizia. ,La denuncia che Rocco Scotellaro leva contro il regime pofo,iesco nel sud è un docm:nento politico del più alto in. -teresse. Certo non tutto è nuovo in queste pagine. Accanto al nuovo pe1.·mane l'antico. C'è anzi una singolai·e mesco– Ja.m.a di atteggiamenti primitivi e di consapevolezza dei JJl'Opri doveri pres_enti. Ma è propri@ quanto deve accedere se la rinascita de'! Mew:ogiorno sarà, come dovn\ essere, l'espressione del ri– sveglio contadino e non l'importazione di una civiltà stra– niera, di un cristianesimo di oltre Eboli. Lo stesso sviluppo na1Tatìvo testimonia la progressiva apc1·tura del problema meridionale. Nelle prime pagine motivi personali, Je dimissioni da sindaco, poi motivi eh vjta sociale, la povertà cli ciascuno e Filo1nena, ·Ja zia, e Ja educazione seminarile e le speranze del padre. Succes• sivamente si incontra Pasquale con la ferrea disperazione e il suicidio e, finalmente, le bellissime pagine dal cal'cere nel quale Rocco intende la propria vocazi'one di uomo d·a• zione. Ora egli sa qual'è la funzione della letteratura, a che, servono i latinucci di ier·i. Ogni cultura è completamente ioutile se non prepara la rivoluzione, se non si adopera a trasforma~·e la roaltù. E' per questa via, che è la grande vja del socialismo, che Rocco _Scotellaro si innesta non solo sul tronco della civiltà. ('Ontadina meridionale, ma an-. che nella dinamica. aperta della vita politico•sociale del nostrn paese. DOMENICO NOVACCO 7 (Dis. di Dino Bosc}li) H Probabilmente anche i due milioni e mezzo di disoccu1mti S-Ono causati dalle macchie solari ASTRATTO E CONCRETO GII ALBERI l)ELL'UO: F:g·l'e°!)~Direlto1·e, non jntenclo replicme specilìcab1rnente alla lettera in• viatale da Fausto Arnoclei, scontento elci mio articolo sulla VII Quadriennale (n. 9G cli Nuova. Repubblicct). Le idee critiche e le scelte de\l'Amodei sono molto esplicite e per~ sonalmente legittime, benché ripetano, senza pa.1·ticolal'i novitù, ìl « leit motif » della Cl'itica figurativa che si dice nlfll'Xi:sta. L'intervento dell'Arnodei è invece interessante perché confo1·ma il disagio che· alcuni uomini di politica e di cul– tura, sinceramente inlpegnati in una c&~creta azione demo– cratica, provano di fronte ai fatti nel mio articolo segnalati come i « pochi reali valol'i della nostrn culturn figurativa». A chi vanno ripo1tate le ragioni di questa incomprcn• sione? Non è semplice chiaJ"irlo. J>e1·ché è troppo facile at• tribuitle unicamente ad una incapacit~t di letturn da parte di questi stessi uomini di politic~ e di cultura. Come è er• rato ed ingenuo credere che quei valori siano invece sol~ tanto inutili ed inumane arcadie, che è dovere rinnega1·e. Tuttnvi<:1, pur restando questi Yalori J"ealmenle n:wlto importanti nell'attuale momento cultqrale non solo italia– no e nella storia ~tessa delle nosb-e arti figurative, questa .incomprensione può anche indicare un liniite di concreta. partecipazione"'almeno di alcuni fra q·uesti artisti alle vi• cencle morali, socùdi e politiche del nostro Paese. Ma la soluzione - ed è qt1esto che mi pl'Cme sottolineare - non può essere certamente in ,ma generale convel'$ione al « rea– lismo» proposto ed auspicato clall'Arnodei (e che è ppi dunqne null'altro che il COl"l'ente «neorealismo»). Sal'Obbe veramente troppo comodo dare per risolto questo prnble– ma, prima ancora morale che strettamente figurativo, iol~ tanto esibencfo una tematica di « personaggi », di « campi », di « alberi dell'uomo ». Lo mostra assai bene la squallida llrnanità. di coloro che attnalmente dipingono o scolpiscono come piace all'Amodei, prop.rio pel'ché 1·ivela, anche a chi non ha eccessiva disposi7,ione od educazione a letture vi• si,·e, non solo l'insufficienza « estetica·» delle loro opNe, ma, nella maggiot· parte dei casi, l'assenza di qualsiasi reale e concreta adesione a. quelle ragioni sociali che invece quegli a1·tisti p1·etendono monopolisticamente di intendere e di illustrare: Ed è ·del tutto inutile e e.erto dannoso che gli intellettuali sinceramente democratici si lascino ingan– nare da soluzioni che, salvo appunto pochissime eccezioni, altro non sono se non espedienti per una pretesa qualifica– :,,;ione artistica e morale. Per realizzare una sempre più concreta presenza anche delle arti figurative nella. vita morale italiana, una loro sempl'e maggiore •aderenza. a problemi sociali e politici 1 l'u- nico .-.;fo1·:,,o utile è quello di raggi1mgere· una umanità pill pr-ofonda e consapevole. Soltanto cla questa immersione del pt"oblema st,·ettamente forma le in una densità umana nuoYa. (ed appunto quindi anche socialmente avvertita) ~ono sode e potranno sorgere pitture e scultUl'e, non che ,-i rip1·opongano sol.tanto - francanwnto sarebbe assai poco - « campi e albe1·i dell'uomo», ma che giungano in ter• niini fonludi all'espressione completa cli tutti 'i più pres– ~Hnti problemi dell'uomo contempo1·aneo._ In tel'mini for. mali, perché è chiaro che l'offìcacia. di comunicazione uma– na, e :-:pecificanclo anche sociale e politica, cli un'opera li'IHte è soltanto nelle sue capacità formali di persuasione. Una forma nuova che espri!11a. un'umanità rinnovata. Questo il pi·oblema già inteso dai pili. conSapevoli fra gli al'listi ct·oggi, e che è davvero utile e dove1·oso tener desto. -:l\.fontre non è mMi stato possibile conc,·etamente agire nella stot"ia p1·P.~cindenclo dalla storia stessa nella sna concreta ed att11ale situazione (neila quale ci si è formati e si opera, magari anche in Rpei-ta polemica) e dalla creazione, pro– pi-io attraYè1·so il convinto e<l·ef-fell?ivosuperamento cli que– sti dati iniziali, di una condi~ione veramente nuova (e pei·ciò il nostro «neorealismo», r·orne il realismo sovietico, nelresibita antisto.ricità, decadono subito in una inutile ed ineflicace accademia del verismo· del secolo scorso). E sarà allora termine dj giudizio critico non lo scoprimento, più o meno agevole, della presem;a nell'opera figurativa di « campi e albe1 1 i dell'uomo», ma la verifica dell'umanità (e quindi anche della socialità) cli una ricerca, per accer– tare se i problemi espressivi siano, come effettivamente spesso Accade (tanto tra gli «astratti» e « astrl!tto•cori.– crnti » che fra i « ncoreali!:iti »), « arbitrari quanto inutili giochetti cli mestiere», o sincera ricerca della parola più adatta alla propria espressione P-d al· proprio intervento. I'.erciò .ritengo assai pii', real.ista .l'opei·a, per esempio, di l3it"Olli ...:..._ specialmente la più recente - di confadini, operai, fabbriche, risaie, alberi, piante, ecc. finora esibiti con spaventosa assenza d'umanitù. nelle tele dei « neo– rnalisti ». E nel mio articolo ho indicato altl'i nomi 1 ere• dendo non solo nella validità piena di molte delle opere· -cli questi artisti, ma nella sineeriti\ del }oro sforr.o - i~ pa1-te già. realizzato - dì creare le basi di una cultura figu– rntiva nuova, rivedendo scrupolosamente i dati di una tradizione recente, che si vuol assolutamente superare (tut– tavia, è chiaro, senza negarla, an,zi facendone tesoro), per una forma aderente a tutte le nostre attuali ragioni. Con r.ingraziamenti pe1· l'ospitalità e con distinti saluti, Enrico C-rispolti

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