Nuova Repubblica - anno IV - n. 11 - 11 marzo 1956

(t01}, -nuova repubblica l SETTE GIORNI NEL ~ONDO I NEUTRALITA' E DISARMO L E DICHIARAZIONI fatte sabato scorso dal ministro degli esteti francese Christian Pineau all'associazione della stampa anglo-america11a a Parigi sono uno déi fatti più impOl'tanti della vita internazionale europea dalla _ ]iberazion~ ad ogg·i. Per ora, si tratta evidehtemente solo di dichiarazioni, ma già in esse si delineano ch~aramente gli elen~enti di una nuova politica estera, non solo della F1·ancia, ma di tutta l'Europa occidentale. Finché erano i socialdemocratici tedeschi che erano disposti a trattare l'unità tedesca con i sovietici ancbe sulla base della neutrajità del loro paese, la loro poshione si spiegava con la necessit,\ in' cui si trovavano, come partito tedesco, di non escludere nessuna possibilità di giungere finalmente alla riunificazione del loro paese. Ma· oggi è uri ministro degli esteri francese, un socialista, pel' giunta, eletto alle ultime elezioni come esponente del Fronte repubblicano, in un collegio dove si dava la sua sconfitta personale per. scontata, che lancia una nuova prospettiva cli politica europea, la quale può diventare il punto di partenza di nn l'iesame profondo delle posizioni degli altri paesi europei aderenti al Patto Atlantico. 5 E' sintomatfoo che ]e dichiarazioni di Pineau abbiano preso francamente lo spunto proprio dai recenti contra~ti della Francia con la Gran :Bretagna, a proposito del Patto di Bagdad, e con gli Stati Uniti a proposito della politica indocinese ·di questo paes~ nel, momento precisci in cui la Crnn Bretagna subiva uno dei suoi più gravi insuccessi nel Medio Oriente: l'esonero· e l'espulsione di Glubb Pascià, SULLA STRADA DI BETLEM _ Oro, incenso e mitra (Dis. di Dino Boschi) il creatore e il comandante di quella Legione araba della Giordania, che tanto filo da torcere dette a Israele durante la guena per la c.-eazione dello stato d'Israele. Per uno di quei rovesci caratteristici della storia, Glubb Pascià è stato orn defenestrato perché si opponeva ai progetti -aggres– sivi della Lega araba contro lo. stato d'Israele. Proprio nel momento in cui la politica d'influenza bri– tannica nel Medio Oriente è forse costretta a cRmbiare decisamente strada, la Francia, sotto l'impulso del suo nuovo ministrn degli esteri, concede dramn1aticamente l'indipendenza al Marocco e offre ai due blocchi ima via mediana per srt'perare definitivamente la guerra fredda. Fra la politica della fo1·za - che ancora recentemente il segretario di Stato americano Dulles poneva a fonda– mento della politica occidentale :..__e quella dell'assistenza economica, Pineau Sceglie decisamente quest'ultima e ammonisce per la prima volta in modo solenne l'Occidente a non lasciarsi sorpassare dai sovietici che, in questo campo, dopo il viaggio di Kniscev e Bulganin in Asia, hanno dimostrato di sapere seguire tale politica fino in fondo. La relaz;ione di Kmscev al congresso comunista dedica a questa politica alcune frasi che avrebbero potuto essere scritte dal generale Marshall. . Ma i due punti pili importanti delle dichiarazioni di Pineau rigual'dano i rapporti con l'Oriente e il superamento del vicolo cieco in cui si sono cacciati i due blocchi alle due ultime conférenze di Ginevra a propçisito deJ problema tedesco. Pineau invita apertamente le nazioni .occidentali ad abbandonarn la « mentalità da cortina di ferro» e a togliere ogni baniéra agli scambi commerciali e culturali con l'Oriente. P1·oprio nel momento in cui il c0ngresso di l\'losca dimostra che si sta compiendo uno sforzo in ·Russia per superare lo stalinismo, era importante che u0o statista oçcidentale ammettesse che i paesi orientali non sono insen– sibili al significato della libertà. Per quello che rigqarda il problema tedesco, Pineau pl'opone una revisione l'aclicale della politica occidentale: al fine di superare l'antagonismo fra le posizioni russe e arne1·icane - antagonismo che deriva dalla volontà di ciascuno dèi du'é blocchi di risolvere per primo il prtl– blema che gli sta più a cuore, quello ·della sicurezza o qnello dell'unità tedesca - J>ineau propone di risolvere per pr-imo un terzo· problema, quello del disarmo, prean– nunciando un nuovo piano francese elaborato da J"ules Moch, - che rappresenta la Francia alla Commissione del– l'ONU per il disarmo; piano che· dovrebbe tenere conto sia delle proposte di Eisenhower per il controllo ·aereo, sia di quelle di Bul"ganin per l'ispezione dei porti. Questa « sintesi » francese dei vari piani per il disarmo dovrebbe permettere, secondo Pinèau, di affrontare in ter– mini nuovi tutta la Questione tedesca: « La neutralizza·– zione (della Germania] - ha dichiarato in questo senso - non ha, nell'ambit.o di- un·a politica di disarmo, lo stes~o•·t significato che a\rretbe nell'ambito di una politica gene1;a"lé' di riai'mo ». · · :I f?i traÙa per· ·ora solo di un prndente accenno ·~_1la possibilità di ne_u~raliz:r,3:re la Germania; m.a ~ la _p,:irna volta che la parola « neu_traliZza.½ione » è pfonUTICiata'·dal ' rappresentante ufficiale I dr una delle maggiori p6tenze' occi– denti:tl,i. E' ,l~ .P~i-~1a \1olta e·. p~trebbe ancl~e ·~Pi: e~s.~·re l'ultima, a patto che la Francia non sia la sola a pÌ·ontrrl– ciare questa,,p1trola. E' ver-o che questa politica è fallita'. dopo· la pl'ima gtiel'l'a mondiale: ma solo perché era fallito il di~arrpo g~nerale. P~trebbe riuscir~. og1zi se a~~he..altre nazioni europee· avess.eyo_jl coraggio.- di' po1;si decisamente su 9uesta via. PAOLO VITTORELLI lETTERA DA PARIGI ' PIETA PERGlJY lVIOLL. P J.ETA'. per Gny MoJlet? E',· i:J.,fondo, un sentimento che prnvano tutti gli uomini che, in buona. fede, _ ossel'vano o vivono la vita della Frnncia contem- porRnep.. <>~ Gny Mollè't è stato fatto presidente del consiglio per– ché segretario. generale del partito socialista, I.a vecchia SFIO di Jaurès e di Blum. Questo partito ha commesso, come del resto i suoi. rivali e competitol'i, un mucchio formidabile'" di errori; ma la lunga lontananza dal potere lo aveva in certo modo riabilitato. Di fronte ai comunisti, rimasti fìnorn in Francia. allo stadio staliniano, esso di– fendeva ancora lo spirito democratico; di fronte alle de– stre, p~lesi o mascherate, difendeva, e difende ancorn, come può, lo spirito laico e quello generoso degli interessi della classe operaia. r.'-Z.-- Le vicende di una campagna elettorale precipitata, sbagliata, male presentata •e pessimamente svolta, hanno fatto della SFIO il partito « meno battuto» di tutti gli altri possibili aspiranti al potere. ·E Guy Mollet è diven– ·tato. presidente del consiglio. La campagna elettorale, basata sull'equivoco del ten– tativo di Faurn di conservare una maggioranza incolore, s'era tutta tenuta sulle generali. C'era la questione osses– sionante dell'Algel'ia, ma si preferì, da parte di tutti, la– sciarla fuori dalle polemiche. La SFIO poté così parlare di pace, di giustizia, anche 1 per l'Algeria. Nel frattempo la «rivolta» si estendeva e si perfezionava. In realtà gli elettori non hanno dato a Guy Mollet nes– sun mandato per l'Algeria. Gli elet~ori della SFIO ave~ vano una vaga fiducia nel v_ecchio partito socialista, senza ben sapere che cosa avrebbe dovuto fare. Aggiungiamo, per amor del giusto, che la rivolta algerina ha degli aspetti d'atroce crudeltà. L'Islam non ha dato certo ai nordafricani le idee umane e genel'ose cli un Gandhi. L'Islam conserva molti aspetti barbarici. Gan– dhi aveva dimenticato i sopruSi britannici in. India,· l'Islam freme ancora di feroce spirito di vendetta contto i soprusi francesi. I massacri hanno aspetti allucinanti, da una parte c.orne dall'a'ltra. , E aggiungiamo pure che gli eventi trovano l'Algeria priva di quell'elemento rapp.-es~ntativo che ha permesso cli trattare, salvando le apparenze dell'amor proprio d'ambo le parti, nei due territori finitimi, Tunisia e Marocco. P1·oprio in. questi giorni lo sportello della Posta cen– trale di Parigi destinato ai filatelici mette in vendita i nuovi francobolli tunisini. Essi sono identici ai precedenti; solo mancano due lettere: R. F. Queste due lettere si– gnificavano: « République Française ». Oggi la Tunisia dnnega le due lettere, e la Francia ac-Jonsente. La Tu– nisia avrà un esercito e una diplomazia. Fra un anno al massimo essa sarà libera totalmente da ogni presenz;a francese. Per il momento, certe apparenze sono salve. Il sultano del Marocco sta trattando per acquistare terreni e ville in Francia; pare. abbia idea di abitarvi buona parte dell'anno. L'uomo daJle 4.0 e più mogli è un uomo pratico; i si.10i figlioli adulti sono egualmente uomini pratici. L'esilio li ha resi ancora più pratici. La Francia ha molte cose da fa1:si perdonare da loro ;-è giusto che paghi. J1 sultano e i suoi figlioli maggiori sanno che il Marocco è entrato in una fase di l'apido e violento 1)ro– gresso; essi sanno .che il progresso spazza via facilmente le monarchie, specialmente quelle medievali come la loro. La li""'rancia rischia di trovarsi tra i piedi domani nn nuovo Bao Dai,. Pel' intanto, il Maroc<·o è perduto peL' 1;:i. Francia, non ancorn del tntto 1_)01' il sultano, che rappre• senta un filo, 1m filo sotiilissirno che salva l'amo,· proprio nazionalista francese. Peccato dav.v.ero che in Algeria non c.i...sia più un bey, né un sultano!. Soustelle, il penultimo governatore, ha tl'0 7 . v·ato una bella formula: « Noi siamo in· prnsen,.,o, in Al. ge1·ia, di un'impresa d'aggressione di panarabismo sotto. direzione egiziana». ]I che è vern in piccola, piccolissima parte; ma bisognerebbe aggÌ11nge1·e che si tratta anche di un ·impresa amei·icana. di anticoloniaJismo - e.. di 1;,0m– rnercia - -impi-esa giù riL1scita nelFJndocina meridionalQ e sulla via cli successo in Marocco. .,l G UY MOLLET non ha compreso, o non,,ha potuto o Yolu– to comprendel'e. li suo partito non è più quel vecchio partito proleta1fo, che era rivol11ziom1rio anche quando r,ra. 1·i[ormista. G11y Mollet non osa opporsi a chi gr·ida: « L'Al· geria è francese!». Guy Mollet parte pel'dente con una fom1ula insensata: « Non f.:.idiscute coi ribelli». E con chi, disc11tere, se « tntti » gli algei·ini sono oggi :ribelli? « Che i ribelli cessino i loro attacchi; che i ribelli accet– tino le elezioni libern (?!). Poi tratterenio, 'poi faremo le riforme, che già stiamo preparando, poi da1·emo a tutti la giustizia e la libertà». Guy 1\follet sembra ignol'are - o è obbligato a igno– rare-· che in Algeria non si tratta soltanto di un'impresa egiz.iana, e neppu1·e amer·icana. Si tratta di nove milioni· di algerini ormai. riscaldati a bianco. · Cuy Mollet ·dice: o voi cedete e accettate le mie pro-· messe, o io farò la guerra {_dandole il nome rigpettabile di 1 ·istabilimen.to dell'ordine. La guerra ha· sempre dei so- prannomi strambi). '-. La verità e la realtà sono la guerra, senza aggettivi. · Diciamo pure senza leggi. Una. guerra atroce e pCl'duta, perché contro la Francia sono tutti, o quasi. Pel'ché mal– grado gli incitamenti di una stampa che ha per tre quarti perduto la testa, il popolo francese non si sente più di lottare .per tener schiavi altl'i popoli. Le de·stre sono beate di poter compromettere i socia– listi. Domani, a guerra perduta, si darà loro la colpa di averla iniziata e, impostandola male, di averla pel'duta. I comunisti sono beati che la SFIO si squali(ichi rinne– gando il suo passato lontano e prossimo, le stie tradiz.ioni. C'è tuttavia una. speranza: che quello che Guy Moliet non ha osato, o non ha voluto osare per vecchi complessi e per antichi pregiudizi - i contatti e gli accordi con i « ribelli » - Mendès-France lo osi. . La nuov'a :Francia senz.a colonie dovrà bene 'troval'e una base. Se la. .... ·ecchia• Francia è morta, c'è una Francia ancora: viva e vitale, e che molte cose ha ancora da dire, all'Europa e al mondo. GIUSEPPE ANDRICH

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