Nuova Repubblica - anno IV - n. 11 - 11 marzo 1956

(101) nuova repubblica 3 LE VIE DEL SOCIALISMO MODERNO CONTROLLO DEMOCRATICO. Nè il metodo della nazionalizzazione, nè il controllo -parlamentare sull'industria, possono di per sè assicurare una effettiva trasformazione in senso socialista: il vero p1·oblema è quello del controllo demo– cratico da parte dei lavoratori, del loro passaggio dalla posizione di salariati a <p1ella di responsabili e 01UNCTA I a di:-cutere di qneslo ~problema verso il 1910 e eia allora salluariamente ne ho semp1·e parla– to. A quei tempi appassionava molta gente e l'ala si– nistra ciel laburismo era inrseparabilmente associata ad esso. Mi l'icorclo cli aver avute molte discussioni u questo pro– posilo nei primi tempi dell'lLP (Partito laburista indi– pendente), ·pe1·chè, come organizzazione, non· vi appariva molto interessato. Ad unu l'iunione dell' ILP, del 1918 o '19, ottenni di far insel'iro il controllo democratico nel prograrnrna: Snowclen esclHmÒ: « Ton pe1· questo cambie61. Ja nostrn propaganda! :.. ]~ così fu. Da allora ho continuato a pa1-larc di questo problema ad un pubblico sempre pii1 jndiffcrentc. Dopo la Cl'isi economica successiva al '30, l'in– te1·esse coclde del tutto e né i dirigenti né la base laburista mostrarono di occuplnsene più. Concentrarono il loro in– teresse sullo mu:;ionali:,o;za;,;ioni,Senza controllo operaio. Inizialmente io e1·0 quello che si diceva un socialista e guildista :, ; noi sostencva,no che qualsiasi controllo dei lavoratori doveva essere effettuato dal basso verso l'alto. Ogni conti-olio ·demoCl'atico dell'industria doveva essere edi– ficato sulla base di piccoli gruppi attivi e funzionanti, che si estendessero verso l'alto fino a controllare lo più impor– tanti questioni di politica Industriale ed economica. Molto tempo fa appan·e chia"o che parecchi g1·uppi del movimento socialista mondiale non condividevano questa idea. Molti 1·aglonavano in termini di a:,o;imlestatale e di direzione sog– getta a un controllo che chiamavano controllo « democrati– co>, tc1·mine col quale intendevano indicare un controllo esercitato dal P!=l,rlamento elettivo. Coloro che sostenevano questo tipo di conti-olio erano profondamente ostili al con– trollo dei lavoratol'i, perché, dicevano, ciò avrebbe signifi– cato mettere il poler·e nelle mani di settori di produttori contro gli interessi ..genernli del consumatore. l.,uò il controllo clemocrntico dell'industr-ia significare controllo padamenta,·e? No; non fosse altro perché il Par– lamento non ha tempo per questo. Il Parlamento non pnò esercitare un controllo effettivo, p'erché anche quando du– rante il dibattito sin concesso ai deputati di fare interroga– zioni, spesso i ministi-i si rifiutnno' di rispondere. Controllo statale dell'industria significa che il controllo è esercitato o da. funzionari o da un comitato, soggetti soltanto a.Ile di1·etiive ministeriali, che il· minisfro generalmente prefe- 1·isce non dat·e. Cosicché in pratica il controllo viene eserci– tato da pai-te di alti funzionari o da parte di appositi co– mitati o comrnissioni. Non mi p·are che ciò costituisca vera democra½ia. Vera den-1ocra½ia deve essere qualcosa che co– mincia dal liYello più basso e si edifica fino ai livelli più alti. -Intendo parlare di qualcosa di molto diverso da nna consultazione collettiva - pre~dere. cioè decisioni a ·tutti i livelli, ma specialmente ai più• bassi, perché è lì che l'ef– fettivo accorcio deve essere raggiunto. La partecipazione nelle decisioni deve essere uno dei requisiti - e un altro il sistema democratico cfogli avanzamenti. Tutto questo, fino ad un certo punto, è. accettato oggi nelle nostre indu– strie nazionalizzate (per esempio il ladder plan (piano a scala] nell'indust1·ia del cHbone, sebbene non abbia portato à-randi miglioramenti nella vita quotidiana dei minatori). La slrultura del controllo . e ON1'R0LLO dei lavornlori. significa: l) partecipazione di ciascuno nell'industria; 2) nn sistema per il è1uale le posizioni più alte siano occupate dagli individui pi(, capaci. Poiché l'industria progrf'disce sempre più dal punto di vista tecnico, l'investimento diviene una parte sempre pili impol'tante nel co11trollo dell'industria, di modo che per esercitarn un l'eale conlrollo i lavoratori devono ave1·e una effettin1. voce nei piani a. lunga scadenza e nel corso del– l'investimento. Questo irnplica che invece di fasciare· le cose nelle mani dei « super•nomini > è necessario creare un sistema per clli i lavoratori possano acqnisìrn tina maggiore conoscenza tecnica, in modo da poter avere un qualche effettivo controllo su coloro che sono al ver·tice. · Come dovrebbe esel'Citarsi il controllo dei lavoratoìi? Attrnvcrso le organizzazioni sindacali o istituendo un mec• canis1no speciàle a questo scopo? Questo è il vero problema. In Germania il dit·itto nlla pnrtecipazione nella direzione si concretii.za nel diritto da parte dei lavoratori di eleggern alcnni dei memb1·i del corpo dirigente. Questo diritto è esercitato in 'pratica att.rn, ·e1·so il movimento sindacale. Un ce1'lo numero dei pit'1 noli sindacalisti si trovano così di G. D. H. COLE ad essere convertiti in dirigenti, con un compito di un'estre– ma difficoltà. Essi infatti rappl'esentano i lavorntori ma, dh·enendo essi stessi dirigenti ·hanno assunto responsabiliti, nei rigwudi dell'azienda e devono farla funzionare. Questo conmtto sembra indicare che non è questa la via giusta. Il lavoro di dirigere un·indnstria è del tutto diverso da quello di dfrigere un sinchteato; questo è essenzialrnente una attivibi contrattuale, mentre il ptimo è principalmente un lavoro che concerne l'efficienza dell'azienda e la capacità di ottenere uno staU soddisfatto, che senta i prop1·i interessi tutelati. Se questa idea del controllo democratico è nel complesso giusta essa deve essere attuata per mezzo di una struttura nuova - un .,nuovo tipo di organizzazione. Ma suggerire questo significa far sorgere immediatamente una tempesta. di proteste da parte dei dirigenti della Trade Union, per– ché essi temono che ciò minacci la fedeltà dei tradeunionisti alle loro unions e diminuisca il controllo dei dirigenti sulla base dei lavoratori. Un sindacato deve essere messo in grado cli svolgere il suo com_pito e non può permettersi di perdere l'appoggio che gli occol'l'e per farlo. Non possiamo sperare di creare una nuova. strnttnra di controllo dei lavot·atori in fretta. Ma c'è ragione di sperare di arrivarci. Nelle jndustrie pili scientifiche 1e vecchie forme di contratto collettivo tendono a scadere sem– pre più di valore, man mano che si sviluppano le moderne industrie di produzione di massa. Ciascuna azienda tende a trovar da sé i propri accordi mirnndo ad una propria struttura di retribuzioni e di distribuzione di compiti. In indnstrie in espansione di questo tipo le retribuzioni di sezioni di lavoratori pit1 qi1UIHicat.i dipendono sempre meno dai salari standard: ed è la retribuzione che conta. Le .1·e!ribuz~.~! devono essere soggett_e. a· una l_arga ne- · goz1az10ne di.rèftamente da parte degh mteressab sul po– sto. Credo che si presenti una forte possibilità in questo tipo di industrie, di edifìcare una strnttura d'inten·ento dei la– voratori nel controllo della azienda. Questo accrnscerà il potere dei lavorato1·i dell'azienda a spese del potere dei capi sindacali ma non rninacceri\ necessariamente 1a fo– delt.ù ai sindacati. Organizzazione democratica a Q UALI sono le esigenze di una societù democratica nei rigual'di del controllo dei lavorato1·i? La democrazia effettiva non è una cosa cli rnassa. - implica divisione di potere. Non c'è una sola democrazia ma molte democ,l'azie in una società democratica e c'è possibilità di dibattito fra di esse. Una democrazia vera non ha una struttw·a monolitica. E: un mezzo per rnantenere la libertà e per dare al mag– gior numero possibile di persone una parte nel funziona– mento· della società. Questo diviene più difficile man mano F'ino a un certo punto si cominciò a riconoscerlo nel caso dell'acciaio e la forma di nazionalizza'l,ione dell'acciaio fu molto diversa dalle altre. Furono rilevato ]e a;,;iendo come singole unità e assoggettate al controllo cli un comi• tato ce·ntrale dell'acciaio. ]~or industrie in cui l'economia, sorgendo ·da. un'orga• nizzazione su larga scala, non è molto grande, rilevare 6 unificare un'intera industria è estremamente facile che possa. causare inefficienza. La maggior parte delle industrie frn• plica tecniche così diverse che può essere indesiderabile as• soggettarle a un controllo unificato. Avanzando ulterior• mente nel soppiantare il pl'Ofitto privato, dovremo gna.r• darci intorno sempre di più per trovare .forme diverse, e dov1·emo annettere più importanza alla produzione coope• rat.iva, che fìnora è stata applicata in modo molto ]j. mitato (cioè in pochissime indusfrie). Le industrie in cui si è fatto qualcosa in questo senso hanno impiegato ,:nolta mano d'opera in rel1rnione al capitale. Credo che se vo– gliamo sviluppare ulteriormente il controllo pubblico dob– biamo usare questo metodo della produzione cooperativa in maniere diverse, per esempio costruendo fabbriche da affittare a cooperative. Un campo in cui il metodo coopera• tivistico non è stato adottato qui da noi è quello dei lavori pubblici. In Francia è frequentissimo che costru;,;ioni _pubbliche come ad. es. i ponti siano fatte da. società coo• perative di operai. Questo genere di socicti'1 sono spesso permanenti. Credo che sia una fotma auspicabile di pro– gresso. Dobbiamo osservare cJuanto sta. accadendo in Jugo 4 slavia, dove da solo due o tro anni grandi carnbiamenti sono stati apportati nei rapporti industriali, col dare molta respowrnbilitù ai •l'appresentanti dei lavoratori nelJe fabbri 4 che. Credo che quèsto sistema funziÙni bene. Scrittori jugo– slavi hanno espresso la lol'O soddisfazione per quanto è stato fatto. InCine, sono i lavornto',·i interessati ~I controlJo del– l'industria? Ammetto che la maggior parlo non lo sia. Nort per questo ho meno spera mm; perché se dobbiamo trasfor– mare la società in senso socialista dobbiamo trovarn nuovi niodi di interessare la gente a fare un buon lavoro quotÌdia.– no. E' chiaro che la vecchia disciplina capitn.lista sta giiL · indebolendosi e ~he niente ne p1'ende il posto. Sé si va. avanti così, malgrado la crescente efficienza tecnica, la pro– duttività comince1·à a di1Hinuirn. C"è .il grave J'ischio cho la spinta a fare un buon lavol'O quotidiano debba esaurirsi e che non si sappia con che cosa sostituirla. Dobbiamo esco. gitare ima nuova disciplina democratica in cui ogni lavo- 1·ato1·e abbia la sensazione di poter giuocclre una parte, se la vuole, nel controllo clell'indw,tria, (: di (:,:~ere nella po• sizione di un socio responsabile, e non puramente di un lavoratore salariato. Ria1111unto del discorso tenuto da G. D. I!. Cole il 3 otto• bre 1955 alla Friends Meeting House, in Lond-ra. che lo sviluppo industi·iale viene ad essere più dominato dalla. tecnica di massa e da pro~pettive di sviluppo a largo • 1 raggio. Ma diviene anche pili m·gente se dobbiamo evitare la rivoluzione dei dirigenti. In grossi complessi industriali come ICI, Uniliver ccc. esiste un sistema di controllo attraverso il bilancio. Essi fanno un progetto e cercano di mantenere i contatti con un costante l'icambio di uoaiini fra direzione e lavori . I piani vengono fissati dopo questa specie di consultazione, e sono fatti a varie scadenze e condizioni. Sono considÒrati modificabili e sono regolarmente rivisti e adattati. Questa forma di controllo solleva continunmente questioni di orga– nizzazione e non crndo si possa sostenere che si sia trovata la strada perfetta. CodeSti ccmplessi cambiano sempre i lol'o metodi ma non il principio che ci sia nn modello ideale al quale tutte le aziende dovrebbero conforma1·si. La ten– denza sarà, per sempre più numerosi aspetti, di decidere attraverso la pianifica½ione ccntrnle, prima cbe sia stato assicmato che le decisioni non concernono in senso negativo la vita dei lavoratori. Questo è chiaramente insoddisfacente dal pnnto di vista democratico. QUADEllNI DINUOVA REPUBBLICA Che cosa è probabile cho accada quando il pnrtito la• burista: tornerà al potere? Fari! ancora molte nazionalizza– zioni? Non pare che farà rnolto. Il partito è pe1·plesso sulla sua prossima attività, perché quelle industrie che possono essere nazionalizzate (che possa cioè essere conveniente ri– leval'c) lo sono già quasi tutte. Se la proprietil pubblica. deve essere· estesa molto al di là. di dove è anivata nel l 051, dovrà essere ratto con metodi essenzialmente nuovi. Sono usciti : 1) ANTONINO RAMIH.EZ , Otto anni di aulonomia siciliana 2) GIUSEPPE GESUALDO, La riforma fondiaria in Sicilia 5) Orientamenti sindacali

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