Nuova Repubblica - anno IV - n. 9 - 26 febbraio 1956
8 LETTERE AL INSULTO 4 GOBETTI VARESE, 17 febbraio 1956 Ca·r-issimo Codignola, dobbiamo essere grati, io rit;ngo, agli amici de Il .3-'Ion• 'do per una segnalazione contenuta nel «Taccuino» del 14 febbraio u.s., segnalazione che riguarda un fatto estJ·ema– mente grave, un episodio del costume politico italiano che interessa tutti noi, i giovani in modo particola.re. Mi rife– ris'co alla decisione presa (e ora attuata) dal PI.I di cele– brare « il 30.o anniversario della morte di Piero Gobetti, la. cui figura di martire della libertà e il cui contributo di opere sono vivi nel cuore della gioventù democratica ita– liana, ment1·e il st10 nome con il suo pensiero sonO profon– damente inseriti nella tradizione liberale». Gli scrittori de Il }.fondo hanno sufficientemente illustra- · to l'assurdità di simile iniziativa i liberale», ma io credO sia opportuno che ci si rito1·ni sopra, da parte di tutti ed in Tnisura particolare da parte degli uomini dello schie_ra– mento antifascista italiano. Sono specialmente i giovani ad essere inte1;essati da simile iniziativa, non solo perché ~ss~ si ·è rivolta alla -gio,:rentù demoèratica italiana, ma an– che e soprattutto perché tutti .saI}piamo quale incidel):za l'opera ed il pensiero di Gobetti abbiano av.uto -su quella che è stata defiflita ]a « ter:t.a generazione» itali.ana. . Ciò che mi preme rilevar~e ·è préprio_·uri ~semI,JiO'di Co– stume politico '(di. quelli cari in misura particolare a Piero Gobetti), che rappresenta il punto massimo del « trasfor– mismo» politico di certi italiani; gli s·crittol'i de Il Mondo non sanno infatti che la decisione di commemorare Gobetti era stata ventilata e proposta sia dal sottoscritto che da altri arni'ci allorché la Gioventù Liberale. It.alia~a era an– C◊ra diretta dalla «sinistra», allo.rché in questa celebra– zion·e ·noi intend~vamo porre lm accento polemico. e poli– tico ben p1:ecisi e ben vivi (eeavamo ancor~ ai tempi della segr~teria ,Villabnma), ed allÒrché 'l'avv. Orsello, nei suoi articoli su Critica Liberale, si richiamava spesso e volen- tieri al Gobetti. . Quello che è avvenuto dopo in seno al PLI ed alla Gio– vehtù Liberale è cronaca.,. ancora viva e che, del resto, tu collosci benissimo, nei ·suoi _particolari. Attraverso una serie di situazioni e di «~itinerari» po– litici dovuti a maturazioni personali 1 conseguenti. ad av~. venimenti politici di ri1levo per ii mondo liberale jtaliano, la GLI si sfasciò: 'alcuni giovani-entrarono nel PSI, altri aderirono ad Unità popola.re, altri ancora co~fluirono nel Partito 1'8dic8.1e. · . . · Jn queste decisioni 1 in q_ueste «storie» personali, eb– befo grande influsso le « matrièi » ideali di ciasctlno, gli insegnamenti gobf}tt.iani, quelli più_ rigorosamente crociani. Chi rimase nel PLI? Rimasero i giov~ni della. desh·a'. libe- 1·ale, i centriSti delle clientele locali; e... l'avv. Orsello, che vi rimase corne vice segretario generale de~ partito. Nel tentativo di trovare un8. ghì.stificazione politica valida alla «sua» scelta l'Orsello -dimenticò un poco Gobetti e si li– mitò a polemizzare con i « centris~i » villabruniani. Ma ,di Gobetti si è ricordato questo mese,- in occasione del XXX.o della morte, e si è ricordato anche della proposta di un tempo. Quale migliore occasione per farla « sna » ed at- tuarla? ' Il trasformismo ci ha fatto -vedere di peggio,' è vero, ma questo episodio ha la sua importanza. Non tanto gli strali vanno l'ivolti questa volta, come ha fatto Il Mondo, al– l'on. Malagodi (che, forse, Gobetti conosce così, in superfi– cie ...) quanto alla persona di cui sopra dissertavamo. E questo non perché io, od a.Itri, intelldano avviare una po• !emica personale, che non ci riguarda., ma perché deterrni– nate responsabilità siano chiare. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, specialmente in questa occasione. Orbene io ritengO che fatti come questo interessino an. tifascisti come )'amico Codignola e gli altri amici di Unità popolare, che dell'insegnamento politico e· morale di Go– . betti rappresentano ben più che non gli equivoci del tra– sformismo nostrano, e che meritino quindi di essere da noi tùtti concordemente denunciati al paese 1 per riguardo an– che a quei giovanissimi che potrebbero essere tratti in in– ganno dalle «parate» esteriori. Se qualcuno può degna– mente ricordare Gobetti, credo ne vorrai convenire, sono i -suoi compagni di lotte di Rivoluzione Liberale: sono quei supeTstiti operai torinesi che lo videro al fianco di Gram• sci seguire l'esperienza dei « Consigli di fabbrica», sono quei giovani che nello schieramento operaio e democratico cercano di delaborarne alcuni termini. Un giudizio di merito? Personalmente Sono tropf)o av, 1 ilito per darlo: credi di poterlo dare tu? ' Io vorrei unicamente conc1udere queste righe riportan– do un pensiero di Gobetti che mi è balzato alla mente leg– gendo della iniziativa del PLI. « C'è un criterio infallibile per çlistinguere tra gli ita 4 liani d'oggi le persone serie dai politicanti, ·gli antifascisti dai futuri collaboratori· di Mussolini: questi tendono ai blocchi e ai fronti unici, giocano a fare i patrioti, mode– rano gli. spigoli del loro programma: per i primi, il motto d'azione non può essere che la lotta contro l'unanimità., la resistenza inesorabile, l'intransigenza di fronte a nemici e amici». ' E' triste, caro Codignola, che Gobetti sia stato insultato oggi con una manifesta.~ione che _parte da uomini che a.l– lora collaborarono con il fascismo, da giovani che ne hanno tradito il messaggio e l'eredità spirituale. Ringraziandoti 1 tuo Piero Ardenti Ca.ro Ardenti, C·redo che ogni persona sennc,ta sia pronta a darti ra– ttfone. lJfaJ che vuoi?, nella vita pol,~tica italiana ~ ormai D.I RE T T o·R·E ·\\ invalso que8to costume, di appropriarsi dei M01·ti (quelli con la M maiuscola) come sloga,ns di propaganda elet.to – rale. Gramsci avrebbe propr.fo accolto _l'involuzione autori, taria e f-unz-ionar·istica èl,elpartito comunista? er!, ~ ·p1·oprio certo che Matteotti e. ]'urati si ~a1·ebbero cor,npiaciuti della storia del nostro sQcialismo di questi idtim{,q,nni? Eppure, i loro norni e i loro ritratti sono considerètti -:éome dei « sal– vqcondotti » dagli epigoni meschini, e dai ·politicanti da strapazzo. Per mio conto, son poco po1·tato alle commemorazioni, che mi sembrano fatte apposta per celebra·re la morte di idee ancora vive. Forse, la cosa più semplice è lasciare Che l'a;v. Orsello curi le sue velleità elettorali valendosi anch'e del nome di ·Gobetti, e - per parte nostra - operare se– condo quella direzione di pensiero e di azione che fu la sua e che r-iconosciamo tuttora valida per noi. Con a.ffetto, (,bbinii il tuo T1·istano Codignola UN CORNO FUORI CHIAVE SIENA, 21 febbraio 1956 Caro di-relto,·e, l'articolo, apparso il 12 febbraio su Il Giorn(,le d'Italia e· firmato dal sig. Sant'i Savarino, è un documento di tale volgare malafede e di così grossolano cattivo gusto, che passarlo sotto silenzio mi sembrerebf:>e un peccato di omissione. , Il sig. Santi Sa varino vuol presentare al suo pubblico· un Danilo Dolci furbo ed ipocri.ta, •che digiuna. di giorno e !)1Rngia di notte a quattrq palmenti; che pensa s~ggia– mente alla salute e si assicura, intanto, trenta ettari di buo– na te1Ta alla faccia dei minchioni; e poi scrive ciance ciar– latanesche, per commuovere le zitelle e gli schizofrenici ron i racconti immaginosi, e natqralmente falsi, dei pazzi di Partinico, della fame di Spine Santé, della disoccn– pazione che dilaga Il sig. Santi Savarino si stupisce che in Itali~, un paese cOsì sano e così virile, 'ci siano tan~e zitelle e tanti schizofrenici, disposti a prendere sul Sel'IO queste « fandonie» di Danilo. Ma non si meraviglia che « scrittori, artisti, personalità politiche» abbiano voluto esprimere· al sig. Dolci la loro accorata e troppo te,npe– stiva. solidariet.à: il pel'Ché lo sa lui! Danilo, intanto, ·per chi non 1.pSal,}pja, r-:idice cattolico 1na tiene di ma~ò a~ proteslan\i,~t:: pòfohé i comunisti sono alleati naturali dei 'protestànti. (sic) ·e gli uni e gli altri hanno per nemico il cattolicesimo, Si spiega benissimo (e come no?) il cancan dei' cotl)unisti intorno al caso Danilo. l~.Q'l,.e: a qn.esto punto aniva la logica volutamente con– tortR del nostro articolista, che a Partinico è nato e v_is-• snto, ma ci assicura che pazzi non ce ne sono, o meglio ce n'è uno solo, piccino picçino, che non conta, perché è invalido di gnena e prende una grbssa pensione: gli altri li ha visti soltanto Danilo; e neppure disoccupati ci sono, ovvero soltanto quattrocento, una cifra •irrisoria che Da– nilo ha fatto salire a quasi tremila; e poi, per finire, a Partinico non c'è bisognò di « ciarlatani»: tutto va per il meglio e si può e si deve dormire tranquilli, senza sus– sulti sentimentali, che per di più sono gesti da donnicciuole. Danilo dà noia, si sa. E'.~:riuscito a convincere, e non era facile, mille braccianti disoccupati e affamati a di~ ginnare nn' gioi-no in segno di protesta. A. 1oro, sulla spiaggia, ha parlato della Costituzione e degli articoli in cui il lavoro è definito nòn soltanto un diritto, ma un dovere sociale, ed essj lo hanno ascoltato in silenzio. Meglio le intemperanze improvvise, le rivolte incontrol– late, meglio le violente ribellioni, cosi gli affamati diven– t~no « banditi », banditi sul serio, e tutto si rimedia con un po' di galera. . La voce di Santi Sa.varino è rimasta pressoché iso– l'ata1 come do,ieva, mentre· la stampa nazionale ha dedi– cato « al casò Dolci» a1'licoli di fondo, abbastanza ob- biettivi e sereni: Cordialmente, In una musica solenne e grave un corno, un òboe fuo1·i di chiave. Bnma 7'allu,r-i Partinico è ·il collegio elettorale del sig. Santi Savarino. <( No comment » (n. d. r.). RESPONSABILIT A' DEL PARLAME1'TO TORINO1 20 febbraio 1956 Caro Codianola, il pretore di R·iva, con ordinanza emessa in data 29 di– cembre 1955 in procedirnent.o penale a carico di certo A. Gregori, ha ritenuto fondata l'eccezione sul vizio di le– gittimità Costituzionale della disposizione del secondo ca 4 poverso dell'art. 157 delle leggi di pubblica sicurezza, sol– levata in giudizio dal difensore dell'imputato in ordine agli articoli 13 e 16 della Costituzione della Repubblica,· ed ha pertanto disposto la sospensione del giudizio in corso· e la trasmjssione degli atti alla Corte Costituzionale. Il secondo capoverso dell'art. 157 del T.U. delle ·leggi (99) nuova repubblica (Dis. di Gag) (II prefelto di Ffre11ze 11a annu !lato l'onlinanta con cui il sindaco di Sesto Fiore11li110 ,w,11tt re<111isilo lo stnbilimenlo della Hichard Gi nori, me11tre w, w1110 /<t la requisizione delfo fonderia delle Cure ordinal<t dal .sindaco di Firenze·, La Pirn. 11011 auePft 1n·o11oc(tlo 11ess11n i1ilerve11to da parte dell'autorità fJr<'felli::i(t} Quando il sindaco non è un santo di puOblica sicurezza (R.D. 18 giugno 1!)31, n. 773) dice: « L'autorità di pubblica sicurezza può vietare a chi è rimpatriato con foglio di via obbligatorio o per traduzione di ritornare nel Comune dal quale è allont~nato, senza pre– ventiva autorizzazione dell'autorità stessa». Esso prevede pertanto urìa ipotesi di palese restrizione della libertà personale d~I cittadino, ed attribuisce la fa– coltà di operare tale resti-izione all'autorità. locale di pub– blica sicurezza., la quale· può adottare provvedimenti non motivati. Tale disposizione appare in contrasto sia con l'art. 1G della Costituzione, il qua.le affe1·ma che ogni cittadino può circolare e soggiornare Jiberamente in qualsiasi parte dél territorio .nazionale, sia con l'art. 13 della Costituzione, il quale dispone che non è ammessa forma a.!cuna di restri~ zione della ]jbertà personale, se non per atto mot~vato dal• l'àutorità giudiziaria e nei soli casi è modi previsti dalla legge. Ora, se è vho eh~ l'art. 16 prevede una eCcezione alla. libertà di « circolare e soggiornare in qualsiasi parte del territorio nazionale» nei casi in cui la legge stabilisce li– mitazioni per motivi di sanità e di sicurezza, è pur vero che l'art. 157 delle 1eggi di pubblica sicurezza prevede una · restrizione della libertà personale per atto non motivato di autorit.à diversa da quella giudiziaria. . Il problema non è nuovo. La Corte di Cassazione si è fino ad ora pronunciata sempre per la compatibilità de1 4 l'art. 157 delle leggi di pubblica sicurezza con gli articoli 13 e 16 della Costituzione (Cass. 4 giugno 1951; ide1!l 9 dicembre 1950 a sezioni unite; idem 19 giugno 1950'; idem 20 novembre 1951; idem 12 gennaio 1953; idem 9 marzo 1953; idem 6 maggio 1952; idem 10 gennaio 1952; idem 17 noveinbre 1951; idem 17 luglio 1951; idem 8 inaggio 1951; idem 12 marzo 1951 a sezioni unite; idem 5 aprile 1951; idem 24 giugno 1950; idem 19 giugno 1950; idem 7 giugno 1949; idem 28 aprile 1951; idem 11 aprile 1953; citate dalla stessa ordinanza del pretore di Riva), ed è facile comprendere la_preoccupazione ,della Corte di Cassa• zione, che si evince dall'affermazione che l'art. 13 della Costituzione non è di immediata applicazione (Cass. 28 aprile 1951), o sempl.icemente che essO non è abrogativo delle norme contenut~ nellà legge di pubblica sicurezza (Cass. 11 aprile 1953): la Corte di Cassazione ha sempre temuto che, affermata l'incostituzionalità de1l'art. 157 del– le leggi di pubblica sicurezza 1 si entrasse in un periodo di vacatio leg·is con grave pregiudiiio per la sicurezza del paese tenuta in conto anche dall'art. lG della Costitu~.ione stessa. Ora di tale pregiudizio va rilevato che in realtà non sarebbe stata responsabile la Corte di Cassa.zione con l'af– fermare l'incostituzionalità dell'art. 157, bensì il parla 4 mento che in otto anni di vita non ha ancora trovato un quarto d'ora per adeguare talè articolo ·alle norme costi– tuzionali.· Con la creazione e con l'entrata in fnnzione della Corte Costituzionale,_ può essere legittimo il timo'te ·ai una parte dei cittadini (anche politici o magistrati) che la dichiara– zione di illegittimità costituzionale, coSì dell'art. 157 dello leggi di pubblica sicul'ezza come di tante altre disposi– zioni legislathre, determini una caì-enzà. legislativa in moltè materie finora regolate (sia pure in contristo con ·~a Costi– #tuzione), e che tale carenza legislativa sia. di pregiudizio per la sicurezza del paese, ma è a.ltresl legittima la spe– ranza di tanti altri cittadini che la Corte Costituzionale non faccia suo questo timore, come già fece la Corte di Cassazione, e metta il parlamento davanti alle sue respon– sabilità. Cordiali saluti,. Guido Fu.bini
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