Nuova Repubblica - anno IV - n. 9 - 26 febbraio 1956
(99) . nuova repubblica FAS<..:ISMO IN <..:OLO!IIIlIA POLrrICA ' . EASSASSINIO di C. GONZALEZ RIVERA.. P UO' SEMBRA.RE un'ironia della storia che dovesse essel'e Laureano Gornez a chiedere libere elezioni . · nella. Colombia oppressa dalla dittatura « pacifi– cati-ice» di Gustavo Rojas Pinilla. Chi per tutta la vita denigrò e derise i metodi e le aspirazioni della demo– c,· ar.ia, chi salutò con la gioia di un rancore finalmente soddisfatto l'entrata a Parigi della l,Vehrmacht hitleriana, chi con entusiasmo snnfedista volse l'esaltazione della Spagna « cattolica e imperiale» all'opera cli penetrazione falangista nell'America Latina, chi predicò e attuò la più intollerante violenza, rivendica oggi quelle elezioni libere che per congenito opportunismo non aveva chiesto finora la diret,ione del pa1-tito liberale. Quanto possano rispondere gli apologeti della ditta– timi militare non è cosa che ci interessi. Sappiamo bene chi sia il dott. Laureano Gome:t. Ci è noto quello che essi potrebbero l'ipeterci sulla sua sanguinosa dittatura. E ri– cordiamo anche come di quella dittatura sia stato stru– mento non degli ultimi il Tenente Generale Gustavo Ro– jas Pinilla, comancfante delle Forze Armate allora, ditta– tore angelicato pili tardi, e benedetto in cambio di vaghe protnesse dalla direzione liberale e da tutto il liberalismo benpensante e conformista. I rast1·eJl~menti, le distruzioni ed i massacri ordinati da Laureano Gomez e diretti da Gu– stavo Rojas Pinilla non Ii abbiamo dimenticati e non li dimenticheremo. Ma invano il dittatore di oggi tenta di gettame tutta la responsabilità sul suo predecessore. Non diverse violem~e si eseguono sotto il suo govemo; egli non ha esitato a proclamare la sua decisione di distmggere col ferro e col fuoco la Resistenz·a· risorta dopo i tradimenti: la terra bmcìata del Tolima, i massacri in massa di pri– gionieri e popolazioni, le torture e le persecuzioni che in– sanguinano le montagne del Huila e del Tolirna, il CaldAs e la Valle del Cauca, i morti di Sumapaz, gli studenti freddamente assassinati nel centl'o di Bogotà, sono tutte cose di oggi, fanno parte della storia di questi anni, sì debbono al govemo ,pacificatore e normalizzatore di Gu– stavo Rojas Pinilla. NEL MESSAGGIO, inviato da Barcellona il 12 dicembre, l'ex-dittatorn d,enuncia le infamie del suo successore e complice con un'energia che invano abbiamo cercato per due lunghissimi anni nella prosa edulcorata di un liberali– smo che non osava c,hiedere libertà. « Non resta che l'icorrere al suffragio per ritl'Ovaro le fonti originarie dell'organizzazione dello Stato. Col,ui che detiene il potern è solito dire elle l'opinione pubblica lo appoggia. Ma so lo credess:e accetterebbe la convoca,zione di elezioni gonernli >. e Dietro ogni regime fondato sulla . forza ci sono tante sporche manovre, tanti intrighi indecci– rosi, fanti oscuri delitti, tanti obbrobriosi arricchimenti che mai si sottoporranno alla prova del fuoco dell'autentica opinione pubblica>. • Laureano Gomez non nasconde i suoi odi e assume le . sne responsabilitiL; c'è nel suo atteggiamento qualche cosa dì grandioso: nel « mostro> Laureano Gomez, nel « Leone di Cunclinamai·ca > c'è pure quell'ardore di chi si sente portatore cli una grande missione storica che anche quando si esprime in efferata reazione non può avere niente in co– mune col conformismo ipocrita e la vile ferocia dello sciacallo di Boyacà. Ma la direzion,e liberale che dopo il 13 giugno 1053, con le sue capitolazioni quotidiane aveva, prima consoli– dato, poi incoraggiato all'estrema reazione la dittatura mi~ ].itare, non ha potuto nascondere il suo imbarazzo. In una. sua di~l].iaraz~one pretende di aver essa per prima posto il pr.à:blema del e: ritorno alla J)Ormalità costituzionale>. Ma fìoh '. è •qu(l$ta una risposta che Possa persuadere. E' vero• cli{t la· direzione liberale, fin dalla data. del colpo di Stato, ha semp1·e ripetuto con lamentosa monotonia la sua speranza di un ritorno alla n6rmalità. Ma lo ha fatto sem– ifre ',invitando il ,popolo colombiano ad aver fiducia nel dittatore, non ha mai c~iesto immediate elezioni e neanche - nei primi mesi, 'qòantlo maggiori erano le possibilitl\. -, ha chiesto la fine dellçL.,..stato d'assedio. Ancora nel lu– glio 1055, poco pl'ima dòll~ sua fine ingloi·ioSa, El ~Pienipo invitava a « spf.H•a1·epazientemente» che la dittatura ri– conosces;e i"suoi èrrò'à. Una cosa~ è auspicare Che un ,giorno la dittatura fini– sca ed altra e ben 8iversa cosa è dichiarare che 'essa deve essere aQbattuta. Questo doveva !are, e non ha fatto, la direzione liberale. E lo stesso ex-presidente liberale Alfonso Lopez, in una successiva dichiarazione, riafferma, pur con poche speranze, la tenace volontà di coll3:borazionismo della di– rezione libel'ale. « Non oserei affermare> ha detto < che (Gli .<tludenli lilnrali di Madrid s0110 .sUiti deportali in Afl'ica) (Dis. di Gay) La moneta cattiva caccia quella buona i nostl'i compagni debbano abbandonare la politica di pace e di concordia ... anche se alcuni sono sfiduciati su_i suoi J'isultati ». --..__ I J'isultati della politica « cli pace e. cli concordia> del– l'oligarchia liberale sono ormai chiari, sono nella repressio– ne ogni giorno più efferata, nella dittatura sempre più tracotante, e lo stesso dott. Lopez è costretto a riconoscerlo quando afferma che < non esiste Altra legge che la volontà quotidiana del governo>, che sulla Colombia è cad·uto « il Aagello della violenza, importato direttamente dall'Europa fascista.>, c~ sulle rovine dei nostri Codici, a cominciare dalla Costit~zione del 188G, si erge oggi senza contrappesi la volontit del presiden'te Rojns Pinilla come suprema legge della Repubblica». La richiesta di elezioni libere, della cessazione dello stato d'assedio, della restituzione delle libertà popolari fu posta fin dal 13 giugno dalle forze liberali della Resistenia e diffusa in fogli clandestini, ma non fu mai avanzata dal libei·alismo ufficiale, che, dopo aver sei-vilmente adulato per un anno la dittatura militare, solo dopo la strage criminale perpetuata il.O giugno nel centro di Bogotà si decise a sup– plicare umilmente qualche modesta concessione dal regime, ina anche allora senza mai minacciarlo ed opporglisi, senza mai proclamarne la natura di dittatura antipopolare e criminale. E non ci si venga a dil'e che ciò è stato fatto per evi– tare 1·epressioni e magari per prolungare di qualch·e mese la preziosissima esistenza del qHotidiano del clott. Santos . Perché allora dovrernmo domandare a che cosa serva una stampa liberale che ha solo il diritto cli magnificare J·e azioni della dittatura. La già citata dichiarazione liberale aggiunge: e Il Partito Liberale ha rivendicato energicamente la restaurnzione del sistema rappresentativo e democra– tico ... ». Sappiamo che non è vero. \I signori Alejandro Galvis, Hernàn Salamariça, Josè Joaquìn Castro Martinez, Adàn Arriaga Andrade e Alfonso Palacio Rudas, e naturalmente i Lopez, i Lleras e i Santos sono responsabili di fronte al paese di non aver voluto rovesciare la dittaturn. Ci sbagliamo? Non è troppo tardi per dimostrarcelo: ma allora bisogna parlare chiaro, anche quando sia ne– cessario farlo su fogli clandestini, rifiutare illusioni lega– litarie e miti di coll~borazione, sviluppare in tutte le sue forme la lotta popolare, rispondere alla violenza con la violenza, coordinare ed allargare la Resistenza: perchè non c'è ormai altra alternativa: o si rovescia Ja dittatura o questa, sospinta ormai dal corso inarrestabile degli eventi, non potrà che esasperare sempre più la repressio– ne fino a distruggere ogni residua finzione di libel'tà, fino a costituire uno Stato totalitario, Sotto il peso dell'odio e dell'indigriazione delle masse ben altri regimi che non quello di Rojas Pinilla sono crol– lati; esistono oggi in Colombia le ·forze sufficienti per la Jibel'8zione; ma solo con una dìl'ezìono che sia espres– sione delle masse e non strumento di manovre di oli– garchie contrapposte ma unite in una sostanziale com– plicità di classe, è possibile oggi Jiberar1;1 e rinnovare la Colombia.. 5 LET'fERA DA PARIGI IL DISAGIO DI MENDÈS ·,· A SFURIATA - ferocissirna e poco ... NÌ:3.l.iana - _.il cli Erançoi·s Mauriac · contro Ouy Mollet, apparsa · nell'Express di J>ierre Mendès-France, è stata cer– tamente il frutto delle impazienze personali del battagliero accademico cattolico e anticonformista. Ma se il giornale ]'ha pubblicata, vuol dire che, in fondo, l'approvavfl.. }ifendès-li'rance non è contento del ruolo che è stato co– stretto a recitare dopo queste strane elezioni, e bastava udirlo l'altro giorno leggere davanti ai senatori le dichia– razioni che il suo presidente del consiglio faceva perso– i:ialmente ai deputati pel· comprendere tutto il distacco che c'è fra questi due uomini. . Mendès leggevS. talmente senza convinzione, talmente senza passione, che gli stessi senatori sOcialisti dovett0ro fare nno sforzo per applaudire qualche punto essenzi8le. :ri_Iendèsnon vede l'ora di essere fuori da questo governo, e lo lascia capire. Guy Mollet merita questo trattamento? _ Quest'uomo senza grandi precedenti politici ha comin– ciato la sua caniera di presidente del co)lsiglio andando a ricevere pomodori e mele, fradice ad Algeri, e liquidando il generale Catroux. Egli pensava di ripetere il gesto di Mendès-Prance a Tunisi, e di tornar vincitore. ln realtà Mendès•France, se era riuscito a far cessare la gueniglia. in Tunisia, aveva gettato le basi di quel tale accordo per cui oggi la Fl'ancia in 'l'unisia non conserva più niente (gli attuali disordini non sono che il frutto dell'impa– zienza per Ubera1·si dagli ultimi impacci Cor1nalistici). ll'aure non ha potuto agire diversamente al Marocco, ma ha evitato il viaggio. Adesso il sultano è ventilo a J>a'rigi per invitare gentilmente la ·Francia ad andarsene del tutto, e al più presto. Quello che la Frane~ potrebbe salvare in Africa del Nol'd, è la forn1a. Tutti sanno che tra qualche anno, forse qualche mese, Marocco e Tunisia fai·a.nno quello che l'In– donesia ha fatto agli olandesi. In Algeria Guy Mollet vorrebbe poter anivare a salvar un bL·iciolo di sovranità francese, e si trova senza pel'– sone con cui discutere nel campo arabo, a meno di non riconoscel'e i «ribelli> come belligeranti e conclnclern un armistizio. Le scandalose chiassate e violen'l,e di Algeri, se hanno nociuto al prestigio del pre:sidente do! consiglio, sono state l'opera di una minoranza 1lei coloni e di pochi agitatori venuti dalla metropoli. ·Guy Mollet non osn, probabilmente non vuole venire a patto con i « ribelli>, perché teme le accuse di tradi– mento dei soliti facinorosi. Il pintito non è molto con– tento delle sue esitazioni, ma anch'esso non desidel'a che siano propr.io i socialisti a «mollare> l'Algel'ia. I'eL' quèsto, la guerriglia continua, e non è possibile, allo stato delle cose, vedere éorne e quando cesserìl. Il govemo Mollet lasce1·à rnarci1·e la questione algedna, tentando l'iforme e miglioramenti che sarebbero stati efficaci forse qualche anno fa. Se anche la· ]~rancia avesse le ricchezze di un tempo e potesse assicurare il benessere a tutti gli algerini, questi ormai continuerebbero a lot– tare per· la completa indipendenza. Che dal Cai1:o arri– vino loro aiuti e incitamenti, tutti lo sanno. Tutti sanno che gli algerini continuerebbero a lottare, forse meno effi– cacernente, anche senza gli aiuti del Cairo, ma la guel'l'i– glia non cesserebbe. Ben pochi credono in un successo algerino di Guy :Mollet. Per questo il parlamento, dopo gli schiamazzi poujadisti, si occupa di questioni interne. L'abrogazione della legge Barangé, che ammetteva le scuole < libel'e ~ - intendi clericali - al beneficio di certi sussidi e aiuti statali, vuol rappresentare il ritorno alla tradizione di indipendenza dello Stato da tutte le Chiese e religioni, inclipenden?',a gravemente compromessa ai tem1)i cli Pétain e continuamente intaccata poi atti-averso la presenza al governo dei democristiani del MRP. Questa terribile fiiie d'inverno ha recato di'tnni. gravis– simi ai futuri raccolti. Chissà che per un anno almeno non si debba più sentir parlare di lagnanze e di richieste d'aiuti da parte dei coltivatori che annegavano nell'ab– bondanza dei loro raccolti. Il governo non sarà co– stl'etto a comperare a caro prezzo e a rivendere al più meschino, se non a gettare, vino e zucchero, grano e legumi. Dopo quello dell'Africa ~el Nord, ci sarebbero tanti problemi da risolvere e da regolare, specialmente per ~m governo socialista. Ma è impossibile che un uomo, degms– simo ma senza dinamismo come Guy Mollef, li possa e li voglia affrontare. La Francia è in un periodo d'incertezza di cui è diffi– cile prevedere gli sbocchi. GIUSEPPE ANDRICII L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele l\li I ano, Via G. Compagnoni 28 Corrisp. Casella Postale 3549 Telegr. Ecostampa
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