Nuova Repubblica - anno IV - n. 9 - 26 febbraio 1956
4 al momento non hanno e a1 tempo stesso imparare da loro alcune cose che essi conoscono assai meglio di noi. Un punto di questo programma di guerra al bisogno è che non si deve ammettere nessun sfruttamento da parte di capitalisti straniel'i delle risorse materiali dei paesi che elevano essere aiutati nel to·ro sviluppo, nessuna appropriazione cioè delle loro ricchezze, sfa per sfru~ta– mento capitalistico, sia nell'egoistico interesse dei paesi pili avanza~i. 3) Il principio che abolisce ogn·i di,'lcrimi.nazione di razza. Non rni riferisco solamente a quel che sta accadendo nel Sud Africa. Intendo riferirmi a qualcosa di molto più vicino a noi. Mi vergogno di quello che succede nella Malesia e nel Kenia. Ma mi vergogno anche quando i la– voratol'Ì inglesi si rifintano ·di lavorare a fianco dei lavo– ratori dell~ Giamaica. Mi vergogno di quello che i fran– cesi stanno facendo nel Nord Africa. La gente si accorge cli queste cose chiaramente quando accadono ai loro vicini, ma non quando vengono co,nmesse da loro stessi o dai loro conna~iol}ali o in loro nome. Lasciate che ora mi occupi della politica interna - della politica interna di ogni paese e di ciò che i nostri gnippi di socialismo mondiale faranno e sosterr'anno a questo riguardo. Ogni gruppo si occuperà· dei suoi propri problemi nel sno proprio modo. Abbiamo bisogno in ogni paese di un nuovo schieramento politico e sociale della sinistra. In alcuni paesi oggi ci son _più punti in comune tra socialisti di sinistra e non ·socialisti, che tra diversi gruppi che si dicono sociaJisti. In particolare dobbiamo stendere la mano dell'amicizia ai comunisti e dire - se anche loro vorranno dirlo - « dimentichiamo il passato». L'India ha una posizione chiave perchè è la grande neutrale. La Cina è importante perchè il modo con cui– il comunir-:;1110 vi si è sviluppato, avri~ una grnnde influenza mondiale - soprattutto nella politica asiatica. La Jugo– shwia anche conta moltissimo perchè sta sperimentando un nuovo tipo di comunismo che non è stalinismo, che si fonda in gran parte sulla divisione del1a respons"abilità tL'a un largo cerchio di persone, e sul controllo attribuitO a un numei-o notevole di gruppi. Ciò che gli'" jugoslavi chiamano la « partecipazione dei lavoratori» è di impor– tanza. vitale nella costruzione del socialismo mondiale sulle fondamenta di una reale democrazia. Questi paesi che devono affrontare l'assoluta e immediata necessità df creare nuovi sistemi di vita, hanno, ne sono certo, mag– gior probabilità .. di noi di trovare la via giusta del socia– lismo; giacchè da noi in Inghilterra, quando non vi sia una guerra, non c'è molta probabilità nel prossimo futuro di sperimentare qualcosa che ci smuova dai binari tradi– zionali e ci obblighi a, ricercare un diverso sistema di vita. Quale deve essere Firnpulso motore della nostra poli– tica internar Il cameratismo e la libera associazione del– l'uomo con l'uomo, all'interno di ogni paese, così come nel campo interna7,ionale. J..a nostra esperienza del Welfare State non ci ha dato questa spinta verso l'eguaglianza, perchè, come abbiamo visto, il lVelfare State non implica !'·abolizione delle differenze di classe. DOBBIAMO essere. fermamente persuasi che nessun compromt:;sso col malvagio spirito del capitalismo è possibile. Non che .possiamo liberarci dal capitalismo tutto in una volta. Può essere necessario che il cambiamento a:vvenga •grada.tamente in certi paesi; ma non di.menti– chiamoci che il. capitalismo Si fonda sull'appello ai· peg– giori jst.inti della natura umana e· che incoi;-aggia le peg– giori qualità degli uomini, mentre noi cerchiamo di appel– larci alle migliori. Quello che ho detto della Jugoslavia ci offre il bandolo della matassa. Bisogna dare potere ai sin– goli individui; dobbiamo cercare di far partecipare al potern quanti più: uomini possibile, di da.r 101·0 la prop~ia parte di responsabilità e di potere nelle loro~ diverse sfere di attività, renderli consapevoli che quello che ciascuno di loro fa, conta. Allargare l'ambito della dirigenza è il fondamento necessario del controllo di una società demo– cratica. Dobbiamo liberarci dalla tendenza a centralizzare il p otern. Vedete un esempio di questa tendenza nella a.tl' Ofìa delle sezioni locali del -partito laburista, e nella massa enormemente inflazionata della grande Trarle Union. Bisogna ottenere un effettivo decentramento del J>Otere. Una parte essenziale di questa opera sta nel rin– n?vamento della democrazia industriale. Osservate il pro– gi·arnma attuale del Partito Laburista,, Non c'è molto che J>OS$adestare entusiasmo o incitare a partecipare attiva– mente alla costrnzione di una nuova società. Vediamo per– chè. Dal 1945 il Partito Laburista ha fatto quello che era l'elo..tivamente facile fare senza distruggere il capitalismo. Ora ,al laburisrn·o non rimane più molto da fare senza foj,i;iare un'opera di demolizione della funzionalità del– l'ordine capitalistico. Non voglio insinuat·e che una poli– tica ùi ala sinistra avrebbe vinto le elezioni. Prima di affrontare grossi· cambiamenti la gente è solita tirarsi in– dietro se può. e dire: « Ora. prendiamoci un po' di riposo>. In questo momento la gente è in uno di questi periodi di bonaccia e il Partito Laburista le· amministra non fre– sche sostanze stimolanti, ma sciroppi sedativi. Abbiamo b~sogno di tornare al vecchio tipo di propaganda, capace di accrescere il nume1·0 di coloro che sono realmente so– cialisti - il vero sale della terra, che andrà intorno a 1·avvivare e a ,·isvegliare gli altri. Per tornare ora al pro– blema internazionale: noi abbiamo un moviinento (il lUo– vimento britannico laburista) che è unito e siamo portati a pensare che anche negli altri paesi ci sia· qualcosa di simile. Ma noi:i è così; non è cosi in Francia o in Italia. Noi non possiamo sperare di costruire il socialismo mon• cliale contro gli organismi operai più importanti francesi o i!aliani. E' una follia per esempio, dare l'ostracismo ai soCialisti nenniani in Italia. I_l nosfro ~ompito riman~ ancora principalmente un comp1to educativo: diffondere delle idee e meditare sulle idee, pensare e fare piani su scala mondiale. Ma natu• ralmente ciò che dobbiamo considerare è il modo migliore di . (99) nuova repubblica LA YO R{O :.E SINDACATI CGlL A CONGR·E ., ·l,~ cl~sse'la'voiatrice"è 'stala·_condotfo, per rincorrere le farfalle di ùno schema– tismo pseudo rivoluziona'rio, al.suo isplamento. Il pt·oblema italiano non è un pro• '•blema di categorià, 1nà •un assai•,}:iiù vasto problema· di· progresso ~conomico generale in opposizione agli ,inre1;essi degli strapotenti gruppi monopolistici - I --..., • \''' .. j • -- ... S ONO ·PASSATI yoco più di tre anni, dall'ultimo con• gresso della .CGIL. T1·e anni densi di avvenimenti ~ (Ii· grandè sig,~ificat6 politico, durante' i qtlali vi è stata una not~vol~ irivoluzione sindacale·: il mondo del la·voro non sempr~ è 1·itlscito a·mantenere -·solo.a ma'n– tenere -. posizioni la ~Cuiconquista rion era stata facile. IÌ congl'esso, della' CoOféderazione del La,voro, che- si a,pre il; ·27 di,- qu~sto: mese, si trOverà a ;disc~tore di una serie di.fatti e 9i problemi-che, 'in antitesi ad un'ansia di .progreSso sempre più diffusa nel paese, sono stati a.ll' ori– g_ine•della fa·se involutiva-della vita organiizata dei lavo- 1·~tori: fléssipne, nelle note circostanze e senza che pren– desse. èorpo un'alternativa sinda'cale seria. in Italia, dei v_éitiaÌla C:GIL nelle eiezioni per il, rinriovo d!3lle· çc. II., n:ianganza d-i nn indirizzo economico del quale siari.o ·par– te.cipi le categorie lavoratrici, attraverso una seria aZione di. pròpulsionè .élassista, inefficienza organizz9.;tiv~ ai fini della tlitela della personalità del lavoratore, strapotere pa– dronale con· sf\1mature· di accentuato paternalismo, tanto pi'ù p'ericoloso se Si tieTI conto dell'frripossibilità reale di opporvisi da parte dei sindacati, corruzione dilagante· cui fa riscontro un senso di paura fisica, d·isoccupazione, con– tratti collettivi non 1·innovati 1 norme contrattuali violate, sala1·i che, nelle zone di maggior depressione, si aggirano sulle 300 lire al giorno. In questo stato di cose, il congresso della CCIL rive– ste una importanza fondamentale - indipendentemente dalla valutazione politica che sulla CGIL come tale ognuno è liberissimo 9i esprimere_ - per la classe lavol'8trice e, quindi, per lo sviluppo della d0mocrazia. Ci sono stati due _fatti 1 negli ultimi mesi, che ci. sono parsi preoccupanti e sintomatici del clima d'intolleranza confind.ustriale in cui vivinmo; due fatti la cui s<;>stanza, sia pure con diversità di mis1,1ra,. può. considerarsi addirittura provocatoria: il co ~gno degli industria]~ a Palerll)O, nell'ottobre scorso, e tJ,uèlJo della « piccola. industria», del mese passato. La prima manifestazione ha significato una mi~accia alla in– dustrializza.zione del sud, attraverso l'opera dello Stato e attraverso ini~iative private di fo~ze nuove non soggette alla frusta monopolistica; la secor\da ha dimostrato che la piccola borghesia industriale - le cui necessih\: sono sof– focate dal monopolio - è divisa dal proletaria.to e intende rafforzare la sua funzione di puntello dei Valletta, dei Marinotti, dei Faina e compagni. La classe lavoratl'ice ital"ana è stat'a condotta, per 1:in– correre le farfalle di uno Schematismo rivoluzionado che di « l'ivoluziona1·io > non hR; avuto che le parole, al suo isolamento. La realtà è che in un paese comé il nostro ih cui prevale la struttura monopo1istica 1 • nella Produzione e, quindi, nella gestione del capitale, il proletal'Ìato deve trovare degli: alleati fra col01·0 che del monopolio sono le vittime: i piccoli iniprenditori ed i piccoli operatori. La agire; pensare non vale se al pensiero non segue un'azione appropl'iata. Pensiero e azione conseguente sono ambedue necessari. Il compito della nostra nuova organizzazione sarà di diffondere idee e principi che possano essere poi elaborati nei dettagli, caso per caso, in ciascun paese. Quando mi ammalai ero in uno stato di disperazione e di rabbia per le condizioni del socialismo mondiale. Oggi non sono più arrabbiato o disperato. Il mio risen– timento con tro il Partit9 Labnrista è caduto, perchè mi rendo conto c.he il Partito Laburista non è e non può es– sere un partito coml)letamente socialista; è molto meglio che niente, ma no?l è di per sè sufficiente. Perfino come partito riformista ha bisogno di un nuovo patrimonio di idee. Le idee devono sorgere pian piano nella mente degli uomini ed essere comunicate da una mente all'altra me– diante un continuo sfo1·zo. Senza dubbio ci vorrà molto tempo prima di riportare il Partito Laburista ad una fase più costruttiva - e noi non abbiamo tempo da perdere. Esso non può ritornare al socialismo se non attraverso un grande sforzo per accrescere il numero dei socialisti mondiali nel suo seno. Questo ·è il fine per il quale io vi chiedo di dare il vostro a.ppoggio al nuovo movimento. Forse non abbiamo niente di nuovo da dirvi; ma sentiamo il bisogno di ,i– chiamare la classe lavoratrice e i movimenti socialisti di tutto il mondo alla fede fondamentale, sul1a quale furono edificati; e di armarli di una polftica che risponda a1l'in~ cessante e sempre nuovo bisogno di azione di questo se– colo XX dominato dalla potenza. Discorso tenuto da· Cole al primo meeting pubblico del W.S.M. in Londra il 29 giugno 1955, CGIL non è. riuscita. in nessun momento, a collegare gli interessi del proletariato con quelli del ceto medio indu– striale ed agricolo. Da questa fondamentale incapacità è derivata una serie di errori sia ne1l'azione che nella valu– tazione e la CGIL ha finito con l'agire come se gli operai italiani si muovessero in una realtà diversa da queJla in cui vivono. II?, un certo senso, la UlL e la CISL - pur non po– tendo divenire una alternativa per molte ragioni in grnn parte già da noi illustrate e per altl'o evidenti - hanno saputo talvolta dimostrare pili agilità e maggiore con– cretezza della CGIL; così è accaduto che la Confedc1·azione del Lavoro, dopo aver vituperato l'azione delle rivali, sia stata costretta, suo malgrado, a s~guirle. Non ne è uscito in complesso niente di buono perchè la situazione e i me– todi di lotta sono quelli che sono, rna ne è risultato, da pàrte della CGIL, un contorsionismo che non ha giovato .-né alla sua organizzazione né agli operai italiani. ESEMPI ce n~ sono molti, ma ne citiamo solo due: l'ac- cordo per 1l conglobamento, e le trattative al livello aziendale. Lo stesso piano Vanoni avrebbe potuto dar modo alla CGJL di mantenere pili saldamente i piedi sulla terra, purchè non lo avesse inquadi-a.to nel solito schematismo di maniera. Il pl'oblema italiano non è un problema di cate– goria, ma un assai pili vasto problema di progresso eco– nomjco generale che non può· avvei1iro so. non in opposi– zione all'interesse degli strapotenti gruppi monopolistici. Se si è d'accordo su questo ogni particolarismo soppesato con bilancine da farmacista non ha senso. E I~ bilancine non servono ad unire valori ed interessi che possono essere comuni alla maggioranza degli strati sociali del nostro paese, ma a dividerli. Il congrnsso della CGIL è una cosa importante e lo sarà tanto più se saprà valutare con pL·ofondo spirito auto– critico - non con l'autoc,·itica sulla b~se degli schemi di cui dianzi si parlava - errori, faziosità e meschinel'ie per tracciare una politica che possa essere il punto di Con– ,~el'genza di forze diverse. Al co. gresso andrà anche un gruppo di compagni di U. P., che certo non faranno - di questo si può essere ben sicuri - gli « utili idioti » di nessuno, e per nessuno non sono da intendersi solo i co– munisti; essi vi parteciperanno convinti di dare un con– tributo d'indipendenza e .di autonomia di giudizio _alla più grande organizzazione sindacale italiana, che, nono– stante tutto,. rimane l'unica alternativa sindacalmente ap– prezzabile. Le ·alchimie, nella rappresentanza 'di cOrrente ~ei posti, direzionali, hanno troppo sapore di partito a tutto svantaggio di una politica di vaste ·confluenze de– mocratiche e di alleanze indispensabili al progresso civile, sociale ed economico cui si oppongono le~ Potenti forze del monopolio. I socialisti è ora che la finiscano di fare i finti tonti, dietro il paravento dell'unità proletaria: t'>erchè l'unità pro– letaria diventi una cosa vera ed operante ha bisogno che essi siano dei combattenti coraggiosi e aperti e che lavorino sodo, nella Confederazione, con un loro ben distinguibile dinamismo. Bisogna passare, anche nel campo dell'unità, dallo «schema» alla conc1·etezza di una pàrtecipazione politica!11ente qualificata e consapevole. FRANCO VERRA ·- -a = li Carlo Levi .5 Le parole sono pietra LIJ Tre giornate In Sicilia «Saooi• pp. iaa L.1ooo ·- I: o ·- N ·- -a LIJ Dopo la Lucania ·di Cri~Ìo 11 6 fermato a Eboli, è ora la Sicilia su cui s'appunta lo sguardo di C~rlo Levi, a scrutarne Il segreto, a scoprire In ogni fatto un significato universale, a ·rico– noscersi nella sua realtà anche la 'plO amara con la pietà filiale che s'ha verso una patria, a coglierne, al di là d'o?nl dramma, la verità e la speranza.
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