Nuova Repubblica - anno IV - n. 9 - 26 febbraio 1956

POLJTICA I '------'----- ITALIA / LASETTIMANA ·DIVANONI U N FATTO drarnrnatico, la morie di Ezio Vanoni, ha segnato di sé l'intera settimana politica. Si parlava da tanto tempo della malattia di Vanoni, che nessuno fo1·se osava più fissare il pensiero sulla sua· gravitìt; sernbrava che la reslstenza rn9rale dell'nomo a'vrebbe avuto ragiòne indefinitamente del male fisico. iVanoni se n'è andato invece in pochi minuti, e per lui )'attesa della morte è ,:;tata quell'ora di faticato discorso· al Senato, quando il pensiero, già in pa-rte staccato dal tema e dai dati, inseguiva quelle visioni di luoghi e di genti, e si elevava alle forffie dei pili amati ideali, come acco.de talvolta ai moribondi. I.~ morte di Vanoni ha colpito, umanamente, tutti. O vogliamo spern.rlo. Ma nei giorni immediatamente suc– cessivi, ha anche riempito di sgomento e di perplessità Ja classe dirigente italiana. Con quel nome, con quel– l'uomo, scomparivano, è paradossale a rifletterci, certe formule e magari un certo mito, su cui aveva poggiato in quest'ultimo anno ,ma piatta-forma di avvicinamento di cattolici e socialisti. Infine, almeno e non soltanto ai fini pl'Opagandistici, la ntiova generazione democristiana non aveva altro da offrire all'elettorato italiano, che que– sta spei-anza, ,e questo studio, J.lllil'la massima occupa– zione, che va sotto il nome di « pia.no · Vanoni». E' una fot·rnula abbastanza vaga, che può e$sere interpretata dai ii1odfrati come una politica di stimolo aJl'iniziativa pri– vata piuttosto che di intervento, e che i socialisti chie– dono invece sia svolta e applicata con intenti e congegni dirigistici. La sua stessa imprecisione, la sua configura– zione di studio più che di piano d'azione, riservava al « piano » queste vaste possibilità di risonanza politica. El'a ~ncora da riempire, e forse per questo esibiva an– CÒl'a intatte tutte le sue speranze. La ragione per la quale si offriva alle due interpretazioni possibili e alle due propagande, consisteva del resto nella persona stessa -.a cui il piano si intitolava: un uomo non invano passato ath·averso il socialismo per giungere alla democt·azia cristiana. Che i-imarrà. ora del «piano»? Proprio per Ja sua ca– J·atteristica di v.i1·tualità, esso era qualche cosa sintantoché lo sostenesse, 9uale progetto regolativo dell'economia ita– liana, l'uomo stesso che lo avevà. formulato. Ma né esiste fra i de1~1ocristiani una conente moderna già formata per Tcalizzarlo, né i socialisti trovano più oggi in Vanoni stesso la realtà umana, la persona che risponde, anche contrasta,1do, alle loro esigen;,e applicative. Morto Vanoni, si ·può formulare qualsiasi altro .piano di piena occupa– zione; quanto meno esso impegna i democristiani, tanto meno esso può costituire il punto di raccordo sul quale con~ret.amente si giu~tifica nei fatti, ,» non solo nelle in– tenzioni tattiche, l'ape1'lura a sinistra. Q UANDO pe1·ciò si dice da parte democristiana che tutto continua come prima, si dice qualche cosa di abba– stam;a ine.~atto. Zoli e Medici non sono e· non erano parti– colal'lnente legati all'ope1·a di ricerca di Vanoni. Si dice che siano democ1'istiani di sinistra, e lo si dice particolar– mente pei· Zoli. Ma in Zoli l'essere a Sinistra è un'enco– miabile inclinazione del sentimento; 11-fedici è sostanzial– menfe un liberale. Per dare autentica continui~à, cioè esect.rn.ione al piano, Segni dovrebbe esplicitamente e per la pl'ima volta negozia.re con Nenni. Solo in questo ne– gozjato, cioè in un preciso programma accettato dall'una e dall'altra parte, si fonderebbe su una realtà di partiti quello sviluppo che esisteva in germe nel cervello di un ttomo, e dei pochi amici (non parlamentari) chç lo ave– vàno aiutato a.Ila composizione dello «schema». Ma Segni non farà questo passo; è già molto che non gJi abbia.no messo accanto Pella, a sostituire Vanoni; e non è detto che questo non accada,· magari a non troppo lunga di– stanza di tempo. Dichiarare che t~1tto continua come 11rima, è il minimo accorgimento che· un partito di go– verno debba adottare, in vista di elezioni che scadono fra tre mesi. Ma dopo? Per la posta delle elezioni poli– tiche, è co1nprensibile che Fanfani voglia raccogliere tutte le forze utili del partilo. Fra queste forze, vi s~no e l">ella e Scelba. O 1-;-,anfaniriesce a eliminarne la vacua ma uggiosa autonomia, o dovrà reinco1·porarli: a. che pl'Czzo? Ecco pel'Chè la morte di Vanoni non ha rappresentato un ordinai-io, pur doloroso episodio della nostra vita po. JiJ;ica; ma Corse un punto cruciale. Il maggior pericolo, per la stesBa democrazia cristiana, è costituito dal fatto che Valloni non abbia lasciato, nell'ambito del suo partito, una COl'rente propria, e che mai egli si fosse proposto, come altri statisti della sua formazione o del suo indi– l'izzo, di allevarsi in assidua collaborazione una schiera "ùi giovani da riversa~e nella vita politica. Se oggi ci. Domandiamo in che consista la sini$tra democristiana, il pehsiel'o va inevitabilmente ai sindacalisti; ma non oc– .coue insistere sul fatto che non. c'è in loro quel germe laburista, che avrebbe potuto costituire un permanente ~ vanònjsmo ». Del resto in nessun momento « Forze so- ciali » ebbero a indica.re in- Vanoni il _lor9 capo ideale; e tutti J"icordano la fine non gloriosa della «Base» al con'gresso di Napoli. li pericolo di questa situnzione sta dunque nel ~fatto che, di fronte. ai problemi di sviluppo chJ Vanoni .aveva esattamente individuato, e che, essendo obiettivi, sono in sostanza irrinviabili, non si vede quale classe dll'igente possa assumerne la realiz:--.azione pratica. Con la sostitu-· zione di Zoli e Medici si" è risolto un problema di govemo, non si è anda.ti più innanzi nella trasformazione dello Stato. Ciò che il nome ~ncor più dell'opera di Vanoni, cosi brutalmente interrotta, rappresentavano, non ha successol'i. Tatticamente, andrà infine osservato che il contegno delle destre è stato, in questa occasione, cosi superficial---– mente calcolato, da promuovere, se· i democristiani hanno sangue, una più aspra ostilità di tutto il parlamento nei lol'o riguardi. L'ultima polemica di Vanoni, come tutti abbiamo pl'esente, fu contro la destra. Fascisti e monar·. chici, continuandola oltre la sua tomba, banno fatto e fanno quanto sta in loro pet· obbligare Fanfani a chiu– dere,, per ora, ogni "approccio verso di essi. E' il beneficio di Vanoni al suo paese, che si prolunga al di là della sepoltura. ALADINO Note ro,nane rt, RI.T:..U~SA l)a fatto una capatina in J?al'l~ment0, que• ·_1_· sti giorni, con una favolà « della lep're e della volpe» che si adatta molto bene al comportamento di taluni indiscriminati incensatori del presidente del con– sjglio, che attribuiscono soltanto ad eccezionali capaciÌà politiche di Segni l'esser riuscito a superare la duplice crisi apertasi nel governo con le dimissioni di Gava dal 'fesoi-o e con fa imi)·rovvisa morte <lel'ministro Vanoni. In queHa. favola, la lepre si vantava un giorno con la volpe sua vicina, di essern 'riuscita a correre da un capo al– l'altro della riserva, schivand~ tutti i cani ed evitando o~colpo dei cacciatori. La volpe, che sino a quel mo– m'ento Cra rimasta acquattata 11.ellasua tana per il timore di qualche tiro· galeotto, aveva le migliori intenzioni di questo mondo di non dispiacere alla Sua Vicina, ma poi, ·di fronte alla boriosa p1·esunziorte dell'altra, perse la pa– zienza e, sia pure sommessamente, le Cece osSe1·vare che i cani ed i cacciatori non miravano ad essa, ma al cin– ghiale e che se anche qualche colpo le era fischiato alle orecchie, non si montasse la test.a.: se non ci aveva 1·i• messo la pelle, era stato solo perché « quelli » si erano dedicati a qualche cosa di' ben più importante. A molti osservatori politici questo "qualche cosa di più .impo11antè » è parso il p1·ossimo viaggio del capo dello Stato iìi America; ad altri, i rapporti di crisi clie permangono all'interno del partito democristiano; ad alt1·i ancora, Ja ricerca sempre in gestazione di una nuova fol'– mula di governo. Dibattito Politico - la rivista dell'on. MeJloni - indi– vidua nella missione· del Presidente negli ..USA un ten– tativo per « impostare i rapporti tra il nostro paese e la nazione-guida dell'alleanza occidentale in termini ben di– \,ersi da quelli improntati ad una passiva e quasi ser;ile accettazione dell'egemonia americana, che hanno sin qui caratterizzato la nostra politica estera» e spiega (come del resto è facile a tutti di capir~ solo che si rico!'dino le riserve espresse da Gronchi dirett~mente e no sull'ade– sione italiana al Patto Atlantico, e ·per le quali può an– cora servire il capitolo. relativo di Luigi Somma nel suo De Gasperi o Gronchi) come l'azione del capo dello Stato si sviluppi· sull'onda di un movimento che 1 sup'erando le deficienze della ·cultura e delle Co,.,,,,epolitiche che hanno sin qui mosso Ja borghesia italiana, tende ad esprimere quanto Lpolitici càttolici, De Gasperi incluso, non sono sinora riusciti a realizzare. A trovare, cioè, « all'inlel'no degli interessi cattolici anche la base di una 1)osizìone di p1·estigio per l'Italia». L'ossigeno del governo Segni, in altre parole,~ Sal'ebbe che un po' tutti sono ancora irnpegnati con un pl'Qblema la cui soluzione, evidentemente, è alquanto più impor– tante- del governo e che richiede calma, ponderazione e il minor numel'o possibile di disturbi politici. Si vedrà nei prossimi mesi verso quali soluzioni ci si avvierà; per il momento - e questo è un aspetto positivo che si può porre all'attivo anche del governo - importa solo stabi– Jire ·che in campo cattolico è in atto un fermento positivo e si incomincia a. discutere, nell'interesse stesso della reli– gione e della Chiesa, sull'oppol'tunità di uscire da quella secolare impostazione ideologica che ha fatto ritene-re gli (99) nuova repubblica intetessi nazionali perfettamente coineidenti con il giuoco. complesso della diplomazia ecclesiastica. Le augurabili dimissioni del ministro Martino potranno costituire, a.I ritorno di Gronchi, un buon indizio che si cammina verso una positiva soluzione del problema poli– tico cattolico, così come, per orn, si considerano con favore due punti ·del bilancio dei prlmi sette mesi ·di governo dell'on. Segni. Essi sono, in primo luogo, Ja tendenza a muoversi sul piano di una coi-retta interpl'etazione della Costituzione, il èhe ha portato allà rea.lizzazione de11a Corte Costi– tmdonale, al nulla di fatto per i tribunali militari, al passo in avanti, ·pud.i-oppo tirnidi.~f.;imo, nella formula– zi,one dello statuto giuridico per gli statali e all' atte– nuazi~ne dei criteri 8ntipopolari che avevano guidato sino al luglio scorso la politica interna dei governi ,democristiani. In più fa ben i;;pe1·ar·e la promessa che 'Segni avrebbe fatto a Gronchi per la realizzazione delle autonomie regionali. ln secondo luogo, la esten– ·sione del principio della propo1·zionale nella legge elet– torale amministrativa a tutti i comuni « oltre i dieci– ì11ila abitanti». Parliamoci chiaro, ciò ·significa aver get– tato le basi per un'importante chiarit'icazione dei .rapporti tra i pa.rtiti politici: se l'elettorato 1·isponderà. come è nei voti, l'epoca. delle coalizioni fittizie e dei partiti di co– modo è destinata a scomparii-e con rapidità di gran lu~ga maggiore a quella che oggi si potrebbe supporre. D'altronde, già nella soluzione che è stata data al pro– blema della successione di Vanoni nel governo si deve scorgere un chiaro orientamento a concludere le vecchie esperienze: il rninistro Zoli, come si ricorderà, ru uno dei pochi autorevoli esponenti del partito democristiano che, nel corso delle consultazioni per la formazione dell'attuale gO\·erno, concol'dò con Segni allorché questi mostrò di .voler giuocare subito la carta del fripartito (esclusione dei liberali). Lo stesso ministro Medici non è sulla ti-incea di Cava: il direttore del Re.'Jlo del Carlino "T a quanto corre voce - gli avrebbe 1·espinto non pochi articoli, al– c11ni <lei quali erano anche dedicati al tema deÌla « di– stensione». Tutto ciò, naturalmente, senza tener conto dell'ljtteggiamento del ff1inistro Gonella e dei suoi « cri– stia.no- sociali ». Uno di questi, l'ex-vicesegretario della DC, l'on. Domenico Ravajoli, prOpl'iO nel bel mezzo della Ct"isi, ha pubblicato un breve al'ticolo su Società N-uova (la rivista dell'on. Go'nella) col quflle, analizzandosi l'azione politica del PSDI e notandosi l'esanrimento del suo ciclo vitale, si riecheggiano tesi e d isco1·si che non da ied si fanno nell'ento-u.rage di G1·onchi e si invitano aper·tamente i socialdemocratici a dar ragione a coloro i quali parlano « di una preminente esigenza del prncesso di unità socialista». Per il rimanente, il bilancio dei primi sette meS:i di governo dell'on. Segni, compresa l'ammissione all'ONU, potrebbe definirsi ordinaria amministrazione, nel senso - come è stato commentato in questi giorni alla Camera - che si tr-atta· di qnestioui che chiunque altro avrebbe do– vuto per forza affrontare e risolvere. Per giudicai·e la reale sostanza. della politica estera, di quella interna e dì quella economico-sociale dell'on. Segni occorrerà che egli si faccia conoscere sui grossi problemi della riforma. dei contratti agrari, della. l'ifol'ma fondiaria, della legge sindacale, della legge 1Jetrolifera, dei rapporti diplomatici con i paesi dell'est europeo ed asiatico, nonché sul pro– blema dei rapporti tra cittadini e Stato i quali sono già stati un bel po' compromessi dai fatti di Venosa., Parti– nico e Comiso. Non si è nominato esplicitamente il « piano Vanoni»· per non dover l'ipefere che esso, pur costituendo un implicito e coraggioso riconoscimento della c1·isi di sviluppo dell'economia nazionale, abbisogna Qi · essere rivisto - come del resto era anche nei propositi del suo ideatore - negli st:rument.i motori che sono, da un Jato, l'iniziativa monopolistica italiana e straniera e, dall'altro, la compressione dei consumi delle classi po– pola1·i. QUADERNI DI UOVA REPUBBLIC Sono usciti : · 1) ANTONINO RAMIUEZ, Otto anni di. autoÌ1omia ·siciliana 2) GIUSEPPE GESUALDO, La riforma fondiaria in Sicilia 5) Orientamenti sindacali *

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