Nuova Repubblica - anno IV - n. 7 - 12 febbraio 1956

(97)' nuova repubblica 'I SETTEGIORNI .NELMONDO I URSS-USA GIRONEDI RITORNO I RAPPORTI Ira democrazie occidentali e Unione So-· · vietica. rassomigliano un po' ad un campionato di ·calcio:· abbiamò avuto l'occasione di rilevare la setti– mana. scorsa che, le prime proposte sovietiche, contenute nella. lettera del pl'imo ministro Bulganin al presidente EisenhO'\'-"Or, avevano offerto a quest'ultimo una facile occa– sione di, segnaro un punto àl suo attivo, punto che era più, una.< autorete> sovjetica. che uu'eCCettiva mossa posi– tiva americana. Ciò· è risultato chiaramente da.gl 'incontri avvenuti ne– gli scorsi giorni a Washington tra il primo ministJ'O britan– nico Eden e i dirigenti &ll'\ericani, incontro al terrrline del _quale è stata diramata una· diChiarazione di caratte.re pre– .... valentemente ideologico, la cui ast~attezza maschera una iposizione puramente negativa sul piano della distensione e conferisce a sua volta un p,w,to gratuito all'Unione So– .vietica: punto che l'Unione Sovietica ha sap\1to sfrnttare subito con Je nuove proposte di Dulganin alle potenze occiden ta1 i. La dichiarazione anglo-americana reca chiaramente l'im– pronta del segretario di stato americano, John Foster Dnlles, il quale cominciò la sua carriera pubblica. noi con– sigli delle associazioni culturali. « In qi.iest'anno 1056, siamo consapevoli della persistenza del conflitto già antico Ira coloro che credono che l'uomo tragga 1a sua origine e il suo destino da. Dio e coloro che trattano l'uomo come una macchina al servizio dello stato ». Così comincia questa dichiarazione. E i suoi firrnatari non sono i capi delle chiesC anglo-am_ericane ma i dirigenti politici degli Stati Uniti e deJia Gran Bi·etagnn-~ Finché i rapj:,orti fra i due blocchi saranno cara.tteriz- 2ati come rapporti fra buoni o cattivi, fra chi crede in Dio e chi cr0de nello stato materialista ·e via discorrendo - o vice;erSa :_ non si farà della politica internazionale, nep-' pure, della lotta pol~tica, ma dell'ideologia e della, guerra di religione. I rappo1-ti internazionali possono iondarsi sulla diCesa d'interessi materiali, di concezioni di vita, o di miHe altre cose, ma non sulla fed~ in Dio. ·Dio non c'entra. E quando lo si Ca intervenire - come insegna la storia - )a sua presenza serve di solito soltanto a. mascherare !i~a.• lità materiali che non si giustificano suHicientemente da sé. Anche la. monarchia italiana pretendeva di esserlo « per ·grazia di Dio>. Ma quella pretesa « grazia divina» non ha diminuito le suo responsabilità né giustificato le sue colpe e non v'è oggi quasi nessun ·credente in Italia che rim• pianga la scomparsa di questa grazia divina.. Sir Anthony Eden ha pagato le genel'iche promesse ameJ"icane stil Medio Oriente al. prezzo che avrà ritenuto lieve di una firma sotto molte parole apparentemente prive di valore concreto.' Ma per una volta il suo realismo lo ha forse tradito. La guerra fredda è fatta proprio di quelle parole, che servono ad impedire con ·l'impostazione reli– giosa dei rapporti Cra comunismo e democrazia, la crea– .tione di qualunque base stabile e permanente dì convi• venza tra i due blocchi. L'URSS ha potuto perciò segnare tranquillamente il suo punto, con le nuove proposte cli Bulganin, che si rivolgono questa volta non solo agli Stati Uniti, ma anche alla Gran· Bretagna e alla Fra-ncia e che contemplano la pos• sibilitù di un patto fra NATO e blocco militare di Var• savia. Ma, finché le vere questioni in sospeso· non siano :risolte, la conclusione di un patto d'amicizia o cli un patto 'di non aggressione non ridurrebbe sostanzialmente la ten– sione intornaZionale. Questa volta., però, Bulganin ha fatto ,qualche passo, sia. pm·e limitato, anche verso una maggiore concretezza, donde potrebbe forse risultare l'occasione di una riape1·tura su più ampie basi del dialogo interrotto Ira i due blocchi. Sulla questione del disarmo, per esempio, pur non avvi. cinandosi sostanzialmente alla tesi di Eisenhower sui « cieli aperti», ta lettera di Bulganin discute pacatamente e la– scia la porta aperta ad una continuazione della discussione sul problema dei controlli. Essa non compie neppure grandi passi sui problemi della sicurezza europea e dell'unilica:. zione tedesca, in quanto l'URSS continua a porre un ac• cordo sulla sicurezza corrie pregiudiziale all'unificazione della Germania. Ma, da parte sovietica, si esprime una mag– giore buona volontà relativamente alla distensione psico– logica e agli scambi culturali fra i due blocchi. L'insistenza sovietica a mantenere il dialogo ape1·to, nonostante gli onori ·d'impostazione contenuti nella prima lettera di Bulganin, costituisce certa-mente un fattore posi~ tivo, attorno al quale c'è solo da esprimere l'auspicio che la discussione Ira. i due blocchi ce;si di 1·ivestiro la !orma di un incontro spo11:ivo per diventare finalmente una cosa seria, in cui le due part.i si sforzino insieme, nello stesso momento di combattere la ~;tessa battaglia e di ritrovarsi sullo stesso teneno: la lotta comune contro la guerra. P*OLO VITTOREL,LI 9 :Movimento di quadri (Vis. di Di110 Dose/ii) LETTERA DA PARIGI GLI ·SCOGLI ALGERIN D ICIAMOLO francamente: Mendès-F.rance ò un uomo capace di trasformare una mezza vittoria in una vittoria completa; Guy Mollet no. Guy :Mollet non è certo della stoffa dei ·Jaurès, e neppnre dei Blum. E' un buon dirigente di partito, testardo più che au·toritario; che potrebbe· essere un buon capo del governo in situa– zioni no1·mali. 'Ma la nuova legislatura, anche se si è cer– cato di dimenticarlo durante il periodo elettorale, ha un pl'imo e importantissimo pl'obloma da riso I vere: l'Al– geria .. Che la lilftris}azione dell'Algeria debba toccare pro– prio a nn soci"a.lista, è urlo scheL'ZOdella storia, che ha già affidato ai laburisti inglesi l'ihizio della liquidazione dell'impero brita.nnico. M3.•Attlee, pnr t1on valendo molto più di Guy Mollet, viveva in un ambiente onesto e se– reno, dove la demagogia non 11a radici. Mollet, vice– versa, affronta in Algeria i fischi e i pomodol'i di una plebaglia di r:icclù coloni, che non vogliono abbandonare il loro rnolo. di « padl'oni » in faccia agli indigeni. Mezzo esercito francese è in Africa del Nord, e metà di questa metà è in Algeria. La guena, ossia Ja guerriglia, più atroce, più feroce, più implacabile, vi1-regna. I coloni francesi meriterebbero quasi, per la loro tcstardag.gine e incomprensione, d'es.sere lasciati in balia degli indigeni scatenati. Ma Guy Mollet non vorrebbe abbandonarn l'Al– geria; vorrebbe venire à patti, trovai·e una formula di coesist~nza algerina nell'Unione francese. Guy Mollet non vuol essere l'Ucmo dell'abbandono totale. Egli manca d'altra parte delle qua1itù. machiavelliche, diciamo così, di un Mendès. Mendès ha· liquidato elegantemente la 'l'unisia, e i tunisini sono adesso alle prese tra loro. Men<l:ès ha agito senza dire ai francesi: badate che in Tunisia noi non contiamo più. Guy Mollet non_ è uomo capace di ·nna manovra simile, di cui fu ca.pace poi lo stesso Faure, al Marocco. La vota;,,ione qnasi plebisci– taria ch'egli ebbe all'Assemblea Nazionale è un magni– fico gioco di scaricabarile del centro destro per affibbiare ai socialisti la perdita dell'Algeria. Pierre :Mendès-France, l'uomo dinamico, )'uomo d'a– zione, è rimasto in seconda fila. Chiedeva il ministero degli esteri, ha avuto una vice pt·esidenza senza porte.– loglio. Guy Mollet, alla coll abo1 ·az.ione attiva di Men– dès, ha preferito le trattatiye c.oi cattolici del MRP, bat– tutissimi alle elezioni, rientrati n ella. loro classica posi• zione di destra conservatrice, ma naturalmente decisi a resistere come partito all'assorbimento !ormale nella· destra classica. L'anticomunismo cli M ollet ha anteposto i voti del }1oviment'o. Repubbli ~a.no Popolare ai voti comunisti; i quali sòno andati a lu i lo .stésso, perché i comunisti fanno la loro politica senza occuparsi della -tattica degli avversari. Essi puntano oggi sul Fronte Popolare, e non c'è invettiva socialista che Ìi scora·ggi. E' sempre difficile fare il profeta. Forse Guy Mollet, messo nel sacco per la questione algerina, non .durerà neppure i pochi mesi che gli sono stati concessi. E sic• come i comunisti non hanno nessuna idea, per il mo– mento, di occupare il potere in Francia, noi torneremo. al più presto ai governi di destra, come nol 1926, come nel l 937, come sempre avviene in Francia dopo una vit. toria elettorale delle « sinistre >. Poujade sembra sia già passato di moda. I suoi de– putati si rivelano delle perfette nullità - cosa non im• preVista - e Poujade stesso è· in una imbara.zzante at– te.Sa di qualcosa che lui stesso ignora .. Le t.re settimane di congedo pagato annunciate da Guy M ollo t sono una bella cosa, ma un terzo degli ope– ra-i francesi le aveva di già, e il resto le avrebbe avute lo stesso nel prossimo agosto. ~ C'è nel programma letto da Guy 1'-follet troppa or– dinaria amministrazione. Mendès-France, !orse, non 'a– vrebbe fatto di pil1, ma avrebbe scosso l'opinione pub– blica. Hanno ragione coloro che considerano un errore - .o una buona cosa 1 secondo il punto di vista - che sia stato ?tfollet, e non Mendès a venir chiamato all'Eliseo. Del resto Coty è un grande galantuomo, ma è uomo pen• ' . colante verso la destra. Se entro la fine dell'anno non saremo tornati a Pi– nay, vorrà. dire che fatti nuovi e_i.mportanti saranno ca– pitati· nel mondo. Restiamo con la speranza che siario av– venimenti buoni. GIUSEPPE ANDRICH NUOVO BILANCIO USA ILTEMPOREGGI NEW YORK, febbraio S ESSANTACINQUE miliardi di dollari sono parecchi, anche negli Stati Uniti: ma a-tanto ammonta il bi– lancio federale pei: il 1956-57. Non c'è che un altro bila.ncio che superi quello americano, ed è il bilancio sovie– tico - al cambio ufficiale s'intende, chè al Cambio reale (in ter·mini del potere di acquisto della moneta), Testa. anch'esso di alquanto inferiore ai 65 miliardi del 1056-57 annunciati dal presidente Eisenhower. C'è però una dif. fefcnza: nell'Unione Sovietica il bilancio déllo Stato corri- , sponde press'a poco a quello dell'economia intera, al reddito nazionale i negli Stati Uniti, il bilancio federale non costi• tuisce che un sesto, anzi un poco meno, di quello che si pt·evedero sarà il reddito nazionale per il 1057. · Molti speravano in una riduzione delle tasse, soprat• tutto coloro che avevano votato per i repubblicani nel '52. Ci sarà una lieve diminuzione 1·eale dato che il rit mo di espansione dell'economia americana previsto por l 'ari.no prossimo supera l'incremento, assai lieve, del bilancio st esso; ma n~m ci sarà una diminuzione nominale e le. spera.nze dovra-nno essere accantonate per il 1957-58 (quando, con tutta probabilità, saranno di nuovo deluse). L'aspetto più interessante di questo bilancio, il quarto del gove1·no di Eisenhower, non è tanto il montante quanto l'indicazione chiara dell'abbandono definitivo di ogni tentativo di appli• care la politica fiscale tradizionalmente attribuita al partito 1·epubblicano. Il New York Tirnes l'ha detto chiaramo~te: è un bilanc io New Deal, basato cioè sul concetto dello Stato qua.le elemento regolatore di un'economia che l'esta libera in qu anto il mercato funziona ed i possessori cli mezzi di produzione hanno un'ampia facoltà. di scelta nel~ l'impiego di ciò che posseggono. Il bilancio è l'espressione del piano economico e finanziario formulato dal governo (e per conto del governo, dal Subarov americano, Arthur Burns, uno dei più competenti economist.i di oggi, e dai -suoi collaboratori), ed approvato dalla moggioranza del Con•

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