Nuova Repubblica - anno IV - n. 7 - 12 febbraio 1956
(97); ;:~uollti,recpubblièa - avere la effettiva nazionaHm;.azione di altre industriè chiaY.e per una politica di concorrenza dell'industria stabde a quella privata. Occorre però chiedere alle industrie IRI delle precise contropartite ..(poiché non è da sottovalutare il pericolo che lo sganciamento delle aziende IRI le renda ancor più, esposte alla pressidne ··brutare del potere poJi: tico): AJ)Zitutto:·;,.rarnni:odern.a~1to ecOnomico e ·condi .. 1 zioni di gestione redçlitizia; poi.... gar'anzie·di conhollo attra-. verso il ÌJadarncrito ~ non si-compre.nde, ad esèrnpio, per– ché i bilanci ENI non siano discussi in parlamento -, per eliminare quelle scorie para-pubblicitarie e parassitm·ie cli cui le industrie HU sono tutt'altro che es.enti; infine con• di;.r,ioni di effetiiva clemocra;.r,ia azie~dale, attl'averso il rico• noscimento giurjdico degli organisrpi di Tappresentan;.r,a operaia, piani di sviluppo delle condizioni ec.onomiche degli operai, e esame delle possibilità concrete di inseri– mento dei lavoratol'i nella gestione aziendale. Dovrà spe– cialmente finire qnell'ope1·a di repressione che distinguo diverse industrie statali o IRI, particolarmente quelle a. carattere militaJ"e; ope,·a inammissibile in complessi pro• duttivi di pubblico possesso. Il collocamento Se i punti che abb_iarno sinora sviluppato sono di natura strettamente economica, non mancano possibilità di lotta in campo giu1·idico. Basti citare· la legge sull'assun;.r,fone di manodopera e tntta l'attrè,-.zatura degli Uffici 'del ·Lavoro che dovrebbe!'o applicarla. Una delle armi più temibili n0lle mani delle industrie in espansione e monopolistiche è la discriminazione nell'assunzione tli ,manod6pera. Sareb• be un e1To1·epensa1·e che si possa rimediare con la semplice applicazione di una legge, quando, evidentemente, la situa– zione dipende da particolari condiZioni econgmiche e poli• tiche e da. p1'ecisi rapporti cli forza. Ma. sarebbe anche stu• pido non ricordare che un'energica azione per l'applicazione delle leggi esistenti e per il corretto funzionamento degli Uffici del Lavoro potrebbe rimediare in parte e spuntare quest'arma. Non esitiamo a dire che poichè la legge c'è, bi• sogna denunciare })i'OSSO gli organi competenti ogni viola• zione di essa sino ad ottenere delle chiare dimostrazioni che non tutto è permesso in questo campo alla reazione indu– striale. Il meridione Non abbiamo mes~o il problema del Meridione per ul– timo perchè Ci inte1·e·ssi meno. Pensiamo che una azione eco• nom.ica generale costituisca gi~i un notevole apporto alla soluzione dei problemi meridionali. Ma dobbiamo ricono– scere che la soluzione o un avvio concreto alla soluzione ri• mane ancoi-a nell'an1bito delle iniziative statali. Occorre ancora un'energica politica governativa intesa ad attrezzai-e il Meridione per uno sviluppo dell'industria e per uno sfrut• tamento razionale delle sue risorse agricole. Il sindacato può concorrere per conto suo e sul terreno che gli è proprio con la lotta contro la concentrazione economica al No1·d, che ripete il fenOrneno dell'assorbimento da parte di indu– sti-ie settentrionali delle i-isorse creditizie nazionali, raccolte anche e larga111ente nel Meddione; concorre con la lotta per il rammodernamento delle iridushie arretrate e il po• ten:da'mento dell'JRI, un settore dell'indushia che riguarda ·da. vici~o il Meridione; e con la lotta per l'applicazione delle leggi sul lavor:o e il miglioramento dei minimi. Superate queste fasi d'avvio - e. attuati da pal'té go• vernativa dei progrnmmi di lavori pubblici in settori di la· voro con carattern di moltiplicatore economico - si porrà il problema del decentramento degli eccessi di capncitf\ pro– duttiva delle industri<. --:ettentrionali verso il. Meridione. L'AZIONE DI BASE A questi gri:mdi temi se ne aggiungono altri che, per la loro natura, sono più· vicini ail'azio1Ìe q~10tidiana e locale. Essi sono: · - salari; - Ol'al'io cli lavoro; ·- libe1-tà nelle aziende. Condizioni di lavoro Lo sviluppo tecnologico da un lato, e la lotta affannosa delle industrie arl'etrate per mantenere dei_ margini di pro– fitto dall'altro, pongono - anche se da angoli differenti - il problema delle condizioni di lavoro e lo pongono in modo urgente. Non si tratta più di rivendicazioni spora~iche e gcne,:iche, ma. dell'impostazione di .una lotta organica, dagli aspetti economici non meno che sociali. Rientrano in questo campo infatti le conseguenze sulla occupazione dell'introdu. zione di macchinari e processi produttivi nuovi - introdu. ;.r,ioneche non potrebbe essere evitata e i. cui effetti bisogna prevedere per potel'li contl'ollare - ; Ja defini;.r,ione del ritmo di lavoro che si avvia a nòn essere più regolato dai tradi. zionali tempi di cotti,i10 e che perciò diventa problema ·sa• ]aria le; le varie tecniche di definizione delle mansioni le quali, nei loro effetti, vanno ben oltre la semplice sistema– zione tecnica dei compiti individuali; nonché tutti gli altd fenomeni connessi alla pianificazione della produzione. Ma vi rientrano 1 per l'altro verso, anche i tagli dei tempi o·pe• 1·ati in modo caotico e con lo· scopo di spTemere le possibi– Htà fisiche dell'operaio; la mancanza di servizi assistenzia~ Ji; le cattivo condizioni igieniche; gli sprechi di energia· fisica per cattiva organizzazione della produzione; i,.pericoli per l'incolumità fisica· del lav.orator8, .ecc. Sono tutti fen·oa · meni che ·conosciamo bene e sui quali ·si dice ben poco di nuovo, ma che sono stati trascurati ne1l'azione. pratica a favore di l'ivendicazioni più urgenti ~ ma spesso anche più appariscenti -, sovente con una miop\a che non permetteva di afferrarn i rapporti tra condizioni di Iàvorò nel loro in•. sien~e·e gli aspetti più direttamente ecònomici del.l'apporto: cli la.voro. In altre parole, se si è cercato di smussare le punte più acute, non si è impostato il problema come una questione di iniziative e di visione globale. Salari Eppure anche la questione salariale non può prescindere da questa serie pi problemi. L'ambiente aziendale tende a. diYenire sempre più organico e sono stati dimostrati il ca• ratte1·e e- le possibilità. di queste interdipendenze quando il -salario ed i premi di produzione ed altri premi sono stati w;ati con la1·gJ:iezza come strumento antisindacale. Si è cioé manovrato nell'ambito delle concessioni strettamente eco• nemiche per avere mano libera nel campo delle questioni normative e delle condizioni di lavoro. A tal punto che pa• radossalrnente, si potrebbe affermare che in certe aziende dinamiche la l 'ivendi.ca ;.r,ione salariale a sé stante diventa pericolosa per la facilit~ ed ampiezza con cui viene concessa . e per gli sco_pi che la concessione persegue. l'lare dunque necessario ampliare il raggio dell'azione sindacale nelle aziencle in espansione economica, con ·1·ichie– ste che tendano a drenare gli utili eccessivi per portarli verso impieghi non esclusivamente salariali. Bisogna: dirselo chiaramente: non vogliamo favorire, con una politica sala– riale fine a se stessa, il tentativo padronale di formare degli sb:ati operai privilegiati e un'azione economica che te.nde ad aumentare il distacco dalle alhe industrie per metterle in crisi. Strappar~ gli utili eccessivi signifiCa dunque: chic• dere il miglioramento funzionale delle assistenze sociali - ·case, asili, istituzioni culturali, scuole professionali d'azien– da, ecè. - sulle quali estendere il controllo operaio con organismi. del tipo dei Con~i~li di Gestione Q simili; chie– dere stanziamenti sociali che concol'rano a moltiplicare, fuori dell'azienda, le occasioni cli lavoro e i cui effetti rica– dano sui lavoratori, completando così indi1·ettamente il sa– lario. Nelle aziende arretrate si pone lo stesso problema, .ma rovesciato. Anche in queste le rivendicazioni' salariali non possono porsi come fine a se ·stesse, per non inco1;rere in peggioramenti delle concli:t.ioni di lavoro, se i lavoratori non iriipostano un preci so programm a di intervento nel {unzÌo– na1~1ento .stesso della ·azienda. Un'iotellige.nte alternanza cli rivendicazioni salariali e di rivendicazioni normative; una abile valutazione delle possibilità 'economiche dell'azienda, alternata ad interventi secchi nel campo dell'organiz:r,azione e delle condizioni cli lavoro; una concreta solidatietà con i compagni lavoratori delle industrie maggiori - spesso com• mittenti delle piccole industrie - per intervenire a favore di migliori condizioni d1 comme:=:.s.A 1 possono e debbono es– Sel'e il necessa~~orollario dell'azione salariale. Orario di lavoro Nel quadrn delle condizioni di lavoro rientra. il problema dell'ornrio. ·Una ridu;.r,ione dell'orario sì impone infatti per evitare· che l'introduzione di macchinari moderni aumenti in modo preoçcupante la prod11ttività unitaria, con le ine• Vitabili conseguenze di riduz,ione della 111anodopera come unico .JiieZzo di p1'oporzion_are la capaéità prQduttiva alle possibilità di smercio. Sareb.be però un errore pensare a brusche riduzioni d'o• rario e, specialmente,. vedere in esse la soluzione del pro– blerna dell'aSs~rbiménto. ·di dlsor,cupati. Se una forte ridu• zione di orario pilò, in un primo tempo, comportare, in di– mensioni. limit{lte, _questo· efi'etto, non bisogna di1nenticare· che un prirllo' effetto negativo sarebbe una ulteriore e più. rapida concentrazione capitalistica che finirebbe per affr~t• tare la crisi delle industl'ie al'!'etrate e proVocare dall'altra un aumento della disoccupazione. La riduZione dell'orario di lavoro a pari.tà di salario, segna una fase storica I)ello sviluJ.)po industt·iale del nostro paese ed è uno dei maggiol'i c9ntributi delfa classe opernia a.I progresso.economico e so– ciale in Italia. Ma, appunto perché non si tratta di una ri– ven~icazione normale, il problema va attentamente esami– nato e visto come possibilità di eostante pressione sulle cli-' l'ezioni aziendali per evitare gli effetti negativi del produt.' tivismo, non come scappatoia per uscite da una delicata situazione sindacale. Bisogna inoltre esaminare le possibilità economiche', so– ciali e culturali dei tempo libero, perché esSo assuma· una sua precisa funziorlalith liberante e no~ rimanga un'occa– sione di semplici svaghi dopolavoristici. Bisogna infine af– fr_ontare il problema con una stretta tecnicità d'imposta• zione, sia per evitare che esso dia più effetti negativi che Cffetti positivi; sia perché di questa rivendicazione la cla!5se operaia possa fare uno strumento per l'interven,.to in tu'tta la struttu}'a aziendale. , La libertà nelle fabbriche Su questo stesso piano cli impostazione di problemi con– creti e a vasto raggio, deve essere condotta la lotta per la libertà nelle fabbriche. Essa costituisce in effetti il nucleo foriclamentale della Jotta sindacale. Non tanto per le sue manifestazioni evidenti - la repl'essiono poliziesca, le in– giustizie, la negazione dei diritti più elementari -j ma per· la somma di prohlemi che essa comporta. Impostare la lotta per la libel'tà nelle fabbriche su un teneno specialmente giuridico-costituzioDale - come si, è· 7 fatto con la çarta dei diritti dei :1avoràtori - è, in realtà. un modo di sottovalutare il problem·a. Si tratta, invece, di espressioni concrete della solidarietà dei lavoratori, di giu– sta impostazione di una politica sindacale a lunga scaden• z~, di revisione delle strutture sindacali per una maggiore pa1,tecipazione déi lavOnitori fllla ,;ita dell'organizzazione. La sostanza' del problema è infatti anzitutto economica.~ I monopoli e le aziertde in espansione economica hanno bi- i st.>gno di spingere il proprio sviluppo sino a sgariciarsi dal resto dell'industria italiana; e in questa operazione hanno bisogno della collaborazione di quei settori della classe ope– t·aia che sono sotto al I.oro controllò. Per essi dunque l'ope– razione consiste nello sganciamento dal resto della clas~e operaia di larghi settori operai, per includi,wii in Ol'ganizza– zioni interclassiste e collaboratrici. Ciò si ottiene con Je re– pressioni poliziesche; ma si Ottiene anche con le concessioni salariali, le relazioni umane, la rivalutazione di org:misn1i aziendali contro le organiz;.r,azioni nazionali. Sarebbe cioé un errore vedere il -problema soltanto sotto l'aspetto della repressione e non nel suo quadro più amp_io di tentativo programinatico e complesso. Sarebbe un errore vederlo soì• tanto in questa o Quella azienda dove le manifestazioni sono più cn1de e non collegarlo ad \ma situazione generale dove le differenze sono dettate esclusivamente dalle possi• bilità economiche e dalle condizioni di produzione e di mel'Cato dell'azienda. Il problema della solidarietà operaia coincide dunque con quello della libertà nelle fabbriche. E vi coincide anche il Problema cli una linea d'azione ·sindacale che. si preoccupi di raggiungere e di alhngare una concreta solidarietà ope– raia. La politica., sindacale che 1abbia010 indicata vuole ap– punto impostàre, la s~luzione di q\iesto probiema per la strada cli concrete e lungimiranti azioni sindacali, più che per quella di manov1·e più o meno brillanti,, destinate a ri– manere chiuse nel loro tatticismo. Le relazioni umane Per questo ci opponianio - considerartdolo un errore - ad un atteggiamento grettamente negativo di fronte al pro– blema delle relazioni uniane. Esse non sono t11la improvvi– sazione demagogica, ma la espressione ideologica di una determinata 'fase del capitalismo mondiale, che in Italia viene interpretata in modi diversi. Non si tratta qui di fa1·e un esame -'elci rapport.i tra strutture capitalistiche e sovra– struttul'e ideologiche. Ci limitiamo a sottolineare che, anche in questo campo, ·il capitalismo dimostra una notevole ca– pacità di assorbire e distornere a proprio profitto delle istanze tipicamente socialiste. Così le relazioni umane pl'e- i tendono di intl'odurre concetti nuovi - sostnnzialment!3 meno militareschi - idi gerarchia aziendale e di rapporti,: comunicazioni, ordini gerarchici e di gruppo che facciano dell'opernio una.Jìgura più « partecipante» della Vita a;.r,ien-' dalc e meno ciecamente subordinata.. Non solo, ma le inter– pretaziàni più avanzate portano ad una rivalutazione degli organismi aziendali cli rappresentanza operaia e ad una loro pal'tecipazione, pur limitata, a gestioni colJaterali nei• settori extra-aziendali. Non crediamo logico opporci a queste interpretazioni che tendono a vedere nelle· relazioni umane qualcosa di diverso dal semplice sbandieramento tra confessionale e anti•sincÌa– cale,. Siamo convinti che bisogna ·battersi duramente doveJ le relazioni umane assumono soltanto- u11.aspetto negativo'; ma che bisogna anche s(ruttare ogni' appiglio e battere ·1•av:.: versariò sul suo stesso tèrreno, dove quelle tecniche preten• dano di essere uno strumento di democr8.tizzazione' élei rap• porti di lavoro. Dove sia possibile, cioé,. bi~ogna cercare di spingere le teoriè sino alle loi·o estreme applicazioni prati– che, costriitg~mdo le direzioni aziendali a scoprire il proprib gioco {Che è in realtà quello di sostituire lo spfrito azien• dale alla solidarietà di classe). Commissioni· interne D'altra parte, se si esamina attentamente il problema, della democratizzazione dei rapporti di lavoro, emergono immediatamente due problemi fondamentali: il riconosci-. mento giuridico delle Commissioni Interne, e Ja validità giuridica dei rapporti di lavoro. {Si consideri l'importanza determinante di questo problema soprattutto per il Mezzo– gio.rno, dove i contratti di lavoro e le stesse CC. IL vengo~, no sistematicamente ignorati). · Pel' quanto riguarda le CC.II. esistono due elementi fa•. vol'Cvoli ad un loro riconoscimento sostanziale: la coesione ('he i lavoratol'i hanno sempre manifestato intorno a questo. organismo di rappresentanza e il fatto che alcuni industri!'-•·· Ji, nel tentativo di arrivare ad un sindacato aziendale o comunque ad una maggiore aziendalizzazione _dei rapporti sindacali, hanno ripreso dei rapporti strutturali e contrat• tuali con le CC, IL L'obiettivo è dunque chiaramente fissato dagli avveni. menti stessi: si tratta di. impoStare una politica sindacale nei confronti delle CC. IL che tenda a potenziare la solida• rietà operai A. intorno ad esse; ~i tratta di sfruttare gli ap– pigli offerti dall'azione padronale per ottenere, azienda per. azienda, un riconoscimento strutturale della O.I. - indi• pendentemente da qwmto ciò ci possa costare al momento ln fatto di maggioranza o minoranza -, affiancando que• sta azione con un'altl'a intesa a definire questi riconosci• ' menti in tem1ini giuridici nazionali ed .evitando nello steSso tE-mpo che il riconoscimento aziendale sia ottenuto come contropartita di una permanente forma di collaborazione sl mtturale secondo lo spiL·ito delle « human relations ». Contratti di lavoro Su qnest'pltimo punto - della definizione giuridica _. che però non dimentichi gJi. altri della sol'idarietà e della vantata democrazia aziendale - si imposta il problema
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