Nuova Repubblica - anno IV - n. 4 - 22 gennaio 1956

4 L:f}TTERA DALLA OLIVETTI NUOVA REALTA' DI FABBRICA Il fenomeno del sindacato aziendale "coadiuvante,, si lega a una certa fase di sviluppo industriale; non si può combatterlo efficacemente sen• za conoscere le strutture e le condizioni· economiche da cui na– sce, e senza riproporre per intero il prob,le._m3: del~a. ·solidarietà operaia Ca1·0 Codignola, nel suo ultimo numero l'Espl'esso si interessa delle vi.,– cende sjndacali che alla Olivetti hanno portato àll~ dimis~' sioni della C.I. e alla sua rielezione nello spazio di sei mesi,; nonché della riduzione di orario .a parità di salario che è stata annunciata, a titolo sperimentale, per la piccola di- pendenza' di Aglié (vicino ad Ivrea). , In un edito1'iale~' la rivbta afferma che le organizza– ;,ioni sindacali - anzi, « la burocrazia sindacale» ....:...... sono disposte ad accettale. tutto, anche ]e manifestazioni sin– dacali fasciste, ma non « quei movimenti, che ripropon– gono il terna dell'autonomia aziendale delle masse ope– raie», come Comunità di fabb1·iCa-. Se, aggiunge, l'articolo, 01·amsci si l'ipresentasse ,oggi con « i suoi temi otitici con– tro l'organiz:t..azione di mestiere e a fa:'vore delle strutture operaie· su base ar.;iendale, interessate ad esperimenti di partecipazione diretta nel processo industriale», sarebbe condannato « poco meno che co,-ne un deviazionista». Ammetterai che far farn a Gramscl la difesa d'ufficio d-i Comunità di fabbl:ica; e mettere questa -organismo inter– e.lassista, tiformista, cooperatore, sÒstanzialmente apolitico - sullo stesso piano dei Consigli - organi soyiettisti, po– litici, d'agitazione. l'ivolu:t..ionaria per la conCJuista di classe d.el potere e per la dittatura del proletariato - è un exploit da far invidia a Montanelli. La questione della riduzione d'orario è trattata invece in una. lettet·a di 'F'ranco Fei'1•arotti -- di ben altro tono ---,. nella Quale P:ai:e sottinteso che il rinnOvamen\Ù d~l sinda-:"' calism6 italiàno co!Ylinci da. COmunità di fabbrica. Essa avrebbb infàtti iscritto per :prima nel proprio progràmma il tema della riduzione d'orario a parità di salario, se– condo « un'azione politica e sindacale non disgiunta_, da una qualificazione tecnica... consapevole dell'interdipen– dem'..a e complessità déi fatti economici e sociali». Di fronte a questo fatto riVoluzionario «.le grandi organizza– zioni del sindacalismo tradiiionale... hanno calcolato di poter Superare le posizioni avanza.te già assunte da Comu– niti\ di fabb1·ica, chie'dendo, suUto e di colp0 1 le qua- 1·a.nta·o·re ». Se ne conclude- che « le idee nuove vanno conquistando anché i vecchi organismi»· e che emergòno « la realtà nuov'a del.la fabbrica,· la necessità di un'azione sindacale art.ic~ lata concretamente ~·n scala aziendaJe, la ridefinizione e l'iclassificazione delle va1-ie mansioni e così via».· Sotto questo as{)etto - .e l?errarotti me lo permetta - 1a lettera ricorda l'immol'talè mosca cocchiera. Manca, solo cli affenllare· che i grandi movimenti ope1:ai ·per· Je otto ore furonò fenomeni comunitari ante-litteram e i mal'tiri di Chicago, ad esem:È)ìo, dei precursori, e il gioco è fatto. In 1·ealtà, alle prfri1e elezioni di O.I. alla Olivetti la FIOM incluse nel proprio programma il. tema della ri<lu: zione d'orario; e già alcuni nie.,i p1·ima, su inizfotiva di ·operai delfa Fiat Feniere, la FIOM provinciale aveva lan– ciato la pal'Ola d'ordine della l'iduziOlle di orario a parità di i·etribuzione. Se poi hai letto i çlibattiti pre-congressuali, avrai constatato che la CGIL non ha affatto posto la· ri– vendicazione in __ qi..1estione cOme da ottenersi•« subito e di colpo». Ma; anche a parte ciò, affermai-e che milioni di lavora.tol'i si accorgano di realtà nuove perché si è for– mata Comunità di fabbrica, e non piuttosto perché la si– tua;.:;ione obiettiva si è modificata e perché da anni mili– tanti del sindacalismo si battono per nuovi orientamenti, è almeno un tantino pretenzioso. Q U.t{NTO poi al senso di concretezza con cui Cdl? avrebbe avanzato ·1~ richiesta ·delle 45 ore, eccoti la storia J'ecente delle elezioni alla Olivetti. · La Storia cominciò appunto quando, subito dopo le ele– zioni, la C.I. - nella quale si trovava.no per la prima volta i rappresentanti di CdF - presentò la richiesta di ridu– zione dell'orario. Eravamo in pièno clima di « lancio » del nl1ovo sindacato e la direzione prnmise facilmente. Fu pro– messo che, a partire dal genl1aio 1956, sarebbe stRto mi~ ziàto un piano di riduziÒne che, nell'anno, avrebbe Pol'– tato f).cl tlna l'iduzione media di un paio di ore settimanali. Non si sarebbe cioè lavorato il sabato, salvo che nelle set– timane con una festa infrasettimanale. La FIOM, per di– vel'se ragioni, protestò e avanzò delle controproposte. Co– _munquè pareva a tutti che il 1956, sin dall'inizio 1 avrebbe portato a qualche miglioramento in questo campo. Invece, avvicinandosi 1"1,scadenza della fine d 1 anno, pare ci si sia resi conto che la situazione aziendale e· im– .pegni - anche a carattere sociale come le vaste assunzioni già fatte - noi) permettessero di mantene1:e promesse frettolose e poco «tecniche». Comunità di fabbrica allora · - sempre a· quanto si dièe normalmente in fabbrica - ac– cettò il rinvio del problema, contro il contentino di ..un «premio» di circa 10-ll.000 lire a testa. La FIOM e' la CISL 1·ilanciarono suH'offerta e chie– sero, anziché un totale di 95 milioni, un'erogazione com– plessiva di circa 250 milioni. Avuto un primo rifiuto, la O.I. lanciò uno sciopero dimostrativo di un'ora, al quale par– tecipò anche OdF. Rientrato il presidente e rinnovato il tifiuto, fu ripetuto lo sciopero per un Sabato mattina e CdF non partecipò. ~li pare che in tutta questa storia. . ' non risulti la fan]OSa serietà e novità e a.tt.enzione per i · problenii tecnici, di cui ci parla Fenarotti. La CGIL e la CISL dedussero poi dall'attegginm~n"to di Cdl? - e buona parte delle maestranze le sostenne - che non. ~rn possibil~ avanzare rivendicazioni sinda(.!ali con· una buona parte della O.I. che oggi dice sì e domani no.· -E rassegllaron·o Je dimissioni, chiedendo chè fossero indett_e nuove e!eiioiti, che non mutarono il vpltQ de1la C.l. _:_ éom'era abbastanza prevedibile - Per· il gioco dei re– sti. In compenso si ebbe una diminuzione dei voti per Cdl? u. vantaggi_o della FIOM e una diminuzione de:i voti per la CISL. . Inoltre la direzione trovò necessario {are un pr1mo passo, mettendo 'in programma una riduzione « sperimen– tale_» d'ora1·io ad Aglié (300-400 dipenderiti) dal mar~o prossimo: Non pretendo -che l'Espl'esso debba e possa raccontare queste cose. Ma che non scomodi Gramsci e i movimPnti sindacali dellà. Germania e della Gran Bretagna per quPsta sfo1;iella di paese, sì. Storiella di paese. Nei suoi limiti attuali, infatti. Ma se si tiene presente che la Olivetti precede ancora di qualche an~o la politica industriale .nei confronti del la– voro, in Italia, la cosa diventa ben più importante. E MERGONO allota due aspetti del problem~ che biso– gna copsideL 'çl.re : la, fu11zion~ di Autonomia aziendale (Comunità di tabbrica), e l'atteggiamento de11a F!OM. Sin dal suo nascere, A.A. è' stata trattata dagli- altri sindacati come il « sindacato del padrone». In realtà, que– sta definizione .·ha assunto in Italia una serie di riferi– menti vallettiani che non si possono riportare alla situa– zione esistente alla Olivetti .. Si tratta piuttosto di un sin– dacato aziendale coadiuvante (s.à..c.) che è cosa non del tutto nuova, mà certamente nnn ancora esaminata ed espe- rimentata a fondo. · La differenza fra un sindacato nettainente padronale ed un s.a.c. può apparire f;ottile, ma in realtà com_po~~ distinzione tra due fasi industriali. Il primo è Io strumento con cui il padronato tionduce la sua lotta di classe contro il movimento operaio per distrugger-ne la forza· e I~ ca– paci~~i- lotta organizzata, dentro e fuori d~lla fabhrica. Il seèòifèlo sì inquadra invece !1el fordismo azienda!1:1 ed è un'evoluzione in termini mode.mi dell'interclassismo tipico della,« società armoniosa» .. Esso non n:i,ira a distrug~ere il movimento operaio come tale, ma a «incivilirlo», a· ren– derlo « ragionevole », a trovare i punti di co1nposiz~on~, anziché quelli di discordia, con una classe padronale che sia a sua volta progredita, incivilita, resa cosciente rli nna sua missione sociale. L'ambito natul'ale è l'azienda, anzi la « comunità aziendale», nucleo di una società prn~pet– tata tutta per nuclei simili, nei• quali gli interessi distinti non sono però çontrastanti sin.o alla frattura, e dove la eVo– lùzione quantitativa tiene il Posto dei «salti» qualitativi rivoluzionari. Il problem.a tecnico e la sua adeguata solu– zione tel).gono il posto della id~ologia e dell'azione poli– tica che ne consegue: agli interessi di parte, come incon– ciliabili 'per struttura interJ!a, si sostituiscono aspetti mul– tiformi della stessa sostanziale realtà unitaria. ·Quando perciò Ferrarotti parlà. di· scrupolo per i pro– blemi tecnici e per le loro solu:,,ioni naturali, tratta di un aspetto teorico fondamentale pi A.A., che •infatti è nata per risolvere gli interessi di una parte - quella operaia - nell'ambito dei comuni interessi aziendali. Tutt'al più si può suggel'Ìre che l'apporto tecnico c'è; è quello della direzione. Tutto questo disco1:so, però, è mancato. Non crerlo ar– fatto che sia nelle intenzioni di A.A. di attendere la buona grazia della direzione, né di sabotare la lotta operaia per un miglioramento delle sue condizioni sociali. Ma è man– cata tutta l'opera di chiarimento che - accettando la posizione dì s.a.c., onestan,ente convinto clella esistenza di possibilità interclassiste nel purn_ ambito aziendale - sta– bilisse i limiti di questa posizione, la sua logica i1)terna e le diffel'enze strutturali rispetto sia al sindacato padronale da un lato, sia al sindacato dì classe dall'altro. E' mancato probabilmente anche un reale chiarimento interno che per111:ettesse ad A.A. - stabiliti i limiti e la funzione - di impostare un'azione -conseguente che Ja differenziasse in modo inequivocabile almeno attraverso le prime mosse .e delimitasse il terreno su cui giudicarla, A.A. è stata invece giudicata sulla base di dichiarazioni genel'iche; ha coagulatp l'opportunismo di fabbrica! senza darglì un orientamento preciso; e il dib~ttito si è impan– tanato in spicciola polemica strapaesana. Tutta la lotta culminata nelle dimissioni della C.I. e nella sua rielezione indica, d'altra- parte, che so]o una po– litica sindacale più ardita e lungimirante può battere il fenomeno dei s.a.c., si presentino essi alla Olivetti o al– trove. Dimostra anche che 1 se ad Ivrea esistono condi• zioni ambientali e tradizionali pi\Ì favorevoli, il 'fenomeno· dei s.a.c. si .alimenta di condizioni esistenti anche altrove ed è bene attendersi altri tentativi simili. . Di fronte al fenomeno di A.A., la FIOM si è las~iata prendern dagli effetti di una drammatizzazione dei fatti; di una insufficiente valptazione delle cause sociali che lo (94) nuov~ · repubblica• hanno favorito; e di una mancanza di inquadramento del fenomeno nell'attuale situazione econòmica e sociale na- ~M~~ . . Si è infatti troppo temuto che l'oppoi·tunismo dilagasse e che il binomio direzione-A.A. ~convQJgesse j J·appOrti sin– dacali esi.stenti, s~za, tener conto ¼lél fatto ~che esis!eva · anche) pril'na di A~A., una sua basè n\:"iural~ e, che le "Stesse~ strutfuue cli "'fabbrica coitittiisèono "un serio ostacolo ad !m-· pl'ovvisazioni troPpo estese :/e subitanée. ,.,. Poi, si è creduto che «smascherando» il nuovo !:iinda– cato si sarebbe provocato una ondata di indignazione Botto la quale seppelrido; e, qua.Ildo i fatti hanno dimostrato il con.trnriO, si è' :parlato di .pressioni psicologiche. Q11este non sOno mancate; roa;_sarebbe nn errore pretendere rhe es1,e sole àbbian~'provocato l'esito delle elezioni. In realtà, la maggior parte degli operai della Olivetti è alla prima--.generazione operaia e vive immersa in un ambiente contadino, portato naturalmente a soluzioni C'On– se,·vatrici. Per cllpire Comunità di fabbrica e il suo suc– cesso non basta parlm:e di « oppoi·tunismo » - termi·ne che «sente» ancora l'impostazione moralistica sulla quale è stata condotta in buona parte Ja recente battaglia sinda– cale -, ma si dovl'ebbero esaminare i probleIT\i della pic– cola pl'Oprietà contadina e dell'artigianato nel Canavese,: la loro crisi e l'abbandono- in cui si trovano. Bisognà spe– cialmente rico1·dare che, per molti, l'entrata,....in fabbrica è un tentativo di opporsi alla crisi della piccola proprietà terriera che addormenta i centri canavesani minori. L'as– senteismo, così elevato alla Olivetti, indica chiarnrnente questo rapporto ·tra l'economia agricola e l'economi~ _in• dushiale nelle persone degli operai. I quali sono, i;;pesso, dei piccoli, talvolta piccolissimi, proprietari in crisi; ma non dei proletari, soggetti definitivamente alle condizi,mi tipiche del proletariato. .. , , Altra realtà è quella di fabb1·ica. Nella qnale n_on si possono drammatizzare le situazioni sindacali anche per una condizione an:ibientale c~e no11 lo per~ette. Gli cpe– rai sanno ·che a pqche centinaia di metri lavorano coloro che davvero sentono la ferula padronale; che vengono li– cenziati quando chiedono il cambiamento di mansionl per motivi di salute. · Mentre è solo un luogo comune riconosce1·e che nem– meno nel calore della competizione elettorale è venuto meno il rispetto delle garanzie giuridiche e sostanziali, grazie alle quali le libertà sindacali, politiche ed_ indivi– duali possono essere pienamente esercitate. Se la commis– sione d'inchie·sta sulle fabbriche verrà qua potrà trovare - cosa ben.rara - una fabbrica dove la O.I. funziona lar– gamente; i sindacalisti circolano liberamente; le assun– zioni non sono discriminatorie. ~<\ncora. Le rivendicazioni salariali alla Olivetti <,;0no· sempre state facili. Non che siano mancate le lotte; non che si siano avuti « regali.» dalla direzioné. Ma dove, ,9lla Varzi, occorrono quindici giorni per fallire, alla Oli,·e:tti occorre un'ora per rius~ire. 'rt,UTTO CIO' indica che il problema fondamentale - ..I.. qui ad. Ivrea dove esiste un s.a.c. e dove non esi– ste __: sta nella formazione di « isole di privilegio » che rompono· 1a solidarietà di classe e sono provo,.çate da hrte sviluppo economico di alcune aziende contro la stasi e la crisi delfe altre. Tutto ciò indica anche che un s.a.c. non si cÙmbatte con tattiche e manovrette, ma colmando la fi:.at– turà tra sezioni della classe operaia e promuovend0 un funzioriainento più elastico degli organismi ..,sindacali. Ad Ivrea la sihi.azione è chiara. Di fi-onte alla Olivf:'lti stanno industrie in .stasi o in .c1-i.~i ; di fronte al gr11ppo operaio Olivetti, stanno gruppi operai la cui ca.pacitfl. di acquisto è di circa la metà e le cui condizioni di la,·orO sonb dl'ammatìche. Tra l'altro, vedi· caso, la maggiorar..za degli operni della Chatillon e deflii. Varzi è costituita da quegli « importati » veneti che qni sono considerati poco meno che coi-i disPrezzo, perché sono praticamente i soli proletari della zona. · I prezzi -sono allineati ai sala1·i Olivetti. Ogni mi1slio– ramento salariale alla ·olivetti è pagato, attraverso il mec– canismo dei prezzi, dagli a"ltri. E si verificano episodi ben pK1 preoccupanti che la l)l'esenza di un s.a.c. Alcuni ~nni or sono - la situa,,;ione è dunque tutt'altro che recente - gli operai della Olivetti, dopo aver ottenuto con un'ora di sciopero un sostanziale aumento, non trovarono rhe quindicimila lire per i compagni e specialmente le compa– gne della Varzi che resistettero quindici giorni e fallirono. E' norma.le che, alla Oliv"etti, buona parte dei dipP.n– denti tenda a migliorare dolcemente il privilegio anz;ché metterlo in pericolo con tattiche «dure». E' anche natu– rale che, sinché la lotta sindacale si appunterà spec"ia.l– mente o esclusivamente sulla Olivetti; buona parte dei di– pe:ndenti trovi inutile esagerare quando si sa che, l'isolti i « problemi tecnici», i migli_oramenti verranno. E' grave invece che - come si è fatto nella lotta recente - si ac– cetti il rinvio di rivendicazioni fondamentaJi· come la ri– duzione dell'orario di lavoro per battere il s.a.c. con il me– todo di manovre praticamente corruttive. E' grave che si insista sulle schermaglie salariali quando è chiaro che le concessioni economiche « facili » appesantiscono la situa– zione e - oHte gli effetti contingenti - consolidano Ja posizione del s.a.c. E' g1·ave infine che nulla si~ stato ten– tato per coln1are la frattul'a e muovere il gruppo privi– legiato a sostegno di lotte degli aJtri gruppi operai. Bisogna perciò che la lotta operaia - ripeto, qui come altrove dove si verifichino le stesse condizioni strutturali :_ approfondisca ]a propria azione nella azienda, superando Ja fase puramente salariale; bisogna che Je rappresentanze / operaie di fabbrica siano più elastiche· e vicine alla .base e valutino tutti i problemi aziendali; ma· specialmente biso– gna che Ja frattura venga colmata. Altrimenti avremo· for- · /llato con le nostre stesse mani le condizioni per una col– lusione lavoratori-direzioni contro il corpo della classe ope– raia e ai danni dell'economia nazionale, ci siano poi i s.a.c., .la CISL, la ·UIL o la OGIL. Cordialmenfe 1 tuo PINO TAGLIAZUCCHI

RkJQdWJsaXNoZXIy