Nuova Repubblica - anno IV - n. 2 - 8 gennaio 1956

(92) nuova r~pubblica .I LUCI DELLARIBALTA I IL LAVORO DELL'ATTORE di LUDOVICO ZORZI D OPO LA MONOGRAFIA cli Galvano Della Volpe sui ca:no·ni pseudoaristotelici della Poetica del Cin– quecento, dopo l'Antologia del g-rande attore del– l'Ottocento ordinata da Vito Pandolfi, dopo la ricca sil– Joge saggistica dedicata da ·Glauco Viazzi a Chaplin e la critica, il quarto volume della Biblioteca dello Spetta– colo, apparso in questi giorni pl'esso la casa _Laterza, ci offre la prima traduzione italiana del capolavoro di Sta– nislavskij. Si può dire che con questo volume, a cura di Gerardo Guerrieri ed Elena Povoledo, la collezione di– l'ett~ da Luigi Chforini entri nel vivo della funzione per la quale fu concepita («Cultura Moderna» n. 7, feb– braio 1953) : di colmare un vuoto sensibile nella cultura teatrale del nostro paese, presentando nel testo originale, con un corredo di aggiornate note storiche e interpreta– tive, opere fondamentali mai prim.a tradotte, che molti cita.no senza possederne che una nozione parziale e in– .diretta. Nel presentare Il lavoro dell'atto1·e, la celebre opera teorica del regista russo alla cui scuola si è for– mata tanta parte del miglior teatro e cinema contem• poraneo, il Guerrieri mette in guardia contro il pericolo cli ricaclern nei vecchi errori di interpretazione di cui spesso è stato Vittima il « sistema Stanislavskij », per effetto di conoscenze Superficialì e valutazioni arbitra- 1:ie. E' un fatto che in tutto il mondo Je teorie di Stani– slavskij sono. state, a dirla con Michael" Redgrave, « l'og– getto di discussioni così violente, di così mistiche adora– zioni, di talmente irragionevoli furori e di così eminen– temente sospette indiffernnze, da rendere oltremodo dif– ficile l'esposizione obiettiva della realtà dei fatti». Nato a l\fosca nel 1863 dalla famiglia dell'industriale Alexièiev, e animato fin dagli• anni dell'infanzia da una inflessibile vocazione teatrale, il giovane Constantin de– buttò, dì nascosto al padre, :in un teatrino di periferia, scegliendosi lo pseudonimo polacco e, forse, romantico di Stanislavskij. Con la compagnia da lui fondata ,assieme ai fratelli, aveva già diretto e interfHetato innumerevoli l'apprescntazioni al momento del memorabile incontro, nel giugno 1897, con VI. Nemirovic-Dancenko, dal quale nac– que una delle più illustri e note istituzioni teatrali della prima metà del nostro secol0, il « Teatro d'arte di Mo– sca» (tutt'oggi in piena attività), e si svolse la riforma scenica che continuò per tutta la carriera del regista, fino alla sua morte, ~vvenuta nel 1938. Dai quarant'anni di esperienza e di insegnamento nel Teatro d~arte nacque il suo libro su Il lavoro dell'attore (su se Stesso), il quale, come avverte il Guerrieri nell'introduzione, altro non è che il primo tomo di una vasta opera incompiuta, il cui piano, quale il suo autore l'aveva ideato, si componeva di ben otto pal'tL La continuazione, di cui non a.ppai·vero che pochi brani del secondo volume Il lavoro dell'attore sulla pIJrte, si trova nelrimmensa congerie di scritti e di appunti, sparsi nei grossi taccuini che costituiscono l'ar– chivio di Stanislavskij, e che il « Teatro d'arte» ora viene pubblicando nei suoi Almanacchi, nei fascicoli della ri– vista 1:J.1eat1· e in altri periodici. In sostanz;a., il cosiddetto metodo di Stanislavskij (co– siddetto era l'epiteto ch'egli ·faceva normalmente prece– dere a questo sostantivo, convinto com'era che « a reci– tare non si insegna») si 1·iduce, secondo le sue stesse pa– role, a una sede di ese1·cizi che l'attore deve ia1·e giornal– mente fino alla fine dei suoi .giorni: se vuole interpretare conettamente ·qualsiasi personaggio. L'esposizione non è dunque una somma di dissertazioni teoriche, ma una rac• colta di esercizi pratici. Nel timore che il suo libro fosse pl'eso, come poi tante volte successe, per un testo sacro, per una Bibbia dell'attore, egli evitò di compilarlo sotto la forma rjgida e normativa del trattato, e scelse quella vivace def dialogo, della lezione diretta, del diario. Se si tien conto della lotta contro le vecchie convenzioni sce– niche, della ricerca dell'autenticità, del ritorno alle leggi 4i natura., i due punt_i maggiormente vitali delle teorie di StaniSlavskij si ria'.Ssumono nell'improvvisaz;ione e nel– l'attivazione della me~noria emotiva dell'attore (scoperta, qum,;t'u1tima, che parve radicale ai fini dell'intero sistema, forSe perché giungeva in singolare coincidenza con la dif– ,{usione delle idee freudiane). ~i capisce perché, fin dal– l'inizio, il «sistema» fosse accusato di natura1ismo e di psicologismo (nel senso dispregiativo, 1 come ebbe a chia– ),'ire Pudovkin, me_sso allora di moda dai formalisti), fino ~ll'odierna negazion.e di Bertolt Er~cht, per il quale è ad– dirittura un prodotto di illusionismo, l'antitesi stessa del suo modo di concepire e· dar corpo all'interpretazione sce– 'l1ica. Mentre il metodo brechtiano si fonda sull'effetto detto di «straniamento» o clell'« alienazione» (in base al quale l'attore deve « alienarsi» dal proprio personaggio, « presentarlo» - e non, si badi bene, «interpretarlo» - 'Jn un rapporto, per così dire, essenziale e sintetico, 1?,et– tamente distinto dalla propria individualità anagrafica), ~I sistema di Stanislavskij è piuttosto una mediazione dialettica, un contemperamento tra interpretazione istin– ti va e consapevolezza tecnica, o meglio, un continuo pro– Cesso. di osmosi t.ra questi due fattori, posti in uno stato cli recipt·oco apporto e controllo. Questo ca1·attere duali- rnis. <li Gag) CINECITTA' E' SALVA - La colonna sonora di questo film si affiderà esclusivamente al controfagotto stico spiega in parte le defom1azioni O le sfasature cui ii' metodo è stato soggetto. Che se da un lato i fautol'i del– l'attore come istinto, impacciati dal costante richiam0 di Stanisla.vskij al pensiero e all'autocoscienza nel recitare («in: una cosa abbiamo la coscienza di non essere supe– rati, nella conoscenza della nostra arte e della tecnica del– l'attore»), sono propensi a vedere nel sistema un am– masso di teorie farraginose da respingern in blocco, giac– ché il vero attore non ha bisogno cli feorie, « recita e ba– sta» i dall'altro, diremo col Guenieri, « gli interpt·eti di– lettanti e improvvisati del sistema dichiarano che, al lume di quest'ulti,no, non c'è bisogno più di tecnica, "sentire bisogna! vivere! " scambiando il 1·ozzo, facile, immediato "vivere" vegetativo per la lunga e meditata costn1zione della vita ~personaggio». In un pri 'r.no momento, le teorie di Stanislavskij, più che in patrià, parvero trovare maggio,· seguito e risonanza all'estero. Du!'ante gli anni del1a Rivoluzione, il pubblico radicalmente rinnovato, di cui non si conoscevano i gusti, e l'ondata di avanguardismo facente capo a ·Meyerhold, a Taìrov e ai « costruttivisti », minacciarono quasi sempre cli sommergere il « Teatro d'arte ». Sopraggiunse in tempo a .consolidarlo il grande successo della tournée in Europa (a Parigi, fra gli altri, Stanislavskij conobbe Copeau) e in AITlerica. Negli Stati Uniti uscirono anzi per la prima volta., oltre all'autobiografia La mia_ vita nell'arte, gli scritti teorici di Stanislavskij: la }Jririia parte dèl ti-at– tato sull'attore apparve nel 1930 col titolo An Actor Pre~ pa1'es, seguita nel 1949 da Building a Oharacter, che altro non è che la seconda parte de Il lavoro dell'attore. La let– tura affrettata di questi lib.ri e la diffusione dilettantesca delle idee ivi espresse fece sì che essi fossero scambiati per esposizione integrale della teoria, anziché intesi nel loro giusto valore di « preparazione dell'attore» al proprio compito; e sono altresì la causa non ultima del sospetto di intellettualismo snobistico e di soggettivismò introspet– tivo che circonda in America il metodo di Stanislavskij (se ne vedano i riflessi nel recente volume di E. Bentley In Search of ~J.1heater, New York, Vintage Eooks, 1954). Conseguenza positiva fu invece la notevole espe1·ienza che la trasposizione de11e teorie di Stanislavskij ebbe nell'at• tività del Group Theatre, una delle più serie fondazioni teatrali dell'epoca di Roosevelt. La pratica americana del metodo di Stanislavskij non si esaurì con la fine di questo teatro, ma operò nf>;lla,tra– dizione dell'Actor's Stt1,dio, di1·etto da Elia Kazan, dal quale sono usciti gli attori più completi e interessanti del– l'ultima generazione, da James Dean a' Julie Harris a Marlòn Brando. In Europa l'influsso è stato in cel'to senso ancora più vasto e molteplice, permeando fin dall'altro dopo guerra Je consuetudini di recitazione dei maggiori attori e complessi e i metodi di scuole e accademie, spe– cie francesi. In Russia, oltre che nelle ultime leve del « Teatro d'Arte :t>, l'influenza di Stanislavskij si è parti– colarmente esercitata sui teorjci del realismo cinemato– grafico sovietico, dei quali Pudovkin può essere conside– rato il maggiore rappresentante e il p.iù equilibrato as– sertore del metodo nel cinema. La sua integrale applica– zione è evidente nelle opere degli allievi di questo regista, come nella convincente ricostn1zione del realismo cecoviano ottenuta da Samsonov nel film La cicala, presentato que· s-t'estate a Venezia e che presto dovremn10 vedere sui no– stri schermi. E' augurabile che da noi la diffusione del testo di Sta• nislavskij operi una effettiva chiarificazione sui tanti pl'e~ giudizi diffusi intorno alle sue teorie, anche tra i cultori e gli specialisti della pratica scenica, e si J'iproponga ad attori e spettatori, con la sua forza di suggestione e di amore, come una esem:plare lezione di teatro. 7 * BIBLIO'fEC.A * BRIGANTI E BARONI B ISOGNA dare atto a Massimo Simili di un sincero e costante interesse alla vita sicjliana. Og'ni giorno più quell'interesse lo spinge su una posizione rea– ziona.ria che ha, di caratteristico, una chiara coscienza della natura dei fenomeni che accadono in questi anni in Sicilia, costituendo insieme un tentativo di dare una ri– sposta, di esprimere un giudizio. Così Massimo Simili è dei pochissimi uomini dell'altra sponda che continuino un loro particolare dialogo con le m10Ye forze progressive del– Pisola. Il Simili, più noto come collaboratore del Candido, settimanale umoristico ailticomunista di Rizzoli e Gua– reschi, è il direttore di un quotidiano "liberale" di Ca .. tania. E' noto come in Italia esistano val'ie sfumature di liberàlismo. Ci sono. quelle sfumate a destra e quelle sfu– mate a sinistra. Il Simili è un lìbe1·ale il cui livore anti– democratico si allea ad una chiara difesa della classe pa– dronale dell'isola. Ma allora., perché mai ci occupiamo, sulle colonne di Nuova Repubblica, del suo recente libro Briganti e Ba– rnni? (Milano, Rizzoli, 1955). Perché, sotto le spoglie di una estrosa fantasia parodistica, quel librn contiene la più attuale valutazione reazionaria della società meridionale. E' una valutazione che va sottolineata non per la sua in– trinseca validità, ma come controprova che il ristagno se– colare nell'isola è finito. Sotto la spinta dell'opinione na– zionale e del peso politico dello schiernmento popola.re, la destra, in Sicilia, si va camuffando sotto· la maschera del tJ·adizionalismo. Il Simili .aveva pubblicato anni fa un volumetto, non privo di interesse, dal titolo I siciliani vog/iono il re. In esso egli polemizzava_ contro l'ondata cli avversione ai meridionali che aveva fatto seguito nelle regioni del Nord alla caduta del fascismo, alla liberazione del tel'l'itorio nazionale e alla proclamazione della repubblica. A distanza di nove anni egli si appresta invece a can– tal'e l'epopea del brigante romantico. In quest'opera, che se1·ve la buona cansa degli inteJ'essi della conservazione, il Simili oi .mette di suo un ingegno brillante e vivacis– simo, una innegabile abilità di mestiere, una penna assai dotata. Nasce così un quadro singolare e inedito della banda Giuliano. Pare che l'omertà delle popolazioni fosse do– vnta ad una sorta di mutua assistenza, in qurinto i ban– diti non erano se non lo strumento 'della resistenza dei contadini sanfedisti contro le novità della gente di Roma, che parla di politica, di giustizia sociale, di riforma agra– ria e cli altre simili trappole. Il brigante è H tutol'C del– l'ordine, .tutore austero e un po' ... brusco (dura lex, sed lex) cli un ordine patriarcale. Bisogna. abolire il suffragio universale e formare il governo con « pe.r8one di fiducìa ). Il brigante è il portavoce della protesta contro la corru– zione parlamentare: e perciò egli si batte, come Fra Dia-– ·,·olo o come il Sergente Romano, p,·o aris e{ focis. Egli sequestra., è vero~ i baroni, ed estorce loro delle somme, ma so1o a titolo di imposta progl'essiva sul red• dito, somme che ripartisce poi in spese di esercizio e in beneficenza.. E' l'idillio, nella forma letteraria dell'umo• rismo più bizzarro e nella fol'ma pubblica e storica del– l'imrnobilismo politico e sociale. 'I1utto questo è quel che 1·imane del prestigio di altri ternpi. Prestigio di cui la mafia è Ja trama elernentare, il tessuto connettivo .per.• r,nanente. Mafia /or ever, dunque. La destra agral"ia in Sicilia non riesce ad avere l'immagina.zione necessaria a rnutal'e Je carte del gioco. Siamo sernpte lì: dal circolo della mafia non si esce fino a quando non si esce dalla strnttllra. sociale in cui la mafia. si genera 1 fiorisce e pro• lifica. Il Simili, d'altra parte, trova rnodo di inserire una serie cli velenose allnsioni ad uomini della sinistra demo .. cratica nati in SiciUa, còme Vittotini e Guttuso, traditori del buon tempo antico dell'isola, di .un. costume e di una società che aveva il suo decoro e, perché no, il suo fascino. E' il libro di un umo.rista, è ,;ero, Briganti e Baroni: ma è l'umorismo di chi non 1·icle più perché non ha più nulla di cui .ridere. I tempi della letteratura di provincia.sui « pe1·i 'ncritati » e sul « viddanu futtutu » sono, se non pro– prio finiti, almeno avviati al tramonto. Non rimane se non la scelta tra la letteratura decadente che naufraga in un · sarcasrno sterile· ed impotente e la partecipazione al vasto moto di l'innovamento democratico che è iu corso nelle campagne de!Fisola.. DOMENICO NOV ACCO Edizioni Einaudi Gaetano Salvemini Scritti sulla questione meridionale ~Opere di GaetanoSa~v,emini » pp. XLll-664 L. 2500 Tutti i problemi essenziali della nostra vita nazio– nale dall'ultimo Ottocento sino a oggi, nel primo volume di un'organica raccolta delle opere storiche, politiche e polemiche di Salvemini. ' A

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