Nuova Repubblica - anno III - n. 42 - 25 dicembre 1955

(.90) nuova repubblica Sl•ti"l'E ·GIORNI NEL lUONHO ' RESPONSABJLITA INTERNAZIONALI L ' illll!VUSSIONE clell'ltalia all'ONU pone fìne ad una lunga attesa. ed a.nPhe ad una prolungata ingiu– , stizia. Pur senza: fal'e del nazionalismo, infatti, non si può non deprecare che le potenze fìrmata,·ie ciel trattato di pace con !'.Italia abbiano litigato per. otto anni fra cli ]ore p1·in1a cli dar co1·so all'irnp8gno che avevano assunto nei nostri confronti di patrocjnare ]a nostra an1n1issione fra le Nazioni· Unite. · · In quanto alla responsabilità cli questo stato cli fatto, non vi è dubbio che la responsabilità iniziale fosse della Russia e cl_elsuo abuso del diritto cli veto. Ma, a poco a poco, la questione si è trnslormata, come accade in tutti i conflitti internazionali, specie in quelli bellici· (e la g11erra. fredda rrit in fondo solo una -guerra condotta in modo diverso), e le responsabilità iniziali sono sfumate per diventare responsabilità comuni dei due campi in conflitto. Di questa sittiazione anche la nostrn diplomazia si era Tesa conto alcu1ii mesi fa quando lamentò, con gli Stati Uniti, che del dissenso cli quel paese con la Russia l'Italia dovesse fare le spese nella questione della sua ammissione all'ONÙ. Ma poi, timorosa delle ripercussioni -di politica interna, la diplomazia italiana smentì tutto e si rimise a polemizzare esclusivamente con la Russia. Fu tuttavia quel momento iniziale di malumore che fece capire alle potenze occidentali che non si poteva protrarre senza pe– Ticoli la questione per la soddisfazione di escludere dal- l'ONU qualche potenza comunista. · . Senza dubbio l'azione dell'ONU è lungi dal dare soddi– sfazione alle aspirazioni che avevano presieduto alla rico– stituzione cli un'organizzazione internazionale dopo la guerra. Il di,·itto cli veto, residuo pericoloso cli una supe– riorità gerarchica delle grandi potenze, costituisce certa– mente un grave ostacolo ad un retto funzionamento del– l'organizzazione. l\fa anche il seggio permanente delle grandi potenze al Consiglio cli Sicurezza è un residuo pe- 1fooloso e spesso ingombrante cli questo concetto gerarchico. S9no bastati dieci anni perché le grandi potenze del '45 non siano più esattamente le stesse e perché altre emer– gano, dimostrando così che il premio ciel veto e del seggio -permanente conferito alle grandi potenze è più un osta– colo che uno stimolo al funzionamento responsabile del– l'ONU. Bisognerà finire col trovare un sistema cli rappre– sentanza che tenga conto ciel peso clemogrnfico, economico, geografico cli ogni nazione, ma un sistema censitario· tra– sportato sul piano internazionale non risolve giustamente il problema della 1·appresen_tanza delle grandi e delle pic- cole potenze. , Ciò nonostante, la partecipazione di uno Stato all'or– ganizzazione internazionale è diventata oggi un con1ple– mento indispensabile della sua sovranità, dei suoi diritti come Stato indipendente; ma è anche indispensabile 'a ren– derlo interamente consapevole delle sue responsabilità, dei suoi doveri interna,,ionali. Non a caso Il Giappone, la Germania hitleriana, l'Italia fascista sentirono cli dover abbandonare la Società delle Na.zioni proprio quando ini– ziarono una politica cli illegalità internazionale. La partecipazione alle 1,tttività delle Nazioni Unite co– stringerà la diplomazia italiana ad uscire dal chiuso am– biente nel quale soffocava e ammuffiva; costringerà il no– stro governo a prendere pubblic11mente posizione su tutti i grandi problemi discussi in assemblee o nelle commis– sioni, ad affermare apertamente la nostra indipendenza col giudizio che esprimerà sui conflitti fra i due blocchi, . a interessarsi cli questioni che finora:- erano rimaste in Italia interesse esclusivo cli pochi studiosi. . L'Italia è una delle pochissime grandi nazioni europee che non hanno interessi e privilegi coloniali e razziali eia . difendere, che non hanno una politica attiva cli influenza egemonica od imperialistica nelle zone arabo-asiatiche, che non controllano grandi interessi capitalistici in America latina, ma che, pur tuttavia, non cessano cli avere inte– ressi cli altro tipo, demografico, umano, culturale, commer– ciale, in tutte queste zone. Sarà forse difficile all'Italia svincolarsi dalle sue al– leanze atlantiche quando vi è un con[litto diretto fra il blocco atlantico e il blocco orientale, ma nessuno impe– clfrà ad una rappresentanza intelligente di assumere posi– zieni indipendenti in tptte le questioni in cui il conflitto non sia fra due blocchi cli potenze ma fra una o più po– tenze che lottano per accrescere i limiti della propria indi– pendenza e una o più potenze solidali che cercano cli ri– tardare o d'impedire il processo d'emancipazione dei po– poli già coloniali; o in quelle questioni in cui sono in giuoco il p1focipio della parità fra le razze o della libertà cli lavoro, della libel'tà cli movimento e così via. Se la nostra diplomazia e la nostra grande stampa cli jnformazione non concorrono a tenere ancora le finestre chiuse, la nostra ammissione all'ONU potrà recare una grande boccata d'aria fresca alla nostra opinione pubblica che comincerà così a rendersi conto che non vi sono solo problemi italiani, nel mon_do, né solo problemi europei, ma una serie cli problemi internazionali legati fra di loro dalla cui solqzione dipende anche la soluzione della mag– gior ]?arte degli stessi problemi italiani. PAOLO VITTORELLI Biblioteca . 1no 1anco (l.a legge di 11ereq11a.zio11e tributaria è stata aJJ/JrQvala anche dal Senuto) (Vis. di Di11-0. B03chf) 5 H Po,,eretto, avrà qualche noia per la borsa» DA PARIGI IL VOTO DEIGIOVAN di GIUSEPPE ANDRICH L E lSCRIZIONI sulle· liste elettorali, che in Francia avvengono solo su domanda dell'elettore e non cli ufficio, si sono chiuse l'altro sabato a mezzanotte. L'affollamento ·è stato così intenso, che parecchi elettori non hanno fatto a tempo a esse1·e ricevuti. All'ora della chiusura, c'el'ano già quattro n1ilioni di nuovi iscritti, cioè il 20 per cento cli aumento. Nel dipartimento della Senna i nuovi iscritti h8.nno raggi1,,1nto il-': n1ezzo n1ilione. Pnr tenendo conto degli esclusi per mancanza di tempo, si può calcolare che le liste elettorali compl'6ndano oltre il 90 _per cento dei cittadini - e delle cittadine - che hanno i requisiti per essere elettori. Lo stesso sabato si sono pure chiuse le iscrizioni per gli appai>entament,i. Come già si sapeva, i socialisti si sono . quasi dappertutto apparentati con i radicali di Mendès– Prance e i democristiani ciel MRP si sono apparentati con i gruppi della destra. i-comunisti restano dappertutto iso– lati, come restano isolate le liste del signor Poujacle, l'uomo che vuol governare liberando gli esercenti dalle imposte... Ossia, in pa1·ecchie circoscrizioni esistono tre liste che si richiamano a Poujacle, ognuna destinata-a una categoria cli elettori: una per i piccoli esercenti, una per i più grossi; una terza per i liberi professionisti. Le tre ·liste sono poi apparentate tra loro. 'Se queste liste sono piuttosto comiche, il successo avuto dai seguaci del libraio di Saint Cérès nelle elezioni alle C.amere cli Commercio, lascia pensare che esse avranno come effetto cli far perdere molti voti, soprattutto alle liste cli destra. Involontariamente, Poujacle porta dei van– taggi alle sinistre. Ma non si prevedono però deputati poujadisti ... Guy Mollet ha guadagnato la partita, in seno al par– tito. Egli ha imposto alle diverse federazioni di respin– gere l'apparentamento con il partito comunista. Menclès– France ha seguito Mollet, o ha finto cli seguirlo. La pro– spettiva -politica che Mendès persegue è chiara e corag– giosa; resta -a vedere se e come, sul piano elettorale, egli possa ambire ad una vittoria. Sul piano tattico, è proba– bile che l'appal'6ntan~ento con i comunisti avrebbe dato alle sinistre n1aggio1·i possibihtà cli successo. Così, con i due blocchi cli sinistra separati, la vittoria è molto più diffi– cile. Mendès-France fa molto affidamento sui nuovi elet– tori, e la f.Ul'ia con la quale questi sono accorsi a farsi iscrivere proverebbe, secondo lui, che egli ba ragione. Ma quali sentimenti animano questi nuovi elettori? I comn- nisti, infatti, interpretano lo stesso fatto come una p,·o~a del desiderio delle giovani generazioni di votare per, _loro. E' certo che lo spettacolo offerto dall'ultima Assemblea Nazionale non fu mai tale da attirar le simpatie; che un violento desiderio di cose nuove, di .attività nuova, rie1n– pia l'animo della gioventù, è innegabile. Che essa sia ·per l\1enclès o per Thorez, lo diranno i risultati del 2 gennaio. Oggi è impossibile ancora lare delle previsioni. Quelle dei giornali sono previsioni ammaestrate, fatte nell'inte– resse ciel proprio gruppo. i\fa, ciò. che rende queste elezioni intel'essantj, o pet· meglio dire cutiose, è Ja n1ancanz;a di tm programma da parte cli tutti i partecipanti. Le sinisti-e hanno un bel dire: noi siamo le sinistre. Ma esse non presentano nessun piano effettivo cli lavoi:o, eccettuata una specie .cli piattaforma con la quale Menclès-France an– nuncia che farà, se· vittorioso, molte riforme cli dettaglio, ma senza indicare come potrebbe poi finanziarle e come eseguirle. I socialisti si tengono sulle generali e i comu– nisti dicono che faranno il bene ciel popolo. Ora tutto questo è poco, e la gente· voterà non in base a progrnmmi, ma in base a sentimenti, e voterà piuttosto «contro» che a favore. Molti voteranno per i comunisti per odio contro la destra, e viceversa ci sarà chi vota per gli « indipen– denti » per pauya dei comun(~ti. Nel sobborgo parigino dove abito sono avvenuti i p1·imi inciclepti cli questa campagna elettorale: è· infatti a l\1on– ti-euj\ che l'ex-ministro Mitterand è stato impedito cli par– lare, si dice, da un gruppo cli « poujaclisti »; pare in realtà che siano stati i comunisti, che rappresentano la maggio– ranza assoluta degli elettori cli Montreuil, cli cui è depu– tato Jacqnes Duclos, il vero dirigente del partito al .po– sto cli Thorez, malato e inguaribile. Di questi incidenti. la campagna sarà ricca. Benché in Francia i comizi siano poco frequentati e avvengano in qualche modesta aula scolastica o in qualche teat1·ino o cinematografo, tuttavia questa volta c'è ciel « rancore » negli animi. I comunisti sono inferociti d'essere stati la– sciati soli, e non si rendono conto delle loro colpe. Poujacle fa il demagogo. Le destre si dicono, natnral– mente, sinistrissime. I più tranquilli sembrano i socialisti, che delle sinistre dovrebbero essere il nucleo centrnle, mentre in 1·ealtà non sono che una formazione poco omo– genea e profondamente divisa alla base. E' soprattutto in virtù della personalità cli Menclès-France che essi possono sperare di riacquista re un ruolo notevole nella vita. poli– tica francese.

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