Nuova Repubblica - anno III - n. 41 - 18 dicembre 1955

6 (89) nuova. repubblica --....-,.~- -------------------------------------''------- NON SIIARRIRE LA STRA DA APERTURA SENZA EQUIVOCI Il direttore dell' "Avanti!,, nell'editoriale del 9 dicembre scorso esamina la funzio– ne di Unità Popolare e i possibili rapporti della sinistra democratica con il PSI T RISTANO Codignola, in Nuova Repubblica, il setti– manale di Unità popolare, ha tirato le somme del dibattito che egli stesso aveva apert!) sulla fttnz_ione e i compiti dei movimenti di opinione cli tendenza socia– lista, eia UP, all'US~, alla sinistra del PSDI, al Movimento di Comunità, e di tendenza liberal-radical.e, dalla sinistra liberale cli Villabruna e del Mondo ai repubblicani, almeno quelli più vicini a La Malfa. Il dibattito è stato vasto e interessante e vi hanno par– tecipato, fra gli altri, su Nuova Repubblica e su altre pub– blicazioni, Parri e La Malfa,. Magnani e_ Libertini, Mon– dolfo, Pal'Osce, Zagari. Per parte nostra, il compagno Maz– zali già su questo giornale ebbe a rispondere al Codignola e ad altd, e assieme a lui sono intervenuti Ardenti e Banfi. I motivi del dibattito, ridotti all'osso, e perciò semplifi– cati (anche perché ce n'è bisognò) possono ridursi alla constatazione del fallimento del quadripartito e del cen– tro a darsi una politica coerentemente democratica e di ri– forme, alla constatazione della inutilità e perciò del danno che si farebbe se si volesse opporre, ai cosiddetti partitini laici, nuovi partiti, e in particolare alla socialdemocrazia, unanimemente giudicata fallita allo scopo, un partito so– cialista autonomo, che ripetesse l'esperienza fallimentare del PSU, in f1u1zio.neconcorrenziale al PSI. . Sono le .cose da. non fare, dice Codignola ·nel citato ar– ticolo, anche se alcune di esse, come il pllrtito radicale, sono già una realtà. La cosa da farsi, invece, sarebbe quella di allargare l'incontro fra le forze socialiste (eventual– mente indotte all'errore· del partito socialista autonomo) e forze democratiche (eventualmente indotte all'errore oppo'. sto del partito radicale),'·per un obiettivo concreto che, per Codignola e per lo stesso Parri, è qtrnllo di creare uno schieramento dell\OCratico-socialista « :apace per davvero di costituire una forza determinante nella qualificazione dei cattolici. Questo schieramento si ottiene con la parte– cipazione del PSI o non si ottiene>, perché il PSI ne do– vrebbe essere il e protagonista principale». Qi,ale sia l'opinione di Nuova RepLÌbblica sul tentativo in corso per la formazione di ttn 1>artito radicale è già stato chia,·amente espresso nell'articolo di Godignola « Non s1narrire,la stràda ». L'amico Luppi d·i Bologna, che fra i libemli d·i sinistra sostiene· tesi ·più prossime alle nostre, ci manda questo articolo con preghiem d'integrale pttbblica– ziore. Lo /acciam</ volentieri, per rendere possibile ai no– stri letto,·i un'informazione più precisa delle posizioni che at'tualmente si agitano in quel settore. L A GRANDE crisi della democrazia laica che da anni appesantisce, la. vita politica del nostro paese pare giunta ad una ·svolta decisiva determinata con la scissione del partito liQerale; che conclude la lunga, pe-. nosa agonia di quel vecchio e non inglorioso partito. Que– sta fase cominciò un giorno dell'ottobre scorso allorché i consiglieri nazionali· del PLI aderenti alla corrente « si– nistra ,.; riuniti_' a Firenze, decisero concordi che la per– manen1.a nel partito non era più da -considerarsi possibile e indirizzarono un «ultimatum» alla segreteria generale, da quest'ultima ovviamente inaccettabile. Da quel mo– mento la costituzione di un organismo politico capace di raccogliere le più vitali tradizioni del liberalismo inne– standole nella rovente 'realtà sociale contemporanea non fu piCi un'idea vagheggiata· da pochi idealisti, ma divenne prog~amma concreto di uomini che non sanno rassegnarsi al ruolo di spettatori passivi della involuzione morale e politica che minaccia l'esistenza della democrazia nel no– stro paèse! E' il problema della sintesi tra libertà e giu– stizi'a sociale (il' mito del partito d'azione) che si ripro– pdnè maturato· da un'esperienza decennale che ha logo– rato ùomini e partiti e che ·soprattutto ha dimostrato la pe1'ic-0losità della politica del « tirare a campare> che ha avvil'ito 'uri partito •di solida tradizione, quale il liberale, nella meschinità dei' calcoli elettoralistici, delle ambizioni personali, della 'vile· rinuncia ad affrontare i grandi temi della vita sociale al comodo riparo di una ideologia com– piacentelnente interpretata nel senso pii1 restrittivo e an- tistorico. ' · · 'No_n è quo~to 'i! lùogo di fare la storia di quel penoso cammino di rinuncia e di vergogna che ha visto il libe– ralismo avvilito a strumento di difesa della: più gretta e ottusa consor:vazione, vai meglio guardare al futuro che si presenta a breve scadenza foriero di rivolgimenti pro– fondi. Sta per finire il tempo che Norberto Bobbio chiamò di ,« difesa delle posizioni strategiche della libertà», ognu– no sente che è venuto il momento di agire costruttiva– me~te e che questo momento non può essere _rimandato oltre, pena un nuovo oscurantismo di cui non è dato pe11sare la fine. E' ben chiaro infatti che il travaglio del eca ,no ts1a e E qui siamo arrivati al punto cruciale del dibattito. Nel ' quale Parri e Godi·gnola cercano con lodevole coraggio e coerenza di introdurre una nota di chiarezza, per evitare · che si cerchi di tradire l'esigenza largamente diffusa di una nuova politica non solo tra i movimenti di sinistra fuori del quadripartito, ma. anche in correnti interne ad esso, col tentativo di dar vita a una politica che sotto la parvenza del nuovo, contrabbandi le esperienze fallite del quadripartito. Gli interventi al dibattito promosso dal Codignola, pro– vano che questo pericolo c'è. C'è il pericolo di coloro che pensano ancora che la strategia quadripartitica è giusta e sbagliata è solo la tattica (soprattutto nei confronti del PSI perché, essi dicono o fanno intendere, non andava preso di fronte nel vano tentativo di rnhiacciarlo o di· get– tarlo nel lazzaretto), o che riducono addirittm:a il falli– mento del· quadripartito ad un problema di uomini o al mancato accordo interno fra le for~e laiche. E' il pericolo di coloro che pensano di ridurre a mano– vre di quadri o al trasformismo parlamentare, un pro– blema di fondo qual'è quello dell'apertura a sinistra, che ha significato democratico solo se la si configura come una politica che risponde alla profonda ansia di rinnovo che scaturisce dal basso, dalle esigenze delle masse lavoratrici; solo se essa cioè crea le condizioni per sanare la frattura fra Stato e lavoratori, creata dalla reazione per il folle proposito di ridurre qncsti ultimi nuovamente a oggetto di politica. Parri e Codign_ola, invece, avvertono esattamente il si– gnificato unitario e i limiti invalicabili della politica del PSI, riconoscono che il problema politico italiano è quello posto dal PSI a Torino, e respingono qualsiasi tentativo di dare vita a forze o partiti intermedi che ostacolino la « ri– qualificazione » del PSI o il « chiarimento » interno alla DC, che possano cioè di,·enire strumento di una politica tendente a ricondurre le cose all'immobilismo. Il loro s(orio, perciò, si concretizza in quello di creare un movi- LE SCELTE RADICA·LI di VINCENZO LUPPI PLI è la crisi stessa della µemocrazia laica. e che p.er– tanto esso investe necessadamente gli altri partiti « m i– nori» da Unità popolare alla socialdemocrazia al partito repubblicano, affrettando quei fenomeni di decantatjone che in essi sono già in atto e contribuendo a chiarire le ragioni della loro stessa funzione politica. In questa luce ci sembra debbano essere considerate le finalità e i com– -piti della nuova formazione politica che sta per nascere e che sarà, ci auguriamo, radicale di nome e di fatto. Cosa ha -da essere in sostanza un partito radicale in Italia? L'esperienza ci ha insegnato a non fidarci delle formulazioni generiche, sempre comodo riparo di malizie e raggiri, e _a guardar chiaro la realtà come la sola c,apace di offrire i termini pér la giusta impostazione di ogni problema. Ad un partito radicale in Italia sono possibili in partenza due scelte; la prima consiste nel ricostituire in fatto il partito liberale di dieci anni fa, mondai!) dei Luci– fero e dei Malagodi, nonché della base più , destrorsa, orientato a guella politica di centro che significa in çon– crnto condizionamento di ogni. iniziati'(& alla pol~tica- d_elle due estreme nell'illusione di determinarle, Q'la. in realtà, subendone inevitabilmente la pressione. E' la solit.a illu– sione del centrismo che, riducendosi f1 funzione puramente. negativa, .conduce nelle ben note paludi del possiJ:>ilismQ e dell'immobilismo. Le sorti di un partito siffattQ sono se– gnate in partenza: un progressivo isterilii-si. cui segue. ,di necessità il riassorbimento da parte d,i c,rganismi politici più vitali. L'altra scelta impegna il partito.,radicale .in uno sforzo di superamento di posizioni scadute e. di ade– guazione sul piano ideologico e metodologico a.Ile neces– sità del tessuto sociale su cui esso deve operare. Si tratta . in sostanza di recuperare vasti strati dei ceti .piccolo e medio-borghesi e di ricondurli nell'orbita democratica· to– gliendoli da. quella condizione di disorientamento che l! riduce a massa di manovra ,di fo~ze antidemocr.a1,iche e, illiberali. Questo può essere. fatto solo con una imposta– zione programmatica chiara e sana, .cui segua, un'azione politica. altrettanto chiara e sana. A questo proposito no– tiamo che il programma del costituendo partito radicale mento che rappresenti gli interessi e le aspirazioni delle ·categorie e dei ceti medi progressisti, che sono tenden– zialmente favorevoli o sostenitori dell'apertura a sinistra, pur non volendo impegnarsi nel PSI o assolvere una « fun– zione ausiliaria» del PSI, per dirla col Parri. Se così stanno le cose, e non c'è .ragione di pensare il contrario, il. tentativo di alla_rgare Unità popolare a un più vasto e articolato movimento, il cui cemento tmitario non può essere che un programma politico concreto, deve essere giudicato positivo. ~o,:i. c'è dubbio che fra i lavoratori cattolici e quelli marxisti c'è un largo margine rappresentato da lavoratqd intellettuali soprattutto, ma anche da alcune categorie eco– nomiche, che pur non essendo di osservanr.a catt0lica e di disciplina democristiana da un lato o militr,n!i nei partili operai dall'altro lato; sono anch'essi intereEsati a spo~1nre a sinistra l'asse e l'orienta~ento della politica italiana. Sono elettori delusi o succubi del PRI, del PSDI, del PL[ e della stessa DC, che già in parte. si sono orientati verso di noi; ma ci saranno ancora molti di essi che, almeno nel– l'attuale situazione politica, non verranno a noi, né an– dranno verso forze politiche minori, improvvisate o no, che non v?gliano o non sappiano inserirsi in una politica che abbia una prospettiva di successo, che faccia perno sulla politica unitaria del PSI. Avere al nostro fianco un movimento che sappia orien– tare queste forze, che sia « coat_tore » del PSI come lo vuole Parri, non sarebbe un elemento di equivoco nella politica cli apertura a sinistra, ma potrebbe esserle anzi di valido ausilio. A condizione però che esso non si trasformi, cam– min facendo, in doppione artificioso del PSI (cosa che UP respinge) o non si prefigga il compito di mediazione po– litica fra DC e PSI, fnnzione assurda non soltanto in rapporto alle forze che esso potrebbe rappresentare, ma al– tresì equivoca perché lo porterebbe fatalmente a divenire, per peccato di orgoglio, strumento di fatto dell'immobi– lismo dc ... Riusciranno Unità popolare e coloro che vorranno se– guirla nel loro sforzo? Ci sono le condizioni obiettive per essere moderatamente fìdt\Ciosi: ma prima occorre . che molti equivoci siano chiariti, nell'ambik dei raggruppa– menti a tinte socialiste e in quelli radicali;_ equivoci pur recentissimi, qual'è quello d~l ~eo-centrismo di Villabruna. E ciò potrà avvenire soltanto nella misura in cui questi movimenti sapranno inténdere i'a-pertura a sinistra non solo come l'antiquadripartito, ma anche come un punto di partenza, .come una nuova politica per la quale dovranno essere superate realmente le vecchie e fallite esperienze, le vecchie e artificiose polemiche. TULLIO VECCHIETTI esiste giil 1 formulato con una chiarezza e prec1s1one di jn– tenti assolutamente insolite ai programm'i dei partiti. Si chiama ~ Costituzione della Repubblica italiana ». Ferma, intransigente difesa della Costituzione contro ogni insincero e interessato tentativo riformatore della stessa, azione vigorosa per l'applicazione integrale dei suoi istituti, questa è la grnncle battaglia. che il partito radicale deve far propria per concretare quella sintesi di libertà e giustizia sociale che ha da essere la ragione stessa della _sua esistenza. ·Non si vorrà obiettare, speriamo, che altri partiti esistono che si proclamano paladini della Costi– tuzione, della quale chiedono attuazione sollecita, perché, sarnbbe troppo facile rispondere che· è anche vero che tutti i partiti impostano la loro battaglia in termini di libertà, per la conquista o per la difesa della quale dichiarano di combattere, mentre è fin troppo notò con quali distinzioni e limitazioni essi intendano quel concetto. Lo stesso ac– cade per la Costituzione,' invocata e giurata da tanti, ma crediamo di non peccare .di malizia pensando che troppi «distinguo» si nascondano dietro quelle professioni di lealismo. ' · Pi/1 sopra si è detto che una formazione 1·adicale affret– terà quei fenomeni di decantazione già in corso negli altri partiti di democrazia laica; è pensabile infatti che il nuovo organismo eserciterà una notevole forza di attrazione in questo settore· che presenta ragguardevoli zone già sensi– bilizzate in senso radicale. Pochissime invece le possibilità di recupero in campo socialdemocratico, destinato a ri– sent'ire solo negativamente il contraccolpo di una forma– zi~ne radicale. Per qna~to riguarda i raJ?pOrti col par– tito socialista italiano, noi siamo. d'accordo con quanti pensano che la coesistenza tra socialisti e radicali sia non soltanto possibile ma neces.saria; questa anzi è la premessa indispensabile per una chi~;.ificazione generale della lotta politica' che elimini i perièolf della confusione ideologica, sempre abilm·ente sfrhttata da quanti hanno· interesse a cdnservare l'opinione· ·pubblica in ·una pericolosa situa- zione di equivoco. ' · " Aboi~mo parlato di coe;isten·za, in realtà il pa;·tito ra– dicale clovi·à sviluppaie una politica ben pii1 positiva noi con'fronti del PS I ri allacciando il 'discorso fra ceti médi e pròleta'riato. ope~ a.io è contàdino nella ricerca di un coor– dinamento tra queste forze sociali naturalmente comple– mentai=ì e non antagòniste. Sarà quindi fondamentale fa. vorire in ogni modo l'evoluzione socialista nel senso di una _.À) viva coscienza democratica che renda possibile l'inse– rimento del PSI nella àinamica dello stato democratico. Questi sono i compiti del partito ·radic.ale e ques~ sono anche le· condizioni per la democrazia in Italia. Non c'è scelta. Le ombre di Franco e di Salazar si profilano all'orizzonte ..

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