Nuova Repubblica - anno III - n. 41 - 18 dicembre 1955
(89) · nuova repubblicà 3 LA RIFORMA FONDI.A.RIA IN SICILIA MACCHINE. E BESTIAME :i. , ( . Una saggia ~iforma agraria dovrebbe ridurré ad un quarto l' attùal~ numero degli equini e portare al triplo il numero dei bovini oggi esistenti. Tale graduale sostituzione, oltre che trasformare l' economia ·aJraria delJa isola, darebbe ali' iritera popolazione quei benefici a cui da anni aspira : un ·migliore assetto produttivo e sociale ., di GI U S E-P P E GESUALDO IV. e III CONOSCE il sistema di conduzione dei fondi ed i rapporti fra proprietà ed impresa e mano d'opera, sa che il contadino siciliano non ha mai beneficiato d.i un pur minimo vantaggio economico dell'attività .zoo– tecnica. · L'equino ·che, con l'attuale ordinamento produttivo, è un inezzo necessario per l'azienda. contadina, per eseguire i trasporti, le' aratt1.re, le trebbiature, ecc. costituisce un elemento di miseria, nell'economia agricola in generale ed in particolare per il lavoratore della terra dell'isola. Qqan– do il contadino siciliano, dopo sacrifici incredibili, riesce a disporre di 150.000 lire per acquistare un mulo od un cavallo, allora incominciano le preoccupazioni per le spese, di mantenimento. Egli spesso priva del necessa.rio i propri figlioli, pur di dar da mangiare alla sua bestia. Infatti deve spendere 1 annualmente per tale mantenimento (che è sem1>re, anche per patto agrario, a 'totale suo carico) centomila• lire, in mangi111i, Jerratura, .veterinario e medicine, .assicurazione, tas8a bestiame, e ·prezzo d'uso.. . . . . Si tenga. presente che in Sicilia la popolazione non mangia carne :di cavallo, perché ne prova disgusto, e che le bestie, quando non servono più, vengono buttate in profondi burroni, come pasto ai corvi. Ogni 12 anni è quindi necessario provvedere al totale rinnovamento. del capitale bestiame. .. Dal censimento ciel 1951 sul bestiame si rileva che la Sicilia è la regione che, in cifra assoluta, ha il primato del bestiame equino rispetto alle altre r.egioni d'Italia. Infatti su 393.000 muli censiti in tutto il territorio nazio- Il campiere più o meno « mafioso » che con il cavallo • e il' mitra domina la campagna latifondistica nale ben 194.000 capi spettano alla Sicilia; su 763.000 ca– valli censiti in Italia ben 94.000 si trovano in Sicilia. Ri– spetto ai dati della Toscana, si rileva che mentre in questa ultima regione i bovini sono nllmericamente il. doppio di qtielli riscontrati in Sicilia, nell'isola gli eqlljni sono in nnmero circa sette volte maggiore. Un'altra deficienza de!L'ordinamento zootecnico siciliano si desume dal numero degli ovini. In Sicilia, ove erronea– mente si ritiene cli avere ,una forte attività, armentizia, abbiamo appena lo stesso numero di pecore censite in Toscana. Anche nell'allevamento dei· sllini siamo in .una situazione di inferiorità ·assoluta rispetto alla generalità delle altre regioni italiane. , Confrontando• il peso medio per kmq. del bestiame vi– vente in. Sicilia, si constata che nell:insieme esso è cirça del 90%· inferiore a queUo medio delle altre regioni;· in-' fatti, mentre rteWisola troviamo quintali 92,5 di peso me-· dio per .kmq., qu.ello medio ,nae;ionale è di 172 q11int.ali: per. kmq .. ,. ,,, •, •,... Ila appositi. calcoli esegt1i.ti , dal prof. Nicola Oddo ri– sulta che è possibile, con a,ppropriate rotazioni: agrarie, proclllrre in Sicilia più ,del triplo -del foraggio oggi rac– colto e conseguentemente. incrementare notevolmente ,il, pa• · trimonio zootecnico;,. ma., t11,le . .incremento dovrebbe essere accompagnato da un rinnovamento- dell'ordinamento pro-· dnttivo. e zootecnico, cio~ si dovrebbe porre !'..agricoltura siciliana in grado di permettere la sostituzione degli equini. con i bovini. Una ponderata riforma agraria saggiamente applicata ·potrebbe consentire cli ridurre ad un quarto l'at– tuale numero degli equini e portare al triplo il numero dei bovini oggi esistenti. Tale graduale. sostituzione, oltre che· apportarn una radicale trasformazione nell'ordinamento zootecnièo e nèll'econo'roia agraria :d~ll'isola, clàre):ilie, al- , l'intera popolazione quei benefici a cui da anni aspira: ; un miglior assetto produttivo e sociale. · A persuadersi ~di qHapto sopra b~!\ti considerare il · grave fatto cJ;:te ·ogni anno per vecchiaia od 'accirlenti ven– gono eliminati ,in media 40.000 equini dalla cui vendita si potrà ricavare al massimo 10.000 lire a capo; mentre se tale bestiame fosse costituito da specie bovina, la vendita di un capo invecchiato consentirebbe di ricavare una somma dieci volte superiore, cioè si ricaverebbero nel– l'intera Sicilia quattro miliardi di lire all'anno! S'i aggiunga che il bestiame bovino· potrebbe consentire l'eliminazione delle 250.000 capre oggi esistenti e dalle quali la popolazione dell'isola ricava la maggior parte del latte di cui ha bisogno (e che paga a prezzi incredibil– me,.1te alti dalle lire llO alle lire 150 al litro); sono però noti i danni che la capra procura all'agricoltura e i .van– taggi che -in confronto reca il bestiame bovino nell'ordi– namento agricolo zootecnico. di una regione. Sostituendo o diminuendo, fino a limiti razionali, gli, equini ed i caprin.i si avrebbe nel processo produttivo .agricolo zootecnico dell'isÒla un ordinamento da cui tutte · le attività economiche verrebbero ad av,•antaggiarsi. Ma per poter sostituire gli equini ai bovim è neces– sario· che l'Assessorato ·dell'Agricoltura, e con esso gli Ispettorati Agrari, rivedano i- loro piani generai' di tra– sformazioni, incrementando .la costruzione di strade ro– tabili su fondo artifipiale .e. quella .delle case coloniche, in modo da trasferire, possibilmente entro un decennio, 50.000 famiglie contadine nelle terre. da esse lavorate. Con la stabulazioqe del_ bestiame nelle campagne e con il rinnovamento dell'ordinamento zootecnico i conta- · <lini siciliani saranno alleggeriti in misura rilevante della voce passiva più pesante della: loro vita aziendale: il man– tenimento del bestiame equino che oggi costa ai contadini· di Sicilia una media di 42 miliardi all'anno! Alla diminuzione delle spese per. il mantenimento del bestiame equino dovrebbero poi aggiungersi l'effettiv.o aumento dei redditi derivanti dal nuovo ordinamento zoo-' tecnico (i cui valori da 16 miliardi e 549 milioni potreb– bero, entro un tempo massimo di 10 anni, essere elevati ad oltrn 45 miliardi di lire all'anno), e i benefiei di una rilevantissima produzione Jetamica che razionalmente uti– lizzata potenzierebbe l'intera agricoUura siciliana, fino a farle raggiungip:e limiti di produzione da soddisfar~ le più legittime aspirazioni della collettività nazionale . .l BBIAMO già accennato che le pratiche colturali nel– A l'agricoltma ·dell'isola sono fra le più arretrate del mondo; •si arano le tel'l'e con Taratro a chiodo, ~i falciano le messi a mano con il falcino, si trebbiano, 1'80% dei ce– reali, con il calpestio dei cavalli ed il vaglio viene ese– guito a mano aspettando il capriccio del vento, mentre i traspprti dalle aie dei campi ai magazzini nei paesi, di– stanti molti chilometri cli ·disagevoli mulattiere, vengono effettuati a dorso di mulo. ~ La forza moti·ice nell'agricoltura siciliana è il mulo. Con il mulo vengono azionate le norie per il sollevamento delle acque, gli strettoi per spremere le vinacce o lè sanse delle · olive, 'con il mulo viene trainato il carro agricolo, ecc. Con . il mulo il contadino siciliano divide la fatica g_ei campi ed i disagi delle •impervie mulattiere, con il mulo la famiglia del contadino divide il piccolo spazio della propriq casa in paese' e consuma il prodotto realizzato dai lavori dei campi. I 'sistemi di vinificazione ed oleificazione sono primi– tivi ·ed eseguiti con mezzi arcaici. In Sicilia si difetta di tutti i mezzi tecnici per un'agricoltura moderna. Quasi sconosciuti sono: le falciat.rici, le seminatrici, gli aratri meccanici, gli erpici, i rulli, le raspe, gli scarificatori, gli estirpatori, ecc. Le scorte agrarie sono limitatissime: i proprietari della terra immettono metà del seme e metà concime, mentre ciascuna azienda contadina che, nella compartecipazione dei seminativi di Sicilia, è la vera e propria imprendi: trice del pròcesso produttivo, quasi mai usa aratri mec– canici. Gli' attrezzi più comuni sono tre o quattro zappe, due ·c5 trè falci, alcuni chilogrammi di fune, ecc. · Raris;imi sono i carri agricoli, e per quanto risultino censiti 47.215 · carri riteniamo che un buon terzo siano da ccinsiderarsi appartenenti a carrettieri non addetti al– l'agricoltura, un terzo a grossi proprietari ed appena 15.000 in dotazione e di proprietà delle famiglie contadine ( un càrro··agricolo per ogni cinqi.ianta famiglie contadine). · Si pensi che la sola prov'incia cli Firenze, ove 1·is'u1-· tano 'n'. 3'0.000 'famiglie coloniche, dispone di ben 85C trattori e trebbie, n. 5000 seminatrici, n. 30.000 aratt-i di ferro, n.' 1700 falciatrici,' n. lG.000 coltivatori ed erpici, n. 23.000 frìnciaforaggi, ecc. · · ·Ora, · prevedendo di dove.re in un decennio attrezzare l'isola delle più utili e moderne macchine agricole, di cui è completamente sprovvista o quasi, è facile compren– dere qùale' fonte di lavoro potrebbe aprirsi per le indu– strie meccaniche in Italia. Lé trattrici censite in Sicilia al 31 dicembre 1951 risultano· 2033 per una potenza cli Hp. 70.541, cioè una trattrice per ogni 950 ettari di terreno coltivabile; nella stessa epoca, in Toscana, con una sup~rficie arabile infe- BibliotecaGino Bianco riore del 50 per cento dei seminativi di Sicilia, ris11ltava\ un numero più che doppio dL trattrici ( 4078), pari ad'. una trattrice per ogni 250 ettari di terreno colti,·ato.' (A titolo indicativo accenniamo che mentre in Sicilia' l'Ente di Riforma ha acquistato per la sua attività tra-' sformatrice nelle zone di scorporo 125 trattori per un\ importo di 691 milioni, l'Ente Maremma alla stessa epoca' ne aveva acquistati ben 12()4 per un importo di 6 mi-' Jiardi e 182 · milioni; mentre l'ERS aveva acquistato 1 appena 182 aratri meccanici, l'Ente Maremma ne aveva acquist~.ti ben 44fo, e ccisl dicasi per le seminatrici, gli' erpici, ecc ...). 1 Per un ordinamento agrario zootecnico razionale si im-· pone in modo assoluto l'acquisto di altri 8000 trattori, che' potrebbero concorrere in un primo tempo alla trasfor- · mazione fondiaria, operando pegli scassi, nelle arature' profonde, nei traspo.rti del materiale da costruzione, delle' persone, e delle derrate. Un · più attivo ritmo dell'agricoltura si potrà conse– guire soltanto con una maggiore disponibilità di mac/ chine. In certe zone, terreni gi-udicati magri o cattivi, grazie 1 1 , ad un'aratura profonda 80-90 centimetri e alle abbondanti,: ·concim.azioni letamiche hanno -cambiato completamente na- i• . _tura, _Con le arature profonde si 'vengono a. creare, negli strati più bassi del terreno, serbatoi di riserva çli umi– dità. La scarsità delle falde acquifere sotterranee, la limi– tata piovosità estiva e la diffusione delle argille tenaci ostacolàno le coltivazioni da rinnovo e limitano la pro-· duzione foraggera, base cli ogni serio· progres'so dell'im– presa zootecnica. Secondo studi e ricerche eseguite in vastissime zone· dell'isola risulta che è possibile estendere l'i~rigazion& Si trebbia con il calpestio dei cavalli e il vaglio è affidato al capriccio del vent~ ad altri centomila ettari di terreno, ma l'acqua bisogna in gran parte sollevarla con pompe •e ·distribuirla cort· mezzi meccanici razionali. ' .. Bisogna sostituire gli attuali mezzi di soHevamenU> (norie azionate da muli) ,con mezzi meccanici od elet- · trici razionali; che, riducendo il costo, aumentino la poso· sibilità di disporre di acqua arl'ivanclo 'à prelevarla da' strati molto più .profondi. ' ' La sostituzione degli equini con i bovini ilT)pone anche la necessità di ricorrere a. mezzi di' traspoi-to più cèleri; ed economici. Non è esagerato prevedere che il settore dell'economia' agraria siciliana per la sua meccanizzazione richiederebbe' nel' primo quinquennio: n. 100.000 biciclette; n. 10.000 motociclette o motoleggere; n. 5000 f;,rgoncini; n. 5000 ' autocarri cioè una fornitura sicura di mezzi 'meccanici da' trasporto per l'agricoltura di oltre 15 inifiardi di lire.· ' ' Sull'attrezzatura di oleifici mode.rni; di çaf\tine .·so- ' ciali e di macchine pel" la lavorazione dei ·prodotti e sòt-' toprodotti dell'agricoltura non 'crediamo 'sia il casò di'. doversi soffermare perchè entreremmo' nel camp~ 'delle> industrie, argomento che lasciamo· agli specialisti; m~' è logico prevedere che con l'aumentata sup~rficie dei vi– gneti e degli uliveti cresceranno ·arlch& le èsigenze df; macchine per la lavorazione e bonservazionè e trasporto ' dei prodotti e bisognerà decidersi a ·sostituire gli attuali ' frantoi e torchi antidiluviani. · ' · ' La meccanizzazione dell'agricoltura ·.è strumento '.foµ.'' <lamentale di progresso economico e sociale. Nessun, ra,4,-. '. cale progresso, nessuna trasformazione fondiaria risulta' conseguibile se non si provvede in modo definitivo ad eliminare la deficienza attuale dei mezzi meccanici nel- ' l'ag•·icoltura dell'isola. · · ., Naturalmente iL fattore meccanizzazi~ne non si p~,,} : isolare dagli altri elementi del progresso agrario al quale,', rimane direttamente collegato: costruzione di .strade ro– tabili, di fabbricati n1r~li, di opei·e di bonifica idraulica.~ ed agraria e rinnovamento del processo produttivo agrario e zootecnico. • ·
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