Nuova Repubblica - anno III - n. 39 - 4 dicembre 1955

(87) 1mo,m repubblica LUCI DELLA RIBALTA IL CROGIUOLO di VITO PANDOLFI A <tTHUR Mil.ler, fra gli antori te;itrali di questo do– poguerrn, è forse quello che ha conoscitito, in tutto il mondo, nna n1aggiore popolarità. Questo suo Cro(Jiuolo, del _cui contenuto ogni lettore di cose teatrali è ormai 1tl corrente, dopo il trionfale debutto a :\'ew York,. ha fatto il giro di tutte o quasi le capitali d"Europ_a, l'i– sc11otenclo dovunque larghi consensi. E' un po' -il Sarclou della nostra epoC'a. ] l parallelo non ha nulla,. di offensivo. Sarclo11, ai suoi tempi, costituiva un1t salda colonna della p1·od11ziono e della quotidiana pratica teatrale, anche se non è poi entrato a far parte dei classici, e si rico,.·da so– praltutto attraverso i melodrammi cli Puccini e di Gior– dano agli spettato,·i d'oggi. Arthm Miller, come Sardou, appartiene alla schiera dei volgarizzatori. Ha assimilato con intenigenza la struttura drammatica ibseniana (come Ra1·clou fece con D11mas figlio) adattandola alle situazioni J>i11scottanti del inomento, e interpretando le opiuioni del pubblico- assai spesso incÒHessate - in merito a quelle. Nobile e generoso nelle sue jntenzioni e nei suoi scopi, ispirato ad u'n'alta idealità cli propositi, Arthur Miller ,pos– siede inoltrn un saldo e franco senso dell'azione teatrale· e del suo svolgimento, che sa con perizia far frnttare. Il suo linguaggio resta in genere legato ad espressioni con– venzionali, e quando se ne vuol liberare, lo fa con espres– sioni più eloquenti che sincere, più Jiricheggianti che inti-.– man1ente dran1n1atiche. 1\Ton è inson1m.a. il creatore di una nuova drammaturgia coine Brecht, o Eliot; ma· piuttosto un· quadralo ed onesto artigiano, i cui lavo,-i, appnnlo, servono ottimamente alle esigenze della scena e alla sua rui~sione civ.ile. Rispetto a Morte di un commesso viaggiatore, 1l cro– giiwlo non ra.ppresenta sostanzialmente una novitit, sul 1'>iano artistico. Di rei anzi che il primo dramma porgev,~ un ·esame pièt scavato delle psicologie, uno svolgimento più J·icco cli risorse, lileno facilmente determinato dalla tesi. Il crogiuolo ha però un atout che gli conf~risce una forza ancora maggiore: la sua straordinaria attualità, e il fatto ' di prendere in ·essa una posizione li1npida e corSggiosa, di dire quanto avrebbe voluto dire gran parte del pubblico nella sua vita quotidiana, se ne avesse avuto la forza d'animo. I personaggi di Miller sono abilmente tratteg– giati, hanno la scorza dell'eroe moderno, e non più del– l'eroe romantico alla Sarclou, ma il midollo resta sempre quello; un conflitto· tra bene e male, tracciato in modo molto netto. Fin dalle pùme scene si sa come le cose andranno a finire. Comunque l'interesse della vicenda è tanto, che, si segue con ansia lo spettacolo e il sacrificio di J·ohn P1·octor. In verità, questa nostra epoca - per tanti aspetti tenebrosa e crndele - ci ha fatto sentire tutti, più ci meno, molte volte o poche, alla fame, alla di– spera:<ione, oppure dinanzi a compromessi di cui la ver– gogna resta cocente - né vale cinismo a Seppellirla ---;– per ave.t· commessi delitti cli sola opinione, e cioè solo per non aver· obbedito ment;almente al volere cli chi dominava, JJer non aver voluto tacere la verità. E ' MOfJTO positiv? per la civiltà statunitense l'aver .:.i pcrn1esso un drarnn1a che jn ,nodo cosl cll'co– stanziato e inequivocabile condanna fatti e atteggiamenti pubblici dell'ultimo decennio della sua vita politica. Il teatro non ha mai mancato cli prnstare la sua voce alle ribellioni più generose che siano insorte dal seno dell'uma– niti1: basti pensai-e al Matrimonio di Figaro o a I Ma– snadieri, ad Antigone o Le 1',·oiane. Anche qnesta volta si rende interprete di una situazione giunta al parossisn10, sia. perché le credenze di cui si viene giudicati irrispet– tosi, si limitano sempre ai pochi che intendono imporle anche se loro stessi non ne ~ono con vinti, sia perché ciò si pone in stridente e amarn contrasto con l'evoluzione dei mezzi di proclnzoione e della convivenza sociale. Il crògiuolo rii:lette questa condizione, pur riferendosi ad avvenimenti storici cli due secoli fa, a processi alle sti-eghe che sem– brano ormai lontani.- L'inumanità dei procedi1nenti con cui si circuisce l'accusato pe,· dimostrarne la colpevolezza, l'assurdo attraverso cui si definisce la- verità per renderla strumento di potere, 'l'accecamento a cui su questa strada si conducono vittime e carnefici, formano lo svolgimento .e costituiscono l'ossatura psicologica del dramma. li raf– fronto con il Dies lrae di lennsen tradotto nell'omonimo film da C. Th. Dreyer, mette in luce l'intrinseca debolezza artistica del testo cli Miller - anche in un'ottima messa in scena teatrale - dinanzi alla profondità e complessità poe– tica delle visioni di Dreyer, a.lla purezza del suo stile, alJa chiarezza della sua lotta per la libertà spirituale, cli cui alcune semplici donne accusate cli stregoneria, si fanno ernicbe assertrici, pur soffrendo le più crudeli prove e a costo del sacrificio della vita. Miller ha per sè, in questo mornento - e ancor meglio l'aveva pochi anni or sono, prima che Mac Carthy crollasse - la forza clell'attuaJità, il vigore della tensione e progressione scenica. Il trasporto - schilleriano =- dell'eroismo e dell'idealità dei due pro– tagonisti, viene abilfi\ente trattato, nelle sue perplessità, nelle sue apparenti debolezze, che si risolvono poi nel com– portamento pi·evisto. I caratteri di Miller restano in com– plesso generici; si fanno soprattutto portavoce di un· ele– ·mento del teo1·erna idealti che si vuol svoli;er~. Abbiamo B1b 1ote'La Gino 1:i1a·nco le debolezze schille,-iane se,w,a il suo ·empito po,·lico o la realistica rappresentazione di G,..1,ba.Za e aniore . . Le posi½ioni ideologiche di 1.filler non a.ppaiono, corne in Schiller, un~ sostanza etica, n1a, per quanto appoggiate alle pili sRlùe tradizioni della dernocra:,,;ia arnel'icana, alla concezione jeHersonianà, rischiano di apparil'e dimostt·atirn anziché concretamente legate ad una 1·ealtà storica. Ad ogni modo, la testimonian:<a di fede nei valori della civiltù, suona plll'a e nobilissima, la rapp,·esentazione delle psicosi iste- 1·iche collettive e delle infamie a cui si può giungere at– traverso di esse, e attraverso il 1neccanismo di nn pro- . cesso sono potentemente delineate, e il senso teafrale dello svol.gimento appare cli alta qualità, mAntenendosi al tempo stesso popolare, per le sue commozioni e il suo pathos trngico. L'edizione cu 1·atane da Luchino \'iscont.i ci è parsa ec– cellente sotto diversi riguardi: nella tensione che ha sa– puto trasmettere, nel clima ossessivo che ha saputo evoca1'0 con grande vigore scenicoJ nel quadro n1aestoso - a volte fin troppo - in c11i ha inquadrnto scenograficamente e lu– n-1inisticamcnte ]a vicenda. Visconti ha dato al drarnn1a Je più alte prop017,ioni, ha cercato di condurlo Yerso la tra– gedia; 1na, ci sen1bra che nel sl10 lavoro non siano nurncati * B I B L I CLASSI E GENERAZIONI NEL SECONDO RISORGIMENTO H O Sl~CUlTO passivamente, nella. lettura di questo li– bro (Eugenio Cu1·iel, Classi e generaoioni nel se– condo risorgimento. Roma, Ed. cli C11lt11ra Socia– le, 1955), ia guida cli Enw Modica che ha curato la ri– cerca; l'interpretazione e la pubblicazione degli articoli sparsi e delle lettere del martire comunista. Ho così di– viso l'opera, n1aterialrnente e<!_idealmente, io quattro di 7 verse sezioni. La 111··irna è l'introduzjone: una biografia aéuta e 1n– io1·n1ata, ricè ___çli sugge1·imenti e di problen1i, anche se, in qua,lèhe particolare, un tantino agiografica. ll ritratto àel– l'qomo e dell.o sfudioso che il Modica ba descritto pre– senta, talvol.ta , sfumature prevedibili e in un certo senso scontate: si avverte una retotica celebrativa della quale non si sentiva affatto il bisogno dato che la testimonian:<a del pensiern era poi così viva e presente. La seconda parte ci mette di fronte un Curie[ antifa-· scista in seno alla gioventù fascista, Le pagine sindacali, scritte sul Bo, giornale degli universitari cli Padova, espri– mono · nn1t critica puntuale 11.lcorporativismo. In quegli anni C,iriel era già comunista. Lib~1·ò da ogni i"nfluenza dell'idealismo, studioso di scienze fisiche e matematiche, egli arrivava ai problen1i sociali per Ja via pili diritta e · meno sofisticata. Sentiva l'insoddisfazione della classe ope– raia nei confronti del patemalismo fascista che faceva, sotto la specie della nAzione, gli interessi dei pad,·oni, e tentò quindi cli mettersi in contatto con i lavo,-atori. Ma si sentì rispondere che lo consideravano un pro,~ocatore e un farabutto al setTi:<io dei gerarchi. Eppure era in quei contatti il fermento cli un realismo sociale che differenzia· nettamente Curie! dagli altri intel– lettuali del periodo fascista che approdarono al marxismo per vie più complesse e talora imprev.edibili. Curiel fu immune dall'arzigogolato teoricismo che è un diletto· per– sistente cli una parte cospicua dell'intellighenzia comunista in Italia. Egli imparò dalla sua esperienza di sindacalista a da1·e una prospettiva umana, concreta, ai problemi della vita sociale. Invece di immaginarsi la «categoria~ del popolo, egli, per una sot'la cli inconsapevole affinità spi,·i– tuale con Gran1sci, sentì Ja necessità di saggiare sui pro– blerni particolari la tnopria vocazione di comunista. C'è da osservare, a proposito degli scritti cli Clll'iel sul Bo, che le_ tesi radicali dei fascisti di sinistrà, il 1'abu– ris1no verbale di tanti gerarchi, l'estren1is1no confuso, l'atti,-ismo esasperato, meriterebbero finalmente un esan,e più sereno, in prospettiva storica.. Noi dov.ren1n1.o in qual– che 1nodo, un giorno o l'altro, riuscire a, sapere che cosa è accaduto all'interno della classe dirigente fascista in– torno al 1936-39, che è certo il triennio del tl'acollo ideolo– gico e, in parte, o,·ganizzativo. Si vorrebbe insmnma che qualcuno studiasse sistematicamente la stampa locale, la vita delle federazioni, l'attività delle organizzazioni fian– cheggiatrici, le relazioni ai littoriali. La tel'za parte è composta· di lettel'e ai familiari dal confino cli Ventotene. I contatti con i confinati più anziani, forti di una tradi:<ione antifascista assai più severa e in– tegra, depositari cli una cultura socialista gloriosa e popo– lare, dettero agli anni cli Ventotene una fun:<ione primaria di preparazione ideologica e politica. Noi ammiriamo in. quelle lettere un prevalente interesse umano, aperto e cor– diale, sereno e imnico, indice certo di una pienezza inte– riore che non deriva dai giovanili studi (assai per tempo 7 i la.ti dek>oli, ,l?l'ineipalrnente per l'insufficiente compren~ ~ione (:rilica. e pe1· la. valutazione, non sempre equilibrata, del lesto cli 111illM.Visconti ha preso tutto per oro colato: non ha saputo ,·Pdere le scol'ie, e quindi non ha. potuto elirnina.,-le. Ha t,-attato :Miller come si tratterebbe F.schilo: i1 che ,·a tntto a ~uo onore per 1'jn1pegno, nut natul'al. mente conferisce allo spettacolo 11n leggero senso di cle– . rantiasi. Pe1·ché, dì<·iamolo pure, non taglia-re? Non 110 man• cavano davvel'O il n1odo e jt campo: ciò .ftvrehbe giovato non solo allo spett8tore, rna a n1ettere in luce il :-:igr,iricato della parabola tracciata da l\lill<'I', la sua portatA storica. A Ilo stesso modo non sono stati approfonditi psicologica- 1nente 11 senso e Je ragioni dell'.i:steria Jon.1minile - ci si .ò pe,·si t1·oppo dietro il 1·is111latofonico. La ripetuta e alla fine n,onotonA ossessione del conflitto drammatico, ha fallo tralasciare i rilievi e i ch.iaro:-:curi, creando una zona con– fusa di effetti scenici, in cui non prendevano ,-isalto le sfac– cettature dell'opera, la sua. esposizione ra:,,ionale, la sua. si– tuazione espressiva, -il suo alternarsi di ritmi, ln ultima analisi il suo posto nell"e,·ol11:<iono dell'ideologia nnw,-i– cana, il suo momento storico. Il regista può farsi rrcatJ,.e - ma queste non ne sono certo le circostanze - oppure sensibile interprete, capace cli una lucida disamina cr·ilfoa. In questa. occa~ione, il gusto dell'interpretazione ha pr·eso il sopravvento sull'obietti,·o esame ciel testo. Ci rincresce di,-e che anclre pe,· Il Crogiuolo non ,,i-sem– bra che nell'ottima compAgnia. del. Quirino si sia effettuala 11na ~i::itribuzione 1·isponde·nte alle esigenze del clrHn1111a. Nun1erosi ci sono apparsi i vuoti e frequenti Je -incerlezze. Pensiamo che dopo tutto, data l"importanza del testo, la soluzione migliore sarebbe stata quella di costitui,-e un comple.-.:so itppositarnente per esso. Cli interprPti ei sono apparsi hliti lode,·oli nei loro sforzi ed efficaci nel lo,·o compito drammatico: ma schiettamente convinc(:"nti solo Lii la Br.ignone,- come El i$-abeth Proctor, così pudicR, ~in– . cerc:.l. e nobile, e Ca1·lo c1·.Angelo, come reverendo Jrttle nrnanamente co;.1,mos~o nell'aden1pi111ento del s·uo com~ pito e .nel tormento della sua cosci<-'n7,a. OTECA * inten·otti e solo saltna1·iame11te 1·ipresi) e neppure dal ri– cordo dell'antifa.·cismo coperto e «legale» di PncloYa. Era l'espc1·ienza nuova, la scoperta di L~na classe dfrigente co– stituita da uomini dur·i, p~·ovati, ma consapevoli delle prO– prie future responsabilib\, a suscitare in Curie[ una pl'O– blematica semp,·e più realistica. Oltre alle lettere sono rnccolte nella sfessa parte del volume anche va,·ie considerazioni e appanti che il Curie! ,·enne scrivendo in qnel pHiodo. Di particolare inte1·csse sono la c·ritica della sociologia del Bucharin, la discussione i11torno al concetto di sto)·ia e una se,.ie di ,1pp11nti su taluni periodi dPI tardo Risorgimento ( 186G e anni suc• ce~sivi). L',./tùna parte è costituita dagli sc,·itti di battaglia. Vi leggiamo I.e pagine clandestine in cui trovano espressione incisiva le idealità della resistenza. Il Curie! accentuò in ogni momento il significato na:<ionale della lotta di libe- 1·aioione e tentò cli connetle,·e popolo e nazionalità. Pensò Ja guerra partigiana come la prima vera guerra• naz.io – nale e popola,·e combattuta dai contadini italiani come volontari e sperò che si riap1·issero al popolo nost,·o tutte le possibiliti, cli un radicale rinnovamento. Egli si preoc– cupò di chiaril'e il ~concetto di de111oc1·azia progressiva in rapporto alla situaz.ione italjana.· Le pagine in cui è trat– tato questo tema sono tra le più interessanti dell'intera mccolta. li Cmiel distingue la democrazia sovietica e la demOcr·azia p1·ogressiva. Nella prima, sotto la .direzione della classe operaia, si ha !"unione del popolo intorno al compito grandioso « clell'aboli:<ione di ogni- sfruttamento clell'11omo sull'uomo, della. costn1zione della sociotù comu– nista» (pag 2G I). La seconda invece esprime una diversa fase çlei rappo,-ti ti-a le classi, quella cioè in cui l'unione del popolo, anziché realizzarsi sul programma <lell'ideolo• gia COIT)unita, si 1·ealizza sulla base della lotta di libe– razione nazionale. Curiel nel. vivo del.la lotta non perdevp, di ,ista il si– gnificato politico dello schieramento dei partiti nei Co– mitati di l.iberazione N Rziona le: scorgeva con :--·agacepre• visione i germi involutivi o le astrattezze dottt·inarie che impedivano a.d altre fonnazioni un così vivo e dinarnico rapporto con le attese profonde e secolari della classe la– ,·oratrice e del popolo italiano. Possiamo a buon clir.itto allineare questo :ibro sullo ·stesso scalfale che raccoglie le opere di Gramsci. Manca al triestino Ja penetrazione organica e J'arnpiezza di cultl1ra. storico-critica del rnartùe sa,·do, ma anch'egli ha contri– buito ad evitare una totale frattma tra l'antifascismo dei Yecchi e rantif.ascismo dei giovani; anch'egli ha contribuito ad evitare che le impostazioni del primo clopognena, avendo subito l'usura degli anni e clell'emigraziono, si l'i– velassern scarsamente operanti nel momento dell'azione. Se oggi la gioventù antifascista si è sviluppata sn un piano l'igoroso dì pensiero e di azione, ciò si deve anche, in non piccola misura, ad Eugenio Curiel. DOMENICO NOV ACCO Abbònatevi a nuova repubblica

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