Nuova Repubblica - anno III - n. 38 - 27 novembre 1955

(86) nuoFa repubblica. SErr'l'EGIORNINEL lUONDO I LA PACE NUCLEARE Q C,\:--DO Sl A, PETTA a lungo con senso commisto di speran:,,,e e di trepidazione una cosa, un av,·e– ., ninwnto, un incontro, si finisce per ingigantire l'og– getto cli quesla atl~sa, per situarlo al centro delle proprie preocc11p11zioni, per far dipendere dalla sua venuta una qnanlilì, cli altre co:~e ché si tengono in sospeso, per inYe• sti1·e, insomn-u1, questo capitale ipotetico, come apporto comple111enitHe e sposso anche sostanziale, in tutte le ini– ziai ive che la lrasfonnazione dell'ipotesi in realtà rende- 1·ebhe possibili. 11 capitale ipotetico della distensione è stato investito n-,lla politi,•a nazionalo cli tutti i paesi, e, prima ancora che l'ipotesi .,i lrnducesse in .realtit, ha cominciato pe•·· fìno a p,·oclurre inte,·e~si - non ipotetici ma assoluta- 1nente reali. La « politica ciel sorriso» cli Iùuscev e Bulganin ha dato i suoi fn,tti dopo l'incontro di Ginevra dell'estate scorsa fra i quattro «grandi» con la ripresa dei rapporti f,·a Mosca e Bonn, con la restituzione delle basi alla Finlandia, <'Ongli accordi sovieto-norvegesi di questi giorni e con nna . erie cli alt,·i fatti minori. La distensione ha prndotto negli Stati nili alcuni . l' ffet.ti in profonditi,: l'atmosfera amer·icana sta rapidamente cambiando ed è rndicalmente cambiata rispetto a quella che era alla vigilia dell'elezione che portò il generale Eisen-, howe,· alla pl'esidenza, quando perdurava ancora la guel'ra di Corea e stava pel' raggiungere l'apice la guerra d'Indo– cirrn, qwrndo impe,·ava ovunque il maccartismo, qnando i 1A_)ubhlicani scmbrnvano tornati al potere per una gone– nizione. Se le elezioni anuninist,.atiye americane tenute in que– ste settimane hanno dato ovunque larghissimi e insperati successi ai democ,·ati('i ciò non si deve solo alla malattia del presidente Eisenhower, ma anche al fatto che il clima di distensione internazionali' _ha spinto l'opinione ameri• cana a dare più peso àlll( poli(jca interna, a iniziare la lotta a fondo contro il fenomeno delle «forbici:. che i allargano sempre di più fra prezzi dei prodotti Yenduti dagli agricol– tori e pr·czzi di prodotti acquistati da lol'o, a rendersi conto insomma che una polili(la internazionale cli forza implica anche una sempre più 'perniciosa politica interna domi– nata dal grande capit-alè industriale. Ma la seconda conferenza di Ginevra si è conclusa con un completo fallimento, i ministri degli esteri si sono lasciati senza nascondere· i loro dissensi e senza dirsi .arri- ··vede1·ci, le trattative continueranno per I~ normali vie di– plomatiche - ossia saranno di nuovo segrete, il che vuol generalmente dire che non saranno - e non si è nen1meno fatto un cenno d'incoraggiamento alla commissione del disarmo dell'ONU che a.spettava solo un inizio d'acco,·clo fra i « gl'andi » per con1inciare a ti1·a.1·e le prime sornme positive dai suoi lavori. l\lolti si affrettano dunque a pro– clamare il fallimento nlliciale della distensione e a faro l'im·er,tario della passività. Eppure il fallimento cli Ginevra non viene identifì. c,1to da nessun osservatore obbiettiYo col fallimento della disten.·ione. Perché? La spiegazione più ragionevole ci è for·se stata fornila da Walter Lipprnann: « Ciò che viene definito lo spir·ito cli Ginevra - ha detto il grande com– mentatol'e americano in una conferenza tenuta all'Univer– sità cli Chicago - •è essenzialmente il riconoscimento che è ormai impossibile contempla!'e una guel'ra nucleal'e. L'ac– corcio cui siamo giunti a Ginevra ne·I luglio scorso non s,ignificava affatto che tutti gl' inte'r-essi fossero diventati compatibili e clÌe tutti si sarebbero messi a caldeggiare opinioni analoghe. Non c'è stato un disarmo effettivo, ma gli armamenti delle grandi potenze sono stati in tal modo neufralizzati. Questa situazione di fatto apre un'era nuova. l.:na torza guerra 111ondiale non ci n1inaccia più, rna non abbiamo una pace reale•· L'impossibilità della guena non . ignifica dunque au– tomaticamente la realti, della pace. L'assioma di Clan– sewitz, che l1ctguen·a non è altro che la politica proseg11ita con alfri mezzi, rischia di rovesciarsi e di trasfor1narsi in quest'altro assioma: la politica non è altro che la guena pr-oseguita con altri mezzi. Si aprono dunque due prospet– ti,·e nell'ambito dello stesso ineluttabile stato di fatto della distensione: quella della distensione accettata come una fatalità, che consideJa la politica come un'altra forma di guer·,·a, e quella della distensione promossa come un dover essere sempre perfettibile, che considera la politica come 1111a. forma di sempre maggiore libertà e tolleranza reci- proca. ' Ginevra ba segnato 1111 fallimento pe,.ché da enti-ambe le parti ci si è rassegnati alla prima prospet.tiva. John Foster Dulles e J\Iolotov ne sono il simbolo. Da entrambe le par·ti bisogna ora lavorare pe!' creare le condizioni cli ,.una distensione che non sia più accolta come un male , minore, cagionato clall'impossibilit,\ di scatenare una guer– ra termo-nucleare, ma come la base cli partenza per un 11uovo progresso dei rapporti civili fra i popoli.· PAOLO VITTORELLI B.blloteca Gino o·a 5 Giovane ufficialessa israeliana al comando del suo plotone LET'fERA DA PARIGI IllBROGLI INGEGN di GIUSEPPE ANDRICH M ENTRE sc1·iYOqueste righe, non rni. è possibile an– cora mdovrnare come e quando 1 francesi ,·ote– rnnno; ossia posso din·i che YO{er·anno certamente entrn il primo semestre del pros, imo anno e certamente con un sistema elettorale molto iniquo. Quel tal c;Jeputato che ha esclamato ali' Assemblea na– zionale, dopo uno dei cento voti contraddittori emessi dai due rami del parlamento: « Signori, non Yi rendete conto che questo sistema che avete votato signifìcR 180 deputati comunisti all'Assemblea?», quel deputalo, di_cevo,, non si rendeva certamente conto del proprio cinismo. Se gli elet– tor·i votano com11nista, bisogna. pur trovare il modo· per– clré i loro voti valgano meno degli altr·i ! Tale la teo– ria adottata dalla. maggior parte del. parlamento fran– cese; e bi~ogna aggiungere eh.e, in fondo, questa teoria, per quanto iniqua, ha però una base «politica». Nella realtà i deputati uscenti che si pr~occupano di impedire ai comunisti di aYere una rappresentanza proporzionale ai voti ottenuti dal lorn partito, non sono molti. I più si interessano esclusivamente del destino del pro_prio man– dato, e il « pericolo comunista> è un pudico lenzuolo che nasconde il lorn vern pensiero. Così come si tratta cli un altro lenzuolo quando si i11'"oca il r·itorno allo scruliniO' uninominale, oppure allo scrnlinio per « arronclissement >, per dar modo all'elettore di votare per candidati che conosce, che può vedere e con– trollare, e non per una lista già predisposta da partiti e composta di uomini quasi sempre personalmente ignoti. Ma, se la· maggior parte dei componenti di questa pes– sima seconda legislaturn della IV Repubblica si affanna nel caos di discussioni int,·icate e di voti in contraddizione assoluta l"nno con l'altrn, c'è chi sul serio pensa se non sia utile « forzarn » i risultati del voto popolare con uria legge elettorale ·« iniqua». E tanto per non creare martiri a buon mercato, bisognR dire che gli stessi comunisti, èhe sembrano costituire l'oggetto essenziale del dibattìto, si rnostrano disposti, con voti altrettanto contl'8cldittori, al più iniquo dei si terni, e eia e.. o pensano poter trane · direttamente o indirettamente qualche vantaggio. Legit– tima difesa, di!'ete. Ed è vero, ma non completamente. ! comunisti eran disposti ad accellare le elezioni subito con la legge-truffa. del 1951, basata sugli immoralissimi apparentamenti - e a tale scopo hanno votato perfino la fiducia al governo Faur-e - con l'idea cli costr·ingere i so– cia.listi ad apparentarsi con loro e a1Tiva1·e a quel fronte popolare che la direzione della SFJO respinge con energia (degna, sia pure, cli miglior causa, ma tanto più decisa quanto più s'accorge che le masse socialiste vedrebbero il fronte popolare con simpatia). Ma il. « fronte popolare», nella mente dei comunisti, sarnbbe dirntlo specialmente a impedire un successo delle sinistre impernialo su J\Iendès– France. Il quale J\lendès-France, a. sua· volta, accetterebbe Yolentieri un sistema «iniquo> se esso giovasse a creare un far-te nucleo cli deputati meno legati ai partiti da quella disciplina militare o quasi alTa quale sono tenuti attual– mente.. Non solo, ma l'idea di Menqès-France è anche quella 'di migliorare il livello dell'Assemblea, 1·enclenclo possibile l'elezion~ cli _u,omini di valore al posto cli ce,-ta -za>·ona con cui i gro ..si partiti completano le loro liste per· avere al parlamento non degli uomini che discutono, ma degli automi che votano e ubbidiscono ciecamenfo. J n fondo la crisi del sistema proporzionale, che pure rappresenta la maggior giustizia possibile jn materia elet– torale, non è che il rifle ·so della crisi· dei partili. La pro·– porzionale esige, per fun:,;ionare, dei partiti con pr·ogr·arnn\i precisi, ma che lasciano ai propri iscritti un mar·gine sn,– ·pio cli libertà cli di..cussione e al corpo elettorale la lihern scelta degli uomini migliori. Quest'osservazione vale non solo per la Francia, ma varr·ebbe fo,·se ancor più da noi. Vi dicevo che, in un modo o nell'altrn, la Francia vo– terit enti-o qualche mese, e credo che voterii bene per quanto iniquo . arà il sistema che finid per essere adot– tato. L'opinione pubblica è stanca cli meschinit.ì, anche so esse raggiungono le vette più· alte dell'ingegnos,l,,, come a,·,·iene attualmente a opera. cli Edgar Faure. ISRAE LE E MONDO A.RA.BO N ·ON SONO uno specialista delle questio.ni del J\frcJò; Oriente. Ma un viaggio in quell,i zona, prop1·io nel momento della vendita delle armi còche all'l~gitto e della. scoperta del petrolio nel Neguev istraeliano, m'ha fatto andare in be8tia, come tutte le ,·alte che vedo uno spreco d'energie, cli sforzi, di denaro in questo pianeta ~he ha tanto bisogno ancora del· Punto IV e cli Assistenza Tecnica. Proprio perché la <•risi ottuale intorno ad hr·aele offr; una possibilità cli melter fine a questo spr·eco, mi decido a scl'i,·ere questa nota, frutto delle impressioni di un Yiag– giatore, viziato ·dal giornalismo. Giacché è sempre dalle crisi che so1·gono le ·oluzioni, in quanto è particola,ità della diplomazia cli non cercarne pe,· i problemi cr·onici, ma solamente per quelli che di,·entano minacciosi. L'attuale tenitorio d'Tsraele era ricco, otto o dieci secoli fa; tutte le fonti letterarie sono d'acèorclo su questo. E' cli– Yentato ora un deserto sassoso, arido, senza alberi, l vil– laggi pi,, poveri sono cli pietra, giacché la pietrn abbonda . più della tena. Trasformare questi 20.000 chilometr-i qua– drati in orti, in campi coltivati esige uno sfo1·zo, una son1- ma di investimenti e una tenacia che solo un popolo nelle condi,,ioni del popolo ebraico ·pote,·a affrontare. I pae i arabi, nel loro complesso, non sono piìr r·icchi. All'infuori del petrolio, non 'hanno praticamente alcuna risorsa che permetta oggi di elevare il tenore di vita in– . fimo dei loro popoli. Anche queste erano contrade 1·icche un tempo, feconde. La loro . olo fecondità oggi è quella cli famiglie numerose e cli micrnbi d'ogni sorta. La mise• . 1·ia è qui più gr·aye che in Cina o in lnclia. Certamente

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