Nuova Repubblica - anno III - n. 35 - 6 novembre 1955

·(85) .nuova· repnbbffoa 3 1-T AL I AN I A BEDFORD POSIZIONE INCERTA Non si sa che cosa faranno gli italiani alla scadenza dei 4 anni di lavoro. Si prevede clte il cin– quanta per· cento rimarrà e i partenti verranno rimpiazzati da altri. Se poi sarà dato loro il per– messo di restare non si può prevedere; dipenderà dagli sviluppi dell'intera economia britannica di Il e ONSJDERJAMO ora le difficolt,, degli italiani. Come gli inglesi essi sono costretti a vivere· a contatto con un tipo di- persone che non gli è familiare. Con que– sta g,.ande differenza: che l'italiano sta giuocando la par– tita sn terreno straniero, gli n1anca cioè il vantaggio di conoscel'e il campo. Dal punto di vista materiale gli italiani stanno bene. Il salario è buono, e se uno vive in un ostello, quando J.n pagato i suoi 52 scellini (circa 4500 lire) la settimana per l'intera pensione, gli rimane ancora parecchio denaro in tasca. Se ha con sé moglie e famiglia, largheggia meno, ma se la ,cava sempre bene e spesso anche la moglie ha il suo lavoro. Può beneficiare del "\,Velfare State, esattamen– te come gli inglesi, il che significa assistenza medica gratis, st1lvo uno scellino al farmacista per ogni nuova ricetta, as– sicurazione industrialo che gli garantisce una paga suffi– òente quando sia ammalato. Le donne godono di una as– sistenza eccellente durante la maternità, inclusa la clinica. (prima e dopo la nascita), dove rice,·ono anche il nutri– mento adatto. Per tutto questo pagano G scellini e !) pence (il dfltore di lavoro paga 6 scellini, realizzando così il cohtributo di assicurazione di 12 scellini e 9 pence), coi-rispondenti a circa 570 lire, per la marca di as– s1cura,.ione, e delle tasse d'entrata modeste. Pe.r i ragazzi la scuola è assolutamente gratuita, dai 5 ai 15 anni, in– c!uso il materiale per scrivere, latte fino agli 11 anni, e pran,.o pet· 9 pence al giorno (circa 60 lire). 'l'utto questo signifìca che gli italiani stanno bene dal punto di vista matel'iale; ma hanno ancora da farsi la lol'.O vita e in questo senso, pii, importante, le cose non sono semplici. L'abitazione è il primo serio ostacolo ad uil.a vita soddisfacente. Un uomo che ha vissuto per un certo tempo in albe~go in un paese straniero che lo ignora, sente h necessità di una vita più normale, anche se questo gli c0stcrà più denaro. Se è sposato desidera disperatamente la moglie e i figli. Ma un arrangiamento è difficile a tl'O– varsi e se lo trova gli costerà da 3 a 4 sterline la setti– mann, in una casa già affollata. Poiché le autorità di im– migrazione esigono che egli abbia una sistemazione pos– sibile per la famiglia prima di rilasciare i permessi, suc– cede spesso che egli prendo in affitto le camere in una di quelle poche caso che sembrano funzionare da centri ufficiosi di raccolta, fino a che abbia il ternpo di trovare qualcosa di meglio. Spesso questo vuol dire che si deci– derà a comprare. Se può mettere da parte 400-500 sterli– ne per un deposito, o con1unque mettere ini;ie1ne in qual– che modo la somma, qualsiasi società edile gli concederà senza nessuna difficolti, un'ipoteca per una ca~a del va– lore di 2000 sterline, abbirwndo alla transazione una col– .laterale polizza di assicurazione sulla vita. Allora potrà lui stesso dare in affitto delle stanze e così pagare il debito. E' una grossa in1presa, n1a un numero sempre maggiore di italiani vi si accinge. Anche quando il problema del– l'alloggio sia risolto non per questo è assicurata una vita soddisfacente. Il lavoro di notte,"per gli uomini, il lavoro fuori di casa, per l'intera o per metà giornata, per le don– ne, determina spesso una vita familiare disordinata e a lungo andare tutt'altro che soddisfacente. C'è poi il pro– blema della lingua. Ora che a Bedford c'è un console ita– liano si può avere un aiuto, ma prima non c'era nessuno cho avesse il dovere di assistere gli italiani nei loro pro– blemi privati. Essi dovevano rivolgersi per avere spiega– zioni o sulle modalità da seguire per inviare gli assegni ai familiari o per i regolamenti, o per sposarsi per procu– ra, a un prete cattolico che parhtsse italiano o direttamen– te fil consolato a Londta. Ma anche ora, malgrado l'aiuto do! consolato, la barriera della lingua impedisce agli ita– liani di intendere la vita che si svolge intorno a loro .. Può essere che gli italiani si trovino a lavorare tutto il giorno con altri italiani, il negozio è ce1·to un'oasi di italiano, si può passare allegre serate mangiando, chiac– chierando e facendo musica in casa di amici, ma è una forma di vita incompleta. Troppo spesso l'italiano passeg– gia por le strade in cerca di qualcosa di meglio da fare. Anche il cinema è un divertimento relativo quando non si conosca la lingua. Non si trovano facilmente giornali italiani; ballare è quasi impossibile perchè · gli italiani non sono in complesso bene accetti come compagni di bal– lo, e non c·è un club o un luògo di 1·itrovo per italiani. Qosì gli italiani vanno a passeggio, e fanno delle corse dispen– diose a Londra dove respirano un'aria più cosmopolita. E' evidente che questo genere di vita è dep1·imente, senza scopo. I più giovani si accorgono di questa esclusione, ma sembrano decisi ad accettare la loro situazione. Come in– dice, non preciso, di questo, è da notare che pochi 1·itornano in patria prima di aver fatto l'anno di lavoro stabilito dal contratto, e che il numero di quelli che rimangono per pe– riodi più lunghi sembra che vada crescendo. In una fab– brica che ha dato lavoro ad una media di 730 italiani nel 1954, la percentuale dei rimpatriati è scesa dal 32,6% nel 1951 al 16,8% nel l954; anche la percentuale di coloro che NORM_AN E VANS sono partiti prima della scadenza del contratto è scesa dal 32,G% nel 1951 al 3,9% nel 1054, menti·e la durata media del lavoro di tutti i l'impatriati si è elevata da 3 mesi nel 1!)51 a 19 mesi nel 1!)54. Questo fa pensarn che ci devono essere dei fattori po– sitivi. La Chiesa cattolica romana cerca di agevolare la vita degli italiani a Bedford mantenendo un prete italiano che officia nella zona e tiene funzioni religiose in italiano. Gli italiani sono grati di questo, comé di qualcosa di fa. miliare, ma non si potrebbe dire che l'ini,iativa abbia avuto un grande successo. In certo modo è il suo isola– mento dalla vita inglese che sostiene l'italiano e che è la sua salvezza. Gli italiani devono per forza ri,·olgersi per tutto alla propria comun.ità e questo fa loro ignorare il mondo estraneo, e dà loro una certa stabilità. In questo ginoca anche, forse, la rassegnazione dei contadini, che è eredità di molti di loro. l\Ia sopra a tutto, è il lavoro che li sostiene. Per la grande maggioranza Bedford rappre– senta il primo impiego regolare, e la soddisfazione di fare un lavoro ben retribuito è enorme. E' per questo che pos– siamo dire che, malgrado le circostanze scoraggianti, gli it.aliani a Bedfòrd sono stati finora abbastanza bene. Questo aspetto dell'emigrazione a Bedforcl - cioè le difficoltà degli italiani - ha scarsamente colpito il pubbli– co in genere. Il pubblico sa che le sue abitudini private sono molto diverse da quelle della maggior parto degli italiani; non si cura molto del fatto che senza lavoratori di fuori le fabbriche non potrebbero lavorare in piena effi– cienza, in quanto non c'è disponibile altra mano d'opera inglese. Anzi se sospettano che questo argomento significa che gli italiani rimarranno a Iledford per qualche tempo, ciò non fa che rendere gli italiani più antipatici. L'autori– tà locale accetta invece la conseguenza logica di questQ argomento e cerca di raggiungere l'assimilazioné. Infatti, a meno che non si voglia inco,-rere nelle difficoltà, ancora maggiori, di avere in seno un gruppo di minoranza raz– ziale praticamente chiuso in se stesso, non c'è altra al– ternati va. E~ minaccia di un tale gmppo cristallizzato a Bedford c'è~reiUmente. Il tipo dell'immigrazione italiana fa prevedere questa possibilità. Un forte numero di italiani an·ivarono du– rante i primi dodici mesi del reclutamento, ma il numero degli arrivi non è raddoppiato nei due anni e mezzo suc– cessivi. Pure essendoci un notevole avvicendamento del personale in seno al numero totale dei lavoratori, il nmnero di coloro che rimangono per periodi più lunghi è in costante aumento. Nel frattempo si è anche stabiliz– zato ed è cresciuto il numero delle donne, più che triplica, to, al punto che adesso esse sono 400, per la maggior parte mogli degli operai delle fabbriche di mattoni. Quasi tutte hanno portato con sé i figli. Ci sono ora circa 120 bambini sopra i 5 anni, e ci.rea 150 sotto, dei quali 105 sono nati a Bedford dal 1951 ad oggi. Senza dubbio quindi la co– munità italiana ha un suo equilibrio ed è capace di vivere entro i propri confini. Possiamo sofferma rei un attimo a considerare che dal 1951 al giugno l 055 ci sono state 105 nascite italiane di fronte a 407!) inglesi, che nel 1052, il pri1no anno c01npleto delFi-n11uigrazione, c'è stata una na– scita italiana su 164, nel 1054 una su 18 e nella prima metà del 1955 una su 20. Il fatto stesso che un considerevole numero di italia– ni stiano comprando case a Bed[ord, rafforza la possibilità di questo blocco italiano. Se infatti spendono i denari in– vece di metterli da parte è logico -pensare che abbiano in– tenzione di formarsi almeno per un certo periodo. Ma è dif, ficile avere informazioni precise. Secondo il parere atten– dibile di tm italiano ci.rea il 50% dei l,;,voratori italiani aspetterà di far ritorno in patria, fino a quando si possano avere dei contratti di lavoro normali. La difficoltà nel fare previsioni è che questo è ·un genere nuovo di emigrazione in quanto il lavoratore emigra già in possesso di un con– tratto di lavoro, e per di piit in un paese relativamente vi– cino all'Italia; è cosa quindi del tutto diversa dall'abituale emigrazione italiana verso i paesi dell'America. Tuttavia anche se il 50% rimpatriasse, ci sarebbe sempre la possi– bilità- che i restanti facessero venire altri lavoratori e li immettessero nella comunità italiana. La possibilità di un blocco rimane invece una pura ipotesi se molti scelgono di tornare in patria. llfa soprattutto è l'inasprirsi dei rap– porti tra italiani e inglesi che può creare la maggiore dif– ficoltà, se niente vien fatto per rendere questi rapporti pii, facili: per cui l'assimilazione si rende necessaria. Per raggiungerla, le autorità locali stanno trattando gli ita– liani come se fosse~o dei cittadini inglesi in pa1·ticolari condizioni, che debbano essere aiutati ad ambientarsi con i loro vicini; e lo fanno con sistematica pazienza e pru– denza. Non sono stati presi provvedimenti speciali. Insi– stendo sui minimi, per quello che riguarda le abitazioni, le autorità sperano di rendere piit familiari agli italiani le abitudini inglesi. Se la persuasione fallisse, si dovrebbero prendere dei veri e propri provvedimenti. Spiegando agli italiani perchè i loro vicini inglesi trovano da lamentarsi di loro e spiegando a.gli inglesi la necessità di essere tolle. ranti, essi sperano di placare gli animi. l\Ia è \Hl lavoro lungo e di esito incerto. Una via più facile per appianare le divergenze è la scuola, dove più di 100 ragazzi italiani studiano, giuoca– no, mangiano, a fianco dei loro coetanei inglesi. I ragazzi inglesi hanno accolto gli italiani con interesse, e sposso con vero piacere li aiutano a fare la conoscenza del loro paese. Nel complesso essi si sono amalgamati benissimo, e si sa che quando i ragazzi prendono una strada, ai genitori non ri'mane che seguirli. Non si sono avuti casi di mad1·i inglesi che si siano lagnate per la vicinanza dei loro figli con i malvisti seranieri nella scuola, anche se poi queste stesse persone si mostrano ostili con e,·entuali vicini di casa italiani. Né i genitori italian.i hanno dato fastidi nelle scuole. Vi è stato un solo esempio di assenze con– tinuate dalla scuola (il la,·oro notturno degli uomini e quello diurno delle donne è ragione sufficiente della fre– quenza il'l'egolare), e solo in casi molto rari i gen.itori ita– liani non si. sono dimostrati buoni collaboratori. Gli in• segnanti inglesi vedono che i genitori italiani sono soddi– sfatti delle agevolazion.i scolastiche e sono grati della cor– dialità con cui i loro figlioli ,·engono trattati. Essi notano che di frequente i gen.itori italiani sono più rispettosi di quelli inglesi e pagano le quote settimanali per il pranzo con maggior puntuali!:,ì. Qualche volta gli italiani sono stati così ansiosi di sistemare i loro bambini a scuola (an– che perché così la mamma può andare a lavorare) che hanno tentato di farli accettare prima dell'età stabilita dalla. legge, e cioè i 5 anni. Naturalmente la barriera della lingua crea grosse dif– ficoltà sia per i ragazzi che per gli insegnanti. Pochissimi sono i bambini cbe arrivano in Inghilterra con qualche cognizione d'inglese e gli insegnanti non vanno al di là di qualche pa1·ola d'italiano. A gesti, con l'aiuto degli al– tri ragazzi, e con qualche parola quasi a caso, presto fa maggio,· parte stabilisce i contatti e i progressi sono rapidi. Ma sia per questi che per quei ragazzi che sono più restii ad ambientarsi, la barriera della lingua ritarda i p1·ogrossi. Tuttavia nel complesso semb,·a che i ragazzi italiani siano intelligenti e volent-erosi. L'esperienza fatta nelle scuole fa pensare dunque che a lungo andare inglesi e italiani vivranno a fianco senza più accorgersi forse delle loro diverse tradizioni. llfa è una. via lunga da percorrere. E to1leranza e comprensione sono necessa,·ie da ambedue le parti - tolleranza e comp,ren– sione che potra.nno esserci solamente quando inglesi e ita– liani cominceranno a conoscere qualcosa gli uni degli altri. RIASSUMENDO, ci sono due punti incerti in questo quadl'O. Vogliono gli italiani restare a Bedford? E, ammesso di sì, sarà loro permesso cli restare? Un regolamento governativo inglese del l\Ii11istero de– gli Inter1ù stabilisce che quando uno straniero ba la,·orato per 4 anni consecutivi con un contratto di lavoro, è poi libero di lasciare questo lavoro e di prenderne un altro i, sua scelta (col consenso delle 1'1·acle Unions). Nel dicem– bre del 1055 circa 200 italiani si troveranno nella condi– zione di essere liberi di lasciare le fabbl'iche di mattoni, e si anà allo1'a un'idea di quelli che possano essere i loro progetti pe,· il futuro. Al momento nessuno sa quello cLe faranno. L'esperienza della Steel Mills nel Galles del sùd, che dà lavo,.o a mano d'opera italiana, fa prevedere che forse il l 0% lascerà il presente lavoro. Se questo sarà vèro per Bedford, che cosa avverrà? Può darsi che gli ita– liani lascino la città; oppure che decidano di rimanere e di iniziare qualche comn1ercio o aprire negozi. In ogni modo~ a meno che il governo britannico non intervenga, verran– no ancoa·a reclutali altri lavoratori per le fabbriche di mat– toni, a rimpiazzarli, ed è probabile quindi che la comuni– tà italiana rimanga la stessa dal punto di vista numerico, o anche che t'.umenti. Supponendo che per il 50% gli italiani decidano di restare, intendono cli sistemarsi defìtùtivamen– te? Ripetiamo; non ci è possibile far previsioni; si può di– re al massimo che importanti elementi - quali l'acquisto di case, ecc. - farebbero pensare di sì, 'almeno por un certo periodo. Secondo punto: sarà loro permesso di restare? Questo dipende dagli sviluppi dell'intera economia britannica. I sindacati inglesi hanno acconsentito all'assunzione di mano d'opera italiana da parte delle fabbriche di mattoni, per– ché non ne riceYevano nessun danno. Ma è quasi certo che al primo accenno di disoccupazione in Inghilterra, i sindacati ritirel'anno il loro consenso e chiederanno che gli italiani vengano rimpatriati. Qui sta il significato della clausola del contratto firmato dai lavoratori, in cui si as– sicura loro il rimpatrio gratuito, in caso di eccesso cli ma.no d'opera. Il futuro degli italiani di Bedford diper.de , in ultima analisi, dagli sviluppi dell'intera economia britan– nica. E sulla natura di questi sviluppi neppure gli econo• misti sono d'accordo. .(1'rad. di R. Codignola)_

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