Nuova Repubblica - anno III - n. 32 - 16 ottobre 1955
B 8 fessore Paolo Braccini alla moglie e alla sorella) ; « Per lutto prendiamo un garofano rosso» del tornitore Vito Salmi che muore a diciannove anni; « Ma un altro com• battente oggi è risorto» di, Duccio Galimberti.. • ; Alle orazioni fanno da intermezzi alcune medita"ifoni già pubblicate nel «Ponte»: l'accorata ,Solituqine pe1·Ja morte del Croce; l'elegante profilo La Signora A,nelia'.' la sdegnata protesta Il ponte a Santa 1'rinita dopo dieci an;,,i, E poiché l'oratoria vigorosa ama sempre condensarsi nel, l'epigrnfia, fanno eia intermezzi anche al~une epigrafi in bella prosa ritmica che fissano momenti epici, talvolta col– legando, senza pesantezza, il passato al presente. Poesia si coglie per tutto il libro. Quella vena poetica che già al– tre volte si è sentita nei suoi scritti autobiografici, Cala– manch·ei la alimenta ora nella visione del martirio e del– l'eroismo. La poesia è in figure singole: nel sorriso della madre che quando la sera tornavano dai campi « sette fi. gli ed otto col padre» attendeva sull'uscio per annunciare che il desco era pronto. « Ma che ci faccio qni sulla so– glia I Se più la sera non tornerete?». La poesia è nei qua– dri d'insieme: « L'epopea apuana non fu soltanto un'epo– pea militare, ma fu anche un'epopea civile, un'epopea cit– tadina, un'epopea di ragazzi scamiciati e di povere donne scalze ... e dietro sulle montagne i partigiani attaccati alla roccia». La poesia è nel sorgere dell'ultima resistenza: « Quando considero questo misterioso e miracoloso moto cli popolo, questo volontario accorrere cli gente umile, fino a quef giorno ine1·n1e e pacifica, che in un'improvvisa illumi. nazione sentì che era giunto il momento cli darsi alla mac– chia, cli prèndere 0 il fucile, di ritrovarsi in montagna per combattere contro il terrore, periso a certi inesplicabili ritmi della vita cosinica, ai segreti comandi celesti che re– golano i fenomeni collettivi: come le gemme degli alberi che spuntano lo stesso giorno, come certe piante subacquee che in tutti i laghi cli una regione affiorano lo stesso giorno alla superficie per guardare il cielo primaverile, come le rondini di un continente ,che lo stesso giorno si accorgono· che è giunta l'ora per mettersi in viaggio». · Già il nome greco addita il « ;,alornso della penna» in Piero Calamanclrei. Cui nomen omen .. ., ANITA NIONDOLFO l~ETTERE AL PROFUGHI DALL' ISTRIA TR1ESTE, 21 sette,nbre · Spett.le Di,-ezione, in relazione al servizio del signor Franco M~rganti pub– blicato sull'edizione del 18-9-1955 cli Nuova Repubblicll, mi pe1·metto cli fare alcune considerazioni che spero potrail. no essere utili al giornale e chiarire alcùni giudizi espressi dall'articolista 'con troppa sommarietà. Condivido pienamente la necessità cli nuovi rapporti italo-jugoslavi sulla base cli uno spirito cli distensione e di una leale e reciproca applicazione del Memorandum cli Londra. E' la tesi sostenuta dalla nostra rivista (Trie– ste),. dagli ambienti responsabili istriani e, salvo qualche sfasamento irragionevole, dalle correnti democratiche 'trie– stine. Ritengo inesatto ed anche ingiusto però, conside– rare il fenomeno dell'esodo dalla zona B e dall'Istria se-· condo i crite1·i cli interpretazione del signor Morganti. Mi par di capire che l'articolista spieghi l'esodo come l'effetto di una propaganda nazionalistica. che avrebbe facile gioco sugli istriani ai qoali si attribuisce,. con errata generaliz– zazione', una mentalità e dei precedenti tipicamente fa. scisti e delle gravi responsabilità politiche (« ... varrebbe la pena cli esaminarli caso per caso, con alla mano gli archivi comnna li locali, quelli del PNF e dei documenti recentemente pubblicati sulla campagna genocicla com– piuta dal fascismo in quelle terre»). Ora dal maggio l!J45 al 31 agosto 1"955 gli istriani profughi. dalla sola zona B sono stati 32.757, esclusi i 2750 profughi dalla. fascia ciel Compne di Muggia passata alla Jugoslavia in seguito all'accordo cli Londra (questi ultimi per la maggio,· parte, come lo confermano i risul– tati elettorali del 1949 e del 1952, cli orientamento comu– nista). I fascisti qualificati e responsabili della politica di violenza hanno abbandonato la zona quasi tutti prima dell'instaurazione del 1·egime jugoslavo nella zona B (mag• gio 1945) e per l'ovvio motivo che, in caso contrario, non sarebbero sfuggiti alla rapprnsaglia jugoslava. L'esempio delle «foibe» del 1943, in cui vennero precipitati anche molti (troppi) innocenti, era troppo vivo e recente perchè i responsabili rimanessero sul posto sperando nell'in– dulgen,a. Esaminiamo· adesso l'esodo dalla firma del Memm-an– clum (5 ottobre 1954) ad oggi. Mi limito a questo periodo perchè l'indagine sulle caratteristiche «sociali» del feno– meno è stata più accurata e politicamente indicativa del periodo precedente e poi perchè è quella che interessa la zona B, nella nuova fase dei rapporti italo-slavi. Dal 5 ottobre 1954 al 31 agosto 1955 i p.rofughi dalla zon_a B sono stati 9GIO. E' stato un esodo massiccio di autentiche forze lavorative e non di categorie «borghesi» o « capita.listiche » e ciò basta a demolire la tesi slava che identificava il fascismo nella borghesia italiana dell'Istria trasferendo la lotta di classe sul terreno della lotta nazio– nale (italiano, borghese e fascista). Ad esempio, nei mesi di marzo-a.prile-maggio 1955 le professioni dei capi fami– glia _dei 1955 nuclei familiari profughi risultavano cosi suddivisi: agricoltori (piccoli coltivatori diretti, mezzadri, braccianti - la grande proprietà è da anni abolita in zo– na B) 484; casalinghe 100; operai 8,4; salinari 43; arti– giani 72; pescatori 62; muratori 21; marittimi 29; pro• ( Dis. di Dino Boschi) ( Dopo le truppe americane, stanno arri- vando a Vicenza potenti razzi atomici) « Che siano i razzi promessi dal sindaco ,.. oer la festa del Santo patrono?>► D-IRE T TOR E fessioni varie 43; n1ecca.nici 31; iinpiegati 8; pensionati 26; 1ninato1·i 4; braccianti 11; con11nercianti 14; autisti 16; liberi professionisti 1; esercenti 2; fuochisti 2; inabili 2. Nei mesi cli giugno e luglio le professioni dei capifa– migl_ia dei 724 nuclei profughi sono: 241 àgricoltori; · 104 casalinghe; 81 operai; G2 artigiani; 45 pensionati; 38 va– rie; 37 pescatori; 20 mm·ittirni; 18 meccanici; 18 brac– cianti; 17 rnmatori; 11 autisti; 9 impiegati; 6 salinal"i; 2 insesnant.i; 2 professionisti; 2 con1messi; 1 esercente; 1 inabilf)~ono in corso gli accertamenti per il mese cli agosto. · L'indagine indica: 1) il trasferimento massiccio an– che della popolazione agricola istriana tradizionalmente attaccata alla sua terra e refrattaria a suggestioni pròpa– ganclistiche; 2) la presenza in percentuale schiacciante fra i profughi che hanno « tenuto clnro » per dieci anni, delle categorie lavorati·ici... Tale percentuale è predomi– nante in misura pari all'80% almeno, anche nell'esodo pre– cedente all'ottobre ·del•1954, Per contestare questi dati bi– sognerebbe oltre a tutto dimostrare che i 50 mila italiani residenti in zona B nel 1945 e cli cui oltre 32 mila. sono oggi profughi, erano nella maggior parte possidenti e non lavoratori, « borghesi » nel senso più reaziona1·io, e respon– sabili diretti della pazzesca politica fascista nella regione; 3) che sarebbe veramente utile esamina.re ogni singolo caso con « alla mano gli archivi comunali locali e quelli del PNF » per accertare li, reali proporzioni dei « fasci– sti», ma temo che gli jugoslavi non lo consentirebbero. Le ragioni dell'esodo sono invece ben diverse. Per mo– tivi cli brevità le riassmno: la politica di snazionalizzazio– ne violenta attuata dal I 045 al 1950 con fo1·me di perse• cuzione inc\isc1·iminata e diretta, la graduale balcanizza– zione della zona, la distruzione cli tutto l'ordinamento gi_u– riclico, amministrativo, economico e scolastico italiano, la concezione del principio nazionale e dei diritti delle « mi– noranze » secondo un criterio razzistico e non etico-poli– tico (non conta la volontà clell'inclivicluo, ma l'origine ciel suo cognome per cletenninarne la nazionalità) ; l'immo– bilismo della politica estera italiana. rivelatosi special– mente nella lenta e svogliata attuazione del Memoran– dum; la tardiva apertma dei traffici fra. le due zone so– spesi nell'ottobre 1953 e riaperti appena il 20 agosto 1955; la lunga crisi economica aggravata dalla s~parazione dal naturale mercato triestino; la politica incompetente e per– secutoria dei «collaborazionisti» italiani in zona B che adesso vengono gradualmente eliminati; il falli1nento cli molte iniziative economico-sociali jugoslave; la bmocra– tizzazione delle rappresentanze operaie ecc. ecc. Nella realt,, attuafo ci sono prospettive nuove. Pur– troppo oggi la maggioranza italiana è diventata esigua. minoranza, amareggiata dalle passate esperienze e sfidu– ciata per le lunghe attese. L'applicazione del Memoran– dum si sta iniziando appena oggi, dopo dieci mesi d'iner– zia. Tutti gli italiani pensosi e responsabili cli Trieste re– spingono le alternati ve dilatorie e i suggerimenti ostru– zionistici ed a,1Spicano fermamente una politica cli disten– sione e cli CO<tSistenzasul piano della reciprocità e della lealtà.' Tale è anche il tono dei commenti settimanali fatti dal portavoce istriano a Radio fratelli giuliani e la linea seguita dal rappresentante italiano a Capodistria. L'intervento_ del sottoscritto si è ispirato all'obiettiva (80) nuova repubblica esigenza di contribu.ire ad una migllo1· conoscenza di even– ti e fenomeni "ai quali non si ;11dclicono.i giudizi frettolosi. G.olliano Fogan Se il signor Fogan ha preferito interpretare le mie righe con1e uno studio sul fenomeno dei profughi istriani, gli sono p1'ofondamente grato perchè i miei propositi non erano così an1biziosi, bensì circoscritti alle in1pressioni su– scitate da un· viaggio in Jugoslavia. Scopo dello scritto, chiarito fin dall'inizio, era. quello di combattere i pregiu– dizi più faziosi che in Italia ancora impediscono non solo la comprensione ciel sistema jugosla\"O in sè, ma addirit– tura l'instaurazione di un normale regime di 1·apporti fra i due paesi e l'attuazione del Memorandum, che lo stesso signor Fogan definjsce finora « lenta e svogliata». Da questo punto cli vista mi pare che un regime sorto da nn'insunezione nazionale e da una rivoluzione prole– taria non si possa giudicare in base alla liberalità con cui vengono trattate· le n1inoranze di lingua straniera, in spe– cie quando si tratti cli popoli precedentemente oppressori quale il nostro, perché -il gindizio risrùterebbe ovviamente deformato. · Se invece voglia1110 considerare il fenon1eno dei Pro– fughi istl'iani in sè e non con1e ele1nento n1arginale di un sistema, mi pare anzitutto che i dati portati dal signor Fogan siano esatti: tutta\·ia fra ·le ragioni dell'esodo av-' venuto dopo l'ottobre 1954 credo che pesi assai fortemente la mancata attuazione del Mernoranclnm, poichè la conclu– sione di un accordo non può portare a un peggiora.mento della situazione, e ciel resto è provato che l'atteggiamento jugosla\·o verso le n1inoranze Si è noteYohnente evoluto da quando si è cominciato a parlare di « coesistenza pa– cifica» e cli « neutralità attiva». Scuole italiane ora ne esistono, ad esempio, e tutto considerato un lavoro fugo– slavo è sempre qualcosa di meglio cli una disoccupazione italiana e il proprio tetto è sempre pi/1 ospitale cli un campo cli raccolta di profughi. Ma se si è tardato ad attnare il Memorandum, il di– scorso d'inizio, ciel tutto generale e inb'.ocluttivo, prende ancor più vigore. Piuttosto, se il signor Pogan parla di « pazzQsca politica. fascista» e di « immobilismo della po– litica estera italiana», egli non pare vitti1na di pregiudizi e quel discorso sarà per lui ozioso. Ma. quanti in Italia ne parlano? E poi: perchè le suggestioni elettorali missine hanno buona presa in certi ambienti giuliani e fra molti profughi? · Se il mio scritto· può aver ingenerato equivoci, sono grato in ogni caso al s.ignor Fogan per il chiarimento cpi ha notevolmente contribuito. Frar,co Morganii BATTAGLIE SULLO SCHERMO MONTEBELLUNA, 1 ottobre Caro diretto,·e, a proposito dell'impiego di reparti clell'esercilo nella realizzazione di film, n1e1·ita la. pena di segnalare le recen– tissime. dichiarazioni del ministro 'I'aviani, secondo ]e quali pe,- l'avvenire il ministero della Difesa si asterrà dal di– spo?Te la partecipazione dell' ese,·cito alla ripresa di altri fìl,n, a ,neno che non si irat ti di produzioni cine,na.togmfi• che llventi lo scopo di esaltare e glo,-ificare le Forze ar– ,nate dello Stato. Per rendersi conto dei modi nei quali concretamente queste direttive saranno applicate, ]?aste– rebbe in verità ricordare il caso cli « Sen·so » cli Visconti, tartassato di tagli in quanto colpevole cli non aver « esal– tato e glorificato» l'ese1·cito piemontese come facevano i testi scolastici in un non lontano passato. Ma, ancor più significativo è il caso, meno 1·ecente, cli « Achtung ! Ban– diti! » cli Lizzani. Dice una lettera. aperta degli autori ciel film: « Per girare le scene cli battaglia sono state richieste fin dal 5 febbraio 1951 un certo numero di armi e cli rnu– nizioni, indispensabili per alcune inqnaclratme ·del film, non e ·sendo possibile realizzarlo con normali trucchi dagli ar• tefici specializzati. La nostra .. richiesta .rimaneva per lungo tempo senza esito, e in questo modo il film era seriamente. messo in crisi e rischiava di essere interrotto. So1tanto dopo proteste, insistenze e interventi della stampa, il mi– nistero della Difesa aderiva alla richiesta in data 23 aprile 1951 (sessantesimo giorno di lavorazione), con f. 11-8485, comrrnicanclo che le armi sarebbero state conse– gnate tra1nite il Coniando n1ilitare di Genova; invece, quando gli incaricati della produzione si recarono al Co– mando sopradetto per concordare il ritiro delle armi, ven– n'e loro co1nnnicato che con susseguente telegramma il n1i– nistero aveva abrogato la disposizione precedente senza specificarne il motivo. Inntili sono state a tutt'oggi le sol– lecitazioni fatte, ecc. ecc. ». Eppure il film « esalta e glorifìca » le forze della li– berazione che le nosb·e leggi hanno equiparato alle Forze armate. Ave~,a ~titolo, quindi, perché all'occorren7.a non gli venissero negati, nonchè le armi e rnunizioni che si conce– dono normalmente per i film cornici e per i film gialli, neppu.re l'impiego di reparti dell'esercito. In realtà, quell'« esaltare e glorificare» richiama fin troppo alla mente un certo stile ed una certa tradizione. La quale, viva e vegeta e immarcescibile sui nostri schenni eia una parte in virtù della riesumazione cli «classici» come « C:iarabub », dall'altra in virtù cli quel filone del– l'attuale produzione che ad essi si ricollega con mirabile continuità, sembra essere il modello cui d'ora in poi con– verrà uniformarsi, per ottenere che venga concesso l'im– piego cli reparti dell'esercito. Questo im1)iego mi sembra che, se non lo si vuole ac– corciare a tutti, meglio sarebbe Jj)Ollaccordarlo a nessuno. Cordialmente, · Carlo Pincin
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