Nuova Repubblica - anno III - n. 32 - 16 ottobre 1955

(80) nuov.arepubblica SET'J'EGIORNI.NEL MONDO DEMOCRAZIA IN· INDONESIA P OCHl G!OR:-;;r prima dello scoppio della ·seconda gue1·rn mondiale, attorno al ferrago?to del 1930, ci - accadde cli far parte della delegazione italiana ad un congresso internazionale di studenti antifascisti tenu– tosi a Parigi. Non si prevedeva. ancora la conclusione, di lì a qualche giorno, del patto di non aggressio– ne gonnano•sovictico, n1a c'era già. un'aria di guerra. Una ~ola delegazione sembrava disinteressa,rsi dell_a ten– sione europea e pensare a tutto fuorché alla guerra: la delegazione indonesiana. Noi parlavamo cli fascismo; essi parlavano di analfabetismo. Era la stessa cosa tradotta in tel'mi ni asiatici. · ·1 delegati indonesiani sfilavano tutti alla tribuna, non già per condannai-e il ù1scisn10, o l'irnperialisn10 nipponico, n1a pel' invocare, jn una strana lingua, fatta di parole in– glesi o francesi, che $Ì Jaceva fatica a capire, 1na che per noi era comunque più accessibile dell'olandese: « Manda– teci libri, libri, libri. Libri in qualunque lingua, abbece– dari, libri di storia, di n1aterie scientifiche, di qualunque cosa. Siamo così a corto di materiale .stampato - o ciclo– stilato - che tutte> ci è utile per cominciare a combattere la piaga dell'anal l'abetismo, sulla quale poggia l'incontra– stata dominazione coloniale dell'Olanda». Ma la guerra impedì agli studenti occidentali di venire loro in aiuto. Con la fine della guerra e dell'occupazione giappo– nese, gli studenti indonesiani che avevamo incontrato a Parigi si n1ettevano alla testa del n1oto insurrezionale che, dieci anni dopo il nostro incontro, doveva condurre alla proclamazione della repubblica indonesiana. La rivoluzibne si era fatta senza libri,, aveva bruciato le tappe, ma forse anche per la mancanza di libri aveva lasciato gli ottanta· milioni di abitanti che popolano le ricche isole indone– siane (Gia.,·a, Sumatra, Cclebes, Borneo meridionale) in preda · a. difficoltà economiche e politiche quasi insor– n1ontabili. Una pa1·te dei rivoluzionari indonesiani, capeg– giata dai con1unisti, aveva ritenuto intanto di, potere sfrut– tar-e questa situazione critica. e di potere orn1ai passa1·e, anche in Indonesia, secondo scherni astratti, dalla « rivo– luzione di febbraio» alla. « l'ivoluzione d'ottobre», scate– nando in mez'l.O alÌa guerra d'indipendenza contro l'Olàncla 11na guerra civile, che rischiava di distruggere l'indiperì.– dcnza stessa, ma in cui i comunisti ebbero poi la peggio. As.sediati dal nemico interno e dal nemico esterno, i capi nazionali, fautori di un socialisn10 avanzato indipen· dente dai due blocchi internazionali, riuscirono dopo dure lotte a dar vita finalmente a una repubblica indonesiana indipendente ~ a. ricostrnire dalle fondamenta il loro paese. Provam1no una cei-ta comn1ozione, qualche anno dopo, nel vedere all'Aja, capitale dell'antico impero delle Indie olan– desi, lungo il viale dove ci sono quasi tutte le ambasciate, un edificio neo-classico con uno strano scudo sul quale c·e,·a. scritto « Repubblica d'Indonesia». E' la popolazione di questa. repubblica che in questi gio1·ni si è recata •alle urne, per la prima volta da qua~clo il rnondo è mondo, in forme almeno esternamente sin1ili a quelle che conoc;ciamo in Occidente. La grande rnassa. della popola~ione non aveva naturalmente avuto il tempo di di,-:;tinguere il pl'ogramma di un partito dall'altro. Pochi cittadirn, al di fuori dell'isola di Giava, dove sono 1·::t[.;gn1ppati 52 degli 80 n1ilioni di cittadini indone• sian.i, su un'isola di appena 132 n1ila chilometri quadrati di supc1·iicie, con una de11sìtii di popolazione di quasi 400 abitanti per chÌlomctro quadrato, che è fra le più alte del mondo, potevttno considerarsi anche Jontanan1ente ac– ces,,ibili alla civiltà. moderna: il sucee~so dei partiti d'ispi- 1az:0ne religiosa n1u~ulmana, specie il lllasjtt,mi, era quindi dato per s~ontato, considernta. anche l'estesa superstizione religiosa. che in ·quelle zone si è solo superficialmente sosti– tuita all'antico lel-icisino. Il principale avversario del Ma– sjwni era il partito comunista., che in questi anni si è ri– preso,· e che, grazie. ai grandi rnezzi di cui disponeva., aveva fatto una pi.'opaganda capillare assai efficace e n1oderna, n1andando i suoi propagandisti capanna per capanna. Vi e1·ano quai.tl 'O partiti in lizza: i nazionalisti, che sono attualmente al governo, i comunisti, il 1J1asju,nii e un altro gruppo n1usUlrnano ancol'a più a destra. del prin10, il Nahdatul Ulama. Questi due ultimi pal'titi chiedevano una politica nettamente filo-americana e l'adesione dell'In– donesia al Patto del Pacifico, mentl'e i comunisti, infiltra.– tisi nei sindacati, si riservavano al momento opportuno di creare una. situazione da. colpo di· stato. . Contra,.iamente a tutte le previsioni, le elezioni sono state vinto dai nazionaJjsti, cioé dalla forniazione di con• tro-sinistra. ·che chiede una politica neutrnlista e d'indipen– den½a dai clqe blocchi. La loro vittoria sul Masju,ni è stata di stretta misura e può darsi che siano costretti a for– mare una coalizione per governa1·e; n1a, insonuna, sono riu– sciti non solo a sopravvivere n1a anche a rin1anere il par• tito determinante della politica di quel paese che, dopo l'India., è uno dei principali fautori del neutrahsrno asiatico. I nostri amici di Parigi a.vran11,o forse così il tempo e la possibilità cli pensare orà a. « clistribuire un po' di libsi » e a dare basi più solide a un 1·egime democratico che, dietro la facciata di una democrazia formale, dovrà ora costruite una 1 ocieti, più civile _e più libera, PAOLO VITTORELLI 5 INTERVISTA A PERON - « Ho avuto buone offerte da molte squadre italiane di calcio» IL MALD'AFRICA DA PARIGI I , A SOLUZIONE avvenuta mediante la conferma. di _,,, Edgar Fam·e al potere era talmente nella. logica delle cose, che non solo i socialisti si erano decisi a far– sene gli iniziatori, n1a gli stessi con1nnisti hanno giudicato necessario di appoggiarla. In qpanto alle consegiienze del voto dell'Assemblea Naziona)e, esse sono tutt'altl'O che chial'e. L'accettazione da parte dell'Assemblea. degli accordi intervenuti il mese scorso ad Aix !es Dains tr-a il governo e gli esponenti dei partitj nazionalisti ·n1arocchini, arriva in tempo per ane– stare la. guerra -- bisogna pur chiamarla col suo nome - che ormai divampa nel Riff lnngo un fronte di centinaia cli chilometri? E dal punto cli vista parlamentare e poli– tico, come finirà la discu~sione phe si è aperta all'Assen1~ blea sulla sittJ.R'4ione clell'Algel'ia, dove Edgar Faure, in contraddizioné 'con l'atteggiamento assunto per la rrunisia ed il ~1arocco, propugna una politica conservatl'ice, che neppure i rappresentanti musulmani più ligi alla Franci,1 credono ormai possibile e accettabile? Resta quindi il dubbio che il voto dell'Assemblea non abbia conseguenze sulla situa~ione.. n1ilitare e venga annul• lato dalla prossima votazione. Edgar Faure aveva con1inciato bene il suo governo: succedere a un uomo con1e 1V[c~mdès-France, che aveva scosso violenten1ente l'immobilismo dei suoi predecessori, che aveva .destato tante spel'anze, sen1brava impresa tita• nica. Ot·a Edgar Faure aveva saputo calmare la violenta rea,ione dell'opinione pubblica che, in contrasto con un parlamento non più d'accordo con buona parte dei suoi elettori, esigeva di non tornal'e al passato di Laniel; d'al– tra pa1·te aveva saputo mettere un freno alle freJ1esie di de– putati rapp1·esentanti aYicle clientele egoistiche. Per un anno Edgar Faure era riuscito a restare in equilibrio fra queste forze opposte. Nella. politica. sociale interna, aveva tirato avanti col classico sistema di un colpo al cerchio ed un colpo alla botte. In politica estera. aveva prudente– mente rinunciato a ogni velleità., lascia,ndone le redini a Pinay, prudente per incompetenza. Tutto era andato bene fin quando la politica. atten– dista in Africa del .Nord provocò la rivolta algerina e poi quelbx marocchina, che covavano da tempo. E fa rivolta indigena provocò la rivolta dei coloni contro Parigi, accu– sato di non difende,·li. Allorn venne sviluppandosi quel mo– vimento che ha n1olte analogie - ,salvo nelle propor– zioni - col n1ovi'n1ento dei gerierali spagnoli che portò alla conquista della mad1·epatria da parte dei generali con le lorn tmppe mercena,·ie e coloniali. C'è in Africa del Nord chi farnetica di un maresciallo J uin marciante su Parigi alla testa della Legione Straniera e dei reggimenti sene– aalesi (ma sarebbero poi' [edeli ancora?) per imporre al ;overno lo sterrninio dei «ribelli», anzi per prendere in mano il potere e fa,·e in Africa la politica. dei ricchi co– loni e imporre all'interno qualche regime di tipo· più o meno franchista. Disgrnziatamente per questi patiti del « mal d'Africa». l'esercito francese non è l'es,.,rcito spa– gnolo, e l'atteggi.amento dei richiamati in questi giorni non è fatto per incoraggiare i generali ad avventure del genere. lVIa, in tutta questa faccenda, nella quale i deputati gollisti, già scissi e in parte, apparenten1ente a.Jmeno, pas– sati ad una politica sociale coraggiosa, hanno finalmente rappresentato la difesa ,iieca dei coloni e della politica forte, quale è il rnolo di De Gaulle? E' per consiglio del loro antico capo che i deputati gollisti hanno lottato con– tro la politica di conciliazione al Marocco? Juin ha preso, per essi, il ruolo di De Gaulle? Nella sua. immensa vanitìi, De Gaulle non si compromette con azioni di nessun ·ge– nere, limitandosi al ruolo di Cassandra che prevede tutte le sciagure se non lo l'ichiameranno al potere. La Frnncia è finita come g,·ande potenza, al pari de– gli al.tri paesi del continente europeo. llisogna che essa. rie– sca a superare questo periodo ·che l' lnghilteJTa ha già in parte superato felicemente con l'abbandono tempestivo d1 ta11ta parte delle sue colonie, abbandono che le ha per– n1esso di salvare alcuni suoi interessi essenz ,ia.li. L'opinione pubblica è cli questo parei-e. Che i coloni, che sono in pro– cinto di perdere la loro scandalosa situazione di privile– gio di fronte alle masse indigene, non siano contenti, si capisce, .lVIa l'opinione pubblica non intende mandare la gioventù a immolarsi per salvare i privilegi dei coloni. La battaglia tra ]a n,inoranza, debole nu1nericamente, forte per le sue ricchezze, che intende reprimere col le1·ro e col fuoco (come si diceva prima. della invenzione del na– palm) le aspieazioni all'indipendenza degli indigeni, e la n1aggioranza conscia che o.nnai l'èra coloniale è chiusa, continua perciò anche dopo il voto della. settimana scorsa. Se Faure e-onta, per la questione algerina, cli uttenere i voti perduti nella questione marocchina, cioè di giocare una parte della sua ·n1aggioranza contro un'altra, ben dif– ficilmente potrà. anivare alle nuove elezioni della prima– vera. Rimane la. speranza di un nuovo sussulto di buon senso, sia pure questo frutto in gran parte della paura. GIUSEPPE ANDRICH EISENHOWER SENZANEMICI NEW YORK, ottobte D IFFUSASI LA NOTIZIA dell'improvviso malore che aveva col_pito il ~residente,. si. è sollevata nella · nazione amencana un ondata eh simpatia profonda e cli preoccupazione sincera.. Non sono mancati coloro che hanno fatto il raffronto tra l'atteggiamento popola.re cli questo settembre e quello dell'[,prile di dodici anni la. Allora era venuto a mancare all'improvviso il Presidente: n1olti avevano pianto, 1no1ti anche si era.rio con1piaciuti. Roosevelt aveva segnaci fedeli ed ammiratori entusiasti; aveva anche nemici che l'odiavano con tutta la. f_orza di una passione cieca, che lo paragonavano a Hitler contro il quale si battevano le trnppe americane. Eisenhower co– me presidente ha avversari nel suo partito e fuori; come uomo si può dire di lui che negli Stati Uniti non ha ne– n1ici; alcuni lo an1n1irano di più, altri di n1eno, ma non vi è amel'icano che provi verso di Jui l'antagonisn10 che tnofti provavano verso i suoi due predecessori. · E' facile spiegare l'affetto degli americani per il loro presidente: è, nel vero senso della parola, uno dei loro, condivide gl'interessi, le preoccupazioni e le aspirazioni di decine di milioni di cittadini il cui massimo desiderio è di vivere tranquilli e di godere in pace ciò che la vi-ta può dare; c'è prosperità, ma. c'è anche la paura di una nuova depressione e l'ansiosa ricerca dei mezzi che servano ad evitarla; c'è - più o meno - una situazione di pace internazionale, ma c'è anche il timore di un conflitto e la convinzione che solo agendo con cautela e fermezza allo stesso tempo sia possibile e,;itarlo. Eisenhower ha indub– biamente fatto del suo meglio per interpretare sia nella politica interna che in quell~ estera ciò eh? il pubbl~co vuole: ha compiuto errori, ma. anche questo - e la sm– ceritii. con la quale ha cercato di ripararli - ha raflor– zato il ]_egame di simpatia. che unisce il cittadino al Pre– sidente. Tre anni fa, quando venne eletto, Eisenhower era

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