Nuova Repubblica - anno III - n. 31 - 9 ottobre 1955

6 (~9} .nuaH repubblica UN A. POLITICA. IN TE L L 1•,G E N--T-·E· LE OBBIEZIONI DI NENNt . ,. Continuiamo la pubblicazione delle risposte all'articolo ,di -Tristano· Codignola "Una politica intelligente,, con un editoria– le apparso su "Mondo Operaio,, che riflette il parere di Pietro Nenni, ed una lettera di Attilio Pinzanti iscritto al PSDI LA CHIAVE DEL PROBLEMA I L SEGRETARIO del partito nel discorso a Reggio EmJlia in occasione del terzo festival nazionale del– !' Avanti! ba parlato dei soci.aldemocratici in termini chocJ,anno fatto drizzare le orecchie ai giornalisti. « Que– sto sforzo comune (di rinnovamento politico e sociale) - ha detto - noi non lo abbiamo concepito mai come esclu– sivo a socialisti e a cattolici. Abbiamo salutato, con viva simpatia o con gratitudine l'azione della sinistra socialde– mocratica, dei democratici di Unit,ì Popolare, dei liberali di sinistra che •hanno fatto diga con noi contro lo forze della destra economica o clericale. Abbiamo cercato, dopo le elezioni del 1953, un punto di convergenza con •la social– democrazia. Questa ci ha risposto alleandosi a· Scel ba e concludendo patti con Malagodi. Come era inevitabile, que• sta politica non solo scellerata ma controproducente, ha · condotto molti socialdemocratici a ricercare .motivi di in– tesa con noi. Taluni di essi hanno ripreso a parlare di unifi. cazione socialista e non tutti per pura demagogia eletto– ralista ma col sentimento onesto di fare qualcosa-por ri– mediare alla scissione del 1947. A quanti sono in buon,\ fede occorre dire che in politica, come in ogni altra ma– nifestazione della vita, bisogna cominciare dal -principio e non dalla fine. E per cominciare dal principio noi doman– diamo ai socialdemocratici un impegno coerente· e conse– guente nelle trè lotte per la restaur,azione costituzionale, per le 1-iformo del terzo tNppo sociale, per il consolida– mento della distensione e della pace in Europa. e nel·· mondo-». · Le parole del segretariç> del partito non sono caduto nei vuoto. Quanto rimane di. base socialdemocratica, in li– mitati settori di lavoratori o di ·piccola e minuta borghe– sia, quanto di socialista o di socialdemocratico, nel senso vero del termino, sopravvive nei quadri politici della so• cialdemocrazia, fuori dell'accozzaglia d1 opportunisti e di arrivisti che gravitano attorno ai n;,inistri alla ricerca di posti di prebende e di busterelle, è in aperta crisi. Da ciò le molte voci raccolte .dalla stampa di una gravitazione crescente verso iJ partito socialista. Da ciò anche il par– lare che si fa di unificazione socialista. C'è c!>i ne parla con convinzione, come l\iondolfo e i suoi amici di Critica Sociale, in base ad una ·critica seria anche se non sèmpre conseguente, della fallimentare esperienza sodaldemocra– tica. C'è chi ne parla senza la minima serietù, come Ro– mita o qu~nti come· 1ui riducono tutto al biglietto da vi– sita da depositare nella boite aux letlrea dell'Internazio– nale, quella Internazionale senza internazionalismo dove se una funzione era o fosse ancora ,possibile esercitare da noi, è la funziot1e di denuncia e smascheramento dell'op• portuni~mo a cui i socialisti italiani si consacrarono nel 1914-18 o che noi riprendemmo nel 1937-39, gli anni dello sfacelo e del crack della socialdemocrazia europea. Non è tuttavia' facile dfre se dal ma,lcontento dei so– cìaidèmocratici uscirà una revisione critica· delle loro im– postazioni o soltanto delle nuove defezioni individuali o èi;" 'gruppo. In otto anni ·1a socialdemocrazia nostrana ha perso lungo la strada molta gente, si è comicamente scissa, riunificata, tornata a scindere quasi sempre su motivi tattici che non andavano al fondo dei problemi, se non ad opera di q·uei compagni coerenti e conseguenti che hanno ripreso il loro posto di lotta nel partito. Si può dire cho nelle polemiche interne della socialdemocrazia il problema di fondo non sia mai stato "1frontato. Non è un problema nato dalle contingenze del- dopoguerra o del post-fascismo. Non è il problema· _della transigenza o della intransigimza, dell'essere al governo o all'opposizione. E' ancora il pro• blema del rapporto tra azione di massa e aziono parlamen– tare, tra conquista democratica e eonquistà socialista cl:ie· Engels poneva ai socialisti italiani fin dal 30 marzo 1879, quando sulla Plebe di Bignani (si vedano gli q: Scritti ita– .Jiani di Marx-Engels » nel volume delle edizioni Avanti! curato con diligenza e com potenza da Gianni Bosio), sot– .tolineava il pericolo che le lotte legali nelle quali i socia– listi erano impegnati, specialmente in Germania, per con• quistare la libertà di stampa, d'associazione, ecc. potes– sero ingenerare q: l'idea· pericolosa> che « non ci fosso più bisogno d'altro per conseguire la vittoria finale del pro– le.tariato >.. Dopo di che, dando delle libertà costituzionali una interpretazione che Saragat chiamerebbe strumentale, scriveva: e Gli operai tedeschi hanno provato quanto val– gono le libertà costituzionali, allorché il proletariato si per- . mette di prenderle sul _serio e. di farne uso· por combattere la de,ninazione capitalista>. , Solo quando sia mantenuto inalterato da ogni oppor• tunismo il nesso che, lega la lotta per le libertà costitu• zionali alla lotta contro la dominazione capitalista, solo allora si ha un'azione socialista coerente, quale fu quellà· cho i socialisti italiani impostarono nell'ultimo decennio dello scorso secolo e quella che il nostro partito impostò e condusse dal 1944 al 1946 e che ha ripreso, con rinnovata energia, dal 1953 in poi, una volta-supe~ati i 'motivi di de- b~lczza ingenerati, anche nei confronti dei comunisti, dalla scissione saragattiana e romitiana che fu, scrive Umberto Segre sn un quaderno della rivista parigina Esprit inter~– mente dedicato all'Italia (L'Italie bouge, l'Italia si muove) «· il momento esatto dell'insuccesso della rivoluzione de– mocratica della Resistenza>. Così quando, nello stesso nu– mero di Esprit Tristano Codignola, scrive che « fare del socialismo in Italia significava fondare la democrazia in Italia> sfonda, per così dire, una porta aperta. Giacché che cosa facemmo dal '44 al '46 se non metterci 'alla testa della lotta per fondare la democrazia! Ed è. vero, quando Codignola aggiunge, e che cioè « la lotta per il socialismo significherà in Italia per molto tempo ancora, la lotta per l'instaurazione della democrazia effettiva, per la liberazione dello Stato dalle ipoteche che detengono ancora su di' esso gruppi di interessi ben determinanti, legati per molti fili all'apparato burocratico ed alla Chiesa>. Ma che cosa dun• que è stata, che cosa è la politica che noi sviluppiamo, se non associazione in atto della lotta por la democrazia (ap• plicazione della Costituzione) e della lotta per liberare lo Stato dalle ipoteche capitaliste (riforme sociali), tutto que– sto senza illusione di placidi tramonti e con la coscienza vigile degli obiettivi finali e permanenti do! socialismo, la soppressione del capitalismo, la edificazione della societA socialista. Certo noi saremmo ben più avanzati in questa di~ezione se nel lavoro organizzativo a cui Rodolfo Mo– randi dette tutta l'anima sua e la sua lucida intelligenza e nello sforzo politico che il partite ha compiuto e compie per fare uscire la situazione dall'immobilismo· centrists, non a..;essimo dovuto fronteggiare e superare non solo le naturali ostilità della borghesia ma quelle suscitate dall'in– terno del partito dal tradimento degli uni e dal dubbio ne– vrastenico degli altri. Comunque la ripresa è in atto, lo slancio è restituito al movimento socialista, le forze per ri– solvere il problema seno in lihea~ E' tempo quindi di realizzare la convergenza nel. PSI, o attorno al PSI, delle frazioni socialiste o democratiche che la fallacia delle esperienze socialdemocratiche ha ri; condotto ad una valutazione organica degli obiéttivi delle. lotta democratica e socialista in Italia e la convergenza dei socialisti e dei cattolici su una piattaforma di lotta demo– cratica nelle tre direzioni della democratizzazione dello Stato, cdelle riforme sociali e della pianificazione della pro· duziòn;, della. ·organizzazione della pace. LIMITIAMOCI a considerare in quali condizioni si pre. senta e a. quali difficoltà si urta la prima di queste con. vergenze. Ne hanno trattate di recente ex professo la !'{uova Repubblica di _Codignole. e la Critica Sociale di l\iondolfo. Codignola sembra paventare .che dalla disgrega– zione della socialdemocrazia sorga i~ tentativo effimero, o già fall_ito una volta, di rifare il PSU- (partito socialista unitario), ciò che. saréQbe, sono sue parole, « una opera– zione n·on soltanto fuori tempo > ma « seriamente dannosa agli sviluppi in atto della situazione italiana >. Egli {>CO• pose alla sinistra socialdemocratica ed ai gruppi socialisti autonomi- non già d( mettersi in concorrenza col PSI, ma di assQ.ciarsi, lasciando ciascuno essere quello che è, -in vi– sta <_litm accordo elettorale cql PSI. La sua presunzione (ognuno ha la sua) è che un tale accordo « qualificherebbe davvero in .senso democratico il PSI e non in senso rea– zionario, come la denuncia del patto coi comunisti, fatta oggi, lo qualificherebbe certamente >. « Smettiamo dunque - conclude Codignola, - di chiedere al PSI il certificato formale di democrazia, ed aiutiamo invece quanti vi ope– rano por farne davvero un elemento sostanzialo del gioco democratico >. Critica Sociale non dice di.verso. Secondo la rivista che fu di Turati, tre fattori, tra i quali abbiamo la sor– presa di non trovare l'impegno del partito nell'azione e nello lotte, tre fattori hanno spinto il PSI sulla scena po• litica come protagonista: « la di$truzione del margine de– mocratico denunciata dalle ultime elezioni politiche, il fal– limento della missione (sic!). postasi dai socialdemoc.raticì a Palazzo Barberini e la decadenza del PC rivelata dalle elezioni di fabbrica>. Critica Soc.iale insiste al pari· di Nuova Repubblica sull11 crisi comunista; al pari di Nu.01;a Repubblica continua a considerare l'intesa politica coi CO· munisti come diametralmente antitetica all'intesa politica coi democratici; sempre in pieno accordo con Nuova Re– pubblica ha la bontà di escludere che « la rottura del patto (di unità d'àzione) debba avvenire pregiudizialmente >. Ma è pur sempre attorno al problema dei comunisti che queste frazioni dissidenti, anche quando non si pongono sul piano provocatorio dell'USI, raggiungono le posizioni reazionario. Per Codignola I '« allargamento del socialismo > altro non sarebbe che il· problema di assorbire « una parte dell'elettorato comunista>. Ora nessuno sa quali sposta• menti di forza all'interno stesso del movimento operaio possono determinare gli eventi in corso. Quello che a noi pare ovvio è che l'iniziativa socialista ha davanti a sè un vasto campo d'azione in mezzo agli operai ai contadini agli impiegati agli intellettuali alla crescente massa degli ope• ratori economici e delle attività terziarie e •che porre la di– latazione socialista in ·termini di àntag.onismo aj eotµ\lni• sti, è giì, avviarla s111la china che da Palazzo Bàrberini ha condotto la socialdemocrazia al punto in cni è, e che in cinque anni, dal '48 al '53 ha spappolato fino all'osso 1 partiti cosiddetti di democrazia laica a beneficio esclusivo della destra economica e della destra clericale. Benvenuto il concorso di chiunque intende secondaro il nostro sfor,10 costante di fare del PSI la guida del pro– letariato e del popolo nella lotta per la democrazia il so-. cialismo la pace. Ma purché sia chiaro che l'avversario è a destrn e non a sinistra e che noi non siamo alla ricorca di motivi di divisione 'o di concorrenza tra i lavoratori, ma alla ricerca di una piattaforma éomune al pi,, largo nu– mero possibile di italiani, per portare ·avanti la lotta domo• cratica in tutte le direzioni in tutti i campi, per conqui– stare e difendere lo liberti, democratiche e costituzionali, in esse ravvisando le armi migliori per opera.-e quella cho il compagno Basso, nel -già citato numero di Esprit chiama « lo sfondamento dello attuali· strutt11re >. E con Basso concludiamo che questa _è la chiave del problema. Mondo Operaio, 24 settembre 1955, n. JS) IL ·FINE COMUNE Caro Codignolo, tu hai ragione: bisogna riportare i socialisti di t11tlo lo troppe formazioni italiane, prima ancora che all'alter– .nativa socialista, su un piano di democrazia. E' perciò necessario ricordare al PSI - il nucleo più· notevole del socialismo 'italiano - che socialismo e demo– crazia sono rinonimi di libertà per tutti, anche por gli av– versari; e che ogni plauso degli stessi socialisti alle demo• crazie totalitario del tipo· sovietico - anche se questo banno partic~lari _meriti per i risultati sociali e scienti– fici -; è .controproducente, nel nostro paese, agli effetti nort solo d.i una alternativa socialista ma anche per la forma– zione di una sana democrazia. · . Al PSDI, inefficace membro cli una composita forma– <?ione pseudo centrista, ricorderem? che se l'anticomuni– sn~o potrà essere ;inteso quale motivo di m~todo dalla maggioranza degli italiani, non sarà compreso dalle classi iavoratrici se confuso con prov,·edimenti tendenti ad osta– ~olare il formarsi di una società di ;maggiore ·e· miglior& apertura economico-sociale. E alle formazioni socialiste minori - come i'USI e UP - diremo di tentare un loro incontro per pr.,imero insieme sulle formazioni socialiste maggiori e spingerle ad una intesa tale da dar serio motivo per una alternativa democratica senza aggettivi. Mi pare invece, caro Codignola, che le fo1·mazioni so– cialiste del nostro paese abbiano lo sfrenato desiderio di ma,rciare in ordine sparso e, peggio ancora, di avere la presunzione, ciascuna per suo conto, di sentirsi la sola espressione di veritù socialista. Ho perciò la convinzione che i responsabili del vuoto che si è formato al centro della vita politica italiana, vuoto èhe porta seco tuttj i guai di un regìme di scarsis– sima democrazia, siamo proprio noi sociali~ti. Anche a& poi ci dilettiamo, ciascuno per nostro conto, ad incolpar& in totàlitarismo comunista o l'integralismo cattolico o il risorgere delle destre. _ Mi pare che abbiamo il dovere di porci alcuni quesiti. E' possibile, nel 'moménto, ·un· governo socialisti in Italia! Obiettivamente no. E' possibile addivenire ad une. formazione unitaria del socialismo italiano·? Sarebbe desi– derabile - è quanto! - ma non è attuabile per tanti mo– tivi che è vano enunciare. Possono i socialisti italiani avere almeno il fine comune di dar vita ad una miglior& democrazia secondo lo spirito ·della Costituzione! Mi pa• re di si: 1 I),. condizione che cessi da parte di tutti il malvezzo aella polemica per la polemica e lo spirito fazioso che ani– ma un poco tutti i responsabili del·socialismo italiano. ·Pra poco gli Italiani saranno chiamati alle urne: Fors& i socialisti si presenteranno ancora in quattro distinto for– mazioni, come nel passato. Poi, nell'insuccesso, daranno colpe. agli altri. E continueranno da una parte a malediro il totalitarismo comunista e dall'altra a mormorare sul– l'integralismo cattolico e sul risorgere delle destre. Sa– ranno ancora acciecati dalla fazione e non si accorgeranno che i responsabili della sconfitta sono loro stessi. Eppure, chiedo solo di presentarci agli italiani in una vasta alleanza socialista capace finalmente di non servire da sgabello ad altre formazioni politiche e -col preciso• scopo di potere offrire .- in condizioni particolari e con condizioni particolari - la nostra collaborazione ad altre forze democratiche per portare dal! a lettera alla realtà j nobili principi di larga démocrazia fissati nella nostra Co• stituzione. · ·, ,, Se poi su questa via avremo- l'appoggio di cer_ti co– munisti o di certi. cattolici, senza ·particolari contratti scritti, i socialisti ·non dovrebbero rimasticare i c,onsunti ed abusati anticomunismo ed anticlericalismo· che hanno, purtroppo, fatto il loro tempo ed il l oro dan no. :' . Credimi, caro Codignolil, il" tuo' aff.mo ' . • ·· . . ·ATTI LIO· ·PINZAUTI

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