Nuova Repubblica - anno III - n.29 - 25 settembre 1955
Bit 4 PROBLEMI DEL SINDACALISMO FABBRICHE E CASERME La lolla sindacale deve in questo momento essere di1·etta soprnttutto ad ottenere la libe1·tà 11elle aziende con la revisione dell'acco1·do per le C.r. Bisogna i111p~di1·e l'arbitrio nei licen– ziamenti e battersi perchè le vertenze non vengano trattate con organizzazioni di comodo A LL'INDOMAKI della scissione sindacale, mentre· tutta la vasta schiera dei massimi dirigenti si pr~oc– cupava attivamente cli assumere il controlb delle organizzazioni operaie, fu subito chiaro che non soltanto l'esigenza <lolla de1nocrazia nell'organizzazione e una fon– damentale cli,·ergenza sull'azione e sui fini della classe la,·oratrice avevano determinato la scissione, ma s;:,p!'at– tullo una ferma volanti, cli servire due scopi diversi. Due metodi infatti fanno qui storicamente fallimento: il p,·imo, quello cli aver legato per tanti anni la sorte del movimento operai•J alle alterne vicende dei partiti; il se– condo, quello di aver Tnantenuto l'ol'ganizzazione sinda– cale nella sfera d'influenza del governo. _Si può dfre che in ·questi ultimi anni solo parzial– mente e in modo assai indiretto i pr·oblemi che scaturi– scono dalle fabbr·iche hann·J trovato interessamento presso le grosse centrali sindacali; probabilmente, l'impostazione generica dei problemi sindacali è nata da una diagnosi sbagliata intorno alle possibilità di presa del movimento operaio sulla realtà sociale italiana. Ma a parte gli errori di fondo, di quanto i burocrati delle organizzazioni ope– raie, cui è atlidata la sorte del sindacalismo italiano, hanno favorito la 1·eazione padronale? L'azioné del padronato è stata logica e istintiva. Subito d·opo il 25 aprile 1945, lo stato d'animo dei lavo– mtor-i 1·irletteva la convinzione che bastasse picchiare po– derosi pugni sul tavolo per ottenere con vantaggio la so– luzione di una vertenza; ma se i capitalisti erano costretti a una politica di compromesso e temporeggiamento, la prospettiva storica ed economica doveva essere evidente ai sindacalisti. Il ciclo si è dunque svolto così: punto di partenza: ricostruzione; punto di arrivo: supersfrutta– mento, diminazi·one cli ogni libertà democratica all'interno della fabbl'ica. Le battaglie vinte dalla classe padronale si chiamano ridimensionan1ento, razionalizzazione e intensiricazione del processo lavorativo con conseguente ingrossamento del– l'esercito industriale cli riserva. L'aumento del numero dei clis-occupati è il più efficace elemento di compressione del sala l'io. Balza davanti agli occhi cli tutti ormai che, par– tendo dalla fabbrica, i gruppi monopolistici tendono ad S CRIVEVAMO, à proposito dell'accordo aziendale Fiat, che il· successo salariale ottenuto dalla ClSL e dalla UIL era più di forma che di sostanza, non essen– doYi dubbio che in un complesso industria le ove si la– Yor·a per il 90% a cottimo, il salario non è elemento fon– damentale della retribuzione operaia. Ogni epoca, in rela– zione all'evolve,·si e al progredire della tecnica e dell'or– ganizzazione del lavoro ha avuto i suoi problemi particolari. Così oggi, di fronte alla rivoluzione produttiva che l'auto– matizzazione e l'applicazione dell'energia atomica compor– tano, il salario, l'orario di lavoro, le provvidenze assisten– ziali - che furono conquiste d'ie.d - hanno perso parte del loro valore. Viviamo in un periodo di transizione in cui le contraddizioni, le difformità di sviluppo industriale t,·a azienda monopolistica e media e piccola azienda non ci lasciano scorgere con chiarezza quali nuovi metodi e quali nuoYe strutture sindacali siano da esperimentare per ade– guare la lotta dei lavoratori alle esigetlze dei nuovi pro– blemi. Sta di fatto che i sistemi di produzione vanno radi– cahnente trMformandosi e che l'uÒmo inserito nella tecnica automatica, è impiegato nelle lavorazioni per frazioni di tempo sempre più piccole, tanto che molte operazioni ine– renti alla produzione non richiedono nemmeno la. presenza della diretta attività umana. E 1·ispetto alle mansioni ma– nuali tipiche dell'operaio, vengono ad assumere preminente importanza quelle della direzione intermedia, dei tecnici, dei m,u·keting managets, sl che un maggior numero di per– sone viene ad essere apparentemente immesso nei quadri direzionali. Va detto anche che la piccola e media imp,·esa - anche se non si vuol parlare di quella artigianale - non potendo 1·egge1·e allo srorzo finanziario dell'ammodernamento auto– matico, è destinata - e non in molti anni - a scomparire: è facile arguire allora che l'intera economia verrà con– trollata dai soli e pochi complessi monopolistici, destinati, nella fase dell'automation, a divenire gli ei:ecli universali della produzione. Naturalmente, i profitti di questi ultimi continueranno ad aumentare. E già oggi abbiamo questa situazione: da una parte, i monopoli (la FIAT, la Monte– catini, la Edison, la SNIA) stanno realizzando profitti enormi; dall'altra, le aziende di proporzioni modeste lan– g_uono in condizioni finanzia1·ie non di rado disperate, non nuscendo .a proclune a bassi costi unitari. Il problema che sta di fronte alla classe lavoratrice è dunque ben più ampio e complesso cli quello ciel salario. Le asiende automatizzate o in avanzata fase di automatiz– ~azione stan~o appl'.car:do la teoria del « taglio dei tempi», 1mponenclo ai propn dipendenti cli produrre di più, in pari tempo e con pari retribuzione. La ragione di un simile feno– meno ci viene spiegata da un giornale finanziario ciel norù, nel suo commento al congresso, convocato propl'io in accentrare sernpre più nelle proprie mani il potere poli– tico e il comando della vita nazionale riducendo ullerior– ment,e i n1al'gini democratici. èi•ovandosi doll'elevato nu– mero cli disoccupati è fàcile la discriminazione politica e il 1·icatto. La paur-a della disoccupazione fìacca la volontà · cli lotta del laYoratore, che accetta la condizione di su– per. fruttato. I coefficienti n1assimi iorniti clAlle organizzazi·0ni sin– dacali alla r·iuscita di questa azione sono: la scissione sin– dacale; la burocrazia e il carriè1i·n10; i finanziamenti extra-sindacali; l'a111ericanisn10, l'antiamel'icanisn10 e le vaste lotte prive di contenuto sindacale che hanno logo– rato la rl)sistenza operaia; infine tutt·o ciò che ha gene– rato il sospetto fra due laYoratori chini sulla stessa mac– china, un ili nello sforzo del lavoro quotidiano, ma di,·isi, e tnlvolta quasi fatti nemici dal possesso di tessere Ein– dacali di clive1·so colore. Oggi le organizzazioni sindacali, anziché valutare gli enori commessi nel passato, si mettono a profetare. Della CISL e della UIL il vaticinio è questo: « Pacificate le aziende, estromessi i comunisti e la CGIL dalle fab– briche, il movimento operaio riconquisterà le p;isizioni perdute». Crediamo inutile soffermarci a dimostrare l'ar– bitrarietà· di questa tesi, sostenuta probabilmente eenza li:. convinzione della generosità cli un padrone instamatore delle relazioni umane, propugnatore clell'uom;i macchina taylorista. La lotta contro il movimento operaio verrà al contrnrio ancor più appesantita, per ritornare - attra– verso le dottrine produttivistiche che . UIL e CISL s;ino costrette a subir·e - al « buon cor·porativismo > dei fiduciari di fabbrica e dei gerarchi. La profezia della CGlL si fonda invece sulla spe– ranza che dalla distensione internazionale, e quindi dagli eventuali scambi commerciali con l'Orie11te eut·opeo o con la Cina, scaturisca la possibilità cli un parziale riassorbi– mento della mano c1·opera disoccupata, e si aprn quindi la « distensi·one nelle fabbriche». D.iceva, alcuni giorni or sono,· l'onorevole Foà, segre– tar-io nazionale della FIOM, che la CGIL èhiamel'à i lavoratori italiani a lottare per l'apertura dei commerci con l'Oriente. Se « por J,i superiori esigenze dello sviluppo economico nazionale», come sostiene la CGIL, tutto ciò I LA vo·Ro E SINDACATI I L' «AUTOMATION» questi giorni a Strnsa, dalla Montecatini, sull'automat-ion: < La. nozione stessa di costo per unità di produzione va riveduta in un regin1e di autornation, in quanto occone tener presente - come già avviene per l'industria petroli– fera - che ciò che veramente conta è il costo del tempo di 1n·odt_tzione riferito ad nna data capacità produttiva~– Dal che si desume che l'automatizzazione diminuir,, di molto i costi del tempo, mettendo la produzione in grado di valersi di un nurnero minore di operai che possano pro– durre in < frazioni di tempo> diminuite. E' e,·idente che di fronte a tali problemi i sindacati debbono approntare nuovi metodi e strutture ridimensionate. E' difficile, in teoria, essere contro il principio di una maggiore produzione, e, di conseguenza, nemmeno contro il principio ciel « taglio dei tempi>. Gli è che ciò deve comportare, nel campo operaio, un livello di guadagni conispondenti ai profitti, un più elevato tenore di vita e maggior disponibilità di tempo libero. Se l'automation, a prescindere dalle considerazioni politiche sull'accentramento monopolistico dei capitali che le è connaturato si riflette i~ un concreto progresso delle condizioni di Yita generali, viene ad assumere un significato umano e sociale, oltre la freddezza ciel suo tecnicismo; altrimenti è destinata ad ·essere strumento di abbrutimento individuale e ad ina– spri,:e, ?ltre ogni limite di equilibrio anche instabile, i rap– porti eh classe, Questo è il punto dolla quesUone. Per ora, nonostante le teorie pseudoscienti6che sulla produttivitii e sulle hwnan relations che possono giusti– lìcare da un punto di vista corporativo gli incontri tra cat– tolici e capitalisti, non pare che i grandi industriali siano disposti a porsi su un piano di comprensione e di minor sfruttamento. Anzi, le nuo,·e tecniche paiono destinate ad avere una funzione d'incremento dei profitti, mediante forme di sfruttamento «tecnicamente» più perfette. E' f~rse_ !roppo presto per poter esprimere, in proposito, un g1u~1z1? assoluto. Ma, per ora, tutto lascia scorgere che, anztehe ad un superamento della lotta cli classe, si perve,-rà ad un suo inasprimento. Certamente - almeno sino a questo momento - è imperdonabile errore ritenere, come è avvenuto alla FJAT, che siano possibili durature e sostanziali conquiste senza la lotta operaia. Le conquiste cli questo tipo possono essere (77) nuova repubblica è _necessa1:io, qu~sta nec~ssità i partiti della classe ope– raia e gli uornrn, della stessa CGIL potranno e do– n-ann.o sostenerla S\rlla stampa politica e in Parlamento. ~[a a che varrebbero i commerci con la Cina se ri1nanesse jmmutala, o peggio, nelle fabbriche la r<"pressio11e anti. op~rnia? Per beneficiare della nuova sihrnzi·;ine, ossia della « distensione>, la classe oper·aia deYe Yincere la sua bat– taglia nella /abbr·ica, sul t~r..-eno dei concreti pl'Oblemi aziendali eia cui deriva la minaccia alla libet·tà cli tutti. Un industriale tessile, un fabbricante cli scarpe di Yige,·ano, iniziando a commerciare con la Cina, cesserà. pe,· q_uesto cli supersfmtlare le· donne impiegate nella sua Jabbr1ca? Cessera11no le discrjmi11azioni, i 1·icatti, il taalio dei tempi, là cleclassificazione e J'im-io al « con fin•;:, 0 di fabbrica > degli operai che prof~ssano idee avrnrse al pa– _drone? Cesseranno i licenziamenti dei rnernbri delle CI, le sciagure mortali dovute al super·sfrultamento? E le aziende IRI cesseranno cli Yiolare sistematicamente il didtto di sciopero coi cosiddetti « pr·erni d'interessa– mento»? In una parola, tomeranno !_e fabbriche ad es– sern fabbriche e non èa.-erme? Giunti a questo punto sottoponiamo all'attenzione di quanti hann·o a cuore la sorte. cl.e! movimento operaio ita– liano e al giudizio dei lavoratori il nostro punto cli vista: la lotta sindacale deve or·a essere esclusi\'amente diretta alla soluzione del problema fondamentale: la libertà nelle aziende. Occorre ottenere la revisione delÌ'accordo per le commissioni interne (potendo i pacl,·oni Y:dersi dell'at– tuale forn1ulazione equh·oca e g()nerjca di alcuni artico)i fondamentali - come gli artt. 3, 10, 13 - per preclu– dere ogni libertii alle CrJ; ristabilire nella fabbrica il pJ·incipio della libertà politica e sindacale; impedire l'ar– bitrio nei licenziamenti; ollenere che i « premi d'interes– sArnento >, ora jn funzione anti-sciopero, ca1ubino deno– minazione e siano estesi a tutti; batter·si perché le solu• zioni di vertenze contrattuali e salariali a,·yengan.:, me– diante acco,·di con .le C[ e non separatamente fra indu– st,·ia li e organi1.zazioni ·sindacali « di comodo» .. Per il raggiungimento di questi e altri obieltid noi pr·oponiamo un'azione che parta dalla yoJontà autonoma degli operai, dalla loro capacitii di lotta che si fonda sulla conoscenza dei pr·oblemi, ·ull'affinità degli internssi, sulla ribellione alla oomune quotidiana soffe1·enza. Questa lotta clonebbe essere espr·essa con formule nuove, dalla fabb,·ica al complesso aziendale, e eia questo alla categoria e al Paese. La riscossa non può parti,·e che dalle fabbt·iche, cioè dalle posizioni direttamente attac– cate, e non può essei-e che opera diretta elci lavoratori che megli·0 (li tutti conoscono i punti deboli ciel padrone e i metodi applicati dal tirannello locale e dai subi «bravi». Alla C.lSL e alla UJ.L, che tendono a risolvere ogni problema ai vertici con Je blandizie, non chiediamo nulla; alla CQIL chiediamo che il suo apparato buro• cratico non intervenga, ancora una \'Olta, a frustrare ogni possibilitì, cli succ~sso. PIERO BIANCONI circoscritte nei limiti di un episodio piac·ovole per coloro che hanno il compito di dimostrare la \'alità delle nuove concezioni n~·oduttivistiche. Ma niente di pi/1. Minor lavol'O e inaggior guadagno: ecco il fine p1·ecipno cui i nuovi fJhten1i dovrebbero consentÌl'e ai lavoratori di pervenire. Ed è strano che sia proprio la CGIL, esclusa dall'accordo di Torino, a prospettare all'azione sindacale obbiettivi diversi da quelli tradi,ionali. Alla RlV, alla FIAT, alla Olivetti sta impostando la riYenclica'l.ione delle 3G 01·esettimanali di lavoro a pari salario, cioè delle cinque giornate lavorative. La rivendicazione non fa che 1·icalcare ciò che i lavoratori hanno da molto tempo ottenuto in America e in Inghil– tena e si inquadra nelle fìnalità sociali della dottrina della «produttività>. D'altra parte è giusto che all'operaio cui viene_ richiesto un maggior sforzo fìsico ed una mag~iore tensione psichica, sia concessa corrispondentemente una maggiore quantità di tempo per il suo riposo e per i suoi svaghi. Richiesta, quindi, coerente, moderna, che non dovrebbe tardare a riscuotere i consensi della CISL e della UlL, sostenitrici delle human relations nell'industria. Far previsioni sull'esito di una simile rivendicazione non ci è consentito. Certo essa segna una svolta nel metodo sindacale fin qui seguito che tende ad adeguarsi - ? avrel?be dovuto farlo eia molto tempo - al progre·sso 1ndustnale che sta operando quella trastormazione dei ?anoni della produzione di cui si diceva. La cosa ha più importanza politica. che sindacale, anche se, in questo momento, riguarda dal lato pratico solo Je organizzazioni dei lavoratori. MOTORI POMPE VENTILATORI FRANCO VERRA ARZIGNANO
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy