Nuova Repubblica - anno III - n. 26 - 4 settembre 1955

Bi ,4 L' A P P R E N D I S T-A T O EDILE ASSENZA DEISINDACATI In Italia i corsi di formazione professionale-non ottengono nessun ris_ultato effet– tivo. Preparare un giovane ad una professione non significa insegnargli le quaUro operazioni o a leggere e scrivere : questi so_no compiti dell'istruzione elementare. Si tt·atta' di far frequentare ai giovani apprendisti un vero e proprio tirocinio professionale sul liwgo di lavoro, così come avviene in Svizzera L E CATEGORIE PROFESSIONALI, dopo l'ap'prova– zione della legge l!) gennaio 1!)55, n, 25 per la disciplina dell'apprendistato, ,si sono date eia· fare per chiarire, ognnna per suo conto, i punti oscuri. Per l'edilizia' ben poco è dato sapere, Eppure « entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge con decreto del P1·esidente della Repubblica, su proposta ciel llfi'nistero del Lavoro e cle!J-a Previdenza· Sociale, sentito il Consiglio di Stato, saranno emanate norme per l'appli-. cazione della presente legge». E' praticamente applicabile tale legge all'edilizia? F1·ancan1ente, se non interviene un ·adeguato ·regolan1ento, ben poco vi è eia sperare. . ' Al titolo V, art. 16 sulla formazione professionale leggiamo: « La formazione professionale dell'apprendista si attua mediante l'addestramento pratico e l'insegnamento complementare, L'addestramento pratico ha il fine di far acquistare all'apprendista la r-ichiesta abilità nel lavoro al quale deve essere avviato, mediante graduale applicazione ad esso, L'insegnamento complementare ha lo scopo· cli con[e1·ire all'apprendista le nozion_i teoriche indispensabili all'acqnisizione della piena capacità professionale. 1 pro– grammi· per l'insegnatnento con1pleinentare dovranno uri_i• forn1arsi'alle 'nornie generali che saratlno emanate dal A1ini. stero ciel Lavoro e della Previdenza Sociale, cli· concerto con il Ministero della Pubblica Istruzione, sentiti i Mini– stel'i delÌ'inclustria e della agricoltura e foreste». Prelirninannenle dobbiamo ,chiederci: in un progrmnn1a cli lorì1-1azioneprofessionale regolato dai contratti collettivi cli' lavoro stipuÌati da datori di lavoro e lavoratori, perèhè non sentire ·anche queste ultime organizzazioni? Cosa sta– vano facendo gli on. Di Vittorio e PastÒre quando la legge è stata approvata? Forse ad essi non interessa la formula– zione dei program;ni? Chi scorre i diversi contratti di lavÒro per l'edili;.,:;ia stipulati in questi anni sì accorgerà che, sostanzialmente, nulla è stato cambiato, Le organizzazioni sindacali dei lavoratol'i, in materia cli formazione profes– sionale; si interessano esclusivamente per l'organizzazione dei corsi professionali e, considerato che nessun intervento è nrnì stato J)romosso contro certi siste111ì, sì ·può affermare che l' argoment-o in,teressa solo a fini propagandistici e cli proselitismo. Ritornando alla -legge sull'apprendistato, vediamo cli fal'ci un'idea sulle due fasi della formazione professionale edile: a), addestramento 1>ratico; b) insegnamento comple- 111entare. L'addestramento pratico deve essere impa,-tito nelle i,nprese, nel co~so ciel normale rapporto cli lavoro di ap– prendistato. Nelle « conclusi9ni » al rapporto su « La formazione professionale dei giovani nell'industria delle costrnzioni dei paesi membri ciel Consiglio cli Europa», redatto a seguito dell'inchiesta effettuata dalla Feclernzione Centrale della industria tedesca delle costruzioni sotto la direzione clel– J'ing. Kmt Schiffers, leggiamo: « L'experience apprencl toutefois que !es apprentis ne reçoivent pas toujours nne formation individuelle suffisante, soit clu fait que les chefs de chantier et contremaitres · n'ont pas cl'aptitucles pécla– 'gogiques, soit clu fait du manque de travaux instrnctifs à ef'fectuer ». Si pone la scelta:_ o, come afferma la legge, l'apprnndistato edile viene svolto nelle aziende, oppure nelle aziende non è possibile dare una formazione profes– sionale sufficiente. Personalmente sono per la tesi sostenuta dalla citata inchiesta. (A parte l'esperienza personale, lp documentano le iniziative degli Stati a noi confinanti, Francia e' Sviz– zera). Tirocinio aziendale integrato da corsi professionali, ma -non esclusivamente teorici. Il mantenimento dell'at– tnale regolamentazione dei corsi normali è forse la solu- zione rniglio)"e. · Esiste poi la necessità cli trovare un equilibrio tra , quanto prevede l'art. 10 della legge sull'apprendistato e sul– l'ora1'ÌO cli lavoro delJ'apprenclista (il quale non può supe– mre le 8 ore giornaliere e le 44 sett-imanali) e la situazione di fatto esistente. Il contratto nazionale collettivo cli lavoro rimanda alJe norme cli legge, con le eccezioni e le deroghe relative. Una di tali deroghe è rappresentata dalla possibilità per il lavo– ratore cli fare un orario superiore alle 8 ore giornaliere per un dato periodo dell'anno. Questo avviene beninteso nelle zone in cui l'attività edilizia ha carattere stagionale, pe,· cui le gio1·nate lavorative dell'operaio rappresenta.no il minimq indispensabile -per guadagnare di che vivere. · In taluni casi la differenza tra le 44 ore settimanali consentite all'apprendista e le 60 ore possibili per il lavo– ratore qualificato mettono l'azienda in condizioni di dover a.Uontanare per ben 16 ore il giovane dall'attività lavora– tiva. Questo giovane perderebbe 16 ore settimanali di ·pra• tica di mestiere e la sna inattività aumenterebbe durante ·il periodo invernale, generalmente cli stasi. Una. soluzione possibile potrebbe essere quella di con– sentfre a-1giovane, durante la stagione lavorat,va., di pre• stare la sua opera nell'impresa per l'orario completo di lavoro, obbligandolo alla frequenza dei corsi corn,plementari cimante la stagione invernale (periodo novembre-marzo). · Per le zone in cui l'attività edile è possibile tutto l'anno, per lo stesso periodo gli apprendisti potrebbero lasciare l'impresa per frequentare i corsi, Le aziende orga• nizzeranno i loro programmi cli lavoro tenendo presente l'assen7,a degli apprendisti, ed i giovani potranno essere seguiti nella loro fonnazio'ne; si potrà inoltre controllare se nelle aziende i giovani fanno effettivamente gli appren– .clisti o i manovali. Nuove idee? Nessun uovo cli Colombo. Si tratta sol– tanto dell'impostazione data nella vicina Svizzera al pro– blema della formazione delle maestranze edili. In lsvi7,zera un giovane che i'ntende avviarsi all'edilizia frequenta alla età cli 14 anni un corso cli preparazione (propedeutico), Terminato tale corso viene assunto e· clenun• ciato quale apprendista, e presta la sua opera come tale in una qualsiasi impresa. Alla fine della stagione lavora– tiva frequenta un ,secondo corso ove viene corretto delle eventuali cattive « abitudini» acquisite nella pratica di cantiere, e la sua formazione viene, sviluppata. Segue una seconda stagione lavorativa. A questa un terzo corso - finale - dopo ciel quale presta ancora la sua attività nella impresa. Alla fine ciel suo tirocinio ha al suo attivo: 3 corsi professionali e 3 stagioni la.vorative alle clipenden~e cli terzi: ha raggiunto nel frattempo l'età di 17 anni, pre• vista per la qualifica professionale. Nell'impostazione dell'apprendistato sopra esposta, non è poi da trascurare il corso propedeutico o di prea.ppren– clistato. Tale corso in Italia è impossibile fino al giorno in cui tutti i giovani non saranno -in grado di compÌetare la. loro istrnzione elementare fino al 14.o anno di età. Prepa– rare un giovane ad una data proJessione no!l significa, a mio avviso, insegnargli Je quattro operazioni, oppure a leggere e scrivere; tanto meno, con1e avviene, a tenere una penna in mano. Questi sono compiti clell~ scuolà elementare.· H O DAVANTI a me una tabella salariale per gli ad– detti all'industria edile cli una provincia del Veneto. In essa tro;o: Ope,-ai specializzati: superiori ai 20 anni; dai_ .I.§ ai 20 anni; dai 16 ai 18 anni. Operai qualificati:. supetfori ai 20 anni; dai 18 ai 20 anni; cl.ai 16 ai 18 anni; sotto i 16 anni. Che in pratica sia possibile trovare operai qualificàti cli età superior,e ai 18 anni sono d'accorcio, ma che per la strada si, possaq_o trovare operai specializzati di età com:.._ presa tra i 16 e 18 anni, tra i 18 e 20 anni, e operai qua– lificati sotto i 18 .anni e sotto i 16 anni, non posso essere d'accordo. Il contratto cli lavoro infatti mi insegna che: « Può essere assunto come apprendista, con comunicazione scritta che precisi che l'assunzione è stata effettuata nella qualità cli apprendista, chi abbia compiuto i 14 anni, ma non oltre– passato i ·18 anni di- età» (art: 53 lettera b), Alla lettern c) dello stesso articolo si concorda: « La durata del periodo di tirocinio è stabilita in tre anni ad esclusione degli addetti ai lavori di decorazione, ecc, ». Rimane pacifico che per tre anni - fino al· 17 .o anno - non è possibile acquisire una qualifica professio-, nale. Perchè dunque regolare delle tariffe per quello che non esiste? La lettera g) - trattamento economico - è un vero poema: « La paga base iniziale dell'apprendista sarà quella del manovale comune dell'età corrispondente, con la ridu- zione ciel 10 per cento, , « Durrinte il tirocinio, trascorso il priino sen1estre, sa• ranno conisposti agli apprendisti aumenti semestrali. Cia• scuno di tali aumenti sarà, per gli apprendisti opera.i quali• fica.ti pitto1·i, decoratori, verniciatori, stuccatori e mosai– cisti, pari AD UN OTTAVO DELLA DIFFERENZA fra la paga del qualificato e quella iniziale, e per gli -appren– disti operai qualificati degli altri mestieri pari AD UN SESTO della stessa differenza». Nella determinazione della, paga dell'apprendista, si concorda sulla base della paga del « manovale comune del-. l'età corrispondente»; per gli aumenti semestrali ci si limita al «qualificato» senza determinazione di età. Da questo il caos, le vertenze, l'ostilità verso l'assunzione <li apprendisti. Le condizioni d'impiego ed i salari in Inghilterra sta• biliti dal Comitato Nazionale per l'Industria delle Costru• zioni, risultano dallo specchietto che qui sotto rip1·odu– ciamo. Percentuale in rap/)Orto al sallwio dell'operaio quali- fìcato: i apprendista di 15 anni 25% » » 16 » 33,3% » » 17 » 50% » ) 18 » 62,5% » » 19 > 75% » » 20 » 87,5% E' tanto difficile, in Italia, un sistema del genere? (74) nuova repubblica Non ci si vuol convincere che disgraziatamente il lavo• ratore italiano, che deve poter fare i suoi conti senza ricor• rere alle organizzazioni sindacali, nella stragrande mag– gioranza dei ca?i arriva a fare le quattro operazioni e non è in grado cli calcolare «ottavi» e «sesti». Non è possibile trovare q\lalche· formuli:i; più accèssi- bile a tutti? · · . ' Ta)e 'formula pu'ò clecisamenté aiilt;re' nell'i;nposta• zione organica del problema generale dell'apprendistato. Rendere più caotica la materia significa ostacolare e neu• tralizzare la buona volontà esistente. Noi italiani invidiamo il benessere dei lavoratori inglesi e vonemrrio tanto farlo nostro. Non invidiamo però soltanto il loro salario, invidiamo anche quanto aiuta a far loro percepire remunerazioni superiori alle nostre. Se vogliamo un regolamento che consenta la effettiva immissione degli app,•enclisti nelle aziende, ·su questo punto , le organizzazioni sindacali dovranno decidere: o. sempli– ficare o ostacolare. Non si può ignorare, nell'impostazione ciel regolamento previsto all'art. 30 della legge l!) gennaio 1955, n. 25 che la parte economica dovuta ai lavoratori anche per le ore di insegnamento complen1entare, se non è chiaramente im-– postata, non troverà le categorie professionali d'accorcio. Regolare il trattamento economico è difficile, nessuno vuole sottovalutarn la difficoltà, d'altra parte non si può negare che senza una completa impostazione ciel tutto non sì airi,-erà a nulla. AURO LENCI 11- LETTERE AL DIHETTORE Il 'NIENTE MEGLIO TRIESTE, agosto Caro dfrettore, in questi giorni, l'Istria nord occidenta.Je costituente la zona B ciel Territorio Libero di Trieste, viene abbandonata eia quasi tutta la popolazione italiana, che ancora vi era rimasta, con una progressione créscente che t'aggiungerà ir suo acme verso la fine di settembre, Questi italiani, che clall'8 ottobre 1953 sono come con– dannati ad una forma di domicilio coatto per la rigidezza eccessiva delle autorità jugoslave, speravano che entro i termini stabiliti dall'art. 7 ciel Memorandum d'Intesa, Ita– lia e Jugoslavia si fossem decise a regolare il traffico fra · le due zone. E si deve ammettere che nel ·nuovo clii:nà _stabilitosi nei rapporti tra le due nazioni la Commissione mista, che teneva le sue riunioni a Udine, aveva predi 0 sposto un accordo che non esiteremo a dichiarare_ sodcli• sfacente. Con esso gli abitanti della zona B ·e quelli delb. zona A avrebbero· avuto dei permessi per poter liberamen– te recarsi nell'altra zona quattro volte al mese. Tale accÒrdo poteva dare dei buoni frutti, se, attuato con sollecitudine. Le popolazi'oni della zona B si sarebbero accontentate di rimanere nelle proprie cittadine e conti- - nuare le proprie attività piuttosto che abbanclo'nare tutto per venire in Italia e finire generalmente nei campi di rac• colta. Ma esse si sentono abbandonate a.Ila mercé delle autorità jugoslave, tanto più che ora, prima della scadenza ciel termine cfel 5 ottobre 1!)55 entro il quale devono sce• glìere tra il rimanere e il venirsene via, ottengon0 con molte difficoltà il permesso di uscita dalla zona, Tutti co~ loro con cui ho parlato sono stati concordi nel dirmi che se ci fosse stata anche una sola lontana spèranza che que• sto accordo sarebbe arrivato in porto, essi non" avrebbero abbandonato le loro case. A Capodistria, Pirano, Isola, Buie, Umago e negli al– tri piccoli centri della zona B, ogni giorno, si caricano ca– mions cli masserizie cli gente che abbandona la propria casa sen~a alcuna speranza cli ritorno. Si calcola che dei 42.000 italiani, sui 60,000 abitanti della zona B, ne rimar• ranno sì e no, dopo il 5 ottobre, 3000. Le speranze che si adclivénisse ad un accordo sono state frustrate <;la un imperativo: « Meglio niente» edito• riale pubblicato dal settimanale DC di Ti-ieste. Non a caso dai primi giorni cli aprile, subito dopo la presa cli posizio• ne della DC triestina su questioni che venivano trattate sotto l'assoluto riserbo dalle due delegazioni, il numero delle domande di esodo si è settimanalmente più che tri• plicato. E' su questa base che agisce anche in--loco - dove - maggiori dovrebbero essere le preoccupazioni ed il senso di responsabilità - il partito cli maggioranza, capace· come· sempre di anelare a R<lma ad elemosinare posti, incarichi e- figuracce. Domani, quando, accanto !lgli · errori di dieci anni cli poli~ica estera democristiana, si accerteranno· ·Ie responsabilità storiche della disastrosa condizione in cui· gli istriani hanno abbandonato le loro terre e le cause che hanno ritardato la 1·egolamentazione dei -rapporti italo• jugoslavi, anche quest'ultima forma di sotto_go,,erno avrà il suo peso. Corclialmen te, tuo '.Alberto llertl

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