Nuova Repubblica - anno III - n. 25 - 28 agosto 1955
Bl senza riuscire a sviJuppare non dicia1no un'ideologia n1a neppure 1111 proprio programma politico. Ciò è collfermat~ dalla politica seguita nei ,·ari Lander, dove il BHE oon ha pr~giudiziali di alleanze e sostiene ora l'uno ora l'altro dei gra11cli partiti, con assoluts,, spregiudicatezza ideologica e altrettanto opportunismo. . I>oco prima delle elezioni federa] i del '53 iI BIIE, nel tentativo cli superare il ,·izio d'origine dei limiti ·di catego- 1·ia, assu111eva il nome cli CESAMTDEUTSCHER BLOCE/ BHE, e si p.roclama va « partito né di destra né di sinistra », partito ciel clil'itto, dei diritti degli individui e elci popoli», con il proposito di sérvil'e « t11tto il popolo » e di interes– sare tutti i tedeschi alle questioni dei profughi. Le elezioni ùel 'u3 non conformarono la fiduciosa attesa di Kraft; il GB/DJ-m ebbe poco pii, cli un milione e mezzo di voti e 27 seg~i al Bundestag. Secondo una rece11te indagine so– ciologica il BUE non rappresenta clunqlle ,che un terzo soltanto cli tutti i rifugiati tedeschi. Ma dati elettorali più recenti mostrnno che le fortune del BUE sono sulla via di 1111 ullcriore e forse definitirn declino. Nello elezioni regio. nali e comunali dell'aprile scorso, rispettivamente in ~ssa Sassonia e nello Schleswig-Holstein, in due regioni qumcli particolarmente fin-01·evoli al BIIE, esso ba•pe,;duto t.ra il 4 e il G pe1· cento dei voti rispetto alle elezioni precedenti, Oberliinder ha giustificato le sue dimissioni accusando la: direzione del partito di svolgere unn politica egoistica a difesa di una parte soltanto dei profnghi e non di tutti i dannegginti della guerra. Ma il passaggio dei dissidenti al gruppo democratico-cristiano viene interpretato in base a conside.,·,w,ioni personalistiche, come un tentativo pe.r assi– cura i·si 11 na certa posizione nel partito più [orto, in previ– sione cli uno sfaldamento completo del :pa1-tito, che alle prossime elezioni rischierebbe di non conquistal'e neppure nn seggio al Bttnàestag qualora non riuscisse a rnccogliere il 5 per cento dei voti. TI problema dei profughi, se per n,olli V<:'rsi è ·emvl'e aperto, non rapprosenta pil.1 nna buona specnlf1zione politica. I\IARTI, FISCHER * B I B I UN VIAGGlO A KIBlJTZIA A UCUSTI.N SOUCHY, autore cli quesfopera (Un viaggio a Kibu.tzia, Mexico; 1954), è di origine tedesca. Giovanissimo militò nel movimento 11nar– chico, fcco parte del Freie Al'beiler Union Dentchland ( Libera Unione ted<>sca dei lavoratori), e fu per mol– ti ann, redattore del Syndacalist di Berlino. Nel 1920 assisté al secondo Congresso Internazionale Comunista e pubblicò « Come vive il contadino e il lavoratore in Russia e in Ucraina?>, opera assai impo1·tante, e una delle prime che svolgo 1111 esame c.-itico sulla situazione e sulle condi– zioni dei lavoratori in Russia. Nel 1922 fondò a Berlino l'A11' (Associazione Intemazionale dei lavorato,·i). Nel 1933, costl'etto a lasciare la Germania, si stabilisce a Pa– rigi. Nel '3G partecipa attivamente alla rivoluzione spa• gnola e organizza gli aiuti francesi. Alln fine della rivo– Jnzione, è costretto a chiedere nuovamente asilo alla Fran– ~ia, donde fuggirà, al momento doll'occnpazione · tedesca, per rifugia1·si nel Messico. Il viaggio in Palestina del Soucby è ciel 1902. In que– sto paese si sta svolgendo da alcuni a.nni un esperimento di primordiale irnportanz,i: i IGbutzi. Soucliy ba visto e vissuto l'<-sperienza dei «soviet> in Russia, ne ha visto e seguito lo sviluppo e il tramontò; ha seguito e vissnto giorno pe1·giomo la grande esperienza della rivoluzione spa– gnola. rivoluzione con caratteristiche speciali, dove, più che il movinoento politico è il movimento operaio che prende l'iniziativa rivoluzionaria: ·fu infatti la CNT, il grande or– ganismo operaio, a promuo,;ere le famose collettivizzazioni. Queste furono un esperimento, molto lontano e diverso dal comunismo di stato russo, e i Kibutzi hanno molti punti cli contatto con esse. Il tentativo che si sta svolgendo in Palestin.a è doppiamente interessante, in quanto si attua in couclizioni particolari, in un paese cioè dove si sono get– tate e si stanno gettando ex novo. le radici della vita. So11chy ha attraversato la Palestina da Te! Aviv a. Gerusalemme e dalla frontiera della· Sii'ia al deserto del Neguev, ferman– dosi nelle collettività agricole, studiandone lo spirito, la rngionc d'essere, il modo di operare e le fìnalità. Egli con– sidera le collettfrit,, agricole il fattore pii, importante del dinamico paese: senza Ji èsse forse oggi non esisterebbe Israele . .L'A, esamina in dettaglio i clh·ersi tipi di collet– tività, soffermandosi particolarmente su quelle funzionanti col sistemtt dello scambio e senza impiego di denari, come quella cli « Knutsa >, collettività basata sui princìpi del socittlismo, secondo i quali, dirà uno dei suoi animatori, « ognuno lavora in conformità alle proprie possibilità, con il diritto cli consumare secondo le proprio necessità». L'esperienza palestinese è la conclusione di un lungo ciclo. L'economia capitalistica ha mggiunto un progresso mate,·iale grandioso, ma, nonostante la ricchezza quoti– diana creata, gran parte dell'umanità, se non la maggior parte, vive ancora nella miseria. Il che prova che il si– stema del le impr ese private non adempie alle esigenze di giustizia socia.le. D'altra parte sappiamo che in 1111 regime di collettivismo statale le libertà individuali sono soppresse, per il cittadino nel campo politico, come per l'operaio in quello economico. La pratica ha dimostrato che lo Stato, sostituitosi all'imprqsario pi-ivato, è in molti casi più di– spotico di esso. Per queste ragioni il collettivismo statale ha assestato un duro colpo al movimento di emancipa- ',itùtiiairepubblita MANN Fii DUE SEC l di ENZO COLLOTTl, D TNANZJ ALLA TUM13A cli Thomas Mann non s' voi-rebbe ,·ipctere sul grande scrittore co~e già rlelte e ridette e diventate quasi luogo comune. Eppure prop,·io il rischio inevitabile di cadere nell'ovvio, che accom– pagna il ricordo del grande scomparso, significa che già da molto tempo l'opei-a cli Thomas Mann occupa un posto sicuro, particolare e preminente nella storia culturale e intellettnale ciel nostro secolo. Con questo scrittore, che fino all'ultimo ha tenuto vivo intol'llo alla sua opera l'in– teresse con il quale si attendono le grandi novitìi, pt1l' rima– nendo fedele per p·ii, di mezze, secolo al suo credo di al'tista e di uomo legato al pl'oprio tempo, scompare uno dei più alti spiriti espressi nell'ulLimo cinquantennio dalla vec~hia Europa e .)'ultimo erede della migliore tradizione umani– stica della Germania mocrema. La grandezza cli Tbomas Maon si rjvoleri, probqbil– mente sempre più nella mirabile àr'monia con la quale seppe unire a.Ile esigenze dei tempi nuovi e delle nuove condizioni soc-hlli, cuj adel'Ì con convinzione e senza alcun'ombr-a di atteggiamento letteral'io, un attaccamento tenace e profondo per quell'et,ì borghese fatta, come egli stesso disse, di sicn- 1·ezza e cli investimenti « di tutto riposo». Non per nulla )n L1na sna pagina autobiog,.afìca leggiamo queste par<>le: « Chi vive a cavallo cli due epoche sperimenta la conti– nuità e i passaggi sto!'ici >. Von-emmo dire che in qne~to stal'e a cavallo tra due secoli, che dòve, 7 ano rivelarsi ,·era– mente due epoche e due mondi clive,·si, in questo ,·ivere nella svolta t1·a il vecchio e il nuovo, tra il mondo rli ieri e la società di domani, Thomas Mann ci appare come il cronista di una delicata fase cli transizione, il critico a(•11to e, nelrapparente distacco, implacabile, del tramonto di una società e insieme l'interprete sen~ibile di nn mondo O T E C * zione dell'umanità. In questa fase evolntiva, arrerma il Souchy, le cooperative di produzio11e o pal'ticolarmente le collettività agricole d'Israele, create volontai-iamente eia uomini di buona fede, rappres-entano, nel loro in ·iemo, il più serio tentati,·o cji ,-innovamento sociale dei nostri tempi. UGO FEDELI . STOIUA POLITICA DELL'AZIONE CATTOLICA A DUE ANNI DI DISTANZA dal primo è apparso il secondo volpme dell'opera del De Rosa (Ga– briele De Ros11, Storia politica dell'Azione Cattolica in ltalia, Voi. II, Bari, Latel'za, 1954); in esso, che abbrac– cia il periodo dal 1905 al 1919, l'A. vuol delineare Io sviluppo della politica dei cattolici che passano, dnlla lotta degli «intransigenti~ contro lo Stato uscito diii ri– sorgimento ad una collabornzione con i gruppi naziona– listi e della destra liberale. Come è gii, stato notato, il De Rosa in questo vo– lume ha allargato i confini della sua indagine; vi tro,·ia– mo infatti alcuni capitoli che si occupano del nazionali– smo e dei suoi ,·apporti col mondo cattolico; e non pen– siamo che questo sia un difetto, al contrario; i cattolici erano già eia un bel pezzo usciti dal «ghetto», si erano anzi, come già in Francia al tempo dell'aflaire· Dreyfus, divisi in parecchi tronconi, dei quali non si può parlare senza parlare insieme delle forze «laiche> alle quali si appoggiavano. L'app1u,to invece più notevole che si può fare anche a questo secondo volume dell'ope,,a del De Rosa •è l'aver inteso in senso troppo ristretto il ter– mine « storia politica»: non si trova una parola sullo sviluppo delle casse di risparmio e delle banche cattoli– ~he, e solo poche pagine sullo sviluppo dei sindacati bian– chi e sul movimento contadino capeggiato dal Miglioli. Alcuni decenni prima, dopo il 1870, i cattolici ave– vano potuto parlare cli lotta contro lo stato borghese; IP. spoliaz.ioni delle corporazioni ecclesiastiche, insieme al timore di un govemo « d<>mocratico >, avevano spinto i nobili proprietari terrieri della bassa padana co:,ì come i baroni borbonici ciel Sud ad una resistenza disperata 9ontro lo stato unitario uscito dalla «rivoluzione». Ma ai primi del '900 la conYergenza cli interessi t,·a cattolici e liberali contro il movimento socialista, così come contro i! movimento contadino cattolico, era un motivo di unio– ne che cancellava. il ricordo delle lotte passate. Ed in politica contano non le parole, ma i fatti. Quindi, se bi– sogna essere grati al De Rosa per aver esposto con grande diligenza le discussioni che si svolgevano negli amb.icnti cattolici, bisogna. anche nota,·e che le «idee» da sole non spiegano come uomini di solida formazione cristiana ab– biano così facilmente accettato cli collaborare con gli inventori dei miti dello « stato etico» e della « bella guerra », con Salandra e con Conadini (e poi con IIInsso– lini ...). La veritiì è che ormai si era formata una solida borghesia cattolica che in niente si distingueva da quella liberale. L'etichetta religiosa. em un eccellente pretesto per trascinarsi dietro masse· di elettori che nel « popolarismo» c<>1·cavanoqualche cosa cli diverso dai partiti tradizionali di ·governo. · * che nasce, del quale si intravedono gii, le ombre anche se non ne sono ancora chiari i contorni, Thomas Mann ha certame11te sentito questa funzione della sua opora di tra– mite, d.i legarne tra il vecchio e il nuovo, funzione che negli ultimi tempi si era venuta scoprendo sempre più aper– tamente attraverso gli atteggiamenti politici dolio scrittore, volti anch'essi a 1·ealizzare quella mediazione che è una dello costanti ciel suo pensiero. Non vorremmo insistere troppo su questi aspetti. Ma siamo convinti che senza risalire, al ·di là dei pregi pura– mente estetici e stilistici della sua arte magistrale e della sua monumentale opera di scrittore, ai motivi profondi della sua ispirazione, non sia in alcun modo possibile farsi un'idea adeguata di quello che .rappresenta per la cultura enropea e universale la figura di Thomas Mann. All'Europa, che dell'età borghese è stata la culla, Thomas Mann si è sempre sentito profondamente legato; spirito tedesco, tanto da subire egli stesso per un momento le suggestioni di una pe,.icolosa infatuazione, la sua cultura si alimentò alle sor– genti della letteratura narrativa europea, dai grandi nar– rato,·i russi agli scrittori francesi dell'ottocento. La sua battaglia contro il nazismo fu essenzialmente una lotta contro il nazionalismo e la degenerazione di una coltura gretta e provinciale. Lo stesso soggiorno ih America, du– rante il quale uomo libero ti-a uomini liberi non sentì l'amarezza dell'es.ilio ma avvertì quasi il senso cli una nnova patria, rimase soltanto una parentesi e appena gli fu possib.ile prestò ascolto al richiamo dell'Europa, nnche se non era proprio l'Europa come l'avrebbe voluta lui. Se al centro della sua opera è sempre il dramma della borghe– sia tedesca, un dramma che. precipita con un crescendo da trngedia wagneriana, il significato della sua cr1tica sociale olt,·epassa il ristretto ambito territoriale per a~sur– gere ad analisi di una società senza confini e cli una intera epoca. ln questo senso l'opera di Thomas J\1a1111 è vern– mente unica nella storia letteraria del nostro secolo, del quale dibatte tutta la problematica con nna esemplare co– stanzR di ispirazione e partecipazione ideale. Sc,·ittore tedesco, Thomas Mann, dopo essersi accostato ai grandi pessimisti del tardo romanticismo, è giunto, sttra– verso una lunga e tormentata peregrinazione intellett111ile, al grande Goethe, nel quale ba trovato il modello ~ la misura ideali, senza sconfessare tuttavia esplicitamente le origini del suo cammino di scrittore e di uomo cli cultura, quasi ad affermare runità e l'inscinclibilit,', della tradizione cultnrale tedesca nel suo bene e nel suo male. A questo dualismo egli verrà opponendo anzi con sempre maggior vigore l'immagine di una unica Germania saldamente legata, pur nella varietà delle correnti ·culturali, alle radici di una comune patria spirituale. Negli ultimi anni questo dualismo aveva assunto un aspetto diverso, d.i natura poli– tica immediata, con la divisione delle due Germanie tra est e ovest. Thomas Mann riportò allora nelle due Ger– manio la voce di. quella grande tradizione della quale era ormai l'ultimo interprete e invocò la riunificazione del p110se nel segno degli ideali universali di Ìibertà e di uma– nitii cantati da Schiller. Non cederemo alla tentazione di accaparrare la perso– nalità di Thomas Mann per questo o per quel partito. Tbomas Mam1 non appartiene ad alcun partito, senza essere per questo al disopra delle parti: tutt'altro; la sua batta-. glia per la libertà e la verità contro la tirannide ed il fanatismo non ha bisogno, e del resto non lo potrèbbe :,ep– pure, di essere definita con una frettolosa·etichetta politira. Mn proprio la sua costante ricerca della mediazione, che e ·elude la possibili ti, di farlo parteggiare decisamente per una pal'le piuttosto che per l'alh'a, è anche la misura del suo equiiibrio, colto a conservare la libertà del tempo !lr.tico e insieme a promuovere quelle nuove conquiste sociali cbe sono soltanto la condizione per una più alta umanitì,: il culto ottocentesco per l'individuo non doveva degenerare per lo scrittore tedesco in uno sfrenato individualismo :iorclo nlle islanze·sociali della collettività. Ma a differenza di allri che pensavano come lni soltanto in teoria, Thomas ~Jann , a queste idee si mantenne sempre fedele, anche quando potevano costargli popolarità e onori, e fu davvero l'ultimo grande saggio della nostra epoca. • , Edizioni Einaudi P. A, Quarantottl Gambini Amor militare « I coralli » pp. 197 L 1000 Un gruppo di soldati e un bambino sono al centro di ques:o romanzo, che da'la qule'.e Incantata della cam– pagna triestina muove insensibilmente verso la violenza e la tragedia. Theodore Drel•er Il finanziere ' [~~d~one di Franca ViolaniCancogni e Supercoralll » pp, 538 La formidablle figura di F. A. Cowpervood, che I lettori del « Tilano » già conoscono, e la sua turbinosa carriera, sono il simbolo degli anni cruciali della rivoluzione indu– striale americana.
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