Nuova Repubblica - anno III - n.23-24 - 14 agosto 1955
B 6 PAGINE DI GUERRA LA RESISTE N ZA , IN GlAPPONE D EL GIAPPONE CONOSCIAMO: le stampe del lt'ujiyama, le case di carta, i cartelloni di Boccasile -con il samurai che ·brandisce la spada sopra la flotta americana, Madame Butterfly, e i film americani con i banzai della morte e le torture delle popolazioni oppresse. Dimenticavo: la cortesia; i denti lunghi e gli occhiali. Poi la frase: i giapponesi sono i tedeschi dell'Oriente; Togo, i kamikaze. e Hiro Hito, figlio del sole o di qualcosa dol ,ge• nere. Altro aspetto: si è parlato di Resistenza in tutti i paesi dell'Asse, . e da questo Gccupati, mai si . è accen– nato a un fenomeno di resistenza in Giappone. Non man– cano anzi i giornalisti alla Monlanelli -che .in quel paese hanno scoperto una felice assenza di perturbazioni del genere. Ebbene, questo libro (Ces voix qui nous viennent de la me,·, Le Japon et ses morts. Pa,·is, Gallimard, 1951) - che disgraziatamente non è tradotto in italiano - fa giu– stizia di tutti questi stereotipi. Sono lettere di studenti morti in gnena; lettere. di uomini e non di manichini; let– tere di resistenti, potenziali se volete, ma con ragioni ben chiare, e non di incarnazioni del regolamento militare o delle tradizioni medievali. Un sentime,:;to di profonda umanità sgorga da ogni lettera e supera tutto; un senso della responsabilità preme sino· alla morte. « La morte è semplice, ma ci sono molte cose che ti impediscono di morire. Bisogna vivere sino al– l'ultimo ... I miei genitori sono vecchi. Attendono che gua– risca; mi amano molto, e io sono così debole! Sono ro• sporisabile di loro sino al ritorno di mio fratello dal fronte>. Ishii Iuji che scrive queste righe di diario nel 1()43 è tubercoloso sino a morirne cli lì a poco. Ma il valore fondamentale del libro sta nella clemincia socca, senza compromessi, del mirita1·ismo giiipponese che è stato, glorificato come l'aspetto pii, vero del Giappone. Questa gente che muore non ha illusioni: sa benissin;io cli * B I B IL DIRITTO COSTITUZIONALE AMERICANO e Hl RICORDA. LA STUPITA ammirazione clell'nnme. diato clopoguena per la pratica di libertà di cui. giungeva notizia dalla lontana America, e chi Òra vedo con quali contrastanti intendi.menti vengono posti innanzi ì recenti episodi di illibe1:tà di quel paese, si com– piacerà di certo che siano sta'te messe a stampa le confe. renze sulla costituzione nordamericana tennte da J. C. Adarìis presso la facoltà di giurisprudenza dell'Universit,1 di Firenze durante l'anno accademico 1951-52 (John Clarke Adams, Il dir·itto costituzionale americano. Firenze, « La Nuova Italia», 1954). Ne é così venuto fuori un agile libretto, di implicita ma costante polemica, consapevole del costume democratico che creò la nazione americana. Sono infatti le lèggi più che le cause fisiche, ed i costumi più che· le leggi, che fondarono e conservarono e tnt'tGra contribnisconp a conservare negli Stati Uniti la repub– blica democratica, trovando, sia pure nell'inevitabile tra– vagi io delle ideologie e degli interessi, la propria efficace espress.ione ed il proprio congeniale strumento nel sistema anglo-americano del diritto non scritto e giudiziario. La santità delle leggi essendo così strettamente congiunta alla solidità dei fatti, non può destar meraviglia il perdurare ed il continuo adeguarsi nel iempo cli un documento costi• tuzionale formulato sul finire del XVIII secolo. Nata da un'assemblea _costituente cli solo. 55 membri, fra cui Giorgio Washington, Madison, Hamilton ed i due Morris, sotto l'influsso delle idee del Locke, dell'Harrig,ton e del Montesquieu, ignoto o quasi il Rousseau, la costi– tuzione americana diede vita ad un sistema di freni e• di contrappesi tra: i poteri statali al fine cli impedire il pre– potere dell'uno a discapito degli altri. Questa preoccupa– zione trovò caratteristica espressione nel dibattito intorne al titolo da attribuirsi a chi presiede alla repubblica, e che non fu quello altisonante e cGmpromettente di « Sua Alfezza il Presidente degli Stati Uniti e Protettore delle loro libertà >, come era da taluno proposto, bensì il semplice e prosaico ma sicuramente raffrenato « Signor P1·esiclente >. Nondimeno i checlcs and balances, se ebbero una fun– zione e l'hanno tuttavia nella forma totalitaria che è venuta assumendo la crisi dello Stato, presentano il pericolo che la fiducia nella rigida osservanza del loro meccanico congo– gnarsi li riduca a vuoto formalismo, dietro cui la concen– trazione degli interessi costituiti attui nella sostanza un ben più deleterio prepotere. Nel modo suo proprio, stori– camente giustificato, il pericolo· fu percepito dalla diffi– denza popolare, inizialmente restia ad accogliere la costi– tuzione per la mancata inclusione di uu bill a/ i'ights, e lo è cli certo al presente dai miglio,:i e più attenti cittadini, come lo prova la sia pru·e faticosa reazione al fenomeno maccartista. Ma è necessario che la percezione si tramuti battersi_,_n9n solo per una causa perduta materialmente, ma sbagliata moralmente. Lettèra di Tadashi Kawashima, del, feboràio 1943: « Il popolo• cinese ;è innoceflte'; il fa– moso incidente di Cina è stato provocato _da una cricca di militari egoisti >. Morirà nello stesso mese. Lettera cli Genta K ainimura, luglio 1943: « Avrei potuto essere un . giova.ie cinese,. ma non sono che un piccolissimo atomo cli questo detestabile esercito giapponese>. Morirà nell'aprile 1945. Lettera cli Ryoji Uebara: « Forse mi si accuserà di liberalismo. Ma là libertì, è l'essenza stessa della natura umana e non può essere distrutta. Anche se si vuole sof• focarla, essa continuerà a lottare e finirà per vincere. E' una verità enunciata dal filosofò italianò Benedetto Croce. Gli stati totalitari ·saranno vinti: il loro trionfo è tem– _poraneo... Che la .mia convinzione si avveri e sarà la scon • fitta per il mio paese. Che importa, ne sarò felice. -Una lotta è sempre fondata su una ideologia >. Morto come ·ka– mikaze a Okinawa, il giorno dopo aver scritto quèsta ]et. tera. Lettera di Hisao Kimura, scritta poco prima d'essere t1cciso come criminale di guerra nel 1946 (ma, a quanto 1>are, innocente) : « Il popolo... ha pennesso ai suoi diri• genti di farci credere che noi siamo superiori a tutti. ,II risultato dì questo atteggiamento esclusivista è stato il ri– corso alle armi. Dobbiamo respingere la forza ·militare e saper riconoscere la vera natura delle cose. Bisogna ri– fare la struttura stessa del paese ». E finisce: « Seri vo la parola "domani'.' e, la guardo>. :••Nella loro nebulosa visione cli un'alternativa; nell'in• genuità con cui si sfo,.,;.avano di trovare una via d'uscìta; nella stessa rassegnazione qnasi fatalista con cui accetta– vano 1a morte in ~ma battaglia perduta, questi studenti seppero' ·•"tavvisare il' problema del loro ll.aese meglio che con- rigorose· analisi storico-ideologiche. Misero a nudo la loro anima, guardarono alle cose, salv,;tl'Ono la propria per• sonalità. Sono. i presupposti della rivolta cosciente: sono già rivolta anche se non in atto. Proprio per questo è com• prensibile ché, come ci dice J ean Lartéguy che ha cnrato la traduzione francese, il libro abbia, per· gli studenti giap– ponesi, una grande importanza morale e politica. « Nes– sun studente giapponese pensa di fare carriera nell'eser• cito. Se non ha fatto la guerra, ha conosciuto dei compagni che ne sono tornati, o ha letto Ces voix qui nous vien• nent de la mer. Ne ha fatto il proprio livre de chevet. Le voci dei compagni morti non cessano di ricordargli quanto abbiano sofferto in una guerra perduta in partenza, sotto il tallone cli marionetté odiose». Parla Saburo, stu· dente giapponese: « Questo libro è forse alla base del sen– timento neutralista giappon"se. Questa è la sua importanza politica». PINO TAGLIAZUCCIII OTECA * in consapevolezza, poichè nella società moderni!'. il vivere liberi più che problema cli equilibrio éostituzionale é psi• genza di continua presenza politica, mercé iniziativa e con• trollo popolare. E le stesse libertà civili e politfohe i~'livi– cluali, pur riconosciute e garantite come negli Stati iti, non sono tali da risolvere il pl'Oblema: che anzi, a en guardare, esse recano nel .fondo un sottile veleno, non clissimilmente dal diffuso benessere economico posto a sosti. tuzione e- ad antidoto di una temnta autonomia politica popolare. Nel libro clell'Aclams, a ragione orgoglioso delle libertà ed immunità americane, la percezione é affievolita· dalla formazione giuridica dell'autore, che gli impedisce, peraltro, cli vedere come nella stessa not·ma che afferma· un clfritto di libertà si celi la sua neiazionè, laddove a quella libertà essa pone dei limiti. E' noto che i termini di ordine pub-· blico,' di pubblica quiete e le altre es·pressioni usate dalle formule legislàtive a limitazione delle riconosciute libertà acquistano nn diverso significato ed una conseguente divei:sa efficacia limitativa a seconda dei rapporti cli forza tra gli interessi in lotta, onde la libertà, costituzionalmente illesa, può essere distrutta nella realtà. Di questa attitncline men• tale è frutto il giudizio negativo che l'A. dà della giuria, tipico istituto di controllo popolare che non può essere considerato esclusivamente nei r.igna.rcli della sua fun.ziona– lità processuale. Ad evitare però un più lÙngo discorso, basti richiamare a tal · proposito le celebri pagine del Tocqueville sulla gimia negli Stafi Uniti con~iclerata come istituzione politica, notando che la direzione della classe egemone si fa assai più sensibile nella attività giurisclizfo. nale, libera per sua natura· dalle preoccupazioni variamente pubblicitarie della attività legislativa e alle prese con ideali e con interessi che esigono un immecliato, conc.reto e sta-· bile soddisfacimento. Ma, a dir vero, nonostante siffatta limitazione, non è da considerare fallace la speranza dell' A. che la sua. fatica .sia utile. E quale ci risulta dalla sua esposizione, si può convenire col Barile che l'esperienza costitnzionale ame– ricana è preziosa per insegnare come una costituzione sj attui, come si osservi e si ami: insegnarlo a noi, che a ragione possiamo vantarci del contrario. GIUSEPPE PIZZONE LIBRI E RIVISTE NOTIZIARIO BIBLIOGRAFICO MENSILE Sotto gli auspici dei servizi Spettacolo Informazioni e Proprietd Intellettuale della Presidenza del Consiglio dei Ministri Direzione: Roma Casella Postale 247 nu&va, --repubblifìit UN.RIFUGIO di PIERO CALEFFI T RA FORTE DEI MARMI e Marina· cli Massa e'/, Poveromo, che è una sezione, per così dfre, della stri- • scia cli terra rinserrata fra il mare e le Apuane, co– perta da ombrose pinete, che corre da Morfoa cli risa al golfo della. Spezia. Questa «·sezione» non è ancoJ"a stata scoperta dal grande turismo: ne corre p01'icolo in questi anni, essendo sorte, a.ccanto a v.ille e villette cli proprietà, alcune pensioni che tentano cii gareggiare con il troppo \l'Ì· cino Forte avanzando i prezzi più discreti; peraltro sem,a grande. successo, almeno· p·er ora. Poveromo non è dunque un paese: non c'è nemmeno il cinema, e i giovanotti devono fa re alcuni buoni chilo– metri se vogliono passar la sera. E del resto i giovanolli son pochi; le pensioni ospitano per lo pii, · mampie e bimbi e periodicamente i« padri.di famiglia:>. Ma da un po' d"anni Poveromo si è estesa, e la pineta comincia a bru– licare di casette a un solo piano, nascoste dalla vege– tazione ricchissima. E, chissà come, !"hanno scoperta .. gli stranieri, che quest'anno dilagano in case e pensioni. Quando la località non era ancora stata « scoperta :> e poche erano anche le ville, p1·ima dello guerra, Piero Ca– lamandrei · si è costruita• a sua misura una casa, un rifu– gio, il ·s'uo rifugio per il lavoro cli maggiore impeg110,· por la mqditazione; e non si potrebbe pensare luogo più acliitto, casa più adotta, aj margini della pineta verso il Il'làre, nascosta fra gli alberi. Ora non è consentito costmirn cl1e a un solo piano, ma casa Calamancl1·ei rimane, coi SllOi tl'8 piani e una specie di torre nella quale è lo studio cbo domina mare e monti, e' dalla 'gliale si accede al terra7,zo, · per godern cli uno dei paesaggi più- belli d'Italia. Alle sei di sera, e talvolta anche ·dopo cena, il giar· dino è inv.aso dagli amici: scienziati, scrittori, avvocati, giornalisti, uomini della Resistenza quasi tutti G.L. Non tutti risiedono a Poveromo: molti vengono da fuori, talora da lontano p~r godere qualche ora cli conversazione con il conversatore più sapiente e fiorito che ci sia rimasto, per rinnovare conoscenze e amicizie, per recare l'ultima no• vità letterat"ia o politica. Le presentazioni sono rare, ché quasi tutti si conoscono, a volte da anni, a volte per comuni vicende lontane. ' Qui trovi i Venturi, Lionello e Franco e Gigliola, gli Enriques Agnoletti e i Codignola che natnralmente son di casa., gli Agosti, i Gerbi; Leo Yaliani e Sandro Galante Garrone e Panfilo nascosto dal suo vero nome di Felici; Elsa de Giorgi; Elena o l\fomi Banfi, Pjero Gaclda Conti, Medea, Bepi Calore, Giuliana ·e Guido Veneziani, Arrigo Benedetti. Ce ne vorrebbe cli spazio per dirli tutti. Li accoglie donna Ada, con quella sua inimitabile grazia e il gesto 11101·biclo accompagnato dalla voce musi– cale, attentissima a che tutti si trovino a loro agio. La conversazione trae alimento dalla notizia ultima, da un nome pt'onunciato a caso, dalla sitaazione politica. Inizia in tono leggero, vi si inserisce l'episodio, vi si insinua l'epigramma. Ed è quando assume caruttere troppo im– pegnativo che vien fat ta devi are da Calamanclt'Ci con una_ battuta che suscita la risa.la. Ma se vale la pena, l'argo– mento viene affrontato e approfondito dagli «specialisti»; e gli a.Itri ascoltano o iniziano un'altra conversazione « I\ settore ». Raramente si parla male del prossimo; e senza malanimo, per il solo gusto cli nn po' cli· sale e di pepo, Comunqne per le più fan le spese gli àvversari politici: e allo1·a è legittimo. · Qualcuno, a un dato momento, lancia una sfida: una– équipe cli quattro, nomini e donne, si stacca da.I gruppo e si porta in fondo al giardino dove c'è il gioco delle bocce.: Iniziano partite accanite. Uomini gravissimi si piegano ad· « accostare > o si slanciano alla bocciata, con un impegno che si fa· pii, grande quando gli altri intervengono a far da spettato.ri e prendono partito e incitano o beffeg– giano. Un grande avvocato sardo diceva l'altra sera con molta serietù: <t prnferirei perdere una causa in Cassazione piuttosto che qnesta partita». Era suo avversario Cala- manclrei. . Perché si sta cosi bene tra questa. gente, che non tutta J?ensa allo stesso modo, e ha un'attivit,1 professionale e po– litica a volte diversa? L'amabilitr. dei padroni cli casa non è tutto. E' l'atmosfera di non conformismo, è la assoluta, libertà cli giudizio,· è il grande· rispetto per l'opinione al– trui che lega gli ospiti e li induce qui, attorno al padron di casa, a qnesto educatore cli scienza di vita e cli costume amato dagli uomini liberi,. dai giovani specialmente. E non è casuale che qui convengano specialmente uomini della Resistenza. In una Italia meno soffocata da.i miti e dal.la sara~ . banda pubblicita1·ia delle opposte chiese e. chiesuole po– trebbe propagarsi dalla pineta di Poveromo una lezione cli democrazia e cli costume. Quésto pensavo vagando per i viottoli della pineta, mentre spiavo il troppo lento matu– rare delle more .di siepe. L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele Milano, Via G. Compagnoni 28 Corrisp. Casella Postale 3549 Te!egr. Ecostampa •
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