Nuova Repubblica - anno III - n. 21 - 31 luglio 1955
nuova repubblica SE'rrE GIORNI NÈL MONDO I. LA. STRADA DELLA PACE A ROMA, IN VIA DEI FORI imperiali (l'antica via dell'Impero)!. si possono ancora vedere le tracce delle carte geografiche fatte apporre da Mussolini per ricorda~e agl'italiani le tappe dell'espansione romana; e attraverso il mutamento di colore sulla carta geografica dei vari continenti la nostra borghesia ha spesso ancora cònservato l'abitudine di giudicare l'evoluzione della poli– tica mondiale, i risultati delle conferenze internazionali. Che la conferenza di ·Ginevra si sia conclusa bene senza avere bisogno di servirsi della tavolozza dei colori per cambiare la carta,....,del mondo è il segno migliore che ·un nuovo spirito ha an~n1ato i suoi lavori, che l'in,peria– lismo latente o palese, difensivo od offensivo delle confe– renze che l'hanno prMeclutR è almeno per un po' cli tempo tra, nontato. Eppure, co1ne i grandi inconti·i internazionali della storia, come il Congresso di Vienna del 1814, o quello cli Berlino del 18'8, o la Conferenza cli Versailles del 1919 o Ya.lta e Potsdam, anche Ginevra era chiamata a trarre le somme da nna gueJTa, che non ern più solo la seconda guerrn mondiale tra le Nazioni Unite e la Germania nazista, ma che era· anche la potenziale terza guerra mondiale, l'effettiva guerra fredda fra gli alleati di ieri, sulla quale IIitler, 11ei suoi ultin1i mesi di vita, aveva contato. Ginevra non ha risolto nessuna questione territoriale, ·neppme quella della. riunificazione tedesca, che aveva accet– tato cli pone all'inizio del suo ordine del giorl)o; e non ha neppure l'isolto, ovviamente, quelle che non aveva accettato di discutel'e in quella sede, come la questione di Formosa e del riconoscimento della. Cina comunu,ta. Non ha neppure dato soluzione definitiva alle altre questioni discusse, come la questione della conclusione di un patto europeo di ·sicurezza, proposto dai sovietici, e l'ipreso con notevoli val'ianti dagl'inglesi, fino a dargli la forma di una riedizione - senza l'Italia e la Cecoslo– vacchia, ma con l'aggiunta degli Stati Uniti e della Russia - del Patto di Locarno di trnnt'anni fa. E •infine pochi progressi sensibili sono stati segnati sul piano cli un patto per il disarmo, nonostante la coraggiosa offerta cli Eisenhower di lasciare fotografare gl'impianti bellici americani e la prope~sione sovietica a collaborare, secondo l'a:~tico piano Eisenhower, già respinto in passato, allo sfruttamento internazionale dell'energia atomica.. Ciò nonostante la Conferenza di Ginevra si è ronQlusa in nn'atmosfera d'euforia. qnale non si era mai veduta dopo nessuna. conferenza. internazionale, a.Imeno dul'ante la nostra generazione, atmosfe!'a che neppure la crisi dell'ultima ora fra i ministri degli esteri è riuscita a spezzare. Questo •scoppio cli gioia ha un'origine psicologica che forse supera per importanza ogni accordo concl'eto: l'in– contro di Ginevra ha convinto sia i rnssi che gli americani che dopo tutto è forse vero che né gli uni né gli altl'i vo– gliono la guerra. I fatti di quest'ultimo decennio avrebbero potuto ben prima contribuire a dimostrnrlo, in quanto ogni blocco - specie quello sovietico - era sempre giunto ad esercita.re la nta~sima. pressione per raggiungere i suoi fini ·sapendosi però decisamente fermare all'orlo di una guerra mondiale. Ma si ern 'stati tante volte vicini alla guerra genernle, quando i russi avevano fomentato la rivolta nel I'Azebai– gia.n ·nel 194G o imposto il blocco cli Berlino nel· 1948, quando era scoppiata. la guerra di Corea, che stava per trasfol'111arsi in una guerra contro il continente cinese e in una gue1Ta mondiale, quando la gucna d'Indocina, un anno fa 1 stava per esse.re « il1ternazi.ol1alizzata », che l'essere riusciti tante volte ad evitarla non rassicura.va proprio nessuno. Adesso invece Eisenhower si è persuaso che il nuovo gruppo dfrigente sovietico vuole la pace e qnesto, a· sua ,,olta, si è persuaso ché anche Eisenhower vuole la pace. Era la. premessa ·finora mancante per iniziare qualsiasi trat– tativa. in btìona fede e con la volontà di farla giungere in porto. Finché temo che il mio vicino, anche disarmato, mi aspetti a. un angolo di strada per iarmi la pelle, sto in guardia e mi arn10; se sono invece convinto che, anche armato, non si prepara a farmi un brutto scherzo, posso con1inciare a discutere le sue esigenze. E' venuta l'ora di djscutere queste esigenze, che pur– troppo, in dieci a.nni, si sono moltiplica.te e complicate, come la situazione di fatto creatasi in Germania o quella creatasi con la formazione di due potenti blocchi militari -avversi; esigenze che i « gra·ndi », però, dovranno neces~ sariamente soddisfare insieme a.i «piccoli». Avendo de– ciso di rinfoderare la spada, i « g1:ancli » devono ora fare i conti con i motivi che li aveva.no indotti a ·sguainarla. Conti lunghi e complicati, che le discussioni di Ginevra hanno potuto appena comincia.re . La strada della pace sarà lunga: ma il merito di Ginevra sta nell'aver dato per la prima volta. la sensazion·e che ]a si voglia percorl'ere. PAOLO VITTORELLI MORTE NEL ~'"KENYA M IGLIAIA DI MORTI, cinquantamila persone so– spette chius~ i~ campi di d~tenzione ed una spesa dt molti milioni d1· hre ste,·ltne per pna campagna cli polizia, che impiega 22.130 uomini, rappresenta.no per il governo britannico il primo bilancio della lotta condotta da tre anni contl'O il movimento dei Mau-Ma.u. I Ma.u-Mau dettero i pi·imi segni di vita. nove anni fa tra i l<ikuyu, la più grande delle 19 maggiori tribù co– stituenti l'unitit arnministi·ativa del I<enya, che comprende da. sola il 10,5 per cento della popolazione negra; ma già in questa stessa tribù, intellettualmente più evoluta delle altre, esisteva una Associazione Céntrale dei Kikuyu co– stituita con lo scopo cli calmare « la lame per la tena » che era la base di un pl'imo programma politico. L'atti– vitit di questa organizzazione, ispit·ata a criteri anti-euro• pei, fu proibita nel 19.40 e da allora i suoi membri più at– tivi - una o,inoranza di negri che avevano compiuto studi e si erano familial'izzati con la cnltura politica europea - perdettero sempre più autol'ità e fnrono soppiantati da so– cietà segrete, tra le quali i Mau-l\Iau. Questi tengono uniti i loi·o membri con giuramento, accompagnato da pratich!¼ di magia pe1· impressiona,:e le menti clèi néofiti, non esi– tano a compiere atti di estrema barbarie sui riluttanti, e mirano a controllare politicamente le tribt1 Kikuyu per farsene una ba.se d'azione contro il go,·erno. Sarebbe un enoi'e pensare che i Mau-Mau siano dei nazionalisti in senso occidentale: il loro movimento nasce dallo scontento degli indigeni per le condizioni economiche e politiche in cui versano. Infatti, l'area del.Kenya (342.83!) km.) è per il 5~,3 per cento pa1·i akm 2 177.97G aJ'ida o infestata. dalla mosca tsè-tsè; del resto, 25.445 km 2 ( di cui G.87 3 inclu– dono la maggior parte delle f\Heste dell.a zona) sono riser– vati' agH Europei. Questi sono in n.umero cli 30.52.4, p1'eva.• lentemente ufficiali, poliziotti,. conur).ercianti, liberi prof~s– sionisti e quindi irnn agricoltori. ll te.f,l'!'~Odi lo.ro proprietà costituisce la terra migliore' deVK-ènv'ìi.. Restano 140,280 km 2 ; dei quali Gl.056 sono · oc'c,¼1\tbf:"dalle"~u·perfici dei gmndi laghi, dalle aree urbane e dalle aree a disposizione del governatorato; negli altri 70.224 km 2 stanno le riserve, dove si addensa il grosso dei 5 milioni 253 mila indigeni poiché al Nord, ove l'acqua scarseggia, la terra può nutrire solo ·2 abitanti per km 2 • L'.accresce,·si della popola– zione indigena, connesso col fatto che ogni tribù ha confini fissati da tanto tempo, i qua.li non rispondono più al numero degli abitanti, e che nessuno di questi può ven– dere o affittare la terra sulla quale risiede, aggrava la mancanza di rotazione della coltura dei campi, con conse– gueqze economiche facilmente immaginabili. Infatti l'in– dice della produzione per «ca.pita» nel Kènya, compresi gli Europei e la fiorente colonia. asiatica che vi 1·isiede ( 127 .000 persone), è uno dei più bassi nel mondo. I· ne– gL"i, che conoscono poco l'Uso della n1oneta, si servono, come mezzo di scambio, del bestiame, il quale costituisce il loro ca.pitale: ma è la quantità e non la qualità di que– sto che ha. per essi importanza.; e così l'interesse di ognuno . ad ave1·e il n1aggior numero di anin,ali si· risolve in un ultel'iore in1poverimento del terreno. Di conseguenza glC indigeni producono per sè e non per il meréato il quale, presso le tribù, è quasi inesistente, anche per la mancanza di buone linee cli comnnicazione. La popolazione negra del Kenya Yive al limite della denutl'izione. Questa situazione tragica, denunziata pr.oprio dalla CC>mmissione Rea.le In– glese che ha studiato per due an·ni i problemi del terri– torio concludendo l suoi lavoTi nel n1aggio scorso 1 esiste non solo nelle campagne ma anche nei quartieri negri delle città. L'immigrazione europea ed as.iatica ha portato nel Kenya., oltre al concetto dello scambio attraverso la mo– neta, anche qualche industria, alcune piantagioni razionali, lo sfruttamento di miniere. JI salario, per i negri impie– gati in queste attivitù,, è così basso da. non poterci n,an– tene,·e la famiglia e questo causa il fenomeno tipico del– l'Africa: nei quartie,·i negri delle città c'è una grande quantità di uomini soli, i quali hanno lasciato le loro fa– miglie a guadagnare la vita lavorando il magro terreno. Dal punto di vista politico i negri lrnnno pochissimo potere. Il Kenya è amministrato eia un Governatore e da un Vice-governatore nominati da Londra ed assistiti da un Consiglio di 12 membri: 6 dei qnali sono funzionari co– lonia.li nominati dal governo; 3 eleÙi dalla comunità euro– ·pea·; 2 asiatici ed l negro nominati dal governo. Esiste poi un Consiglio Legislativo, presieduto dal Governatore, com• posto da 8 funzionari e 18 membri nominati dal governo, 14 emopei e· G asiatici eletti dalle rispettive comunità, l arabo e G negri non-tinati dal governo. Le an:1m~nistrazioni cittadine cd i relativi Comitati hanno il solo compito di dar consigli o di segnalare casi all'autorità centrale. Non è meraviglia dunque che i lVIau-Mau ab– biano avuto un relativo snccesso. Il loro movimento non può essere stroncato da operazioni cli polizià, ma. solo da. concrete riforme sia nel campo politico come in quello economico. Stabilito il principio fondamentale della uguaglianza cli ogni individuo cli fronte alla legge, si dovranno aprire più scuole, impiantare stazioni di eSper– ti agricoli, abbattere le divisioni e le disparità tra le di– verse tribù, concedere la libertà di commercio e l'equipa– razione del trattamento economico, sfruttare opportuna– mente le miniere, dete1·minal'e insomma le condizioni della coesistenza. razziale che, unica, può far fiorire la vita nel deserto insanguinato del I<enya. HULDA BRA WER-LIBERAN OME 5 LE'l'TEH.<\ DALL'Al\JERWA tA'l 'l.NA ITREDICI STUDEN di VICTOR ALHA I L CfLE E' IL PAESE dell'America latina il cui genere di vita rasson1iglia più di ogni altl'o a quello europeo. li ·regime politico è parlarf1entare più che presiden– ziale;· centrnlista e non federa.lista. In questo il Cile diffe– risce da quasi tutti gli altri paesi del continente. Le persone cambiano residenza ogni anno e le in,prese di t,·aslochi sono fra le pìù prospere del paese. D'altronde il gove1·no si sposta ancora più spesso dei privati e i mi– nisti:i non abitano nei ministeri, perché temono di non ave,·e il tempo di sistemarsi comodamente prima di es– sere sostituiti. J n due anni, il maresciallo lbaf\ez del Cai11po, presidente della repubblica, ha nominato dieci ga– binetti. Il Cile è infatti il solo paese dell'America latina che ha un maresciallo, in qnesto superato solo dalla Re– . pubblica Dominicana, che possiede come la. Spagna e come la Russia. a.I tempo cli Stalin un « gene1·alissimo »: R~fae; Leònidas Trujillo. Il Cile, per cli più, è il solo paese che possiP-da i più antichi vigneti del continente, poiché la Col'ona di Spagna, per proteggere i Yini iberici, aveva proi– bito di piantare vigne nelle sue colonie,' e solamente il Cile, per un caso, fu escluso eia questa intel'di7-ione. Il ci– leno non beve né birra, né teq uilla, né « chicha », né rum, né « pulque », ecc., ma vino. Ed è ben contento di poter af– fermare che il suo paese è il solo, in Amel'ica, ad a.ppa.1'– tene,·e alla civiltà del vino. Ma oltre alla lingua e- alla re– ligione, una cosa è comune al Cile e alle altre nazioni dell'America latina: l'importanza politica degli studenti. Essi sono, nell'Ame1·ica latina, l'elemento più attivo della politica, il centro di ogni protesta contro le dittatnl'e. Fu– rono gli studenti che, nel Ul44-55, cacciarono i ditta.tori dal Guatemala e da.I Venezuela. Gli studenti costituiscono una delle forze principali dell'APRA peruviam, e dell'op· posizione a Batista in Cuba, e a Peron in Argentina. E sono gli studenti che, in questo rnon1ento, turbano il sonno - o le veglie - ciel marnsciflllO J bafiez del Campo. L'America latina possiede una istituzione tradizionale, appena codificata ma universalmente rispettata.: il diritto d'asilo. In qualsiasi paese dell'America··1atina i rifugiati politici non possono essere espulsi e in nessun caso rin1an– clati al paese d'origine. Chinnque chieda asilo ad un'am– basciata. deve riceve,·e dal governo un salvacondotto per uscire dal paese e andare in esilio. Anche nn dittatore come Oclria. fu costretto a rispet– ta,·e il diritto d'asilo quando dovette lasciar partire dal Perù Vietar Raoul 'Haya de la Torre, dopo che pel' cinque anni aveva vissuto nell'ambasciata della Colombia a Lima. Nel Guatemala, Castillo Annas dovette dare un salva– condotto a più d"un n1igliaio di con1unisti e d'amici di A1·benz, e a questo stesso, dopo la sua caduta, nel 1954. A Cuba, Datista deve lasciar paitire tutti coloro che rie– scano a sfuggil'e alla persecu:;-,ione della polizia e a bus– sare alla porta di un'ambas('iata. Grazie al diritto d'asilo le [orze democratiche sono riu– scite a pone in salvo i loro dirigenti e a conservare i lol'O quacl,·i durante un secolo e mezzo cli colpi di stato, di rivoluzioni e di « pronunciamientos ». Buenos AiL"es è un centro d'emigl'azione politica. Fra i rirugiati c'è un buon numero cli stndenti. Quando Peron intrapre:-;e, nel 1954, la sua ennesima persecmdone contro gli universi.tari, furono anestati, fra le varie centinaia di argentini, tredi<;i studenti peruviani. Due mesi or sono, Peron si ricordò cli loro. Dette ordine cli imbarcarli su un aereo militare e di tras.portarli nel Perù, dove li atten– deva la p1·igione. l\1a raereo dovette tltterrare, a causa dell& nebbia, su un ae,·oporto del nord del Cile. Automatica– n1onte, i tredici studenti chiesero asilo al govel'no cileno. Tutti, a Santiago, erano convinti che l'avrebbero ottenuto senza difficoltà. Il sottosegreta,·io agli interni elette ordine, invece, che i tredici studenti continuassero il viaggio verso le prigioni peruviane; immediatamente si ve1·i l'ica.rono delle manifestaz1oni cli protesta: Gli studenti cloll'università di Santiago si ·misero in sciopero. I socialisti e i sindacati protestal'Ono. Il partito laburista agrario, il più Corte della coalizione di governo, si l'ilirò da. questa. 1 bafiez, dovendo far fro;;te a uno sciopero d'impÌll– gat'ì e medici degli ospedali, e ad un complutto dei clubs militari « Linea. Destra», fu costretto al rimaneggiamento del suo gabinetto. L'uomo che nel 1952 salì alla, presidenza portato da, una delle più entusiastiche ele,,ioni della storia del Cile, si trova adesso' solo, isolato, sen'¼a appoggi. lbai1ez, cbe fu dittatore ,,ent'anni fa, aveva riacqui– stato la. popolarità pl'Omettendo mislll'e contl'O l'inflazione e contro i « grandi signori della terra e delle nriniere >. Sembra che, 01·1nai vecchio, ma ancora stiirw.to ed ener .. gico, egli desideri cancells,re il ricordo della sua ditta.tura e lasciare quel'lo di un regime democratico. Gli avveni-· menti non J'hanno aiutato, e il Cile si trova, adesso, in una. situazione difficile: le masse deluse, l'esercito sempre più desideroso d'interveni,·e nella politica., e il potere sempre più debole. Il caso dei tredici studenti peruviani potrebbe essere la « goccia d'acqua ... ». Per il momento, tuttavia, il popolo cileno sembra preferire un governo legale, demo– cratico, per debole e inefficace che sia, a un~ dittatura. E' questa. volontà, più che il governo stesso, che fino a qnesto momento ha mantenuto nel Cile un regime demo– cratico.
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