Nuova Repubblica - anno III - n. 21 - 31 luglio 1955
B 4 E IJ EZIO N l ALLA O L I V )1~ 'f T I SINDACALISMO AL BIVIO II L A J.O'ivl'A Sl:,,/DACALE è anche una qne. tione di strutLure, cli rapporti: tra sindacato e partiti, cli sindacato e rnppresentanze operaie, cli o,·ga-, nizza1.ione. La F[OM lo scorso anno e quest'anno ba proposto una lista unica e un progrnmma unico. P,·oposta interessante che va alla radice dei mali delle C. I. e che, natmalmente, non può essere facilmente ac– celtata dagli al tl'i sindacati. Ma la resa cli fl'Onte a questo 1·ifiuto scont11to e la timidezza dei termini è, a ben guar• dare, un indice delle Yarie implicanze della proposta. Fare delle C.L a lista unica significa fare delle C.L non inAuen zate dai sindacati e perciò dai partiti; non preoccupa.te anzitutto cli ciò che le divisioni interne a ca• r,1ttere politico comportano; delle C.I. responsabili di fronte a quel !J5 % dei lavorntori che _le elegge e non soltanto a quel 20 % che elegge i rappresentanti sindacali. · Se oggi la elezione di una C.L è diventata problema poli. tico Jo si deve a questo genere di ingeren½e che sarebbe sbagliato addossare alla sola scissione sindacale - e que– sta ,_.chi la addebitiamo? J\[a fare delle C.I. - o proporle, il che è lo stesso - cli questo gene,·e significa rovesciare l'attuale struttura sindacalo. I gruppi di minoranza all'interno della CCJL non hanno otteso questa situazione per richiamare l'at• to1rnione sn una n1aggiore Autonomia aziendale e sulla neccssit,, di lare del posto di lavoro il perno dell'azione sindacale. Ma con ciò si dà peso alla pe1·iferia e lo si toglie al centro. Si sfl'Ondano i quadri dei funzionari e se ne fanno degli elementi coordinatori più che dirigenti. Si ,·ivede la teoria dell'azione operaia e non solo in campo sindacale. Si toccano da vicino i rapporti tra sindacato e partito e le teorie che vi presiedono. Teorie insufficienti ad abbracciare il complesso dei fenomeni sociali ed econo– mici del nostro tempo e che assegnano al sindacato una fum,ione reclutatrice e sostanzialmente riformista. Il tema del l'unità, insomma, non si risolve con le piccole alleanze co11tutte le correnti possibili, ma con un'apertma ideologica e pl'ogrammatica che rnetta in prin10 piano il rnovirnento opc,·aio corne tale e non gli interessi cli frazioni organiz– zate, sindacalmente o politicamente, di esso. Si attua con una coraggiosa fiducia nel n1ovin1ento operaio e perciò ri– p,·enclendo una posizione di dura intransigenza su pro• gnunrni a vasto raggio. · OrganizzHzione ed uomini. Si ha la nella impl'es. ione che la grande macchina della CGIL sia ir,·igiclita anche sul piano tattico. Gli errori carne alla· Oli\'etli non sono di natura. occ8sionale e locali. Non sono ne1nn1eno dovuti solo ad uomini. E' l'organizzazione che ha fallito. Tutta la campagna della CCIL è stata condotta con ardore ma caoticamente, senza una guida., e, specialrnente, senza con– sulta,ioni sufficienti con la base. E' difficile fare di piì,, ma bisogna fare di più. Le assemblee cli fabbrica fre– quentate - nell'ora della siesta -- da duecento pe,·sone su circa seimila non sono soltanto un indice della difficoltà cli 1·iuni1·e gente, rna anche del rilassamento 01·ganizzativo. Le iniziat;i\'e mancano. Alla Olivetti dove esiste un pro• gi-arnroa di iniziah,·e culturali, ad esen1pio, i sindacati brillano per la loro assenza, mentre avrebbero un grosso 1,ixoro da svolgere. Non esistono discussioni allargate sulla politica sindacale e sui problemi cli fabbrica. Non esiste selezione degli elementi migliori e non si fanno tentativi per avvicinare operai, eh: pure avrebbero i nun1eri per djre e fare. Ciò che si chiede è un contributo e uno scioi:; .. ro. Altrettanto per i quadri. Sarà sempre difficile, per uomini pronti a sac1·ificarsi fino all'nltimo ma che, quale bagaglio ideologico, hanno la teoria del «duro> e delle cor– nate, capire la situaz~one alla Olivetti; non è certo un pa– radiso, è solo una fabbrica che si avvia a pianificarsi e pl'Opone problemi tecnico-organizzativi e sociali di fondo. Sarà empre difficile capire gli addentellati dell'esperi– mento. Il fatto, cioè, che la Olivetti si tl'Ovi [ra quegli scarsi grnppi indust,·iali italiani che propongono una rivoluzione nell'arret,·ata struttu 1·adel l'industria nazionale; e che, nella lotta tra gruppi capitalistici - riAesso delle influenze ame– ricane e diverso modo cli reagire ai problemi tecnici mo• derni - bisogna stare attenti almeno a non buttare tutti nello stesso calderone. Non si può rispondere con l'osservazione che ili situa– zioni Olivetti ne esistono poche, contro una generalitii di casi ben dive1·si. Il problema è generale e riguarda anche qnelle aziende do\'e la difesa cJella C.I. e la conquista di un miglioramento sala1·iale sembrano essere gli unici obiet• tivi possibili. Kon basta più, per il militante, a,·ere Ùn'in. farina tura politico-ideologica; la sua cle,·e essere, in nuce, una culturn industriale vera e propi·ia. L'opernio ha espe• 1·ien½a e intuizione che glì ,permettono di vedere più di quanto si sospetti, ma gli è difficile coordinare i fenomeni; qL1esto deve farlo il militante. Ed è chiaro che senza di ciò non si può ottenere q,rnnto appare sempre più essere lo scopo della lotta sin– dacale: una. pressione costante e crescente sulle strutture di fabbrica non solo per ottenerne benefici roal i e dmaturi ma - e specialme1.1te - per provocare quei profondi mu– tamenti cli strnttura che preludano ad una partecipazione operaia prima e ad una gestione operaia poi. E' chiaro cioè che il sindacalismo riformista, acque• tato nei piccoli benefici economici e affidato al partito per ogni 1.1ltra questi,one, ha fallito. Esso non è riuscito ad ottenere un arnrnoclernamento effettivo dei metodi e degli impianti; una politica industriale e una pianificazione ade. guate; un rapporto societ,1-inclusti-ia ri ·ponclente alle esi. genze dell'economia italiana. · E ha perciò ma,icato una conseguente politica di affo,·ma1.ione operaia nell'industria italiana, funzione principale, in un paese con1e il no– stro, cli una clas;se operllia realmente ,in posii,ione di guida. I tentativi latti - dalle· scuole cli riqualificazione, alla campagna per la produttività, al piano del lavoro, al ta• cito consenso sui licenzian1enti, dopo una resistenza senza idee - ·mancavano cli una base ideologica che li giustifi. casse e coordinasse e ne face~. e non tmo strnmento di azio. nA di partito, ma il fulcro dell'a7,ione operaia. Il fallimento de\'e essere riconosciuto. Deve essere ri– conosciuto che è una crisi dei rapporti sindacato-partito e che la crisi ciel partito viene dal sindacato, malgrado le apparenze contrade. Che, perciò, è sul terreno sindacale che bisogna opei-are. D'altra parte tutto il sindacalismo europeo è al bivio, sott" la pressione Jel sindacalismo e della politica ame– ricana e specialmente di una situazione internazionale che distrugge definitivamente i piani fondati sulla guerra fredda e la possibile guerra calda. Tra il sindacalismo po• litico e il sindacalismo d'affari bisogna trovare una strada propria alla tradizione e agli ideali socialisti. Prima che si arrivi ad una arrlericanizzazione del sindacalismo, di cui in Italia abbiamo segni non dubbi. PINO TAGLIAZUCCHI LAVORO E SINDACATI TRE PUNTI DEI~L'ON. SEGNI I L DISCORSO PROGRAMMATICO dell'on. Segni pro• nunciato dinanzi al parlamento, è stato, in generale, accolto con simpatia negli ambienti sindacali, ove si pone in rilievo che il presidente del consiglio si è parti• colarmente soffermato sui problemi cli ordine sociale. più Yolte ,8,!?llecitati dai parlamentari sindacalis_ti e dalle orga• nizzazìoni dei lavoratori. L'on. Segni ha senz'altro toccato questioni di grande interesse per i sindacati e per la classe la,·oratrice: le ha «toccate> con una serenità e con una pacatezza che non clirnno adito a dubbi sulle sue buone intenzioni. Gli è però che le intenzioni non possono solo essel'e buone, ma debbono traclmsi in realtà viva ed ope– rante. E le forze politiche che esprimono il nuovo governo paiono troppo contraddittorie perché possa operarsi nel campo dei problemi sociali una seria realizzazione delle enunciazioni programmatiche. Ma poiché non è lecito fare il processo alle intenzioni, limitiamoci ad elen~are le que• stioni messe a fuoco dall'on. Segni e che hanno riscosso un senso di fiduciosa. attesa. da parte delle organizza7,ioni sin• dacali. Il presidente del consiglio ha affermato che il go• ,·erno intende affrettare la costituzione del Consiglio Na– zionale dell'Economia e del Lavoro, attuare una linea di politica economica che tenga conto prevalentemente delle conclusioni_ cui sono giunte le inchieste parlamentari sulla cli occupazione e sulla miseria e si ispiri ai criteri del piano Yanoni, promuo,·ere il 1·io1·dinamento dell'lRI e rendere ob. bligatori i contratti di la,·oro. Anche per il sl)ttore agricolo ha annunciato un'attivitti rifor1natrice, sia per quanto con– cerne la riforma dei patti agrari sulla base del compro– messo raggiunto fra lo stesso on. Segni e i liberali, sia I)er quanto attiene alla riforma fondiaria in generale. Consiglio dell'Economia e del Lavoro La costituzione del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro è prevista dall'art. 09 della Costituzione. Sul fatto che le normo costituzionali vada110 attuate, anche quando non le riteniamo sufficientemente chiare ed efficaci, nessuna riserva. Però, nei riguardi di questo nuovo organo · consultivo, per le sue caratteristiche, per la sfera di com• petenze che gli verrà riservata, per la sua composizione, non possiamo nascondel'e la nostra perplessità e taluni no• stri dubbi. li CNEL, la cui legge costitutiva è già stata approvata dalla camera dei deputati, esamisce la propria iniziativa nella « facoltà cli propo1Te al Parlamento disegni di legge» relativi ai 1·appo1-ti dell'economia e del lavoro. L'iniziativa viene implicitamente a cadere quando uno dei due rami pal'iamentari abbia proposto un disegno di legge sulla medesima materia che è stata oggetto dell'iniziativa del CNEL, oppure quando il go,·erno o una delle due Camere abbia interrogato il Consiglio su nna questione del lavoro o dell'economia domandandone il parere. In realtà si tratta cli un o,·gano p1·ivo cli potere concreto. C'è poi il pe,·icolo non ip0tetico che il Consiglio venga ad assumere una comoda. funzione ritardatrice nel settore nel quale dovrebbe operare come elemento cli accelerazione: la legisla:oione socia le. Per esempio, il governo e le Camere, per guaclagna,·e tempo, potrebbero scaricarsi di importanti decisioni, riversandole, per il suo parere, sull'organo tec– nico. Importanti, sirne leggi potrebbero \'enire rin\'iate col nuova repubblica · facile pretesto di una più complessa p;·ocedura legislativa. L'utilità del QNEL dipende quindi in forte misura dal tipo della sua composizione. Anche sotto questo aspetto, non possiamo farci illusioni: il Consiglio, che risulterà di 75 membri, sarà solo per \m terzo costituito da rappre• sentanti di lavoratori; gli altri due terzi verranno ad essere formati da « tecnici puri », alti funzionari e datori di lavoro. Contratti di lavoro In Italia, nelle zone economicamente depresse, non vengono n1inima1nente rispettati. Lo saeanno con una legge che li renda obbligatori? Lo dubitiamo! Non ci sono leggi che valgano, in questo settore, ove molte norme già ape• ranti vengono sistematicamente e impunemente violate. Il rispetto dei contratti cli lavoro non può riposare ·che su due elementi essenziali: Ja, forza organizzativa e un'econo• mia in sviluppo. VotTemmo dire che la prima deve emer• gere come fattore propulsivo della. seconda. J\Ia la obbliga• torietà dei contratti comporta implicitamente o il ricono• scimento giuridico dei sindacati o, quanto meno, un con• trailo ed un intervento dello stato nelle organizzazioni sin• dacali. Si passa cioè, dalla coucezione privatistica a quella pubblicistica del sindacato. Concezione che non possiamo condividel'e e che è gravida di imprevedibili conseguenze per il mohclo del lavol'O e per la democ,·azia. Ma i sindacati, che non hanno forza, che hann o stan• cato con la loro concorrenza di bottega gli ope1·ai, grida.no a.Ilo Stato: « Salva il sindacato! Dacci quel prestigio c he noi non abbiamo saputo conquistare! ». E i comunisti, in questa gara di asservimento all'autorità statale, non sono da meno degli altri. E' molto facile poi che l'on. Segni, nell'attribuire obbli. gatol'ietà ai contratti cli lavol'O, sia inAuenzato dal pro• getto Pastore, del quale abbiamo avuto modo di occuparci in una nostra prececlel\te nota. Si tratterebbe in tal caso di una gravissin1a sciagura. Patti agrari Jl principio della giusta causa non è di quelli che con• sentono compromessi: o lo si respinge o lo si accetta.. Vice• ,·ersa, al compromesso Scelba si è sostituito il compromesso Segni. E' migliore, è vero, in quanto prolunga i termini entro i quali non può essere data la disdetta al contadino senza un n,otivo valido. Però rappresenta sempre un J"egresso rispetto al progetto votato dalla camera nel '49. Non solo, ma quel che piì, importa, contiene il principio della libertà contrattuale del proprietal'io terriero, che è la negazione di ogni serio rinnovanìento dei rapporti produt• tivi nelle nostre campagne, ove lo sfruttamento, sugli uomini e sulla tena, è stato, da secoli, esercitato con raffi• natezza feudale e dove la terra ha a.vuto e continua ad avere un prezzo d'uso che è dato dal regime di monopolio cui è soggetta. . Queste le osservazioni che ci sono parse più immediate e che abbiamo schematizzato al fì.ne di ristabilire le propor. zioni cli un entusiasmo, da parte delle organizzazioni sin• dacali, specie di quelle « democratiche », che ci è parso eccessivo. Ciò i:ton toglie che le enunciazioni dell'on. Segni meritino ogni considerazione, non fosse altl'o per la buona lede della quale sono espressione. FRANCO VERRA Edizioni Einaudi Gilbert Ryle Lo 'spirito come comportamento Edizione italiana di Ferruccio Rossi-Landi « Biblioteca di cultura filosofica,, pp. LXlll-378 L. 3 ooo Un'analisi po'emica e stimolante del linguaggio quoti• diano che rimette in causa la vera funzione della filo• sofìa. Una grossa sorpresa per il pubb:ico italiano. Raffaele Pettazzoni L'onniscienza di Dio « Collana di studi religiosi, etnologici e psicologici» pp, XXl-684 L. 4 000 Un'opera che interviene con autorità nella polemica cultu– rale che da mezzo secolo si dibatte intorno agli esseri supremi dei primitivi. Olivetti Lettera 22 In auto e in treno in ae1-eo e in albe1·go sulle ginocchia, sul tavolo d'un bar, esatta e leggera scriverà la vost,·a corrispondenza gli appunti di viaggio i ricordi delle vacanze.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy