Nuova Repubblica - anno III - n. 17 - 3 luglio 1955
nuova replJbblica LUCI CINEMA IN PROVINCIA . p ER COMPRENDERE le condizioni del cinema e della cultma cinematografica nel Veneto in un esa– me che non voglia fermarsi alla SLlperficie della cronaca, credo sia necessario tener presente pm che al– trove la particolare fisionomia sociale ed economica della regione e dell'ambiente intellettuale corrispondente. E' no– ta nel Veneto, in forma assai pitt rilevante che in qual– .siasi altra regiorie del Nord, l'influenza della campagna .sulla città, articolata cli fatto in un frazionamento mu– .nicipale delle varie province, e caratterizzata dalla man– canza cli un forte centro urbàno, che esprima nuclei di– rigenti economicamene e culturalmente progrediti e di– namici. La strnttnra fondamentale è ancora quella della grande proprietà fondiaria, 01·ganizzata nel migliore dei casi 111 complessi di tipo feudale e paternalistico e fa– ' vorita da un tessuto sociale contadino cli composizione quanto mai 0 poco omogenea, che ne rallenta e ostacola la coesione. Su tale base si innestano molteplici attività , industriali, alimentate dalla campagna e in via di evo- .luzione da forme tendenzialmente artigianali, ma ancora troppo sparse e sporadiche e cli troppo recente costitu– zione per dare vita a gruppi sociali cli concezioni e abi– tudini evolute in senso moderno. L'atmosfera generale della regione è riconoscibile in una sorta cli diffusa pigrizia morale e intellettuale, in un inerte quietismo incline al pregiudizio e al luogo comime, in un'opaca abitudina– rietà di costumi antiquati e retrivi, che nelle classi ele- .vate si sforza cli assumere l'aspetto- cli uno scetticismo fai- . samente smagato e «superiore>, e finisce in realtà per influenzare ogni settore della vita regionale, impedendo il costituirsi cli una efficiente civiltà collettiva. Quei>ta situazione, che ha il suo equivalente politico in una costante inclinazione legittimistica e remissiva al potere dell'autorità costituita, si manifesta in modo acuto nella formazione· cjel tipo int<lllettuale medio, insegnanti, ecclesiastici, funzionari, piccoli professionisti, i quali pro– venendo in genere da ceti disagiati e inserendosi in un ambiente paternalistico,· tardo, ,conformista, ne assimilano passivamente la mentalità velleitaria e presuntuosa. E' interessante osservare le reazioni cli questa catego– ria cli fronte al cinema, poichè da essa dipende pitt che non si supponga, specie nelle città e nei grossi borghi, Ì'opinionè cinematografica corrente. Da un lato la presun– zione culturale e un comune sottinteso ·,impianto cli ·epo– che in cui ben più evidente sarebbe stato il riconosci– mento dei « valoti spirituali» e il senso dell'arte, alimen– tano una preconcetta ostilità « estetica» nei confronti del cinema; dall'altro l'aprioristico rifiuto cli giudicarlo inge– nera un senso cli annoiata e vittimistica accettazione in blocco, come mezzo di clivertimento spicciolo, buono o cattivo che esso sia. Nelle otto province della regione l'indice della popo– lazione cinematografica incide per il 57 per centÒ sulle città e per il restante 43 per cento sulla provincia (dati ciel bollettino SIAE per il 1()54), media fortemente equi– librata rispetto a quella cli altre regioni a più intenso svi– luppo urbano. La provincia richiede con interesse presso– chè esclusivo film cli genere commerciale e di evasione, avventure e gangsterismo, o le smaglianti favole ameri– cane in technicolor, che si identificano con le esigenze di spettacolarità- grossolana e fastosa e al tempo stesso cu– riosa ciel particolare, cli un gusto educato da.i fumetti e dalla morbosità. minuta e pettegola della cronaca.. nera. Molto minore, naturalmente, il successo dei nostri film cosiddetti peorealistici, che la parte bempensante del pub– blico giudica più che mai contrari alla reputazione e al decoro nazionale, in istintiva quanto significativa armonia con i dettami della ritrovata « linea Scalfaro ». Ma anche nelle città la situazione non è molto di– versa. Venezia, completamente priva di qualunque fun– zione cli preminenza sul retroterra,. non esprime interessi economici e culturali propri, capaci cli realizzare un am– biente definito e coerente: il compromesso tra il provin– éialisino intrinseco alla sua strnttu:ra e la .funzione cosmo– polita che essa assume artificialmente nei mesi estivi, produce nei Festival ciel Cinema e cl~! Teatro una sintesi di elementi eccezionali ed esterni alla vita culturale della città, mentre la più gran parte degli ambienti rimane estranea e indifferente a queste manifestazioni. A Padova, dove interessi commerciali e industriali in continuo svi– luppo non riescono a fondersi coi gruppi culturali gravi– tanti intorno all'Università in un'atmosfera qualificata e omogenea, si ha tuttavia la situazione in certo senso più interessante: città capozona per le proiezioni cli prima visione, con una popolazione cinematografica che oscilla attorno alle 13 mila unità giornaliere ( relativa.mente una delle più alte d'Italia nel 1954), accoglie con scarsa selet– tività e frequenza pressochè inalterata i pitt disparati pro– dotti. Il clima eclettico della città si riflette 'in curiosi fenomeni: accanto all'eleganza delle <prime» in serata cli gala, trovi il complesso d'inferiorità. esercitato dal lus– suoso cinema « Altino », il cui' personale deve registrare tuttoi·a incredibili episodi cli persone che non riescono ad e11trarvi, .&. dopo< timidè esitazioni al di là dei cristalli deU' ii:igresso, •pref.e~isco~o volgersi ad altri cinema del 7 DELLA RIBALTA PREMI ESTIVI - La valorizzazione del paesaggio centrn, meno appariscenti anche se dai p1·ezzi invariati. A questi esempi, cli per sè già abbastanza eloquenti, è eia aggiungere la quasi assoluta mancanza nella stampa locale cli recensori specializzati, che si preoccupino non diciari10 cli promuovere nell'ignarn spettatore l'affiorare cli una qualsiasi coscienza c1itica, ma neppure di stimo– larne un accenno cli discernimento che vada oltre la simpatia per i convenzionali elementi "cli spettacolo. Affi– dando la critica cinematografica a cronisti generici o a gic-·.metti inesperti, la sta.mpa veneta non fa che ri– confermare la sua funzione puramente negativa., intesa soltanto ad assicurare la statica egemonia delle forze pitt grette e conservatrici, che guardano con naturale estraneità alla formllzione di un'agile e moderna cuJt.ura, accessibile ai' pitt largµi ~a~ti cli popolazione. ' L A FUNZIONE propriamente cultmale résta quindi affidata. per intero all'attività dei v.ari Circoli ciel Ci– nema, raggruppanti com'è noto sparute pattuglie cli intel– lettuàli e semi-intellettuali, che raggiungono a.I massimo il numero di qualche centinaio. Divisi in associazioni cui non è estranea una reticente tendenza politica, non sem– pre la loro azione si svolge però in senso unita.rio, anzi non è raro che essi vengano a trovarsi sul piano pratico in una singolare situazione cli concorrenza. E ancora il caso cli Padova, dove agiscono contemporaneamente due organismi, il Centro Universitario Cinematografico, avver– sato dalle stesse autorità accademiche per il suo aspetto troppo laicista, il Cineforum diretto dai P. Gesuiti dell'An– tonianum, assai meglio attrezzato economicamente, e quin– di in grado di svolgere un'at:tività più complessa. e varia sotto la cui apparente spregiudicatezza si avvertono' I~ finalità « annessionistiche » ed edificatorie comuni a tali patronati cli lusso, negati, come tutti gli organismi cultu– rali cattolici, a. ogni reale funzione cli cu !tura. D'altra parte l'abuso ciel cinema come strumento di propaganda confessionale e politica, su un terreno dove la. collisione tra autorità laiche ed ecclesiastiche è predisposta eia con– dizioni assai più favorevoli che in altre regioni, va assu– mendo proporzioni sempre pitt vaste : basti pensare, per rimanere nella sola provincia cli Padova, che su 177 sale cli proiezione, 69 sono sicuramente parrocchiali, e oltre la metà delle rimanenti 108 a licenza industriale risultano anch'esse pitt o meno pressantemente ·controllate eia reli- giosi (dati attuali dell'Agenzia. AGIS). , Queste osservazioni sono fondate su rilevamenti com– .piuti nelle due maggiori province cli Padova e Venezia, ma ho ragione cli crederle estensibili al resto della regione con un margine cli sufficiente sicurezza. Il quadro che ne risulta è necessariamente sommario e approssimativo, e pot~ebbe completarsi con l'esame cli altri significativi dati particolari. Ma in generale, diciamocelo francamente, par– lare cli identificazione 'tra cìnema e cultura in relazione alla gran massa del pubblico, e non soltanto pe,; il Ve– neto, suona talmente prematuro da apparire ridicolo. Il ci– nema, non sarà mai abbastanza. ovvio ripetercelo, obbe– disce principa.Imente a leggi cli natma industriale ed àffa– ristica, sulle qùali. I'opera d'arte incide in misura ciel tutto trascurabile, sufficiente a giustificare da sola l'apa– tico ·abituclinarismo del pubblico. Il problema rientra così ·nella crisi generale della nostra cultura, che avverte l'in– sufficienza dei termini e dei valori tradizionali, e la cui · revisione fa parte del processo qi raclicale rinnovamento degli attuali rapporti tra le classi. LUDOVICO ZORZI SCHERMA CROCIANE di NELLO FINOCCHIARO P RENDENDO LO SPUNTO dalla pubblicazione di un nuovo libro cl, Francesco Compagna, « Labirin– to meridionale », Giorgio Granata, sul Monda ciel 21 giugno, ritorna sulla P,Olernica tra crocia.ni e marxisti circa la funzione del Croce in rapporto alla problematica politica ciel Mezzogiorno e ai suoi sviluppi. Non avendo ancora letto il libro del Compagna, anch'egli crociano, mi riprometto cli criticarlo in futuro, e intanto vorrei nrno– vere qualche obiezione a qua.nto, nel suo articolo, scrive il Ora.nata. La difesa che questi fa delle posizioni cro– ciane è in verità delle più oltranziste, e rischia cli pre, giudicare il lavoro stesso ciel _Croce che, sullo scabroso terreno della realtà meridionale, può dare suoi frutti solo se sottoposto a un processo cli revisione e direi anche cli superamento. L'articolista è costretto, per rendere age– vole la difesa, a scegliere, per poi controbatterla, fra tutte le critiche mosse a.I Croce, sul piano dei rapporti fra cul– tura e politica nel Mozzogiorno, quella che a me sembra la pii, grossolana e secondo cui « il bravo Don Benedetto, che sonnecchiava in· qnel tor1·iclo ma.ggio durante i cònsi– gli governativi, stava sveglio da ~n capo a:l'altro quando si discuteva cli contratti agrari». Nè serve a chiarire le idee la considerazione che l'opera ciel Croce è quella che è, cioè un'opera in cui manca qualsiasi interesse per le condizioni delle plebi del Sud, e che va criticata come tale, pur riconoscendo il valore della « Storia d~I Regno cli Napoli nei confronti dell'auspicato rinnOVlJ,;,ento e bo– nifica dell'ambiente meridionale». In realtà i clitici di parte mar:-dsta attaccano Croce per i risultati negativi della sua opera, su questo terreno che è stato eia loro prescelto e che gli assicura buon gioco. Ma il Granata sembra pretendere la vittoria pa.ra – gonanclo prima questi incauti a quegli altri che tentas– sero cli criticare i Promessi Sposi perchè. non sono la Di– vina Commedia o viceversa, e in un secondo tempo, con Ll11 repentino cambiamento cli fronte, rigettan,clo sulle spalle degli incolti ceti medi la responsabilità ciel falli– mento della « g·rande cLÌltura > meridionale, comportandosi così come chi· volesse giusti'fìcare quel sarto che ha cucito un magnifico vestito, il quale ha però il difetto di essere enormemente sproporzi_ona.to a.Ile fattezze cli chi deve in– dossarlo. Qui no~ si vuole affatto svalutare la portata del– l'opera di Croce, ma avvertire che la rea~tà meridionale, . così com'è e non come si vorrel:ibe che fosse, deve mo– deliare tutta l'opera cli un pensatore il quale si proponga la bonifica cli quell'ambiente; e che se si vuole trarre pra– tico vantaggio dallo storicismo crociano, si deve desiste– re dal difendere con armi spuntate posizioni insosteni– bili. Forse le future generazioni laiche dovranno a Croce quanto i marxisti devono oggi a Hegel, la cui dialettica, « che cammina sulla testa », fu rimessa in piedi dal Marx; ma non bisogna dimenticare che l'idealismo dei professori tedeschi, ereditato poi nel modo che sappiamo da.I proletariato _tedesco, {u anche, col carattere astratto delle sue ricerche, una delle cause ciel mancato sviluppo democratico della Germania. Certo è che oggi gran parte dei giovani, i quali in definitiva sono i ,nìgliori giudici dei loro maestri, prendendo contatto con i problemi della storia e della politica, vedono nel pensiero crociano uno dei termini della dialettica che dovrà portarci fuori eia.Io l'impasse attuale; il secondo termine è rappresentato per questi giovani dall'operaismo gramsciano, .tltra esperienza positiva del nostro tempo. Ma l'uno e l'altro termine, svi– luppandosi, dovranno .portare ad una soluzione nuovaJ eh• è quella che non garba ai crociani cli professione. ·Conclu– diamo perciò esortando questi ultimi a una maggiorè cau– tela e a un maggiore senso critico, convinti che queste doti sarebbero state apprezzate in loro dal ~ra.1dt- maestro.
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