Nuova Repubblica - anno III - n. 16 - 26 giugno 1955
nuoV:a1..:r_epubblica. ., .SETTE.GIORNI . I NEL lUOND.O I UHIESA TATO IN. ARGENTINA I FATTI ACCADU1'I in Argentina in questi giorni sono oggetto di, larghi resoconti e di accorati co1n– menti in tutta la stampa ita_liana, specialmente in quella conservatrice e cattolica, per la quale l'evolu– zione anticlericale del peronismo cli questi ultimi mesi ha costituito una vera e propria tragedia cli famiglia. Peron e,·a considerato, infatti, negli ambienti rappresentati da questa stampa, .come un uomo sicuro, un difensore della religione, della fa1uiglia, degli interessi costituiti, anche se, per raggiungere il sno scopo, era costretto, co1ne tutti i dittatori, a fare qualche concessione ai suoi sindacati, e se, per far tacere l'opposizione radicale e socialista, era costretto a mettere a bavaglio le libertà politiche. Finchè non aveva toccato gli interessi costituiti e in particolàl'e quelli del clero argentino, non si era mai trovato niente da ridire; finchè aveva violato ogni libertà fnorchè quella della Chiesa, nessuno aveva mai avuto, fra i nostri clerico-moclerati, cl~ lamentare il suo totalitarismo; pe1·6no quando aveva fatto i primi passi per temperare l'irruenza dei giovani del!' Azione Cattolica, il clero ar– gentino aveva consigliato Ia moderazione, sperando di fi– nit-e per mettersi nuovamente d'accordo con lui. Luigi Salvatorelli ha colpito nel segno, nell'acuto com– mento consacrato alla crisi argentina su La Stampa, quan– do ha raffrontato i rapporti fra Stato e Chiesa in Ar– gentina, con le dovute distinzioni, a quelli fra fascismo e Chiesa in Italia nel 1931. Conviene infatti ricordare che l'intesa fra fascismo e Chiesa aveva· fatto delle forze cat– toliche italiane le uniche forze politiche e sociali orga– nizzate tollerate dal regime accanto alle forze ufficiali fa– sciste, permettendo così a queste forze cattoliche, che meno cli tante altre avevtno operato contro il fascismo, cli emer– gere come il maggiore pa,·tito italiano dopo la guerra. L'intesa fra Pel'On e la Chiesa, fino a.tl 'anno scorso, aveva fatto anche delle forze cattoliche organizzate in Argentina le uniche forze capaci di minacciare la .po– tenza del peronismo. Quando queste forze si ·sono agitate, quandu hanno voluto rafforzare la loro orga,nizzazione, come già accadde in Italia, nel 1931 e nel 1938, con l'Azione cattolica, dopo il suo riconoscimento nei Patti Lateranensi, anche Peron è passato al contrattacco. Ma, meno vincolato di Mussolini, che aveva dovuto concedere molto di più per· ottenere I~ legittimazione della Chiesa, Peron sé l'è p,·esa con i sacramenti, prima cli prendersela direttamente con l'Azione Cattolica o con i sacerdoti, per colpire la forza cattolica. alla radice. La lotta fra l'el'On e la Chiesa h,i così assunto'l'aspetto di un conflitto intestino fra forze conservatrici, fino a quel momento alleate. Come ,iccade sempre in questi casi, però, le masse cattoliche ernno nJolto più a sinistra dei loro sace1:cloti e. d~i lovo di,·igenti politici e la lotta con– tro il., peronism,o è clivQuta.ta anche nn,i lotta per la cle– n1ocrazi a. ., ]I contrasto f,·a l'acquiescenza verso la dittatma del clero ·a,·gentino e la volontà democratica delle masse cat– toiiche è venuto così a pone la Chiesa romana nella .ne– cessìlà di qualificare la funzione cl'istiana in questo con– flitto; rnantenendo il conflitto nell'ambito puramente re– ligioso (come è apparso nella fase della scomunica e del colpo di stato nJilita,·e), la Chiesa non trasporta la lotta sul piano più genomle della libertà di coscienza e d'opi– nione, ma la mantiene sul piano corporativo della difesa dei privilegi ecclesiastici, prònta · a far lega con qualunque grnppo conservatore o fascista che di nuovo glieli ga- .Ta",;t·i;s;., - ~ , , ' ✓ • • • ,. • ,. it Trasportandolo invece di propria iniziativa, come 'se111b1·ano volerlo aJeuni ·dei giovani dirigenti dell'Azione· _'cattolica argentina, suI ,pia!'?.. p~lla lotta .coµtro la clit-• ::tatura e per la 'democ,·azia, della lotta acç~ntp ,l!,l prole-· Ì,tariato urbano e rurale ,contro fac: rieàzion_;: ind'ustria,le e .agraria, la 0hi-esa si pi:>ne ''éi:in'è~ta~l>1ite.,_sul terreno an– tifascista d·elJ!apertma. a· :si'riisti·i ·"s~. gìiel' tèrrelio' dove fu trascinata nel · l iri/' ddlla:' cis'tìh,i.'ìòi:i~'.' di;ii èl:'.N ·é.'dalle 'iniziative individuali dei sacerdoti che· soliclarizza;o~o co; '.!e {o;ze' _'partigiane nel Nord. Molto .più ~he "co;,· i ";;11r·;:;;~;r,;,. della '1,o~sti'a demo; crai.ia cristiana, più concretan1ente che con i vari 1nes~· saggi sociali cleL Ponte:fi:tiè°;'1"1% Jì,ari,t"~(:S,e< ;l.et hjt ora l'occa– sione, nella realtà dei fatti, di qualificare l'odierna pooi- ·•zione politica e sociale clell\J,..Chiesa, schiel-anclosi, per cli. · fendere la libertà di religione• in Argentina, con i gruppi negatori d'ogni libertà, 6 con quelli che intendono la li– bertà di religione solo nell'ambito di un regime che tu- teli tutte le altre libertà.· - ' PAOLO VITTORELLI (Dino Grandi. il «fine» diplomatico dell'era mussolinia– na, sta coua11do 1111 rilor110 clamoro~o sulla ~cena potili.ca ). 5 (Di.~. cli f?ino Boschi) L'AMBIZIONE DELLA VECCHIAIA_ Grandi tra Grandi IL HECEN N A I.E DELLA CA R T A · DE L L' O l\ U IDEOLOGIA E REALTA' D IECI ANNI OR SONO, il 26 giugno 1945, a San Francisco veniva approvata Ja. Carta delle Nazioni Unite. Che essa costituisca una chimerica enuncia– zione di buoni princìpi e cli regole' internazionali, e che non si capisca con1~ l'amma.liziata esperienza cli 11omini po– litici, cli diplomatici 'e di ·giuristi abbia potuto elaborarla ed approvarla in nome dei J?ropri stati, parrebbe a prima vista ovvio. Ed. ovvio sai'ebbe a.ltresì ricollegarla all'em– pirismo e tatti~rùo ideologico e politico· anglosassone, e, ad un tempo,' alla persistente tradizione giusnaturalistica, storicamente e 6losolicamente superata ed affatto insoste– nibile. Onde ver1ebbe spontaneo dinanzi a questo e ad altri consimili documenti di organizzazione internazionale l'atteggiamento sarcastico che il Metternich opponeva ai sogni di santa alleanza dello czar Alessandro I, e il dub– bio che siffatte carte e statuti e dichiarazioni non siano altro che vane parole, o mezzi .da servire ad abili diplo– matici. Senonchè, la Carta delle Nazioni Unite non si è posta o, quanto meno, non va considerata come un'inutile ·od opportunistica dichiarazione cli · principi informatori delle relazioni inte1·nazionali, ma come conseguen½a di esperienze passate e manifestazione di bisogni presenti. Le in1n1ediate origini del documento si ritrovano nel messaggio sullo stato dell'Unione che il presidente Roose– velt inviò a.I Congresso il G· gennaio 1941, e col quale, dopo tentativi di mediazione e speranze deluse, preparava la nazione nordamericana all'intervento. Al « neu Orclnung » hitleriano, alle incertezze e ai timol'i di .un pertinace sen– tirn isolazionistico era contrapposto, in quel messaggio, l'or– dine i11orale delle « lour· essential human freecloms ». Per lo spirito che le dettava e per gli ideali e le immagini che risvegliavano, esse sta.vano ad indicare la libertà nella sua manifesta'zione più alta, come supremazia dell'uomo e di ·ogni uomo « eve1·ywhere in the world »; e venivano a co~ stituire una ·dichiarazione di «belligeranza» morale, un « atto di ostilità non equivoco» momentaneamente limi– ta.to al dominio delle idee,. ad una affermazione di prin– cìpi9_sul la società internazionale da fondarsi dopo la guerra. Qùest,o medesimo concetto di libertà informava la « Carta clell'Atlanti~o », nella quale, il 14 agosto 1!)41, quando più avversa appariva la fortuna e disperata la lotta, il presidente nordamericano e il premier britannico \V. Chul'Chill dichiaravano cli voler i ·ea.li ,,'zare « la colla– borazione più completa fra tutte le nazioni nel campo clel– Peconornia con lo scopo di assicurare., a tutti, n1igliora– n1enti nelle condi::doni di lavoro, avanza1nento economico e sicur0'zza sociale», è di 1nirare ad una pace· taJe da ga.ran- . tfr'e « ad ogni nazione i n1ezzi cli vivere con sicurezza entro i propri cònfini » e a tutti gli uomini, in tutti i paesi, un'esistenza libera dal terrore e dalla miseria. Prin– cìpi, cui adel'Ìrono di poi le Nazioni Unite con la dichia– razione del p1·imo gennaio 1942, convinte, come afferma– r01~0, che Ja con1pleta vitto1·ia sui loro nen1ici era « indi– spénsabile alla difesa della vita, clell'indipenclenza e della libertà civile e religiosa, e alla salvezza dei diritti tnnani e della giustizia nei loro propri come negli altri paesi». A ragion~, quindi, il maresciallo Smuts poteva affermare du– rante la conferenza di San Francisco, che la fede nei .di– ritti umani, individuali e collettivi, era stata la forza dei popoH alleati nella lunga ·ed implacabile lotta sostenuta. L'orgogliosa, oarbal'ie e la spietata durezza cli un allu- .. : , ~ cinante sogno di egemonia razzistica, l'aperto dispregio per ogni trnclizione cli civile cultlll'a, di gentilezza di rapporti umani, cli ideali di fratellanza e di libe,-tit., la fredda atiua– zione dei propri disegni mercè guerre e distruzioni e sop– pressioni in n1assa si erano abbattuti su una tunanità che, divisa prima, attonita e quasi sfiduciata., seppe poi trovare in se stessa le ragioni della resistenza e della vittoria. La crisi non s'era detel'l11inata, con1e fu poi sostenuto da JVIax Picard e dal Croce, per un'improvvisa follia del mondo o per le !orze del male che sono nell'uomo; nè il sogno di egen1onia razzistica era una c1·udele irrazionalità, bensì l'esasperazione di un principio illiberale, cui s'erano co– strette forze sociali non più riconoscenti i limiti della propria funzione ed efficacia, e portate, di conseguenza, ad af.fennare il proprio predominio sino a spogliare della per– sonalità giuridica e delle altre tradizionali garanzie di diritto individui, classi e nazioni, rigua1·dati come uma– nità subalterna. La· resistenza a quelle forze si chiai·iva al– lora come un momento necessario del lento progresso che per lungo volgere d'anni aveva condotto il pensiero e la vita umana dal concetto e dalla pmtica di libertà come complesso cli privilegi alla libertà storicamente vivente nella na,,ione, seppm limitata ad una· classe o concessa alle altre solo in grado subordinato: progresso che proprio ora, mercè quella crisi, si apriva alla speranza di una più. in– tensa e sostanziale libertà. E se la guena, che perta,:ito si combàtteva con sacrificio cli vite e di ricchezze e con al– terne vicende sino all'an.nientamento o, come anche si di– chiarava, alla resa incondizionata del nen1ico, aveva e non poteva non avel'e anche n1otivi e scopi p1·atici, in questo l'azione dei popoli alleati· mostra.va la sua superiorità.: che,. cioè, lo sforzo cli creare un mel'Cato unitario mo,:icliale aperto all'espansione e all'influen,.~ della « prosperity » americana, la strenua conserva,,ione del vecchio sistema po– litico anglo-francese, la rottura dell'accerchiamento .anti– sovietico e l'espansione organizzata di un moto socia.le, pur. con le loro intrinseche e facilmente prevedibili con– tracl'dizioni, pervenivano a tutelare la libertà dell'uomo .</ ad offrfrgli nuove possibilità di avanzamento. · . Tali; dunque, le origini e gli. ideali, il significato e il valore della Carta delle Nazioni Unite. Dimenticarli, come è proprio dei giuristi e si può in modo esemplare vedere in due saggi del. G11ggenl1eim, fa sì che ci si perda .nel– l'abisso che divide l'ideologia dalla realtà, o si rimanga soffocati dall'irrealtà del realismo. Anche il fatto che la complessità degli odierni rappm-ti interna.zipnali. richieda un'organizzazione funzionante come cOnferenza permanenfe a lato dei tradizionali contatti diplomatici, e lo stesso i·i-. chiamo agli astratti princìpi del clir·itto e della mornle, caratteristica del diritto internazionale convenzionale, non possono di per sè spiegare l'efficacia del documento pur tra le incomprensioni e i contrnsti e i conllitti di questo estenuante dopoguerra., se non fosse tuttora presente quel– l'esperienza e viva l'esigenza di sicurezza, di libertà e di. progresso, che ne è na.ta .. Ivi è la ragion d'essere della Carta, e della conseguente organizzazione internazionale come istituto storicamente giustilicato e politicamente· effi– cace, capace cli informare di sè la struttura costituzionale dell'anarchica società mondiale. GIUSEPPE PIZZONE ,_J
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