Nuova Repubblica - anno III - n. 8 - 1 maggio 1955

/ B 8 hower a firma.re l"arn1i8tizio di Corea; l'aveva delto anche nel '4G quando si liqnefece in pochi mesi c111elloche era st&to l'esercito più potente del mondo; "io ripetè noi '54 mandando per aria il piano cli Nixon, l(nowland e Rad• [orci d'invia-re qualche divisione in Indocina. Era il grido che· Roose,·elt sentiva da tutte le parti. Gli esperti l'avevano eletto; « La conquista del Giappone 1·ichiecleri, un milione di morti e cli feriti: guardate a quello che è successo a C:uaclalcanal; ad Iwojima, in mille isole grandi e piccole sparse por il Pacifico; guardate ai kamikat,,e,., >. Ci sono milioni cli ame.rieani che oggi hanno \renta o quarant'anni ai quali l'idea cli uno sbarco .;.. Giappone 11cl 1945 fa ancora corre,·e dei brividi per le o,;sa. Gli esperti avevano torto? Chi n'e sa niente? I morti ci sareb– bero stati, .ragionavano Roosevelt, Hopkins e quanti al– fora dovevano prendere delle decisioni. C:l'ingJesi avevano fatto i loro piani: avrebbero voluto una guerra lunga; .-.rano convinti che non basta sconfiggere un nemico; che occorre anche fare attenzione alla maniera in cni viene sconfitto. Ma gli americani avevano fretta, non solo Roose– rnlt che già stava morendo, ma i democratici tutti ed i 1·e1Jubblicani tutti, il pubbljco ed i soldati. Occorre avere il senso non solo dell'avvenire ma an– che del po~ alo, occorre avere i nervi a posto e la te~ta ~ulle spalle per decidere di combattere una gnerra lunga invece di una guerra corta. Chj non ha niente clietro cli sè ha frotta - e nove ,·olte su dieci sbaglia. Napoleone ebbe fretta e dopo aver tutto preso, perse tutto; Hitler (per fortuna) aveva fretta anche lui e porse la guerrà che, con un po' cli cautela, avrebbe qnasi certamente vinto - al- 1110nosu terra. Gl·i amcrica·ni avevano frotta; il loro sforzo fn enorme; dal nulla misero su un eseTcito di prim'ordine o cl1e fece mi,·ncoli; l'industria cd i° civili Jccoro anch'essi dei miracoli. l<'acencio presto, gli' americani buttarono giù prima di esser prònti a metter su. Gli storici possono par– lare di errori. Ai democratici basta chiedere al pubblico: « Volevate che la gnena durasse più a lungo?> e tutto il ct1slello di carta costruito dai repubblicani s11 Yalta se ne va })Cl' te1Ta. Pochi hanno commentato su quello che è forse uno dc·i massimi risultati della pubblicazione degli incartamenti di Yalta: cui si metto a spolverare scheletri, fa meno atten– zione ai vivi. E' un bene? E' un inalo? Chi ne sa niente? La nazione americana è forte; ancl10 gli nmo1·icani non banno che un'idea assai impe1·fetta della propria forza; ~li 8t1·anieri che mettono in rilievo divisioni e dissensi, incertezze o possibilitìi cli crisi, compiono oggi ferrore che compirono i tedeschi nel 19J 7 ed i giapponesi nel Hl41. J.a coscienza della propria forza potrebbe indurl'e gli ame– ricani a complica.re nna situazione giit abbastanza compii~ cata. M a fìncltè gio cano con fuochi crartifìcio a casa, diffi– eiln,ento ce,·cheranno di alimentare seriamente i fuochi fuo,·i cli casa .. ~IAX SALVADORI SCVOLA LlBERA U NA. lMl'OR'l:ANTE iniziativa della Federa,.ione Na, 7.ionalo Insegnanti' Scuole Medie - il Convegno 'l'rive11eto della Scuola tenuto a Trento i giorni 2 e 3 aprilo u. s. - è stata vivamente appoggiata da Uniti, Popolare, sia per l'ope,.a svolta localmente dai ,ompagni del nost,·o Grnppo trentino, sia. per la presenza e la parte– cipa»ione attiva di numerosi esponenti nazionali del 1Vlovi– me11lo. ll Convegno prendeva le rnosse dalla particolare situazione in cui si è venuta a trovare la Scuola trentina a seguito dell'appron1ziono cli tre leggine regionali (cli cui duo soltanto ebbe,·o successivamente In ratifica governa– tiva) seriamente lesive clella •Jiberti, dell'insegnamento e dei principi costituzionali gene1·ali che regolano l'ordina– mento della ,cuola in Italia. Gli o,·ientamenti della. mag– gioranza clericale trentina potevano, a giusta ragione, essere considerati come sperimentali ·rispetto alla politica generale della scuola voluta in tutto il paese dal partito di maggioranza; d'altronde, la questione meritava un esame anche nei riguardi dell'ordinamento regionale, dalla sua ,·nliclità ma ancbe elci limiti entro i quali - attmverso cli esso - può essere lecito di mettere nel nulla gli stessi prin– cipi costituzionali, normativi per tutti i11disli11tamento i cit– tacli11i. C:instamenle però i p.romotori del co,n-egno, tra i quali vanno ricordati particolarmente i compagni proff. Radice e Betta, non vollero dare un carattere puramente regiona– listico alla manifesta zione. E perciò lo impostarono come esame spregiudica.to ed appassionato cli alcuni dei pii, gravi problemi della politica e della organizzazione sco– lastica in gcnèrale, sia pure visti da un particolare osser– vatorio come quello di Trento. Al Convegno hanno aderito inscgn_anti cli molte parli d·rtalia, e particolarmente delle provincie Yenele, della Lombardia, del Piemonte e dell'Emilia. Numerosissime e significative le adesioni, fra cui ·quella cli U. G. Mondolfo. La relazione iniziale fo tenuta, davanti ad un'aula gre– mitissima, da Calamandrei, che esaminò l'ordinamento co– stitnzionale della scuola e-le gravi deficienze così nell'appli– cazione ciel precetto costituz.ionale come nella direttiva generale cli politica scolMtica. Seguirono il giorno succes– sivo le relazioni elci proli. Palumbo di Milano, Contarello di Pa.clo,,a, Molignoni di Bolzano, Carpinell~ di Aosta, Zorzi e Deromedis cli Bolzano, e il saluto cli Unità Popolare porto a.i convenuti eia Codignola. Dopo la discussione sulle relazioni, si votò una mozione conclusiva che, per la sua importanza, viene qui integralmente riportata. « Il I Convegno triveneto della F'NISM, tenutosi nei giorni 2-3 np,.ile 1955 a Trento, consicle.ra.to che la scnola \ depositaria cli cnltura, di civil.tà , cli traclfaion i, che vivono e che si fondono in una continua ricerca ciel vero, e pertanto DUGH re,-hhlica Unità· popot8=r_e e alternativà ·soèialistà Le, Dire::ione Nc...-;ionale d·i U. P. 11<1 a.pprovato il 19 aprile ti.s. lt, tJerr,,ente d·ichia.-ra=·io1,e polit-ica: La crisi del qnndl'ipnrtito e d ei pal'titi minol'i di demo– cra,.ia laica, ltt scis.~ione semp.re pi,, profonda fra l'attuale direzione i:}el paese e le masse -lav.oratiici, le tenta,,ioni cli una pa1·te della classe politica vel'SO soluzioni cli destra, stimolate dalla posizione ufficiale dei liberali e dalla rn– renza deUa politica socialdemocratica, hanno posto in primo · piano il problema della ricostituzione di una concentrazione di fo.f"'~e, anjn1ate da una. sincera volonti, cli rinno:vamento che tragga la sua ispirazione dagli ideali della Resistenza. e che costituisca una garanzia contro il pericolo cli ritorni a situazioni si,nili a quella ,·erificatnsi nel 1922. T:nità Popolare, costituita nel Hl53 da socialisti, repùb– blicani e da ,lltre Ione democratiche per impedire il snecesso della legge elettorale n1aggioritaria e ostacolare il rafforza– mento del monopolio politico democristiano, sta eia allora costantemente operando a questo scopo. In qnesta sua 11zione,Unità Popolare ha respinto e respinge le suggestioni cli fronti popolari, che destano giustificate preoccupazioni di' sljltamento del.la situazione italiana verso forme cli cle– mocra,.ia popolare, non accelte alla maggior parte degli it.aliani. Ma d'altra parte, Unità Popolare si è gnarclata dalla facile presunzione dei partii i minori, i quaJj, in un pericoloso isolamento dalle for-~e del lavoro, banno i1_u1- tilmente tentato cli sostenere un dialogo in condizioni di parità. con il mondo cattolico, soggiacendo inevital:iilmente alle tendenze pià conservatrici che in esso si muovono.· A Unità Popolare pare chiaro ed è sempre parso chiaro che non è possibile in Italia una poli•ica veramente de– mocratica e rinnovatrice senza un forte apporto della classe lavoratrice, che, con nn gioco dia.lettico cli critica e di collaborazione, cli spinta e di appoggio, concorra ad orientare la dire,.ione politica ciel paese, liberandola dal– l'ipoteca delle for-~e illiberali e conservatrici. Che questo apporto sia stato ostacolato dalla stretta associa,ione frn il partito socialista ed il partito comunista - comunque la si voglia storicamente giudicare - non potrebbe essere posto in dubbio. L'in0nenza del partito comnnista, a sua volta strettamente legato alla organizza– zione ciel comunismo mondiale, ha esposto le forze ciel la– voro italiane a tutte le conseguenze della guerra fredda, isolandole non soltanto dalle altre forze politiche del nostro non può essere asservita nè sul piano nazionale, nè tanto meno.'-nell'nmbito regionale o provinciale a visioni parti– colaristiche, o addirittura fatta oggetto cli limitazionj della sua ftmzione unitaria nella nazione; considerato che la. scuola pri,•ata, obbligata a lealmente osservare le norme costitJtzionali cbe ne configurano la funzione, non può e non deve essei-e in concorrenza con la scuola statale, la quale sola finora garantisce la libera collaborazione dei cittaclinj nella formazione di una coscienza democratfoa, rispettosa di fedi e cli orientamenti diversi; considerata l'esigenza cl.i difonde1·0 sempre la libertà dell'insegnante, che è la vera personalità creatrice e promotrice di liberi spiriti nella scuola e nella soeiotil. democratica; auspica e chiede nna piit democratica configurazione della scu61a statale mediante il rafforzamento cleH'opera del Consiglio superiore dell'I. P., il ri~petto della libertà nello insegnamento, in cui si conciliano e la libertà dell'insegna– mento e quella dell'insegnante e del discente, in una reci– proca dialettica di coscienze tese al vero; libertà queste che si difendono ad inr.orninciare dalla libera scelta indi– viduale del libro di testo; la rivalutazione della figura dello insegnante, il cui compilo è altr\)ttanto alto quanto quello del .Magistrato, e che ha importanza primaria nella fun– zione edncativa - assicurandogli quel prestigio morale ed economico che gli permetta cli dedicarsi interamente al suo compito; chiede col n1assirno vigore che nessuna applicazione· di norme \7genti, o en1anazione di norrne nuove, integrati,·e o di attuazione, previste dagli statuti speciali regionali, possa in alcun modo modificare l'unita– rietà dello stato giuridico e della hrnzione dello insegnante; fa voti infine che la scuola riprenda nel campo dei valori il posto cli guida. per la formazione dell'nomo e del citta– dino, contro ogni pressione che avvilisca in uno sterile con– formfamo, liberandosi clefiniti',amente dallo stato cli prov– visorietà in cui fu volutamente tenuta durante qnesti dieci anni dalla liberazione e che ne ha finora frenato lo slancio, e limitata I1atti~sin1a missione :t>. Abbonatevi a R1101.'U rep1,1bblica paese, m11c anche ditlle masse lavoratl'ici alle quali esse sono più affini, quelle cioè dei paesi dell'Europa occidentale. Ma si deve riconoscere che il P.S.I. ba dimostmto cli essere consapevole di questa situazione e dei snoi pericoli. Sono prove di questa consapevolezza la rinuncia al Fronte Popolare del 1953, fa decisione coraggiosa cli presentàre liste autonome in Sicilia e la franca npel'tura di un dialogo con i eattelici al congresso di Torino, atti che dimostrano come il P .S.I. si sin 1·eso contò che la continuazione della politica frontista avrclibe ulteriormente ostacolato il contri– buto che le forze sociali~te possono recare alla difesa cieli,. democrazia in Italia e all'inserimento del proletariato uella vita della societ/\ e dello Stato. Unità Popolnre guarda con vivo interesse a qu": to processo e intende fare il possibile per favorirne lo svi– luppo, pur rimanendo con intl'ansigenza fedele alle sue .finalità. Perchè il mondo ciel lavoro possa esercitare in Italia lrt funzione che gli spetta, occorre che i suoi confini vadano oltre i limiti entro i qnali si svolge l'azione del P.S.T. ed abbraccino tutte le forze che in vario modo aspirano a t,·asformare il nostro paese in una moderna democl'azia. Come non v'è alternativa democratica e laica in Italia senza il concorso delle forze socialiste, così non v'è un'oITd– tiva alternativa socialista senza il concorso delle forze dc– mocraticl,e oggi disperse o in crisi che aspirano ad una politica cLe potrebbe dirsi labo,·ista. L'incontro trn · queste forze e il P.S.I. è la condizione perchè questo affern,j sem– pre 1naggiormeate la propria autonoma funzione o perr.hò il dialogo fra democrazia laica e democl'azia cristiona ~i svolga in concJ;zioni cJj parità. A questi sviluppi della situaziono politica italiana Uniti\ Popolare intende conconel'e con tutte le sne lor,•,:. Segno di questa volontà è la posizione che U.P. st" prendendo nella competizione elettorale che si svolge at– tualmente in Sicilia. Mentre il nostro movimento si prn-, pone di avviare anche in Sicilia la sua opera tendente a risvegliare e a riunire tutte le forze genuinamente demo– cratiche, esso dichiara che, nella situazione attuale, il miglior modo di concorrere a questo risultato è l'appoggio alla lista socialista, la quale rappresenta un serio ed onesto tentativo di evasione dai termini di una ste,·ile e perico– losa divisione dello schieramento politico i_n due ca.mpi av,·e1·si ed immobili. INCONTRI e O::-l~IEC:NI_come ~uelli. cli_ C~s~na - dove t_w_mini: e 1n pa1·l1colare g1ovar11, 1scntt1 o no a parl1tt, cnt sia comune l'esigenza di cogliere un 01·ientamento pre– ciso per lo sviluppo e la difesa della democrazia nel noctro Paese, si inconti·ino, magari anche al fine cli dare vita a una fo1-mazione politica, che intenda salvaguardare ed esp1·imere corti con1uni interessi e aspirazioni - sono, a nostro pare,·e, fra le esperiem.e piì, necessarie ed urgenti. Per questa ragione nn gruppo cli aderenti bologneLJi ad Unità Popola,·e accolse rinvito a partecipare al convegno cli Cesena. l\Ia p1·oprio per questo ci sembl'a cbe il voler fare uscire ad ogni costo nna « mozione politica> (in cui fra l'altro ci pa~·eva son1man1ente generica e sterile l'accusa ai pal'titi di massa) non avesse altro risultato che cli di• struggere quella cordialità che, nonostante fondamentali di– vergenze e la generosità dell'i1npostazione, si era rngginnt a, eludendo così qucll'opern cli chiarificazione, che è la più u1·gente, onde porre le basi di una concreta convcrgonza e azione effettiva. Per questa ragione, per questo atteggia– mento dei promotori, non per il nostro « moralismo cli ncc,– bizantiai > ( come afferma Laurenzi nel Corriere delfo fìcrn) non abbiamo sottosc1·itto. Se vel'amente si considel'ano superate le fo,-mule dal tri e del quacll'ipartito, è onesto iniziare « alla ba~e » un'ope1·n necessariamente pl'epolitica, che determini e chia• risca on possibile recupero e una reale in.iziativa dei gruppi e delle for-/4edemocratiche. Altrimenti si finisco sul sel'iO nella « c1·iticn per la critica» (quella che viene co– stantemente rimpl'overata a noi che è invece anzit:,!to esigenza di chiarezza), abbandonando solo a parole cmi e posizioni, e identificando la sinistra democratica nella som– ma dei gruppi legati a formazioni più o meno eddc,1:te– n1ente com_promesse in quegli stessi sch0111i e orientmneJ;~i che si considerano fallimentari. L'iniziativa politica ehe auspichiamo e cho riipp1·0- scata l'unica alternativa possibile all'attuale immobilismo involutiYo della vita italiana, ha come suo fine immediato rattuazione e, per qnello che pur esiste, la salvaguardia dello « stato cli diritto >. Se tale iniziativa politica rappre– senta il etlf"pito pecruliare dei democratici, esso tuttnvia dovrà necessaria,mente definirsi in un'azione concreta e a largo respiro (fuori dalla semplice denuncia, ma anche oltre il pm·o gioco politico e quindi. superando il patriotti– smo particolaristico delle varie parrocchie laiche), e, non potendo_ prescindere eia esse, dovri, anzi tendere e me– diare la convergenza delle masse lavoratrici cattoliche e socialiste, senza la partecipazione delle quali non è pos>.ii– bile instaurare una democrazia dei nostri· tempi. VITTORIO TELMON

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