Nuova Repubblica - anno III - n. 4 - 25 febbraio 1955

Lettera aperta a Reale FASCISMO e P. R. I. Perché meravigliarsi, caro Rea– le, dell'attacco di Anfuso a Pac– ciardi? Uno spregevole essere qual è Anfuso non si sarebbe certo permesso nel '45-'46 una cosa si– mile. Ricordiamo tutti il coraggio dei fascisti! Il credere obbedire e combattere non venne seguito nep– pure da Mussolini, che, so,rpreso con un mitra in mano, si guardò bene dal finire in bellezza. Ed anche oggi il fascismo è bene rap- presentato dalla goffa e ridicola Caro Re,tle, esaltazione che il MSI ha fatto di non vado di solito a sehtire co- Graziani, di quel Graziani al qua- mizi, che oggi in· Italia si riso!-. le Mussolini aveva tolto il coman- vono quasi sempre in monologhi, do dell'Africa orientale per inca- rna come vecchio amico (ti ricordo pacità (dopo la relazione I:essona) al congresso giovanile repubblica- e poi il comando della Libia dopo no del '22 a Pesaro e ricordo an- le prime briscole. Il fascismo è cora che assunsi Ja fed. giov. re- coraggioso _quando ha davanti un publicana marchigiana nel 1925, debole, come Graziani quando quando da poco tu avevi passato aveva davanti i beduini. quella nazionale a Belloni) e an- E veniamo alle discriminazioni che come vecchio compagno del contro i comunisti. Dove va a li- Partito d'Azione, ho creduto ve- nire l'art. 3 che garantisce a tutti nirti a sentire domenica 6 febbra- i cittadini (quindi anche ai co- io al Metropolitan di Ancona. munisti), la libertà d'opinione e Mi ha colpito, del tuo discorso, l'eguaglianza di fronte alla legge? la mancanza di sensibilità antifa- E l'art. 21 che garantisce la li- scista, che era proprio quella che bertà di pensiero e di stampa? distingueva il PRI del· 1922-1928. Obiettate che i comunisti nei po- Due pericoli, hai detto, minaccia- sti direttivi sono pericolosi, ope- no la democrazia: uno « infinita- rano nell'interesse del PCI. Ed i mente minore» (sono parole tue), fascisti non hanno le loro cellu- cioè quello fascista, e l'altro molto le nei Ministeri, nelle grandi in- più grande, cioè quello comuni- dustrie, nelle grandi banche?· Non sta. Hai aggiunto però che una in- riferiscono forse notizie riservate surrezione comunista non potreb- ai loro giornali, al loro partito? be avere alcun successo, data la Perché nessuna misura si applica forza dello stato moderno. Siamo mai contro di essi? Si dice « ma d'accordo. Non ti pare che ci sia in certe cooperative il monopolio una contraddizione nel tuo discor- è in mano ai comunisti che ne so? Se CQll una rivoluzione il PCI traggono fondi». E le cooperati- non può giungere al potere, come ve in mano della Democrazia Cri- fa ·ad arrivarci con i voti alle ele- stiana e tutti gli altri monopoli zioni? Anche con l'aiuto del PSI nelle sue mani? Possibile che tu non arriverà mai al 51 % dei voti : non li veda? ciò mi sembra fin troppo evidente. Se si ammette che un cittadino Ed allora veniamo al fascismo. non può esercitare certe funzioni Tu hai detto che non è pericoloso, perché comunista, si arriverà ,al perché fa molto chiasso, ma ha punto che non dovrà più avere poca sostanza, è isolato nel pae- neppure il suo giornale e la sua se. 11·fascismo, però, non è solo organizzazione. Tutto sta a comin- nel MSI, è nelle forze che crea- ciare. Nel '22 cominciò la. cam- rono il PNF nel '22 e che ora pagna contro il bolscevismo, ma sono sparse nei vari partiti: PNM nel '26 si sciolse anche il parti- + PMP + PLI + soprattutto to popolare, che non era certo - DC. Non ti dice nulla J'o.d.g. sovversivo. del gruppo parlamentare cl.e. che Un altro punto dei tuo discorso richiede una inchiesta sull'operato mi ha colpito: quello sulla leg- di d'Onofrio in Russia, e dimenti- ge elettorale siciliana. Il 7 giugno ca quanto è stato commesso ai vi siete distinti fra i più accaniti danni dei nostri volontari in Spa- nel volere la legge elettorale ca- gna o dei nostri partigiani nel pestro, ossia vi siete prestati ad Nord? Non ti dice nulla che il un apparentamento, che, se passa- governo così sollecito a scioglie- va, faceva vincere la DC, non re un consiglio comunale social- voi. Ora in vista delle elezioni comunista non ha creduto di scio- siciliane chiedete una nuova Jeg- gliere l'amministrazione comunale ge in cui i resti delle circoscri- di Napoli, che ha commemora.to zioni provinciali siano ricuperati un traditore della patria? su scala regionale, principio che Non ti dice nulla che la poli- Unità Popolare può sottoscrivere. zia non permette, ad Ancona, i Ma non vedo come questo possa funerali di Cannarozzo « per moti- essere conciliato con l'altra vostra vi di ordine pubblico » e permet- richiesta per la legge elettorale na- te invece, a Roma, quelli di Gra- zionale; è noto che il PRI ha chie- ziani, dove il motivo d'ordine pub- sto l'utilizzò dei resti su scala blico sarebbe stato più che giu- nazionale solo per quelle forma- stificato, come dimostrarono poi zioni che abbiano ottenuto almeno gli incidenti? M~ non ti dice pro- un seggio o almeno 500.000 voti, prio nulla che la DC ha fatto salvo il caso di una formazione po- fallire sempre tutti i tentativi di litica già rappresentata nella le- nominare i 5 giudici della Corte - gislatura uscente (leggi altoatesi- Costituzionale? Non ti dice nulla ni, ma soprattutto PRI). che Vigorelli ha indetto un con- Questa non è la democrazia che corso ad un certo_ numero di po- avevo imparato ad amare nel 1922- sti per la polizia portuale, con- 26 militando nel PRI. Questa è corso riservato solo agli apparte- la falsa democrazia di chi si fa il nenti alla disciolta milizia fasci- vestito su misura ad ogni elezio- sta por_tuale? Non ti dice nulla ne pur di sopravvivere. Questa è che una forte corrente DC è la via che conduce alla dittatura favorevole a concedere all'inizia- della conservazione. tiva privata lo sfruttamento delle · d Cordialmente risorse e! sottosuolo per gli idro- carburi? VILFREDO DUCA. ibliotecaGino Bianco NUOVA REPUBBLICA 7 PAGINE DICULTURA CONTEMPORANEA IL MOVIMENTO SINDACAL IX Gli scioperi di Torino e il riconoscimento delle commissioni interne. T RASFERITA nel 191O la FIOM a Torino, il Direttivo guidato da Bruno Buozzi, curò in mo– do particolare questa città. Lo svi– luppo dell'automobile richiamava continuamente maestranza qualifica– ta e specializzata, le paghe salivano a livelli superiori che nelle altre zo– ne. La Fiom cominciò a porre ri– chieste per singole officine e tenu– to conto del grado _di organizza– zione degli addetti alla Officina Ita– la, presentò un memoriale in cui fra l'altro era richiesto:. I) riconosci– mento delle Commissioni interne; 2) cessazione del lavoro al mezzogior– no del sabato. La Ditta si accordò con la Fiom. Dopo questo accorcio, la Fiom si preoccupò di fare un accorcio gene– rale con le altre fabbriche e vi riuscl nella primavera del I9 I2. Allora fu– rono riunite le maestranze torinesi per spiegare le nuove condizioni cli lavoro. Alla riunione interveniva an– che il Segretario della Camera del Lavoro Sindacale di Milano; Fulvio Zocchi, il quale n1agnificò le conqui– ste fatte a Milano (in realtà pre– sunte) e indusse i lavoratori torinesi a respingere l'accordo. I lavoratori aderenti alla Fiom, in omaggio a quanto stabilito dallo Statuto della lega, decisero cli astenersi dal lavoro pur manifestando la loro conira– rietà. Lo sciopero durò 63 giorni, e vi aderirono per demagogia anche i sindacalisti cattolici. Non sapendo come superare le difficoltà del prolun– garsi della lotta, i sindacalisti ten– tarono di dare la colpa alla Fiom, . perché, pur astenendosi dal lavoro, non prendeva però parte attiva alla lotta. Dopo 63 giorni di lotta, Ful– vio Zocchi consigliò gli operai à ri– prendere il lavoro, senza nessuna con– dizione. La Fiom non fu di quel parere e volle raggiungere un acéordo assai onorevole. La massa operaia era sde– gnata con i sindacalisti. t cli quei giorni il passaggio alla Fiom degli anarchici Pietro Ferrero e Garrino che sostenevano essere necessaria la unità sindacale: essi riuscirono a far– vi iscrivere tutti j lavoratori anarchi– ci e nel I 919 vinsero, in unione alla sinistra socialista, le elezioni nel sin– dacato metallurgici. Pietro Ferrero fu nominato Segretario del Sindaca– to. Ma procediamo con ordine. Ai primi del febbraio 1913 la Fiom convocò i lavoratori nella Birreria Durio, e venne letto il memoriale che si intendeva presentare al consor– zio automobilistico. Quest'ultimo, spe– rando sulla divisione fra i lavoratori, respinse il memoriale ccl invitò i la– voratori ad eleggere i loro rappre– sentanti, al convegno indetto presso la Dirçzione della Fiat, per concor– dare le condizioni cli lavoro. Nessu– no si presentò. Il 15 marzo I9 I3 la Fiom mandò un ultimatum agli in– dustriali, dando loro 48 ore cli tem– po per decidersi. Respinto l'ultima– tum, il I9 marzo fu proclamato lo IN ITALIA sciopero, che ebbe risonanza in tut– to il mondo. Dalla Germania, in segno di solidarietà, i metallurgici mandarono 40.000 marchi. La mi– seria nelle case dei lavoratori era estrema. Il Direttore del Giornale . « La Stampa> di Torino, si intro– mise e riusci a far avvicinare le par– ti. Gli industriali cedettero. Era la vittoria. I lavoratori riconquistarono tutto quanto avevano perso, più il ricono– scimento delle commissioni interne, il sabato inglese, con la cessazione del lavoro a mezzogiorno. Venne stiPulato, fatto ·senza precedenti, un "ontratto di lavoro collettivo. La classe operaia guidata da Bruno Buozzi andò fiera di quella vittoria. di L. REPOSSI I comitati di mobilitazione \ e OM'è noto, allo scoppio della prima guerra mondiale il par– tito Socialista e la Confederazione rimasero neutrali; la Fiom fece par– te dei comitati di .mobilitazione in rappresentanza ed a difesa degli in– teressi dei lavoratori. Il fatto di far parte del ·Comitato di mobilitazione dette modo alla Fiom di avvicinare i lavoratori e di crear loro con– dlzioni vantaggiose. I lavoratori com– presero e si iscrissero numerosi nel– le Leghe metallurgiche: al congres– so del I9 I8, ai primi di novembre, già si contavano 200.000 iscnth. Mentre si svolgeva il congresso- ven– ne la notizi1 della presa di Trieste, le dimostr~zioni si susseguivano, il congresso si chiuse rapidamente. In– tanto era arrivata anche la notizia che il Sindaco Caldara di Milano era alle prese con gli interventi-·~ sii e con la nobiltà che volevano defenestrarlo. I metallurgici di Mi– lane partirono ii;nmediatamente. A Milano la massa operaia, saputo del– l'affronto fatto al sindaco, abbando– nò le officine e si portò ad applaudi– re Caldara. Il Comune era e rima– neva s.alclamente nelle mani dei la– voratori. Bisogna sapere che qualche mese prima la Fiom aveva presen• tato agli industriali richieste per ave– re anche per la zona di Milano le stesse condizioni che a Torino; il Prefetto era intervenuto per evitarlo. Il tentativo di defenestramento di Caldara, fu la goccia che fece tra– boccare il vaso.· Gli operai metallur– gici usciti dalle fabbriche, nonostan- te fosse vietato abbandonare il lavo– ro durante la guerra, nQil vollero più rientrare se non con l'accoglimento· delle loro richieste. Fu chiamata l'agitazione per il memoriale unico, e durò 9 giorni. Al nono giorno gli incl_ustriali cedettero, gli operai me– tallurgici si allinearono con quelli di Torino: avevano ottenuto essi pure le 8 ore di lavoro, il riposo al sa– bato pomeriggio (allora chiamato sa– bato inglese), le commissioni interne. Non appena proclamato l'armisti– zio, la Confederazione si mosse per ottenere migliorie ai lavoratori. La prima a muoversi fu ancora la Fiom: essa chiese e ottenne per tutta la ca– tegoria le otto ore e il riconosci– mento delle Commissioni Interne. La Confederazione a sua volta propose questi riconoscimenti alla Confede– razione Industriali e, finalmente, do– po 25 anni di richieste, l'Italia ebbe le otto ore. La Confederazione dei Lavoratori A vv1c1NAND0s1 la fine della guer– ra, un prete siciliano, Don Stur– zo, comprese che la massa si orientava verso il socialismo. Ideò' di trasfor– mare le organizzazioni cattoliche in Partito Politico e fondò il Partito popolare, con programma politico e programma sindacale. Creò poi la Confederazione dei Lavoratori che sorse nel 1919. Dirigente fu per il primo Giovanni Gronchi, segul poi nella carica Ac.hille Grandi, tipogra– fo. Loro teorico era il Prof. Toniolo che trasformò la frase < proletari di tutti i paesi unitevi :, in « proletari unitevi in Cristo >. Le loro forze erano specificatamente nei tessili e nei contadini, specie nel Veneto e nell'Alta Lombardia. I tessili ave– vano creato nelle aziende, d'accordo con gli industriali, dei convitti di– retti da suore. Difficile era penetrare in queste aziende, tutte a grande maggioranza con maestranze femmi– nili; questo fatto legato al feticismo religioso spiega il forte numero degli aderenti alle leghe popolari. Se fate un raffronto politico tra il movimen– to popolare e il socialista, rileverete che dopo la guerra, nelle elezioni del I9 I9, i socialisti ottennero I56 seg– gi, i. popolari I26; non si esagera quindi a calcolare nella cifra di due milioni gli aderenti alla Confedera– zione dei Lavoratori. Ma il peso del– la Confederazione popolare nell'in– dustria e~a minimo. Nel complesso, il movimento operaio, fino all'avven– to del fascismo, venne diretto e di– sciplinato dalla CGIL. L'Unione sin– dacale italiana denunciava nel 1920 un numero di iscritti di 700.000. Le organizzazioni ferroviarie facevano parte dcll'U.S. o ~rano autonome, cosi le ·federazioni statali. L'Unio– ne Italiana del Lavoro andava scom– parendo, forze limitate aveva in Ro– magna fra i mezzadri repubblica– ni, a Milano fra i fonditori e qual– che altro piccolo gruppo di interven– isti. Quando fu stipulato l'accordo per le 48 ore, Rossoni per -demago– gia trascinò allo sciopero generale i fonditori reclamando le 44 ore an– ziché le 48. Lo sciopero si trascinò per un mese. Tentarono di trascina– re Milano allo sciopero generale, ma questo abortl e nelle sconfitta furo– no trascinati anche i lavoratori fon– ditori. L'Unione a Milano si sciolse. Rossoni parti per l'America e, quan– do il fascismo cominciò ad affermar– si, tornò in Italia a dirigere il movi– mento sindacale fascista. (continua)

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