Nuova Repubblica - anno III - n. 4 - 25 febbraio 1955

B 4 jITALIA, DUEPROSPETTIVE L A politica interna italiana andrebbe giudicata come grottesca, se non ci allarmasse seriamente. Sembra ormai assodato, che non esiste più un solo argomento di governo, intorno al quale le tre potenze della coalizione ministeriale siano concordi, escluso for– se uno solo, quello dell'indirizzo di politica estera. Qui, senza dubbio, tutto proc~e stancamente su un unico binario. Ma già su questo punto, un chiarimento ci sembra necessario ·ed urgente. Se dobbiamo credere al Times del 18, confermato del resto da corrispon– denze italiane in questo caso non particolarmente discutibili (come quel– la del Franzero al Tempo del 19), per la prima volta due ministri italiani, mentre in modo passabilmente pro– vinciale si compiacciono di essersi ele– vati ad identità di vedute con il go– verno ìhglese, hanno espresso l'opi– nione che la Germania vada riarmata comunque, entro o fuori l'U.E.O. Nep– pure l'opinione più conservatrice e na– zionale d'Italia era giunta sinora a tanta franchezza: ricordiamo un'ec– cellente apertura del Corriere d'lnfor- 111azio11i, un lunedì della settimana in cui si dubitava del voto dell'Assemblea Nazionale francese intorno agli accor– di di Parigi, nel quale si raccoman– dava di andare molto piano su simili prospettive ed ipotesi: quell'editoriale diceva, in altre parole, che non si riarma la Germania sul corpo della Francia. Se la sola concreta novità del soggiorno di Scelba e Martino a Lon– dra deve dunque essere questa, dovre– mo definirla grave; e dovremo chia– rire che, in questo caso, la famosa « identità di vedute» è uno scher– zo, perché, se è vero che il Foreign Office ha spesso minacciato alla Fran– cia il riarmo unilaterale della Germa– nia, questa politica deve inquadrarsi in un più vasto orizzonte, entro il quale sta tutta un'altra visione britan– :,ica di autonomia dalle pressioni ame– ricane, e riguarda il sdtore,asiatico e orientale in genere: mentre siffatto contrappeso manca. ovviamente, nella nostra. Non per questo l'idea di un riarmo unilaterale della Germania di– venta più innocua: solo che, nel gioco inglese, tale concessione agli USA può sempre essere negoziata, trattata, con– dizionata; mentre, da parte nostra, si tratterebbe di una « fictio », con la quale, mentre sembra che ci accodia– mo all'indiriao britannico e del Com– monwealth, che è di terza forza, di fatto ne assumiamo solo uno tra mol– ti termini, e prettamente americanista ed atlantico. Su questo si deve riflettere, prima di battere le mani come degli sciocchi al viaggio di Scelba e Mar– tino. Dobbiamo dolerci che anche corri-· spondenze di stampa per lo più as– sennata e che per altri versi stimiamo come democraticamente orientata, non abbiano dilucidato questo punto fon– damentale della questione; dobbiamo dolerci, eventualmente, che il consenso di tutti i partiti del governo si faccia, anche in politica estera, su un equi– voco. Siamo quindi portati a preferire for– se, per la chiarezza, il dissenso che, come dicevamo, regna su tutti gli al– tri punti del programma governativo. I patti agrari sono stati una grande pietra di paragone; ma la tensione diverrebbe non meno eloquente se si affrontassero i problemi dell'IRI o de– gli idrocarburi; delle leggi costitu– zionali; della proposta Pastore. concer– nente le modalità di obbligatorietà e nego'ziato dei contratti collettivi di la– voro; per non mettere in causa tasti più delicati, COl!Je potrebbe essere quel– lo della celebrazione del decennio ciel– la Resistenza, o la scelta stessa di un successore al Presidente Einaudi. Al punto in cui sono le cose, e soprat– tutto la questione di fondo della scel– ta di una legge elettorale per la Si– cilia e per le elezioni politiche gene– rali, ci sembra che sia chiaro questo: la DC non stima i partiti minori, ed è disposta a sfidarne sdegno ed ira, con la spregiudicatezza dei suoi me– todi di caccia all'elettore; i minori non si fidano della Democrazia Cri– stiana, che continua ·a non dare affi. damento di sostenere neppure la .poli– tica di compromesso cui maldestra- mente si dedica il Presidente Scelba. Che cosa c'è ormai, in modo evidente, dietro a questa equivoca situazione? Qualche cosa di molto chiaro, e di cui non vogliamo menare scandalo mo– ralistico, ma che va affrontato in schietti termini politici. Quando chie– dono alla DC di decidersi, di unifi– care direttive ed azione secondo 411a linea che o si diriga davvero ad una saldatura di relativa stabilità coi parti– ti minori, o si diriga ad un'alleanza co– stituzionale verso le destre extracosti– tuzionali (monarchici e missini), la Democrazia Cristiana, se trascuriamo voci intermittenti di rassicurazione (Zo– li, Rumor) a cui però non seguono i fatti, non si compromette: preferisce non esibire le sue scelte. La ragione? molto semplice. La DC non ha mai nascosto che il suo scopo principale è un nuovo 18 aprile: se oggi si sco– prisse a destra o a sinistra, quello sco– po diverrebbe irraggiungibile: la DC ha bisogno di voti di cattolici demo– cratici al nord e di popolazioni in speranza del Sud, ma, non meno, dei qualunquisti di ogni regione d'Ita– lia: altrimenti non si fa il 18 aprile, ma solo il 7 giugno, e peggio. In queste condizioni, l'organizzazione mas– siccia vale tanto platino quanti elettori fornisce, e il silen'zio, come d'uso, è d'oro. Tuttavia i minori scalciano e hanno ragione: come fidarsi della DC, oggi, domani e dopodomani? In que– ste condizioni, anzi, si affacciano loro -due dubbi contrastanti: che in Sici– lia, ad esempio, la DC preconizzi un metodo elettorale che li scalzerà sicu– ramente, ma che può andare a van– taggio tanto delle destre, con cui essa può allearsi, quanto del PSI, da cui i partitini risulterebbero scavalcati, e con cui la DC potrebbe concordare un modus vivendi di buon gov.trno. Data l'ambiguità delle ipotesi, esiste un me– tro per definire sin d'ora, dietro la tatticità del silenzio, le vere intenzio– ni democristiane? A questo punto, gli auguri e gli aruspici cercano di indovinare. Forse che con i patti agrari la' DC non ha deluso Confagricoltura e Con– findustria, e, con loro, !'on. Malago– di? Forse che in Sicilia essa non tende ad aprire le porte ai nenniani? . Larelazione Di Vittorio L A relazione dell'on. Di Vittorio, • alla recente riunione del C. E. della CGIL, si è soffermata su alcu– ni problemi di importanza partico– lare: l) il collocamento; 2) i patti agrari; 3) gli idrocarburi. L'inosservanza delle leggi sul col– locamento nell'assunzione dei lavora– tori da parte delle aziende, consente agli industriali di sviluppare un'azio– ne intimidatoria e di discriminazio– ne politica. Questa la tesi del segre– tario generale della CGIL. In effetti le norme che regolano il collocamen– to della mano d'opera non vengono rispettate, e i lavoratori disoccupati vengono a.,sunti, molto spesso, dalla direzione aziendale senza che l'uffi– cio provinciale del lavoro sia st~to informato della necessità, da parte dell'azienda, di impiegare nuovi ope– rai. Non abbiamo tralasciato di de– nunciare, sulle colonne di questo giornale, la gravità del fatto, ·e di richiedere il doveroso controllo de– gli organi competenti. Gli industriali, attraverso illegittimi licenziamenti e non meno illegittime assunzioni, van– no .ormai < riqualificando > l'assetto politico delle loro fabbriche. L'on. Di Vittorio ha avanzato la proposta della pubblicazione degli elenchi anagrafici dei disoccupati ne– gli albi degli uffici del lavoro; e in– sieme la pubblicazione degli elenchi degli avviati al lavoro, ·settimana per settimana. La proposta, è bene dirlo, non rappresenta che un richiamo a precise norme già esistenti e non può evidentemente che essere sottoscritta. Per quanto riguarda i patti agra– ri, l'on. Di Vittorio ha preannun– ciato un'azione sindacale dei conta– dini in difesa del progetto di rifor– ma presentato nel I950, dall'on. Se– gni, contenente il principio della giu- NUOVA REPUBBLICA Forse che non ha sospeso Togni e Falletti? Che si vuole di più .dal sini– strismo, dall'antifascismo della direzio– ne fanfaniana? Stiamo dunque tran– quilli, non per i partitini, ma per quel– la che potrebbe essere domani la poli– tica, su piano nazionale, della DC: sarà un'autentica politica di centro si– nistra, in una situazione chiarita, dove conterà chi deve davvero contare: cat– tolici e socialisti. !COSE DI FRANCIA I Ordinaria mministr E', come crediamo di poter pen– sare, la tesi degli «ottimisti». Si guar– di però alle ragioni dei pessimisti. To– gni e Falletti sono stati, certo, messi in castigo; ma Melloni e Bartesaghi sono stati espulsi : che è un pochino più forte. Nei patti agrari, Scelba ha deluso Malagodi; ma Fanfani ha ab– bandonato Segni. Nelle elezioni sici– liane, perfetta ambivalenza. Nel con– te!.Jlpo, sembra innegabile che la ClSL persegua una pericolosa politica del « meno peggio». E' con l'argomento del « meno peggio», che l'on. Pastore difende una proposta di legge, per la quale diverrebbero validi i contratti collettivi segnati dagli industriali con la sola CISL: ma si tratta in realtà di un peggio autentico, anticostituzio– nale, fautore di accordi « gialli ». Si sa che l'onorevole Pastore si è presentato alle ACL! a perorare la causa del governo Scelba, per timore del peggio: cioè di un governo· del centro destro. L'on. Pastore ha cercato di leggere molto, in questi ultimi anni, e gliene rendiamo atto; ma forse non conosce il canto di Piccardia, in cui Dante spiega chiaro e tondo l'autenti– co pensiero cristiano intorno a coloro che, per timore del peggio, vengono meno agli impegni di coscienza. Per l'on. Pastore dovrebbe essere impegno di -coscienza non dividere con la tec– nica del contratto collettivo la classe operaia, che ha giurato di difendere, e dovrebbe esserlo, altresl, quella linea di condotta che affronta il male dov'è, senza timore di dover scoprire even– tualmente una piaga più ampia di quella che già si mostra alla vista. Che se poi si guarda al regime di di– scriminazione nei licenziamenti e nelle assunzioni, che la CGIL appassionata– mente denuncia, incominciamo purtrop– po a chiederci se l'anticomunismo non stia diventando pretesto anche per i migliori. I segni di una politica di classe di destra si moltiplicano. E tut– tavia, loro malgrado, si potrebbe ben credere in una più ampia politica edi– lizia o assicurativa da parte di un mo– nocolore democristiano trionfante. Tut– tavia, sarebbe questa, davvero, la po– litica di sinistra? sta causa come unico motivo di di– sdetta. Tale principio, con le. propo– ste mediatrici del presidente del con– siglio, appare oggi gravemente com- promesso. Non meno interessante è stata la parte della relazione Di Vittorio sul– la questione degli idrocarburi. Il se– gretario della CGIL ha rilevato l'im– portanza che assumono le fonti di energia per lo sviluppo economico LAVORO e SI~DAUATI e Dal nostro oorrlspondonto 'ERANO parecchi aJpetti para– dossali nell'esperimento Mendès– Frdnee, il cui Governo era sor- to quaJi come un Comitato di Salute Pubblica in un momento in cui la maggioranza dell'Assemblea Naziona– le, uscita dalle elezioni del 1951, era stata presa dal panico di fronte alla cataJtrofe dell'Indocina e ad altre catastrofi che minacciavano altrove, ed era disposta a lasciare il potere a chiunque riuscisse a tirarla fuori dalla palude. C'erano i comunisti che attraverso Mendès-France vedevano il modo di silurare la C.E.D., e c'era– no i socialisti, piuttosto gelosi di ve– dere u'n uomo di un altro partito assumersi un ruolo che, in realtà, sa– rebbe spettato a loro. I democristia– ni del M.R.P. furono i soli a dichia– rarsi nemici fin dall'inizio di Men– dès; e sarebbe esagerato attribuire questo loro atteggiamento soltanto al dispetto e alla gelosia di Bidault, di De Menthon e di qualche altro espo– nente del loro partito. Se il M.R.P. francese è ben lontano dall'avere il carattere confessionale della nostra Democrazia Cristia'na, non è meno vero che la sua politica internazio• nale è d'ispirazione vaticana, e il Vaticano - malgrado la cortesia di– mostrata a M endès in occasione del– la sua visita al Papa - non vedeva certo volentieri spezzarsi quella ca– tena pazientemente saldata negli ul– timi dieci anni, i cui anelli s'erano chiamati De Gasperi, Bidault o Schuman'n, Adenauer, Van Z,land eccetera; gli anelli di quell'Europa che fu detta carolingia per la sua este.nsione geografica approssimativa e che sarebbe stato più logico chia– mare appunto vaticana. Questa ca– tena era stata spezzata da M endès- Pastore dice : i contratti sonome I G !ORNI fa i rappresentanti della UIL e della CGIL sono stati ricevuti dal ministro Vigorelli, al quale hanno manifestate le loro preoccupazioni sulle intenzioni del governo di preferire, fra i tre pro– getti presentati sull'efficacia giuridi– ca dei contratti collettivi di lavoro, quello dell'on. Pastore. Vale la pena, per dimostrare l'as– surdità del progetto Pa.,tore, e la sua antigiuridicità, di riportare l'ar– ticolo « chiave > del progetto stesso: art> 14 - Una o più tra le as– sociazioni sindacali nazionali di la– voratori possono domandare che di– sposizioni del contratto collettivo di lavoro nazionale di categoria da es- se stipulato con la controparte siano assunte a contenuto di un decreto presidenziale vincolante tutti gli im- di un paese, denunciando il perico- prenditori di lavoro ed i lavoratori lo che i monopoli stranieri ottenga- compresi nell'ambito della categoria no l'incontrollato sfruttamento dei ·stessa. giacimenti petroliferi della Sicilia e A prescindere dalle illogicità e da– dell' Abruzzo. < t compito dei lavo- gli assurdi che, in pura linea di di– ratori italiani - egli ha detto - ritto, l'articolo contiene, se tale nor– salvaguardare l'Italia da una simile ma divenisse operante, le altre or– minaccia e a.,sicurarlc piena e libera ganizzazioni sindacali sarebbero co– disponibilità delle nuove fonti di strette all'inenia contrattuale. Molto energia. Non ci opponiamo a priori bene! molto democratico! molto giu– a ogni partecipazione di capitale stra- ridico! I contratti di lavoro li fa– niero alle ricerche e alla coltivazio- rebbe la CISL, che - se si eccct– ne, ma esigiamo due garanzie fon- tuano i tessili - non ha la maggio– damentali: la massima produzione ranza in nessuna categoria operaia, tecnicamente possibile cd il controllo e Scclba glieli convaliderebbe con un nazionale sui costi per rentierc pos- decreto, rendendoli < erga omnes ~ sibili equi prezzi di vendita >- obbligatori. Da ultimo il segretario della CGIL Pare che !'on .. Vigorclli abbia pro- ha illustrata l'azione governativa nei messo alla CGIL e alla UIL di pre– confronti dell'IRI che, nel solo in- parare un suo progetto. Ci auguriamo !eresse dei grandi monopoli, tende a che gli uomini dela sua segreteria liquidare le aziende IRI-FIM Co- possano validamente aiutarlo in que– gne, eludendo, fra l'altro, il voto sta fatica. espresso in proposito dal Parlamento. IL (IAPOLEGA e sarà forse difficile rinsaldarla, ben– ché, per esempio, l'anello Spaak sia più solido di qualunque altro usci– to dalle fucine vaticane. Stranezze della socialdemocrazia.... · Fino all'dnno prossimo - e molte ragioni, anche d'ordine costituzionale, rendono quasi impossibile pensare a una convocazione anticipata degli elettori - la Francia avrà questa Assemblea Nazionale, composta come è composta, cioò di gente prevalente– mente di destra anche se spesso ama darsi altri aggettivi. Questa gent, ha potuto in un momento di smarrimento e di paura issare al potere un uomo audace e di idee nuove; difficilmente– lo farà una seconda volta. Fra due mesi una parte degli elet– tori dovrà eleggere i membri dei Co~– sigli Generali (i nostri Consigli pro– vinciali). Metà dei dipartimenti do– vranno Cioè procedere al loro rinno– vamento, e in giugno i rispettivi col– legi sinatoriali (di cui i suddetti con– siglieri sono membri influenti) rinno– veranno una parte del Senato. Benchè in queste elezioni le considerazioni di ordine locale prevalgano sovente sulle considerazioni strettamente politiche, un sintomo del cambiamento degli umori del corpo elettorale si potrà scorgere; difficilmente però esso sarà tale da avere rip:rcussioni dirette sul– l'indirizzo della maggioranza dell' As– semblea Nazionale. Piuttosto l'avvicinarsi della scaden– za del mandato parlamentare influirà parecchio sui membri dell'Assemblea. /; l'ora in cui bisogna promettere, non minacciare, concedere, non togliere né imporre. /; per questo che Pinay, l'uomo che curò amorosamente l'immobili– smo economico, perfezionato po{ da Laniel, non è riuscito nel suo inten– to. Con Pinay i ceti privilegiati avreb– bero voluto permettersi ogni egoismo di classe e di categoria, calcolando su una più o meno presunta disposi– zione all'oblio dell'elettore povero. Pflimlin non è riuscito neanche lui, benché uomo relativamente nuovo. Egli era apparso come il vindice di Bidault e del M.R.P., incaricato di sterminare ogni ricordo della politica di Mendès. Non erano forse queste le intenzioni di Pflimlin, ma gliene hanno attribuite. Poi è venuto Pineau, e ha perduto la partita perché voleva fare come M endòs senza essere M endès. Men– dès s'era imposto con un assalto alla garibaldina, s'era valso dello smarri– mento di un avversario in preda al panico, aveva agito di sorJ?resa. Pi– neau voleva fare altrettanto serven– dosi dei pesanti battiglioni territoria– li della S.F./.0. Mendès aveva potu– to compiere un abilissimo colpo di mano con un pugno di audaci, Pi• neau voleva ottenere gli stessi risuf. tati con un esercito regolare e una strategia sapiente e complicata. Ora c'è Edgar Faure, che è riu– scito a fare un ministero; egli potrà tirar avanti facendo dell'ordinaria amministrazione, senza compromette– re nessuno, mentre tutti faranno grandi promesse a tutti: agli operai e ai contadini, agli artigiani e ai commercianti, strizzando L1occhio agli industriali e ai finanzieri. Mer{dès ha dato uno scossone di cui la Francia continua a risentire gli effetti. L'importanza è che questi ef– fetti durino ancora almeno fino alle; elezidni generali dell'anno venturo,

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